Quando l'azienda non si riconosce più allo specchio..
Facendo tesoro dei molteplici incontri avvenuti con imprese operanti in diversi settori sono giunto ad una riflessione che desidero condividere: durante questi periodi di crisi molte aziende hanno finalmente capito che è giunto il momento di “rifarsi il look”. La crisi fortunatamente non porta solamente danni economici ma offre alle realtà aziendali l’opportunità di riflettere con onestà intellettuale sui propri errori. Così, superati gli sbandamenti iniziali, molti manager ed imprenditori hanno preso per mano la propria azienda, l’hanno trascinata davanti allo specchio e “sorpresa”… hanno trovato diverse incongruenze tra l’identità faticosamente costruita nel tempo e l’ immagine riflessa nello specchio. A questo punto hanno iniziato a far trapelare i primi segnali di insicurezza ponendo a clienti, collaboratori e partner domande del tipo: “ mi trovi ingrassata?”, alla ricerca di dolorose conferme alle loro sensazioni. Infine hanno maturato un’ amara consapevolezza, quella di aver trascurato per troppo tempo il proprio aspetto esteriore, perdendo di vista l’immagine trasmessa al mercato, in nome di plus competitivi cercati e creati con un notevole dispiego di tempo e risorse ma rimasti imprigionati tra le mura di un ufficio o di unità produttive.
I famosi alibi “il mercato non premia la qualità dei miei prodotti”, “ai miei clienti interessa solo il prezzo”, “i concorrenti hanno una qualità percepita superiore a quella erogata”.. diventano improvvisamente dei pilastri a cui aggrapparsi per spiccare un nuovo salto, ago e filo con cui cucirsi addosso un nuovo vestito.
Ecco perché, chi come me lavora nel mondo della comunicazione, avrà certamente notato un leggero risveglio commerciale basato su due fondamentali richieste: attualizzare la brand image rendendola più fedele alla reale identità dell’azienda e cercare nuove forme di dialogo con i clienti basate su una trasmissione più costante di informazioni ed una maggiore predisposizione al confronto.
I famosi alibi “il mercato non premia la qualità dei miei prodotti”, “ai miei clienti interessa solo il prezzo”, “i concorrenti hanno una qualità percepita superiore a quella erogata”.. diventano improvvisamente dei pilastri a cui aggrapparsi per spiccare un nuovo salto, ago e filo con cui cucirsi addosso un nuovo vestito.
Ecco perché, chi come me lavora nel mondo della comunicazione, avrà certamente notato un leggero risveglio commerciale basato su due fondamentali richieste: attualizzare la brand image rendendola più fedele alla reale identità dell’azienda e cercare nuove forme di dialogo con i clienti basate su una trasmissione più costante di informazioni ed una maggiore predisposizione al confronto.
Michele Rinaldi
Ciao Michele. La sfida è quella di trasformare questo periodo di flessione in opportunità, in nuova capacità competitiva. Come? Riducendo-meglio gestendo-ottimizzando i costi, sviluppando la capacità di differenziarsi e quella di adattamento, analisi e riprogettazione organizzativa seguendo la visione di un modello di struttura moderna (snella, flessibile). Ma anche continuando a investire nelle nuove tecnologie per il raggiugimento di una maggiore efficienza e qualità dei processi creativi e produttivi. Gestire in modo responsabile la crisi significa inoltre valutare nuove opportunità strategiche del business attraverso partnership o un proprio riposizionamento strategico per la creazione del valore prima interna e poi nei confronti del mercato. Sono inoltre d'accordo sul valore da te evidenziato del confronto: ogni azienda è al centro di una costellazione di attori (fornitori, clienti, partner) e per incrementare l'efficienza nasce l'esigenza di un coinvolgimento portando sinergie e garantendo un costante monitoraggio della soddisfazione.
RispondiEliminaManuela
Ciao Michele, beato a te, che hai notato un modesto risveglio. Mi occupo di branding e ricerche creative e l'unico leggero movimento che sto notando non va tanto nella direzione del lifting dell'immagine, quanto in una - a volte disperata - ricerca di innovazione, di strumenti innovativi, di nuovi prodotti, nella speranza che il nuovo (con bassissimo investimento, però) possa ribaltare le ancora misere sorti
RispondiEliminaLinda L.
Grazie. Non avrei saputo dire di meglio. L'unico sforzo aggiuntivo che credo sia da fare è far comprendere che "rifarsi il look" se l'organizzazione (lavoro con gli studi professionali, quindi estendo il discorso anche a loro) è "ingrassata", è proprio come dimagrire: per ottenere dei risultati si deve avere un po' di pazienza e perseverare, senza passare messaggi incoerenti a casaccio presi da insensate ansie bulimiche solo perchè non si ottengono risultati evidenti nei primi 10 giorni.
