lunedì 12 luglio 2010

LA RETE E' IL SETTIMO CONTINENTE

Da Ferpi (www.ferpi.it)
Un’analisi disincantata, dettagliata e precisa quella del presidente UPA Lorenzo Sassoli de Bianchi all’assemblea dell’associazione. Una valutazione attenta dei nuovi media e dell’avvento del digitale che ha innescato un processo irreversibile che cambia tutte le logiche di investimento pubblicitario fino ad oggi utilizzate.

La comunicazione è alle prese con il proprio labirinto. Una tela di Penelope che fila a velocità esponenziale. Molti cambiamenti si stanno avvicendando sotto i nostri occhi: stiamo passando dal web dell’informazione al web delle persone. Fino a dieci anni fa, e pare un secolo, usavamo internet per informarci, oggi le informazioni circolano come frutto dei rapporti tra le persone dentro e fuori la rete.n buona sostanza oggi la rete è il settimo continente, Facebook potremmo definirlo come “quarto stato”, la fibra ottica è la “nuova frontiera”, l’ultimo miglio prima di completare la rivoluzione digitale. Facciamo attenzione: non siamo alla rivoluzione finale, piuttosto viviamo in uno scenario senza precedenti, in cui il futuro coesiste col passato.(...)
Entrando nel labirinto troviamo, per fortuna, alcuni punti fermi. L’evoluzione tecnologica ha abbassato le barriere d’ingresso al mercato dei media. Oggi un blogger intelligente in poco tempo, con pochi soldi e molte buone idee, macina contatti e ottiene risultati che in altre epoche erano impensabili senza enormi sforzi economici. Vi ricordate l’anno scorso a Roma al Summit UPA Arianna Huffington? Potrebbe essere il capo del filo. Nel nome un destino: Arianna ha trovato il suo percorso in questo labirinto. Seduta comodamente nella sua casa dell’Upper East Side orienta l’opinione di mezza America generando migliaia di contatti e gli inserzionisti pubblicitari si dicono molto soddisfatti.
I grandi media tradizionali sono quindi obbligati a ripensarsi e riposizionarsi nel nuovo scenario per evitare perdite di quota. Anche se, oggi e ancora per molto tempo, la maggior parte del business sarà garantito da loro. La prova di ciò è nei numeri: sappiamo, ad esempio, che i così detti “nativi digitali” cioè i ragazzi tra i 18 e i 24 anni passano oltre il 60% del tempo di esposizione ai media guardando la TV generalista. Un altro punto fermo nel labirinto è la moltiplicazione delle porte di accesso al sistema della comunicazione. (...)
Qual è dunque un possibile nuovo modello di business di fronte alla crescente frammentazione del pubblico sui diversi mezzi? In altri termini, come relazionarsi con una persona che guarda la tv con un pc sulle ginocchia, lo smarthphone che vibra di fianco, il tablet sul tavolino e quando arriva una mail non sa più dove andare a leggerla?
Questo delirio digitale rappresenta per noi investitori un problema enorme e si tratta di un processo irreversibile che cambia la logica di accountability: la pianificazione che nasceva su metriche analogiche oggi deve essere riconsiderata ricercando maggiore efficienza, districandosi tra una cinquina di decoder, riferendosi a criteri di ricerca che dobbiamo sforzarci di affinare.(...)
Un ultimo irrinunciabile invito lo rivolgo a noi tutti: cerchiamo di essere più trasparenti. Non c’è niente di meglio della trasparenza per affrontare un labirinto. Accendiamo le guide luminose: dati precisi e informazioni chiare, mai come oggi ne abbiamo tutti bisogno. Questa è la moneta di scambio su cui nasce la fiducia reciproca. I sistemi di rilevamento, le tecniche di ricerca devono affinarsi per cogliere, nella loro interezza, i fenomeni in atto. È un percorso difficile, lo sappiamo, ma sappiamo anche che la conoscenza è l’unica bussola per orientarci nel labirinto.

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