Come sosteneva il sociologo Weinschenk "la storia ci insegna che qualunque sia la tecnologia, troveremo il modo per usarla per comunicare, cioè per renderla sociale". Ecco perchè oggi limitare il concetto di "economia digitale" al solo mondo online può essere pericolosamente riduttivo.
Michele
Da qualche anno aziende e consumatori hanno iniziato a fare i conti con
un nuovo ecosistema economico che per semplicità chiamiamo "digitale".
La parola "digitale" copre un ambito molto più ampio e sfumato di
quello che si associa alla sola Internet, qualcosa che non esiste senza
rete - anche se non si riduce alla rete. Un movimento profondo che
deriva da una mutazione genetica del business e del substrato sociale
che lo contiene. (...)Negli scorsi decenni questa mutazione "digitale" (anche se non veniva
chiamata così) era confinata ad alcune nicchie che vivevano sulle
frontiere, cioè nei territori della sperimentazione, della coolness, del
cult. Oggi la frontiera si è allargata fino a raggiungere la
maggioranza evoluta delle persone e definisce dei nuovi confini: i
territori dell'innovazione. Solo che l'innovazione di cui stiamo parlando non appare come un confine
visibile, ma ha più la parvenza di una serie di passaggi che, pur
essendo graduali, devono verificarsi contestualmente:
1. cambiamenti effettivi ed efficaci nella vita quotidiana degli individui ;
2. spostamenti sensibili nelle soglie di accettabilità sociale (per
esempio fare qualcosa che qualche anno fa sembrava insolito);
3. mutazioni lente ma implacabili nelle abitudini di acquisto e di consumo.
In sintesi c'è innovazione quando l'evoluzione tecnologica, culturale,
economica della società s'incrocia con i bisogni degli individui, con la
loro quotidianità o con i loro progetti e desideri
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