venerdì 26 febbraio 2010

STRUMENTI ONLINE PER VALUTARE IL PASSAPAROLA


A caccia di conversazioni sui social media con motori di ricerca ad hoc

Indipendentemente dallo scopo per cui una marca o un’azienda vuole partecipare alle conversazioni online, questa non può sottovalutare le idee e le opinioni dei propri consumatori. Allo stesso modo, è fondamentale disporre degli strumenti che siano in grado di dire all’azienda quante volte e come uno stesso messaggio è stato condiviso tra le persone online.
Oggi il mondo dei motori di ricerca sta cambiando rapidamente fisionomia poiché i social media stanno ridefinendo il modo di fare ricerche su internet. Se fino a qualche mese fa “cercare su internet” si riferiva esclusivamente alla ricerca delle informazioni, oggi a questa attività si affianca la ricerca delle conversazioni, così come afferma Davide Bennato nell’interessante articolo di Internet Magazine n. 146, dal quale ho preso spunto per questo post.
Per fare questo è necessario disporre di nuovi strumenti che siano in grado di intercettare e di valutare in tempo reale l’andamento delle conversazioni online. Si tratta di un settore attualissimo e in grande sviluppo, che già in questi mesi vede la nascita di una nuova classe di motori di ricerca specializzati in questo scopo. Qui vorrei segnalarne due particolarmente interessanti: Social Mention e Ubervu.
Entrambi consentono di ricercare specifiche parole chiave all’interno del diversificato mondo delle conversazioni online, filtrando i risultati tra i diversi servizi web 2.0 e fornendo dei report dettagliati sulla ricerca che è stata effettuata.

martedì 23 febbraio 2010

AMBIENT IMPACCHETTATO NEL PLURIBOLLE

UK. Confuse.com è il primo site britannico di confronto dei prezzi delle assicurazione, che si è reso artefice della campagna nelle strade della città di Worcester, statisticamnte uno dei paesi con più alto tasso di incidenti stradali.



Proprio per sensibilizzare il gli abitanti sul questo problema che è stata messa in scena questa campagna di ambint marketing, davvero molto divertente e “teatrale“.
certamente, l’impiego di circa 1.500 metri quadrati di pluriball non ha mancato di attirare l’attenzione sei residenti che della stampa.

lunedì 22 febbraio 2010

MARKETING UNDER 18

Secondo gli esperti, i bambini, oltre a essere un potenziale consumatore (infatti hanno aumentato il proprio potere di acquisto già da qualche anno), possono anche diventare un gigantesco moltiplicatore del messaggio pubblicitario.
Seguendo questo ragionamento il nuovo sito inglese Dubit si è specializzato in questo tipo di marketing, conquistandosi in poco tempo una certa importanza su internet. L’agenzia ha reclutato centinaia di migliaia di bambini dai sette anni in su, con la promessa di campioni gratuiti di alcuni prodotti e di una paghetta fino a 25 sterline (circa 28 euro) a settimana, in cambio i ragazzi diventano “brand ambassadors” e devono diffondere un prodotto attraverso il passaparola nel web, sfruttando la loro rete di amici e compagni di scuola e la loro grande conoscenza dei social network  come facebook.
Inevitabilmente la questione ha sollevato non poche problematiche etiche, i genitori attraverso le loro rappresentanze come  l’avvocato Richard O’Hagan, chiedono al governo britannico di approvare con urgenza una normativa, per far fronte all’attuale buco legislativo.
In opposizione, il responsabile del sito inglese, Adam Hildreth, dichiara che Dubit chiede sempre l’autorizzazione dei genitori, almeno per chi ha meno di 16 anni, ma si sono verificati molti casi in cui i bambini sono riusciti ad aggirare il controllo della famiglia, entrando ugualmente nel circuito dell’agenzia.
Nonostante tutto, il servizio è stato usato per il momento da grandi multinazionali come Mattel o Coca-Cola, e si stima che gli iscritti a Dubit sono già oltre mezzo milione di piccoli promoter inglesi.
C’è da chiedersi quindi se ci sono limiti che il marketing non deve superare, o se questa è soltanto una nuova forma di apprendistato ( magari troppo precoce)?

