Avete capito bene.. il 10%! Come tutte le ricerche quando si parla di statistica è sempre bene non generalizzare. Tuttavia, quel che è certo è che l'attività di social caring, ovvero l'arte di intrattenere un dialogo positivo e costante con gli utenti, consente alle aziende di migliorare la propria immagine sul mercato. Il dato è fornito da una ricerca di Icm Advisors e Icm Research, realizzata sulla base della valutazione
degli asset intangibili di oltre 700 aziende italiane e di numerose
ricerche sui principali mercati del made in Italy.
Questo un estratto pubblicato su Mark Up.
"Il social caring ha un impatto notevole sul valore degli asset intangibili,
in particolare su quelli marketing related quali il brand, la relazione
con i clienti e con i canali che costituiscono gran parte del valore di
un'impresa e sono i driver strategici per lo sviluppo della stessa.
Nell'ambito specifico della valutazione del brand delle aziende
analizzate è stato consolidato che la gestione del social caring
influenza fortemente il valore del marchio in quanto influisce sulla sua
percezione sul mercato, sulla sua notorietà e sulla fedeltà dei clienti
pesando fino al 10% del totale del valore del brand. Inoltre, è stato
rilevato che la gestione del social caring all'interno di un piano
strategico digitale contribuisce a costruire una customer experience
forte e in linea con la promessa del brand, creando quei presupposti di
affezione al marchio in grado di generare lovemark ed advocacy,
obiettivi di riferimento per tutte le attività di marketing
esperienziale"
giovedì 26 settembre 2013
giovedì 19 settembre 2013
RICERCHE ONLINE E PROCESSO D'ACQUISTO
Come si evolve il rapporto degli italiani con la ricerca online? Come le informazioni trovate influiscono nei processi di decisione e di acquisto? A queste domande risponde uno studio di Duepuntozero Research, società del gruppo Doxa.
Ecco i dati più interessanti dal mio punto di vista:
"- in Italia il numero di ricerche effettuate da dispositivi mobili (in particolare smartphone) sta ormai eguagliando quello delle ricerche da computer su rete fissa
- Il motore di ricerca per eccellenza, in Italia, è Google, che con le sue piattaforme correlate è utilizzato da 9 utenti su 10
- in generale gli utenti consultano in primo luogo il sito ufficiale dell’azienda, poi i siti di comparazione per leggere recensioni e commenti, quindi blog, forum e social media per sentire che cosa dicono gli altri consumatori. L'ordine però può variare in funzione del bene che si intende acquistare (nelle automobili per esempio l'ordine è rovesciato).
- 23% degli italiani decide di acquistare un prodotto in negozio dopo aver effettuato una ricerca tramite smartphone e che 1 su 3 preferisce usare lo smartphone piuttosto che chiedere informazioni ai commessi"
Più in generale io credo molto nel legame esistente tra vita reale e vita virtuale. Sono più che convinto che non è internet a guidare i nostri comportamenti ma sono le nostre esigenze che ci spingono ad utilizzare il web per raggiungere il nostro obiettivo. Se partiamo da un'analisi delle esigenze reali dei nostri clienti-consumatori e proviamo ad analizzare il loro processo tradizionale d'acquisto scopriremo anche in che punto si inserisce il nuovo canale web e come intercettare il flusso decisionale per farlo virare in nostro favore.
Michele
Ecco i dati più interessanti dal mio punto di vista:
"- in Italia il numero di ricerche effettuate da dispositivi mobili (in particolare smartphone) sta ormai eguagliando quello delle ricerche da computer su rete fissa
- Il motore di ricerca per eccellenza, in Italia, è Google, che con le sue piattaforme correlate è utilizzato da 9 utenti su 10
- in generale gli utenti consultano in primo luogo il sito ufficiale dell’azienda, poi i siti di comparazione per leggere recensioni e commenti, quindi blog, forum e social media per sentire che cosa dicono gli altri consumatori. L'ordine però può variare in funzione del bene che si intende acquistare (nelle automobili per esempio l'ordine è rovesciato).
- 23% degli italiani decide di acquistare un prodotto in negozio dopo aver effettuato una ricerca tramite smartphone e che 1 su 3 preferisce usare lo smartphone piuttosto che chiedere informazioni ai commessi"
Più in generale io credo molto nel legame esistente tra vita reale e vita virtuale. Sono più che convinto che non è internet a guidare i nostri comportamenti ma sono le nostre esigenze che ci spingono ad utilizzare il web per raggiungere il nostro obiettivo. Se partiamo da un'analisi delle esigenze reali dei nostri clienti-consumatori e proviamo ad analizzare il loro processo tradizionale d'acquisto scopriremo anche in che punto si inserisce il nuovo canale web e come intercettare il flusso decisionale per farlo virare in nostro favore.
