Cartelloni pubblicitari come segnali deboli della crisi
Non sono passati nemmeno due anni dalla pubblicazione della mia tassonomia dei cartelloni pubblicitari (soprattutto extraurbani) che il paesaggio è molto cambiato e, secondo me, rispecchia inconsciamente anche il mood del mondo dell'agenzia di pubblicità in generale. Se girate per le strade statali italiane, incontrerete infatti un cimitero di cartelli disabitati, ma tutt'ora di proprietà di agenzie, che sembrano reagire in modo diverso alla depressione.
Il cartellone negazionista: di solito compare un grosso indice puntato, come quello di I want you nel famoso cartello dell'esercito americano, con una frase che dovrebbe essere una call to action "Chiama ora, può essere tuo! Non fartelo sfuggire, potresti pentirtene!" Eh, sì, certo, come no.
Il cartellone imbiancato: un po' triste, sotto traspare ancora il vecchio sponsor, a cui è stato sovrapposto in modo frettoloso uno strato di vernice o un foglio semi trasparente. "Potevi lasciarmi vivere, finché non trovavi un altro inserzionista, bastardo" - sembra dire ai passanti.
Il cartellone minimalista: contiene di solito solo il numero di telefono. "Chiamaci dai, mi sento solo, sai mai che costo meno di quello che pensi" sembra comunicare.
Il cartellone impegnato: è quello in eterno allestimento. "Aspetta solo qualche giorno e tornerò tra voi". Eh, sì...
Il cartellone ghost: è il mio preferito. E' costituito di solito da un solo traliccio alzato verso il cielo, oppure solo da un palo metallico, oppure - bellissimo - da una cornice vuota. E' il segnale metaforico della resa, del paesaggio che viene restituito, del campo visivo finalmente e di nuovo non occupato abusivamente da qualcuno che nemmeno paga il passante, ma qualcun altro (il contadino possessore del terreno a lato).
Se l'agenzia fosse veramente creativa, proporrebbe questi scheletri vuoti agli enti del turismo come guerriglia "Oggi pubblicizziamo il vostro territorio, che forse non conoscete, o non vi siete mai fermati a osservare".
Il cartellone imbiancato: un po' triste, sotto traspare ancora il vecchio sponsor, a cui è stato sovrapposto in modo frettoloso uno strato di vernice o un foglio semi trasparente. "Potevi lasciarmi vivere, finché non trovavi un altro inserzionista, bastardo" - sembra dire ai passanti.
Il cartellone minimalista: contiene di solito solo il numero di telefono. "Chiamaci dai, mi sento solo, sai mai che costo meno di quello che pensi" sembra comunicare.
Il cartellone impegnato: è quello in eterno allestimento. "Aspetta solo qualche giorno e tornerò tra voi". Eh, sì...
Il cartellone ghost: è il mio preferito. E' costituito di solito da un solo traliccio alzato verso il cielo, oppure solo da un palo metallico, oppure - bellissimo - da una cornice vuota. E' il segnale metaforico della resa, del paesaggio che viene restituito, del campo visivo finalmente e di nuovo non occupato abusivamente da qualcuno che nemmeno paga il passante, ma qualcun altro (il contadino possessore del terreno a lato).
Se l'agenzia fosse veramente creativa, proporrebbe questi scheletri vuoti agli enti del turismo come guerriglia "Oggi pubblicizziamo il vostro territorio, che forse non conoscete, o non vi siete mai fermati a osservare".
Poi qualcuno dice che i cartelloni saranno l'ultimo avamposto pubblicitario a resistere alla marea dei social network: ma se devo essere sincero, ho qualche dubbio.
FONTE: Minimarketing.it
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