martedì 31 agosto 2010

IL CASO "GORILLA" CADBURY: ESSERE UNCONVENTIONAL CON MEDIA CLASSICI

Ebbene si. Si può fare comunicazione non convenzionale anche sulla stampa, televisione ecc..  Come?
Innovndo nelle modalità di trasmissione, nei formati e sempre con un contenuto nuovo rispetto agli standard tradizionali del settore.
Nel 2007 Cadbury ha rivoluzionato la comunicazione delle tavolette di cioccolato con un novanta secondi in tv nel quale la marca e il prodotto apparivano solo nel packshot finale.
Non è stato solo l'aspetto divertente dello spot a decretarne il successo bensì il suo nonsense tanto srano e surreale da suscitare dibattiti e domande.  Questo spot è statà la pubblicità più vista su Youtube nel 2007 e più di 70.000 persone hanno aderito a gruppi Facebook correlati. (Brisochi - Uslenghi, 2009)
Buona visione!

lunedì 30 agosto 2010

5 MODI PER AVERE PIU' RETWEET

ll retweet, un po' come il "like" di Facebook, è diventato oggi quello che una volta era il link: indispensabile per far conoscere i nostri contenuti e il nostro messaggio al maggior numero di persone, utile anche per migliorare il nostro ranking agli occhi dei motori di ricerca e posizionare le nostre pagine nella maniera migliore.

Scopriamo allora 5 suggerimenti per rendere il nostro tweet e messaggio su Twitter più "attraente" così da massimizzare il numero di retweet che riceveremo

1. Retweettare gli altri
Twitter è un social media, ovvero uno strumento per conoscerse e farsi conoscere da altre persone: usare il retweet con generosità nei confronti degli altri vuol dire aumentare l'interesse del nostro stream e soprattutto diffondere del "Twitter love" che o presto o tardi ritornerà da noi nella stessa forma in cui lo abbiamo creato - per l'appunto, dei retweet.

2. Il giusto timing
A seconda del luogo in cui viviamo potrebbero esserci dei momenti più propizi ad essere letti e retweettati dal maggior numero di persone: per noi italiani ad esempio alcune mattinate (martedì, venerdì) sono più proficue, se il nostro "mercato" è di un altro paese sarà importante analizzare quali sono le ore del giorno e i giorni della settimana in cui maggiormente si utilizzando i social media.

3. Chiedete e vi sarà dato!
A volte per aumentare il numero di retweet basta chiedere: senza esagerare, si potrebbe inserire nei nostri tweet che reputiamo più interessanti un "Please RT" o qualcosa del genere - magari molti lo ignoreranno ma potrebbe stimolare qualcuno a retweetare il nostro messaggio, chiaramente sempre che per quanto riguarda i contenuti ne valga la pena!

4. Hashtags (con moderazione)
Utilizzare a sproposito gli hashtag vuol dire essere marchiati immediatamente come spammer, sfruttarle per specificare la giusta "categoria" del nostro tweet e aiutare i nostri potenziali lettori a trovarci è molto importante: scegliere dunque il giusto #hashtag aiuterà ad aumentare il nostro pubblico di riferimento e, di conseguenza, la probabilità di essere retweettati

5. Le 3 "C": contenuti, concisione, collegamenti
Per concludere, l'argomento più importante che stimolerà i lettori a retweetare il nostro messaggio o meno sono i contenuti. Per questo motivo sarà importante prestare particolare attenzione a:
  1. contenuti: il re è sempre il contenuto, sia di un sito web che di un post su un blog che di un tweet - quindi cerchiamo di pubblicare sempre contenuti interessanti
  2. concisione: Twitter ci mette a disposizione 140 caratteri, ma non dimentichiamo che in un retweet ne "perdiamo" un bel po' per la parte "RT @seoitalytweets" (ad esempio): cerchiamo allora di pensare il nostro tweet già ipotizzando un retweet lasciando dunque uno spazio adeguato per i caratteri addizionali
  3. collegamenti: è dimostrato che i tweet che hanno la massima probabilità di avere un retweet contengono un collegamento. Il tweet "ideale", da questo punto di vista, avrà dunque un titolo accattivante e corto a sufficienza da lasciare spazio per un link all'articolo (o alla pagina) di riferimento
Fonte: SeoItaly