Michele
giovedì 12 settembre 2013
STORIA DI UN NEGOZIANTE E DELLA SUA PAGINA FACEBOOK
Qualche giorno fa ho avuto la possibilità di scambiare due parole
con il proprietario di un negozio che riferendosi ad una notizia su
Facebook ha iniziato a raccontarmi quanto i social avessero cambiato in
meglio la propria attività.
Proverò a riportarvi le sue parole:
"lo scorso anno ho deciso di aprire finalmente la pagina Facebook del negozio. Siccome sono un pò vecchio non avevo la ben che minima idea del come fare o del cosa scrivere e quindi ho pensato di chiedere aiuto ai miei ragazzi (commessi... ndr). Con mia grande sorpresa i ragazzi si sono mostrati entusiasti della cosa e hanno iniziato a propormi tantissime idee su come impostare la pagina ecc.. A quel punto ho deciso che sarebbero diventati loro stessi amministratori insieme a me e che seguendo alcune linee guida condivise avrebbero potuto pubblicare ciò che per loro rappresentava meglio il negozio. La seconda mia grande sorpresa è rappresentata dal fatto che mai come prima ho visto i ragazzi così motivati e coesi tra loro e mai come oggi credo si sentano partecipi della vita del negozio. Vederli quasi esultare od arrabbiarsi per un commento o una critica scritta sulla nostra pagina mi rende particolarmente orgoglioso di loro. Inoltre ho notato che la pagina Facebook ci ha aiutato molto a migliorare il rapporto con i clienti e ci da la possibilità di restare in contatto con loro anche fuori dal negozio alimentandone così il passparola. E la cosa più strana che mi è successa vuole sapere quale è? I post più commentati non sono quelli con le immagini dei prodotti o del negozio ma sono gli "autoscatti" dei ragazzi e le fotografie che scattano in magazzino o quando finiscono o iniziano il turno ecc. insomma quelli con la nostra faccia".
Di fronte a questo racconto sono rimasto senza parole e quasi smarrito. Ragionandoci a freddo, credo che nella sua semplicità questa persona abbia utilizzato armi come la condivisione, la produzione di contenuti autentici e l'ascolto. Ora, se ci è riuscito un piccolo negozio, cosa impedisce ad un brand importante di seguire questo esempio?
Michele
Proverò a riportarvi le sue parole:
"lo scorso anno ho deciso di aprire finalmente la pagina Facebook del negozio. Siccome sono un pò vecchio non avevo la ben che minima idea del come fare o del cosa scrivere e quindi ho pensato di chiedere aiuto ai miei ragazzi (commessi... ndr). Con mia grande sorpresa i ragazzi si sono mostrati entusiasti della cosa e hanno iniziato a propormi tantissime idee su come impostare la pagina ecc.. A quel punto ho deciso che sarebbero diventati loro stessi amministratori insieme a me e che seguendo alcune linee guida condivise avrebbero potuto pubblicare ciò che per loro rappresentava meglio il negozio. La seconda mia grande sorpresa è rappresentata dal fatto che mai come prima ho visto i ragazzi così motivati e coesi tra loro e mai come oggi credo si sentano partecipi della vita del negozio. Vederli quasi esultare od arrabbiarsi per un commento o una critica scritta sulla nostra pagina mi rende particolarmente orgoglioso di loro. Inoltre ho notato che la pagina Facebook ci ha aiutato molto a migliorare il rapporto con i clienti e ci da la possibilità di restare in contatto con loro anche fuori dal negozio alimentandone così il passparola. E la cosa più strana che mi è successa vuole sapere quale è? I post più commentati non sono quelli con le immagini dei prodotti o del negozio ma sono gli "autoscatti" dei ragazzi e le fotografie che scattano in magazzino o quando finiscono o iniziano il turno ecc. insomma quelli con la nostra faccia".
Di fronte a questo racconto sono rimasto senza parole e quasi smarrito. Ragionandoci a freddo, credo che nella sua semplicità questa persona abbia utilizzato armi come la condivisione, la produzione di contenuti autentici e l'ascolto. Ora, se ci è riuscito un piccolo negozio, cosa impedisce ad un brand importante di seguire questo esempio?