giovedì 18 febbraio 2010

IL MARKETING DELLE EMOZIONI

Autore Ilaria Cardini via Psicolab

In un mercato in cui è difficile fare la differenza è ancora più necessario sviluppare strategie di differenziazione, che possano portare a un vantaggio compeittivo sostenibile, dalla concorrenza che si prefiggano:

1.di associare emozioni all’immagine del marchio (branding emotivo)

2.di provocare emozioni nell’utilizzatore.

Quali sono le emozioni che il prodotto può produrre? Per rispondere a questa domanda è necessario analizzare più da vicino le ricerche sulla psicologia delle emozioni. La ricerca ha evidenziato otto emozioni primarie: gioia, accettazione, paura, sorpresa, tristezza, schifo o repulsione, collera, aspettativa. Dalla loro combinazione emergono combinazioni derivate: ottimismo, amore, sottomissione, spavento, delusione, rimorso, disprezzo, aggressività.

E’ tempo di chiedersi: il nostro marchio suscita emozioni? E il nostro prodotto? La nostra azienda è un freddo erogatore di materie prime, o ha una valenza psicologica per il cliente? Produce coinvolgimento emotivo? I venditori parlano solamente o sanno anche ascoltare, aggrediscono o accolgono, sanno sviluppare ottimismo nel cliente? Chiediamoci quali emozioni produce la nostra azienda nel cliente e soprattutto se vorremmo fargli provare emozioni diverse.

Capire quali emozioni suscita un’interfaccia di prodotto o un’interfaccia di servizio è importante in quanto la gradevolezza dell’esperienza emotiva si correla positivamente alla propensione d’acquisto. Le emozioni sono eventi mentali successivi alla percezione di un oggetto. Le esperienze che le persone hanno dei prodotti generano un’attività mentale, un sentimento che determina anche modificazioni organiche (ansia, rilassatezza, sudorazione, spossatezza). Queste emozioni d’uso si trasferiscono verso l’azienda produttrice in un processo di osmosi emotiva. Le osmosi negative producono invece l’odio verso il produttore, derivato dalla frustrazione d’uso o dalle aspettative non mantenute.

OSMOSI EMOTIVA

Sensazioni ed emozioni generate dal prodotto. Influenza sull’immagine che riguarda sia il marchio, sia tutta l’impresa, sia il venditore.

Ogni prodotto è quindi in grado di generare emozioni, più o meno forti, più o meno intense. La generazione delle emozioni avviene in seguito a rapporti che la persona ha con la superficie del prodotto, con le sue interfacce (interfacce di prodotto). Il concetto di interfaccia esprime infatti ciò che sta tra il prodotto e l’utilizzatore, includendo gli aspetti di superficie, gli elementi visibili e tangibili e tutto ciò che del prodotto viene fruito, visto, toccato e respirato. In termini di marketing e di nascita della pulsione d’acquisto, assume peso la capacità di un’interfaccia di produrre emozioni (piuttosto che semplici input sensoriali, asettici, privi di carica emotiva). In ogni campo merceologico, in ogni target, tali emozioni dovranno essere adeguatamente tarate. Il solo fatto di emettere più dati (più colori o altro) non è sufficiente a creare marketing emotivo. Occorre valutare la rilevanza e la gradevolezza di quei dati per il soggetto.