venerdì 27 agosto 2010

COSA NON FARE IN CASO DI CRISI

“Chiunque sostiene che ogni pubblicità è buona pubblicità chiaramente non aveva mai immaginato l’ondata di catastrofe che ha travolto le grandi aziende nel corso dell’ultimo anno, devastando alcune delle reputazioni costruite più meticolosamente del mondo”. Con queste parole comincia l’articolo In Case of Emergency: What Not to Do pubblicato domenica scorsa sul New York Times e dedicato al crisis management. Secondo Toni Muzi Falconi, che ce lo segnala, “forse è l’articolo più completo e più ‘neutrale’ sull’argomento”.
L’articolo firmato da Peter S. Goodman passa in rassegna alcuni dei casi di crisi di maggiore attualità degli ultimi tempi come quello recente di BP, ma anche Toyota, Goldman Sachs e altri episodi che hanno messo a dura prova le aziende di tutto il mondo.
Proprio a partire dai tre casi di crisi più importanti: Bp, Toyota e GS, Howard Rubenstein, responsabile delle Relazioni Pubbliche di New York Yankees e della News Corporation afferma: “Queste sono state reali implosioni di reputazione. In tutti e tre i casi, le aziende si sono trovate sotto attacco molto più di quanto era forte il loro brand a livello mondiale e la corporate identity”
Secondo la saggezza convenzionale – continua il giornalista – le tre società al centro di questi fallimenti hanno peggiorato i loro problemi, non avendo prestato subito la giusta attenzione alla crisi: quando le cose non vanno bene, bisogna renderle pubbliche immediatamente – comprese le cose più terribili – per non essere costretti a fare marcia indietro e far scorrere nella spirale della morte la credibilità perduta.
L’articolo è ben fatto e documentato dando voce ad autorevoli esperti ma soprattutto recuperando alcuni passi delle storie aziendali che hanno portato alla crisi, come nel caso di Toyota.
Tutto è cominciato, racconta Goodman, con una mail di Koganei, che chiede – molto agitato – una risposta a Miller (entrambi dirigenti della casa giapponese). "Abbiamo l’ipotesi di un guasto meccanico ai pedali dell’acceleratore di un determinato costruttore su alcuni modelli. Il tempo di nascondere questo problema è finito. Dobbiamo dire la verità”. Un mese dopo quella mail, Toyota ha annunciato il richiamo di 2,3 milioni di automobili, riconoscendo che i pedali dell’acceleratore di un suo modello di auto, a volte, erano difettosi, restavano attaccati, anche quando i tappetini non erano un problema, pur sottolineando che nessun grave incidente era stato collegato al problema. “La nostra indagine indica che vi è la possibilità che alcuni pedali, in rari casi, possono bloccarsi meccanicamente”, ha detto Miller in un comunicato stampa
Secondo un altro portavoce della Toyota, Mike Michels, il linguaggio attentamente calibrato usato della società è stato scritto pensando al caso storico di un altro fabbricante d’automobili: Audi.
