martedì 6 settembre 2011

CONTINUA LA CRISI DEL MERCATO PUBBLICITARIO

Tanto per cambiare non arrivano buone notizie per noi che viviamo di "consigli per gli acquisti". 
Indubbiamente i dati apparsi oggi sul Sole24Ore  non sono confortanti anche se c'è da chiedersi se i gruppi editoriali stiano realmente puntando su contenuti di qualità in grado di attirare audience/sponsor e se le concessionarie abbiano fatto una seria riflessione sulle politiche di prezzo (specialmente in tv) proposte. Io continuo a nutrire dei dubbi a riguardo...
Michele 

Tra economie in declino e Borse che crollano, ci rimette anche la pubblicità. Con la virtuosa e singolare eccezione dell'online. La crisi affonda gli spot, che in Italia chiudono il primo semestre in calo del 4,2%, a quota quattro miliardi e mezzo di euro (4.451.387.000). Un risultato poco benaugurante se si pensa che, in realtà, il vero "bubbone" finanziario è scoppiato in luglio, nonostante le prime avvisaglie di tsunami, per esempio sui consumi, si fossero avvertite già in tarda primavera. In più giugno ha dovuto scontare il difficile paragone con lo stesso mese dell'anno precedente, quando i mondiali di calcio avevano gonfiato appetiti e voglia d'investire, soprattutto sul mezzo televisivo. Pubblicità business ciclico, dunque, in grado di prevedere i trend.
Male quasi tutti i media, a partire dalla carta stampata che non accenna a recuperi: il calo nel semestre è stato pari al 5,7%, per un miliardo e cento di investimenti, con la free press nazionale arrivata addirittura a dimezzare il budget, passando dai 49 milioni di euro del periodo gennaio-giugno 2010 ai 24,5 milioni dei primi sei mesi del 2011. Solo i periodici hanno limitato i danni (-1,5%).
Un andazzo che contagia la televisione, considerati anche i marchi Sky e Fox e le tv digitali, con gli spot in declino nello stesso periodo del 4,7%, per un business di poco superiore ai 2,5 miliardi di euro. Interessante eccezione l'out of home tv, la pubblicità sugli schermi di aeroporti e metropolitane, che sale invece nel semestre del 6,2% superando i 5,2 milioni, mentre la radio, oltre alla difficile congiuntura del mercato, paga ormai la lunga assenza di dati condivisi e «realistici» – scrive Nielsen in una nota – dovuta alla liquidazione di Audiradio (-9%, 227 milioni di euro).
Un capitolo a parte merita l'online. Gli investimenti su internet, superando i 300 milioni di euro senza considerare la search, continuano a crescere a doppia cifra rispetto al 2010 (+14,1%), ma anche il web a giugno ha subìto un rallentamento tanto che il +4,7% di questo mese, rispetto al giugno 2010, rappresenta una delle crescite più basse degli ultimi anni...

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