Oggi vi propongo questa riflessione partendo dall'estratto di un post scritto su Linkiesta da Linda Finardi.
Ha ancora senso la figura del giornalista quale intermediario e “diffusore” di notizie ora che sempre più i “social” – e in modo particolare twitter – permettono un’informazione in tempo reale da tutti a tutti?
Se nel passato il giornalista deteneva un minimo di potere nel costruire e confezionare l’informazione e quindi un minimo di potere di veicolare significati e cultura, perché faceva da tramite tra politica e opinione pubblica, oggi tale ruolo sembra venire meno di fronte all’accesso e all’uso facile e di massa ai social network.
Twitter, diventato luogo e strumento dell’informazione in tempo reale, mette ulteriormente in discussione la tradizionale forma gerarchica dei mezzi di comunicazione e quindi il loro relativo potere di influenzare e orientare la società. E’ l’epoca questa dell’autocomunicazione di massa (Manuel Castells, Comunicazione e potere) una situazione dove tutti comunicano con tutti in modo multi e pluri direzionale. E che fine fanno i giornalisti in questa situazione?
Continua a leggere l'articolo originale qui...
I nuovi flussi dell'informazione e la velocità con cui una notizia passa dalla fonte al destinatario è un fenomeno che da tempo viene studiato nelle facoltà di sociologia e comunicazione ma la domanda che vi pongo è la seguente: riusciranno i giornalisti a trasformare i social da apparenti minaccie in validi alleati per la propria professione?
Io dico di si.
Michele
mercoledì 4 aprile 2012
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