A metà degli anni ‘80, Audi fu costretta a richiamare 5000 veicoli dopo le notizie di improvvise accelerazioni che provocarono centinaia di incidenti. Audi si difese sostenendo che gli automobilisti schiacciavano con forza l’acceleratore quando, invece, dovevano frenare. Audi qualche tempo dopo ha ammesso, rivendicando la propria posizione sulla rivista della National Highway Traffic Safety Administration, che l’aver dato la colpa ai clienti era stata una dolorosa e costosa azione di relazioni pubbliche. Un quarto di secolo dopo Toyota ha riconosciuto i problemi con gli acceleratori delle sue auto, lasciando qualche spazio a sostenere in seguito anche che a volte la colpa fosse anche degli automobilisti – evitando però intelligentemente, di dirlo direttamente. “La lezione di Audi insegna come non importa quanto sei convinto che il conducente abbia commesso un errore, ma quanto sei responsabile”, ha affermato Mr. Michels.
Come BP, anche Toyota ha un amministrato delegato che non è a suo agio quando parla ad un pubblico americano. Quando è intervenuto al Congresso, Mr. Toyoda aveva parlato in un inglese fortemente accentato e leggeva esitante dai suoi appunti così i suoi assistenti in abito grigio, schierati dietro di lui, si muovevano nervosamente quando ha pronunciato la parola “condoglianze”. “Ascoltandolo ho esclamato: ‘Oh mio Dio, non sta comunicando con noi’”, ricorda il signor Rubenstein, grande guru di lungo corso delle Relazioni Pubbliche. “Dovrebbe essere aiutato da qualcuno che conosce realmente la nostra società americana”. Mr. Michels afferma invece che nessuno avrebbe potuto sostituire il capo a Capitol Hill. “Tu non avresti avuto i membri del Congresso, se lui non fosse stato lì”.
Ma l’intervento al Congresso di Mr. Toyoda può aver anche sostituito l’immagine positiva dell’efficiente azienda giapponese con l’altro stereotipo giapponese: una profonda avversione per la vergogna.
Nel lungo periodo, la cosa migliore per una società messa sotto accusa può essere comprendere e ammettere rapidamente i propri errori. Ma per le persone cui compete trovare i termini giusti per rendere noti particolari imbarazzanti hic et nunc, la scomposizione delle questioni e il ritardo possono apparire come il modo più semplice per passare al giorno dopo.
Lo stratega Jim Dezenhall si diverte a vedere le crisi come nei film, dove le persone siedono ai tavoli davanti ai computer sincronizzati, parlando con calma in cuffie. ‘La realtà vera è il caos assoluto – afferma – Nessuno conosce i fatti veramente. I legali chiedono di licenziare i pr e questi chiedono la testa dei legali. Tutti si odiano. E’ una situazione inimmaginabile. Una organizzazione in piena crisi, non è una organizzazione. E’ un insieme di persone nel panico, motivate dalla preservazione di loro stessi’.