A livello pratico è necessario analizzare quali prodotti sono suscettibili di possedere funzioni ergogeniche, per poi stabilire la sensazione ergogenica da sviluppare. Lo sviluppo delle sensazioni ergogeniche target dà luogo a strategie di marketing emotivo, che consiste nel pianificare le emozioni complessive generate dal prodotto.

mercoledì 17 febbraio 2010

IL FUTURO DELLA SPONSORIZZAZIONE

Da Primaonline

Il 16 febbraio 2010 è stata presentata l’ottava edizione dell’Indagine predittiva “Il Futuro della Sponsorizzazione” di StageUp - Sport and Leisure Business e Ipsos, nella quale si prevede, tra l’altro, una crescita del mercato nel 2011 dopo due anni di calo. Secondo l’indagine allegata qui sotto il mercato delle sponsorizzazioni in Italia nel 2010 tornerà, almeno in termini nominali (senza considerare quindi l’inflazione), sui valori del 1999. Secondo le stime contenute nell’ottava edizione dell’Indagine predittiva “Il Futuro della Sponsorizzazione” di StageUp - Sport & Leisure Business e Ipsos, gli investimenti complessivi, al termine dell’anno in corso, si attesteranno a 1.465 milioni di euro, arretrando dell’8,9% rispetto al 2009.
Fra i principali motivi che porteranno alla flessione, la seconda consecutiva dopo quella del 2009, peserà la tendenza ad una riallocazione dei budget dedicati alle attività di comunicazione e relazione verso i settori a più alto ed immediato ritorno commerciale,  la riduzione delle aziende attive in sponsorizzazioni ed una contrazione generalizzata del budget da queste investito, a cui si accompagna  una forte razionalizzazione nell’allocazione delle risorse. A fronte di ciò non emergono aziende, anche di settori emergenti, capaci di compensare nell’immediato la riduzione degli impegni dei player consolidati.
Il mercato si prevede che tornerà a crescere nel 2011 attorno al 4/5%.


martedì 16 febbraio 2010

BEST GLOBAL BRANDS



Qualche riflessione rapida per le marche più forti del 2009: i primi 5 posti restano invariati e ancora una volta Coca cola la fa da padrone. Ma non solo: anche IBM e Microsoft non scendono dal secondo e terzo posto almeno dal 2001.
La congiuntura economica però ha lasciato anche qui qualche traccia: scorrendo la classifica si nota che alla voce “change in brand value”, il cambiamento percentuale di valore del brand tra il 2009 e l’anno precedente non è sempre positivo. In molti casi c’è un decremento.
Per quanto riguarda il nostro Paese, la situazione resta quasi invariata rispetto all’anno scorso: è il comparto dei beni di lusso, l’unico in grado di competere con i brand stranieri. La moda si conferma una delle eccellenze italane: Gucci, Prada e, dall’anno scorso anche Armani, sono tra le prime 100 marche mondiali.
Top ten:
  1. CocaCola
  2. IBM
  3. Microsoft
  4. General Eletric
  5. Nokia
  6. McDonald's
  7. Google
  8. Toyota
  9. Intel
  10. Disney 
La classifica completa è qui.

venerdì 12 febbraio 2010

IL TRENTESIMO COMPLEANNO DI BILLY


Billy è svedese, alto 2 metri e 2 centimetri e largo 80. E’ un tipo silenzioso, ma non timido, sa essere molto preciso e ordinato, anche se a volte si lascia un pò andare. Lo scorso 31 gennaio, in occasione del suo trentesimo compleanno, l’IKEA gli ha organizzato una festa sulla ormai nota spiaggia di Sidney (vedi Il Flashmob di Bondi Beach), durante la quale gli invitati, per la maggior parte surfisti, si sono scambiati tra loro dei libri, tutti messi a disposizione da Billy, parte del ricavato è stato donato al Cancer Council Australia.


























FONTE: http://www.bloguerrilla.it/ 

mercoledì 10 febbraio 2010

PEPSI: DAL SUPER BOWL AI SOCIAL NETWORK

Vi segnalo la nuova strategia marketing di PEPSI che dopo 20 anni di milionarie sponsorizzazione del Super Bowl ha deciso di rinunciare alla più grande vetrina televisiva americana e spostare il budget su un progetto di comunicazione sociale veicolato mediante i social network.... credo questo esempio sia icona delle tendenze markettare del momento...
Buona lettura...

