lunedì 16 novembre 2009

AZIENDE "PEOPLE ORIENTED"

“Che ci piaccia o no, le Persone sono il punto di partenza per qualsivoglia strategia di comunicazione interna ed esterna. In loro e con loro possiamo cercare o costruire il nostro differenziale competitivo”.
Sebbene questa affermazione si trovi nelle prime pagine di tutti i manuali, in troppi casi le aziende se ne dimenticano e con il loro recidivo orientamento al prodotto e al profitto immediato si ritrovano impantanate in sabbie mobili molto pericolose. Ecco perché, sento l’esigenza di riscoprire ed argomentare questa vecchia teoria.
Inizio citando un neologismo molto interessante apparso tempo fa su alcuni forum: “consumer manager”. Beh, fantastico! Queste due parole esprimono la crescente importanza del dover capire “le persone”, cercare un dialogo con loro (Social Network docet) rendendo maggiormente flessibili i confini dei tradizionali cluster in cui le aziende hanno sempre cercato di rinchiuderle. Ritengo inoltre che l’inserimento in azienda di questa figura diventerà un passaggio obbligato per competere con successo nei nuovi mercati.
Continuo ponendovi una domanda: come fanno le aziende per diventare e restare grandi?
Se lo chiedete a loro vi risponderanno più o meno cosi: grandi investimenti in ricerca,  massima attenzione alla qualità, impianti di produzione all’avanguardia, una forte componente servizio, oculata gestione dei costi.
Bene, io dico che è tutto vero ma che forse manca il fattore più importante: nelle grandi aziende lavorano delle grandi persone. Il rilancio di Fiat, la favola Giovanni Rana, il mondo alla McDonald’s non nascono per caso ma sono il frutto del lavoro di un management intelligente composto da persone capaci di ascoltare il mercato e di educare i propri collaboratori cogliendo e valorizzandone i talenti.
Concludo dicendo che forse è giunto il momento di dare un peso specifico diverso al termine “risorse umane” senza ridursi necessariamente all’ equazione “dipendenti=costi fissi”. 
Michele Rinaldi

5 commenti:

  1. Condivido i concetti espressi da Michele Rinaldi riguardo l'importanza delle persone in qualsiasi azienda e organizzazione in generale; sono le persone a fare l'azienda e a determinarne il successo.
    Non penso però che la questione si riduca alla cattiva abitudine delle aziende di considerare i dipendenti come costi fissi o di essere orientateo al prodotto o al profitto.
    Un'azienda dovrebbe essere orientata ai clienti e, estendendo il significato di cliente, anche ai clienti interni che sono innanzitutto tutti quei dipendenti che devono sentire di condividere i principi etici dell'azienda per poter eseguire con professionalità e passione il loro lavoro.
    Molte aziende dovrebbero smettere di considerare ogni spesa come un costo. Va bene prestare attenzione alle voci di conto del passivo per individuare ed eliminare inefficienze e sprechi (questi sì che sono un costo), ma ogni spesa è da considerare un investimento per esercitare l'attività d'impresa e raccogliere l'attivo.
    La spesa nelle persone, in cui includere anche la formazione, è un investimento in capitale intellettuale che costruisce la ricchezza dell'azienda generando quella qualità dei prodotti e soddisfazione dei clienti che portano fatturato e profitto. E' un patrimonio di competenze specialistiche, culturali, relazionali che sono il presupposto per la crescita futura, in particolare in un periodo di crisi come quello attuale
    Adriano P.

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  2. Parole sante! e laddove il valore delle Risorse Umane (dovrebbe far riflettere il termine "Risorsa") viene in qualche modo sottovalutato, l'Azienda tende a perdere il suo vigore...
    Angela V.

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  3. Per non dilungarmi troppo in un commento, vi rimando a un mio post in cui ho parlato proprio delle risorse umane e del fatto che siano trattate alla stregua di una "merce" qualsiasi (virtuosamente.wordpress.com/2009/11/09/il-valore-delle-risorse-umane/).

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  4. Buongiorno Michele, come mi è già capitato la scorsa volto non posso che complimentarmi con i tuoi lanci ... che trovo siano buone riflessioni per tutti i colleghi che si occupano di marketing e comunicazione in azienda.
    Voglio proporre a te e a tutti i colleghi del forum una ricetta: per ogni progetto od azione di comunicazione proviamo a dividerne il costo per il numero di colleghi. A questo punto avremo un nuovo indicatore di valore/investimento trasmesso e, almeno questo è il mio vissuto, ci apriremo alla possibilità di verificare se il ritorno verso l'interno sia stato efficace o se non fosse stato meglio investire quelle risorse (per persona) con altri strumenti. MI spiego meglio, sono fermamente convinto che il primo indicatore di successo dell'ufficio marketing non siano i premi o il numero di articoli ma il grado di penetrazione/accoglienza/condivisione di tali strategie all'interno, su tutti i livelli operativi e manageriali. Se penso ai progetti migliori a cui mi è capitato e capita di dare un contributo mi trovo troppo spesso a verificare che siano quelli vissuti come valore aggiunto dal mio collega operativo e non dalla agenzia che mi ha aiutato a svilupparli!
    Daniele Testi

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  5. Ciao Michele! A mio parere le aziende dovrebbero comportarsi con le persone con la libertà di far fluire le naturali inclinazioni di ognuno, le passioni, gli skill che naturalmente ha (e dovrebbe conoscere di se stesso per dare il meglio). Contribuiscono a creare la storia professionale di ognuno e ne valorizzano spontanemanete le peculiarità. Utopico? Può darsi, non tutti hanno la fortuna di esprimere ciò che realmente li appassiona, ma se venisse codificato anche in letteratura l'aumento del valore per l'azienda che modellizza la libertà tra i suoi approcci al personale di sicuro avremmo fatto un passo in avanti verso l'utopia. Rivalutiamo la passione, non è sacrilego!
    Barbara B.

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