Fonte: www.ferpi.it

mercoledì 25 agosto 2010

COSA E' IL BRAND?

Strepitoso come sempre Beau Tosckich... parole da scolpire nella testa di ciascun manager e/o comunicatore...

martedì 24 agosto 2010

UN SOCIAL GUERRILLA DA ANTOLOGIA

QUESTO E' UN ESEMPIO DI COME  UN' IDEA CREATIVA PUO' FARE  LA DIFFERENZA

Altra azione di social guerrilla, stavolta siamo a Londra nel Febbraio 2009, dove per sensibilizzare la popolazione locale sulla condizione invernale dei senza tetto, circa 30 cartoni sono stati abbandonati per la strada, veicolando la scritta “Loving the snow? Try sleeping in it. Help get homeless people out of the cold for good.crisis.org.uk”.



Fonte: http://www.bloguerrilla.it

lunedì 23 agosto 2010

LA FAMIGLIA REALE INGLESE SU FLICKR

La famiglia reale inglese britannica ha acconsentito alla pubblicazione di ben 600 fotografie su Flickr, rendendo così pubblico l´album di una delle famiglie più chiacchierate ed importanti della terra.
Gli scatti sono organizzati in 30 "set" all´interno dei quali è possibile vedere immagini che risalgono al diciannovesimo secolo fino alle più recenti con la Regina china sotto il peso degli anni. I famosi cappelli che hanno reso famoso il look della Regina Elisabetta, i primi scatti del Principe William assieme a Carlo e Diana, le stanze di Buckingham Palace, ambienti familiari e contesti pubblici: la collezione su Flickr è un regalo che la monarchia inglese offre a tutto il mondo, aprendo una finestra curiosa che per molti versi ricalca ciò che già Barack Obama ha voluto pubblicare online dopo il proprio insediamento alla Casa Bianca.
L´effetto ed il fascino della novità non è da poco: fotografie in bianco e nero ospitate sui server Yahoo, l´incontro tra l´emblema della tradizione e lo spirito dell´innovazione, il tutto in un ossimoro continuo tra immagini che si fondono all´interno di paginate tutte da cliccare e sfogliare. Vari scatti interni alla collezione sono caricati con indicato in sovraimpressione il copyright dell´immagine e per tutte i limiti d´uso sono quelli indicati in calce: "All right reserved", dunque consentendo agli utenti la semplice visione senza ulteriori concessioni. Ogni utilizzo è pertanto confinato al semplice Flickr, ma sul canale ufficiale della famiglia reale è altresì disabilitato l´uso dei commenti. Flickr consente tuttavia l´embed del seguente slideshow, così da poter ospitare su siti web terzi una carrellata delle immagini disponibili:
L´apposito account "The British Monarchy´s photostream" risulta come utenza "pro" di Flickr e segue per la famiglia reale le precedenti attività già portate avanti conTwitter e YouTube. Una apertura doverosa alle nuove tecnologie, forse una mossa difensiva di fronte all´invadenza dei nuovi media, probabilmente un necessario cambiamento per esserci sul mezzo di comunicazione che in tutto il mondo sta spostando gli equilibri economici e politici grazie alla propria pervasività ed alla propria natura: il passo della famiglia reale inglese non va oltre il semplice upload di 600 immagini, ma si tratta di qualcosa di storico nel contesto di una aristocrazia secolare che sulla chiusura ha costruito la propria difesa nei confronti di altri media ed altre fotografie del passato.

venerdì 6 agosto 2010

IL BLOG SI FERMA 15GG: BUONE VACANZE!

Come ultimo post prima delle vacanze ho deciso di pubblicare di nuovo una perla...  "IL SEMPLICIOTTO" !

Chiunque si sia trovato nella vita a dover studiare il naming di un prodotto non potrà che farsi una risata di fronte a questo mitico episodio di Fracchia...


mercoledì 4 agosto 2010

LA NINTENDO DS VA ALLA TOILLETTE


 L’intento era quello di promuovere il nuovo gioco di cruciverba di Nintendo DSi con un promozione all’interno di un centri commerciali nel periodo natalizio.
Come tutti sappiamo, in questo periodo i centri commerciali sono impraticabili ed i messaggi pubblicitari si perdono nella confusione.
A questo punto ecco l’idea inusuale per un marketing in progress: in ogni centro commerciale c’è un posto dove possiamo riuscire ad attirare l’attenzione dei consumatori al di fuori della confusione e del frastuono, un luogo in cui oltre il 40% degli acquirenti si reca almeno una volta. Un luogo che è perfetto per la nostra promozione: La toilette.
Abbiamo trasformato questo luogo in un unico grande cruciverba. è trasformato poi in uno spazio di esperienza. Volantini con una offerta di sconto del 10% su tutti i cruciverba Nintendo incoraggiando i clienti ad andare direttamente dal rivenditore del centro commerciale.

Fonte: www.marketingjournal.it

martedì 3 agosto 2010

LE 12 P DEL PERSONAL BRANDING


Un trionfo di P per il personal branding di professionisti, consulenti e freelance.
12Ps organizzate a 5 livelli. Un percorso sequenziale per definire il tuo piano di marketing personale personal brand.
Le 12P, organizzate nei 5 diversi livelli, in sintesi esprimono:

a.
Personal asset: il tuo patrimonio personale 

Personality - La tua personalità
Quali aspetti della tua personalità possono aiutarti nel tuo business? Su quali pregi del tuo carattere puoi investire? In che cosa puoi migliorare? Che cosa invece devi tenere sotto controllo?
Passion
– Le tue passioni
Quali sono le tue passioni? Cosa riesce a farti stare bene? Cosa ti entusiasma? Come le tue passioni possono aiutarti nel tuo lavoro? Come trasferire l’entusiasmo e la motivazione nel tuo quotidiano?