Give Pepsi some credit. In addition to its efforts to offer consumers healthier options, the beverage behemoth also plans to forgo the Super Bowl to work on expanding into new media. This will be the first time in 23 years that Pepsi will not air an advertisement during the Super Bowl. That’s a big deal, both culturally and financially.
Instead of advertising during the Super Bowl, Pepsi is focusing its energy and money on its online presence where the brand believes a younger and accessible demographic is spending its time. The Pepsi Refresh Project will feature social-networking campaigns that leverage the participate/contribute-and-vote-online model that many brands have used in the past to encourage consumers to engage with their products via the Internet.
Pepsi is looking to appeal to the consumer’s more compassionate side by offering grants "to those presenting the best ideas to improve the communities we call home and, perhaps, transform the society we call America.” The $20 million digital-based project will highlight a new website and Facebook presence – because isn't that where all the kids are these days? And their parents for that matter?
Ralph Santana, VP of marketing for PepsiCo North America, felt strongly about the new strategy: “We’re living in a new age with consumers. They are looking for more of a two-way dialogue, storytelling and word of mouth. Mediums like the digital space are much more conducive towards that.”
The big winner is this development, however, is Facebook. Major brands such as Budweiser and Coca-Cola are increasingly investing advertising dollars and building their marketing strategies around the popular social platform. Facebook allows corporations to contact consumers directly with the creation of brand-centric pages and themed applications.
And now, Pepsi will skip commercials during the Super Bowl in favor of a more contemporary and personal form of advertising.
If it is successful, look for big changes in how brands invest in Super Bowl commercials in the future.

lunedì 8 febbraio 2010

LA CRISI E L'IMMAGINE AZIENDALE

Quando l'azienda non si riconosce più allo specchio..
 
Facendo tesoro dei molteplici incontri avvenuti con imprese operanti in diversi settori sono giunto ad una riflessione che desidero condividere: durante questi periodi di crisi molte aziende hanno finalmente capito che è giunto il momento di “rifarsi il look”.  La crisi fortunatamente non porta solamente danni economici ma offre alle realtà aziendali l’opportunità di riflettere con onestà intellettuale sui propri errori. Così, superati gli sbandamenti iniziali, molti manager ed imprenditori hanno preso per mano la propria azienda, l’hanno trascinata davanti allo specchio e “sorpresa”… hanno trovato diverse incongruenze tra l’identità faticosamente costruita nel tempo e l’ immagine riflessa nello specchio.  A questo punto hanno iniziato a far trapelare i primi segnali di insicurezza ponendo a clienti, collaboratori e partner domande del tipo: “ mi trovi ingrassata?”, alla ricerca di dolorose conferme alle loro sensazioni. Infine hanno maturato un’ amara consapevolezza, quella di aver trascurato per troppo tempo il proprio aspetto esteriore, perdendo di vista l’immagine trasmessa al mercato, in nome di plus competitivi cercati e creati con un  notevole dispiego di tempo e risorse ma rimasti imprigionati tra le mura di un ufficio o di unità produttive.
I famosi alibi “il mercato non premia la qualità dei miei prodotti”, “ai miei clienti interessa solo il prezzo”, “i concorrenti hanno una qualità percepita superiore a quella erogata”.. diventano improvvisamente dei pilastri a cui aggrapparsi per spiccare un nuovo salto, ago e filo con cui cucirsi addosso un nuovo vestito. 
Ecco perché, chi come me lavora nel mondo della comunicazione, avrà certamente notato un leggero risveglio commerciale basato su due fondamentali richieste: attualizzare la brand image rendendola più fedele alla reale identità dell’azienda e cercare nuove forme di dialogo con i clienti basate su una trasmissione più costante di informazioni ed una maggiore predisposizione al confronto. 
Michele Rinaldi

