lunedì 15 novembre 2010

E' GIUSTO BRANDIZZARE TUTTO?

Leggo dal Corriere.it una notizia che sta agitando gli animi milanesi (ditemi voi, io non posso esserne sicura). Domani arriverà in piazza Duomo l’albero di Natale firmato Tiffany, con allestito ai piedi, il temporary shop.
Non voglio soffermarmi sulla questione politica, perché tanto ormai hanno perso tutti ogni credibilità, visti i comportamenti e i ripetuti voltafaccia che oltre ad indicare poco carattere, manifestano segni visibili di presa in giro.
Più che altro mi sono posta la domanda: è una pubblicità opportuna? Porterà benefici di immagine a lungo termine al brand? Che porti benefici economici immediati mi sembra scontato, visto che Tiffany è un marchio molto amato, abbastanza accessibile, di buoni prodotti, che vende molto e stravende (con file di attesa di ore), durante il periodo natalizio. Quindi penso, molti troveranno comodo il pop-up shop.

Ma potremmo porci la domanda se sia bello vedere un simbolo della festa, l’albero, firmato (senza l’approvazione completa di tutti). Non solo o tanto dal punto di vista religioso (perché ormai ha perso quasi ogni valore), quanto dal punto di vista della libertà (individuale). Non riuscire più a vivere e vedere cose che non siano brandizzate. Ci siamo abituati, ma non è una privazione che ci porterà più che all’assuefazione, alla nausea? E poi questa ingordigia del marchio, che non ne ha mai abbastanza. Non è troppo? Ma non per questioni che ci si deve accontentare ed essere modesti, ed essere morigerati. La trovo più che altro una questione di misure.
Per questo mi chiedo se a lungo termine avrà un impatto positivo, e quindi se un marketing così aggressivo e invadente (anche se giustificato/travestito dalla solita beneficenza, donazione, bla bla bla sociale), sia efficace o meno.
C’è un limite alla pubblicità/marketing anche se a fini caritatevoli, sociali, solidali? Oppure semplicemente è una cosa che interessa solo ai vescovi e al resto del paese, pochissimo? Che va anche bene, perché senza ipocrisie, questo fa capire, come cambiano le cose.

Fonte: Come una gazza ladra

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