b.
Professional asset: il tuo patrimonio professionale

Purpose
– I tuoi propositi
Che tipo di professionista sei o vuoi essere? Quali sono la tua missione e la tua visione? Quali sono i valori in cui credi e con cui vuoi proporti sul mercato? In quale mercato intendi operare? Con chi ti devi confrontare? Come puoi migliorare il tuo essere professionista?
Potential
– Il tuo potenziale
Quale è il tuo potenziale professionale? La tua formazione, le tue esperienze, il tuo know how, le tua abilità e le compenze specifiche. Come migliorare la tua competenza professionale?
 

Le prime 4P rappresentano l’identità del professionista. Come tale ha una dimensione dinamica e deve spesso essere aggiornata e rinnovata alle luce delle esperienze maturate, delle conoscenze acquisite e del livello di consapevolezza raggiunta.
Le seconde 8P invece sono relative all’aspetto progettuale e allo sviluppo del piano di business.

c.
Professional strategy: la tua strategia di sviluppo professionale

Professional goal
: gli obiettivi professionali
Quali sono gli obiettivi che decidi di realizzare attraverso il tuo piano? Usi il metodo smart (specifici, misurabili, accessibili, realistici, fissati nel tempo) per definirli?
Positioning
– Il tuo posizionamento nel mercato
Perchè i tuoi clienti dovrebbero scegliere Te? Che cosa ti differenzia dai tuoi competitors? Quali problemi sei in grado di risolvere? In che cosa eccelli?

d.
Network strategy: La tua strategia per sviluppare il tuo network

People

Chi sono i tuoi clienti? Come puoi aiutarli? In che cosa migliori il loro business o la loro vita? Dove sono i tuoi clienti? Come puoi contattarli/raggiungerli? Come acquistano normalmente ciò che tu offri?
Partners

Con chi puoi integrare la tua offerta: a monte o a valle? Chi può collaborare con te? Chi ti può sostenere nel tuo business?

e.
Il tuo marketing mix : le variabili chiave

Performance

Quale è la tua offerta di valore? Quali prestazioni offri? Quali servizi aggiuntivi? Che tipo di esperienza offri ai tuoi clienti? Quali garanzie offri a supporto?
Pricing

Quanto vale il tuo lavoro? Quali prezzi e tariffe? Quali costi, non solo monetari, sei disposto ad assumerti? Quali costi devono sostenere i tuoi clienti? Quali rischi corrono nel rivolgerti a te?
Packaging

Come dare una concretizzazione al tuo know how? Come rendere tangibile il tuo valore?
Come dare una forma fisica al tuo brand? Come curi gli aspetti tangibili e quelli intangibili della tua attività?
Promotion

Come promuoverti on ed off line? Con quali strumenti e con quali risorse? Come pianifichi le tua attività?



FONTE: MarketingPersonale

lunedì 2 agosto 2010

UN UNCONVENTIONAL DI CATTIVO GUSTO

Arriva dalla Russia e precisamente dal Mar d’Azov, sezione settentrionale del Mar Nero, questa notizia quantomeno bizzarra, che vede protagonisti il proprietario della spiaggia di Golubitskaya, un paracadute e un asino.
Il video che vedete alla fine del post, è stato consegnato alla polizia e trasmesso già da alcuni telegiornali. Il videoamatore riprende un gruppo di persone che, una volta agganciato l’asino ad un paracadute ascensoriale (o meglio, parasailing), lo lasciano volare sulle acque del mare, legato ad un motoscafo.
Dopo mezz’ora di bambini piangenti, mamme urlanti e dementi in fuga, l’asino è atterrato in acqua decisamente spaventato e moribondo, dove a trarlo in salvo c’erano gli abitanti del luogo.
Il “creativo” non si è ancora mostrato in pubblico, pensava di vendere qualche volo in più e invece con questa “azione promozionale” rischia fino a due anni di carcere, chissà da dove avrà preso ispirazione.

Fonte: Bloguerrilla