mercoledì 3 febbraio 2010

I 10 TREND DI CONSUMO DEL 2010

SEGNALO UN ARTICOLO MOLTO INTERESSANTE APPARSO SU NINJAMARKETING IN MERITO AI PRINCIPALI TREND DI CONSUMO DEL 2010 

Leggi tutto qui oppure l'articolo in lingua originale su Trendwatching.com

Dopo liste e classifiche sul 2009, la domanda sorge spontanea: quali saranno i principali trend di consumo nel 2010?
Risponde Trendwatching, ricordandoci che, recessione o meno, i consumatori non hanno mai smesso di premiare innovazioni di valore, pratiche, economiche, in grado di emozionarli o di coinvolgerli.
Vediamo quindi lungo quali direttrici potranno emergere nuove o rinnovate opportunità di marketing nel 2010.
Usiness as unusual – (in)solito lavoro
Per la prima volta, c’è una comprensione urgente e globale sul tema della sostenibilità che, in ogni sua declinazione, rappresenta l’unica strategia viabile verso un futuro migliore. Le aziende non devono limitarsi a riconoscere e ad accettare il concetto di corporate citizenship, ma dovranno spostare sempre più in avanti la cultura della responsabilità sociale...

Urbany – urbanismo
In poche parole, l’urbanizzazione prende gli steroidi e rappresenterà sempre più un’arena di consumo globale. Le comunità urbane “wired and wealthy”, collegate e benestanti, diventeranno gli epicentri sui quali le innovazioni impatteranno maggiormente. Di pari passo con lo sviluppo demografico, questo trend porterà all’ampliamento del numero di consumatori urbani sempre più sofisticati, esigenti ma anche pionieri, volenterosi di provare prodotti, servizi, esperienze, campagne e conversazioni più audaci...

Real time reviews – recensioni in tempo reale
Sempre più persone vogliono condividere in tempo reale tutto ciò che fanno, comprano, ascoltano, acquistano, indossano e così via. Grazie a motori di ricerca e servizi di tracking che facilitano l’individuazione ed il raggruppamento, per tema o per brand, di questi flash in tempo reale, il 2010 vedrà molti consumatori desiderosi di immergersi nel flusso in tempo reale delle esperienze dirette vissute da altri consumatori...

(F)luxury – (f)lusso
Nel 2010 la definizione di lusso avrà molto a che vedere col concetto di flusso. Cosa significa lusso oggi? La risposta è: “il lusso è ciò che tu vuoi che sia”. Dopo tutto, cosa il lusso rappresenta è strettamente collegato all’idea di scarsità e la scarsità è nell’occhio di chi guarda – soprattutto negli occhi di chi cerca disperatamente un modo per essere unico...

Mass mingling – Socializzazione di massa
Nel 2010, sempre più persone vivranno una parte della loro vita online. Queste stesse persone, tuttavia, si incontreranno, si conosceranno e si aggregheranno anche più spesso nel mondo offline. I social media e le comunicazioni mobile stanno alimentando una socializzazione di massa che sfida ogni luogo comune sulla diminuzione dell’interazione umana a causa di internet...  

Eco-easy
Da anni ormai si parla di green marketing, ma nel 2010 i seri eco-risultati si avranno solo grazie a quei prodotti e processi più sostenibili introdotti senza che i consumatori se ne accorgano e, se necessario, senza lasciare spazio per loro e per le aziende di scegliere alternative meno ecosostenibili. Questo potrà significare interventi governativi energici se non dolorosi, o rare dosi di coraggio aziendale, oppure design e creatività intelligente – se non una combinazione di queste tre cose... 

