martedì 13 novembre 2012

INTERVISTA AD UNA LEGGENDA VIVENTE DELLE RELAZIONI PUBBLICHE

Oggi vi propongo l'estratto di un'intervista che Toni Muzi Falconi ha realizzato con il leggendario Harold Burson, un ometto che nel 1945 iniziò a relazionarsi con i giornalisti su incarico dell'esercito statunitense dando avvio ad una carriera a dir poco straordinaria.  Fa sempre bene confrontarsi con quelli bravi... buona lettura!
Michele

 
Quali opinioni hai maturato sull’impatto che le tecnologie digitali hanno avuto, stanno avendo e avranno sul lavoro del relatore pubblico?
Il digitale costituisce, e non da oggi, un grande sviluppo tecnologico, come avvenne con Gutenberg, il telegrafo, la radio, la televisione. Anche se il suo impatto è enorme perché ci consente di raggiungere più persone a un costo assai più basso e in tempi molto più veloci, la comunicazione non cambia. Per sua natura, il digitale è neutrale e il suo utilizzo produce conseguenze sia possibile determinare criteri e indicatori per giudicare i livelli autentici di credibilità delle infinite fonti della Rete.
Voglio però ottimisticamente sperare che, proprio per le sue illimitate possibilità di accesso e di espressione, la Rete obbligherà le organizzazioni ad allineare i comportamenti con la loro comunicazione e viceversa.(...)

In tutti i Paesi è in rapida crescita la tendenza a far dipendere il responsabile delle relazioni pubbliche direttamente dal ceo. Ti pare una buona idea?
Mai come ora le relazioni pubbliche hanno avuto tanto rilievo strategico per le organizzazioni. Mi chiedo soltanto se il responsabile non debba piuttosto dipendere dal board. Succede infatti che è sempre più frequente il caso del ceo che entra o esce dall’organizzazione insieme al responsabile delle relazioni pubbliche. In passato questo non avveniva perché la funzione era istituzionalizzata e assicurava la continuità delle politiche aziendale. Non ne sono certo, ma tendo a preferire questa seconda strada. (...)

Come definiresti le relazioni pubbliche?
Le relazioni pubbliche contribuiscono a motivare persone o gruppi ad assumere determinati comportamenti e quindi possiamo legittimamente parlare di una scienza sociale (...)

Leggi l'intervista integrale su www.ferpi.it

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