RispondiEliminasì.
RispondiEliminacredo che dialogo sia un po' la parola chiave delle nuove vere istanze in comunicazione.
è una terra di confine che auspicabilmente deve integrare strategicamente i vari mezzi del Mk mix per suscitare, creare, pilotarte il dialogo.
in tempo di crisi, la lungimiranza di chi si guarda criticamente allo specchio, sarà sicuramente premiata.
prima ancora (ben prima) di soluzioni specifiche ci vuole allora chi sa analizzare e "disegnare" un percorso di comunicazione che sappia perseguire lo scopo finale.
il grave è che ci sono ancora troppi tuttologi nel nostro mondo; e questo continua ad allontanare il cliente da un sano atteggiamento di fiducia verso chi invece sa lavorare bene.
che bello che è invece quando si porta a termine un lavoro "fatto bene fino in fondo", collaborando con altre professionalità che integrano e completano ciò che tu sei in grado di fare bene!!!
Nicola C.
A mio avviso è aumentato l'interesse verso l'esposizione del proprio marchio/prodotto/servizio.
RispondiEliminaIn questo periodo, molti si sono ributtati sulla pubblicità, magari in piccole dosi e con il timore del mancato ritorno economico, ma con la sicurezza che non fare pubblicità li esponga a rischi ancora maggiori, in questo momento di calo dei consumi.
Il rifacimento del Look è sicuramente uno dei mezzi migliori per far parlare di sé con il valore aggiunto che, al momento della ripresa, il marchio sarà già rinfrescato, il prodotto saldamente posizionato ed il servizio qualitativamente ben percepito.
Scrissi un paio di cose in merito un annetto fa:
- http://6ermes6.blogspot.com/2009/02/se-investe-solo-1-su-10.html
- http://6ermes6.blogspot.com/2009/02/crisi-fare-come-se-non-ci-fosse-premia.html
Patrizio B.
Avete ragione...
RispondiEliminama ritengo sia superficiale (non me ne volete) mettere i riflettori sull'esigenza di riassettarsi, di ritrovarsi senza tenere conto della storicità delle aziende che citate.
leggendo, mi viene spontaneo pensare (magari a torto) che state prendendo in considerazione sopratutto PMI.
se cosi fosse, va tenuto in conto che queste, nella grande maggioranza sono nate negli anni 80 e qualcuna nei 90.
periodo dove si viveva con un forte spirito di intraprendenza e l'economia galoppante permetteva un'espansione notevole. questo ha favorito la crescita di società che venivano generate da impenditori non sempre preparati a gestire, amministrare e sopratutto a guardare più in là della loro idea iniziale.
nel mio lavoro di consulente ho avuto modo di verificare on field che purtroppo quella generazione di imprenditori si è buttata ardentemente nel lavoro, dedicando tutto il tempo alla produttività senza nemmeno sapere (a volte) che esiste la pianificazione, l'evoluzione e sopratutto il mantenimento che spesso è stato mascherato da una fatturazione soddisfacente che impediva loro di riflettere.
come diceva un mio professore della Boston University, "un vero manager deve dedicare almeno 5 ore la settimana a guardare la propria azienda in terza persona, divenirne feroce giudice e saper applicare cambiamenti di rotta prima che arrivi la tempesta".
ovvio, è molto più facile a dirsi che a farsi...
ma il risultato è che molte PMI (circa il 75% del gettito fiscale in Italia) oggi risultano ferme a segnare il passo, e probabilmente per tornare ad essere attuali ed innovatrici dovranno affrontare un lavoro arduo, se non impossibile.
questa riflessione serve sopratutto a noi per ragionare sulle reali esigenze che ci vedono coinvolti.
a volte ci troveremo davanti alla necessità di "educare" al ruolo di manager, prima di apporre modifiche migliorative alla percezione del brand.
un abbraccio. Luca M.
L'azienda non si riconosce più allo specchio perchè è in distonia col proprio mercato.
RispondiEliminaQuando l'azienda è entrata in crisi,anche la sua immagine reale sul mercato è in crisi.
Il problema non è solo un problema di "look espositivo" ma deve essere fortemente accompagnato da una revisione delle strategie del management in corso.
Non basta schermare una situazione di fatto in continuo peggioramento ma si dovrebbero trovare le giuste risposte per poi porre le adeguate strategie di risanamento globali per potersi riavvicinare al mercato attraverso una rinnovata competitività di idee innovative ed imprenditoriali condivise da tutti i partners coinvolti.
Il nuovo "appeal"di risanamento riscuoterà quella motivazione, reale e vincente, verso una nuova avventura imprenditoriale in un clima culturale di continua innovazione.
www.ventureurope.it
Dr.Gennaro Venneri