Tracking&Alerting
Contiamo sul fatto che tutto, nel 2010, sarà tracciato e “allertabile”. C’è di più da tracciare nella vita che pacchi UPS: dagli amici ai nemici, dai prezzi della benzina ai viaggi aerei, dagli autori alle pizze ed a qualsiasi menzione su sé stessi. L’opportunità nel 2010 è che i consumatori vorranno e chiederanno servizi di tracking ed alerting su ciò che a loro piace. Saranno loro stessi a chiedere informazioni rilevanti, anche concedendo permessi alle aziende per saperne sempre di più... 

Embedded generosity
Questo trend riguarda tutte quelle tattiche che rendono “indolori”, se non automatiche, le donazioni verso una buona causa; ma anche quegli schemi di donazione che coinvolgono i consumatori permettendo loro di co-donare o co-decidere con l’impresa sul destino e sull’impiego dei fondi...

Profile Myning
Nel 2010 diverrà centrale il possesso e lo sfruttamento (soprattutto economico) dei profili personali appartenenti ad un network, come Facebook e Linkedin. Ma non da parte delle aziende interessate a veicolare messaggi promozionali, bensì da parte dei legittimi proprietari e cioè i consumatori (ecco il perché della “y” in mining). I profili personali nel proprio network riflettono il personal brand di ognuno di noi...

Maturialism – materialismo maturo
Il mercato, sovraesposto a contenuti di ogni genere grazie all’universo online “anything goes”, può affrontare prodotti più strani, innovazioni più audaci, comunicazioni più rischiose e gusti più esotici rispetto al passato. In breve, i target nelle società mature di consumo non sopportano più di essere trattati come i consumatori disinformati, prudenti ed inesperti di una volta

martedì 2 febbraio 2010

POVERI CARTELLONI PUBBLICITARI


Cartelloni pubblicitari come segnali deboli della crisi 
Non sono passati nemmeno due anni dalla pubblicazione della mia tassonomia dei cartelloni pubblicitari (soprattutto extraurbani) che il paesaggio è molto cambiato e, secondo me, rispecchia inconsciamente anche il mood del mondo dell'agenzia di pubblicità in generale. Se girate per le strade statali italiane, incontrerete infatti un cimitero di cartelli disabitati, ma tutt'ora di proprietà di agenzie, che sembrano reagire in modo diverso alla depressione.
Il cartellone negazionista: di solito compare un grosso indice puntato, come quello di I want you nel famoso cartello dell'esercito americano, con una frase che dovrebbe essere una call to action "Chiama ora, può essere tuo! Non fartelo sfuggire, potresti pentirtene!" Eh, sì, certo, come no.
Il cartellone imbiancato: un po' triste, sotto traspare ancora il vecchio sponsor, a cui è stato sovrapposto in modo frettoloso uno strato di vernice o un foglio semi trasparente. "Potevi lasciarmi vivere, finché non trovavi un altro inserzionista, bastardo"  - sembra dire ai passanti.
Il cartellone minimalista: contiene di solito solo il numero di telefono. "Chiamaci dai, mi sento solo, sai mai che costo meno di quello che pensi" sembra comunicare.
Il cartellone impegnato: è quello in eterno allestimento. "Aspetta solo qualche giorno e tornerò tra voi". Eh, sì...
Il cartellone ghost: è il mio preferito. E' costituito di solito da un solo traliccio alzato verso il cielo, oppure solo da un palo metallico, oppure - bellissimo - da una cornice vuota. E' il segnale metaforico della resa, del paesaggio che viene restituito, del campo visivo finalmente e di nuovo non occupato abusivamente da qualcuno che nemmeno paga il passante, ma qualcun altro (il contadino possessore del terreno a lato).
Se l'agenzia fosse veramente creativa, proporrebbe questi scheletri vuoti agli enti del turismo come guerriglia "Oggi pubblicizziamo il vostro territorio, che forse non conoscete, o non vi siete mai fermati a osservare".
Poi qualcuno dice che i cartelloni saranno l'ultimo avamposto pubblicitario a resistere alla marea dei social network: ma se devo essere sincero, ho qualche dubbio.