Michele
venerdì 6 settembre 2013
L'AFFISSIONE NON CONVENZIONALE DI MCDONALD'S
In questi giorni in 3 importanti città d'Italia come Milano, Firenze e Napoli, 7 Writer italiani hanno utilizzato 540 bombolette spray per realizzare tre imponenti opere d’arte. Inizialmente l'attività sembrava una colorata e divertente performance artistica ispirata al tema della colazione. Man mano che i disegni prendevano forma però si è capito che l'apparenza talvolta può ingannare. Dietro questa bellissima operazione di "arredo urbano" c'è infatti la sapiente mano di McDonald's Italia, azienda che ha puntato sui giovani e sulla street art per
presentare al pubblico la sua nuova proposta di colazione. “McDonald’s
crede nei giovani, nelle loro potenzialità espressive e nel loro modo
non convenzionale di comunicare” afferma Marco Ferrero, Direttore
Marketing&Comunicazione di McDonald’s Italia.
Che dire i miei complimenti più sinceri a chi ha pensato, creato ed autorizzato questa campagna di comunicazione che contribuisce ad elevare di parecchio gli standard a cui aimè molte aziende ci hanno abituato.Michele
Napoli – Photo by Valentina Grispo |
Firenze – Photo by Roberta Castrichella |
Milano - Photo By Stefano Leotta |
Che dire i miei complimenti più sinceri a chi ha pensato, creato ed autorizzato questa campagna di comunicazione che contribuisce ad elevare di parecchio gli standard a cui aimè molte aziende ci hanno abituato.Michele
lunedì 2 settembre 2013
E-COMMERCE CERCA PUNTI VENDITA...
No non è una bufala, ne tanto meno un'alterazione della realtà. Secondo quanto pubblicato su Mark Up sembra che:
"molti e-tailer stiano iniziando a puntare sugli store fisici alla ricerca di un contatto più intenso con i propri consumatori"(...) Lo sa bene Warby Parker, e-tailer di eyewear, che ha inaugurato nel quartiere di SoHo a New York il suo primo negozio permanente nel quale i clienti possono provare le diverse montature e acquistarle online direttamente nello store.
Il punto di vendita newyorkese non è, però, solo un negozio al dettaglio bensì un luogo per studiare, attraverso sensori, wi-fi e tecnologie ad hoc, come le persone si muovono nello spazio e interagiscono con i prodotti. La raccolta di questi dati aiuterà Warby Parker a comprendere meglio il profilo dei propri clienti e a modificare il suo approccio online." (...)
(Fonte: http://www.mark-up.it/articoli/0,1254,41_ART_7002,00.html)
Come interpreatare questa situazione? Sarà un caso isolato o semplicemente l'inizio di una nuova vita per lo shopping tradizionale?
Io sono da sempre convinto che le dinamiche online rispecchino fedelmente le pratiche sociali presenti da sempre all'interno di una società e sono pronto a scommettere che prima o poi non sarà nemmeno più necessario parlare distintamente di online e offline se non come due lati della stessa medaglia.
Michele
"molti e-tailer stiano iniziando a puntare sugli store fisici alla ricerca di un contatto più intenso con i propri consumatori"(...) Lo sa bene Warby Parker, e-tailer di eyewear, che ha inaugurato nel quartiere di SoHo a New York il suo primo negozio permanente nel quale i clienti possono provare le diverse montature e acquistarle online direttamente nello store.
Il punto di vendita newyorkese non è, però, solo un negozio al dettaglio bensì un luogo per studiare, attraverso sensori, wi-fi e tecnologie ad hoc, come le persone si muovono nello spazio e interagiscono con i prodotti. La raccolta di questi dati aiuterà Warby Parker a comprendere meglio il profilo dei propri clienti e a modificare il suo approccio online." (...)
(Fonte: http://www.mark-up.it/articoli/0,1254,41_ART_7002,00.html)
Come interpreatare questa situazione? Sarà un caso isolato o semplicemente l'inizio di una nuova vita per lo shopping tradizionale?
Io sono da sempre convinto che le dinamiche online rispecchino fedelmente le pratiche sociali presenti da sempre all'interno di una società e sono pronto a scommettere che prima o poi non sarà nemmeno più necessario parlare distintamente di online e offline se non come due lati della stessa medaglia.
Michele
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