Finalmente un pò di innovazione nella creatività del settore automobili. I miei complimenti più sinceri al team creativo di Leo Burnett per la proposta e a Fiat per il coraggio di averla accolta.
Michele
Un film d’animazione ricco di inseguimenti, insidie, colpi di scena e tanto, tanto divertimento. E’ questo Panda. Prova a prenderla, più che uno spot, un vero e proprio cartone animato che dal 27 Gennaio sarà on air in anteprima assoluta sul sito fiatpanda.it, e dal 28 gennaio in tutto il web. Un’operazione di comunicazione partita il 22 dicembre con il trailer del film pianificato in tutte le sale cinematografiche e proseguita sul sito fiatpanda.it.
Il film racconta il folle inseguimento tra la nuova Panda, italiana al 100%, prodotta nel nuovo stabilimento di Pomigliano, e quattro buffi ed agguerriti avversari metafora dei competitors: il tedesco Hans a bordo di un’auto a forma di würstel, il francese Jacques a bordo di un’auto baguette e i due giapponesi Akira e Satoshi a bordo di un’auto a forma di nigiri sushi.
La campagna firmata dall’agenzia Leo Burnett, con a capo Riccardo Robiglio e Paolo Dematteis, executive creative director, è stata ideata dal team di Marco Gucciardi, direttore creativo, e realizzata da Proxima Milano. Un progetto di grande impatto che ha coinvolto più di 15 animatori-illustratori che hanno lavorato per due mesi con l’obiettivo di dare al commercial un sapore cinematografico in pieno stile Pixar.
Fonte: Spot&web
lunedì 30 gennaio 2012
venerdì 27 gennaio 2012
I SOCIAL TRADISCONO McDONALDS
Avete letto di McDonalds? La morale secondo me è che quando il prodotto ha dei punti deboli palesi ed oggettivi nessuna campagna digital può cambiare radicalmente la brand reputation. Questo credo sia giusto dircelo, fin da subito.
Michele
Farsi pubblicità sui Social Network potrebbe non essere così semplice e lo sanno bene gli esperti della nota catena di cibo fast food McDonald, che lo hanno sperimentato a loro spese.
Infatti, con l’intenzione di creare una campagna pubblicitaria che potesse raccontare tutte le più “belle” esperienze vissute gustando i prodotti McDonald, raccontate direttamente dagli utenti di Twitter, l’azienda ha ricevuto un’amara sorpresa proprio dai circa 300mila followers del canale sponsorizzato dal marchio in questione.
Così dopo aver fatto circolare degli “hashtag” o parole chiave, identificative, che sarebbero servite allo scopo, i clienti/utenti hanno iniziato a “sfogare” la loro delusione per il cibo McDonald, utilizzando proprio i termini #meetthefarmers e #McDstories. Entrambi i concetti, avrebbero dovuto esprimere, secondo il marchio, la conformità degli ingredienti, sani e sicuri e le esperienze positive dei clienti che scelgono un hamburger o gli altri prodotti alimentari della McDonald.
Niente di tutto ciò e la pubblicità negativa, è diventata così “virale” sul Social Network (...)
Continua a leggere su PianetaTech
Michele
Farsi pubblicità sui Social Network potrebbe non essere così semplice e lo sanno bene gli esperti della nota catena di cibo fast food McDonald, che lo hanno sperimentato a loro spese.
Infatti, con l’intenzione di creare una campagna pubblicitaria che potesse raccontare tutte le più “belle” esperienze vissute gustando i prodotti McDonald, raccontate direttamente dagli utenti di Twitter, l’azienda ha ricevuto un’amara sorpresa proprio dai circa 300mila followers del canale sponsorizzato dal marchio in questione.
Così dopo aver fatto circolare degli “hashtag” o parole chiave, identificative, che sarebbero servite allo scopo, i clienti/utenti hanno iniziato a “sfogare” la loro delusione per il cibo McDonald, utilizzando proprio i termini #meetthefarmers e #McDstories. Entrambi i concetti, avrebbero dovuto esprimere, secondo il marchio, la conformità degli ingredienti, sani e sicuri e le esperienze positive dei clienti che scelgono un hamburger o gli altri prodotti alimentari della McDonald.
Niente di tutto ciò e la pubblicità negativa, è diventata così “virale” sul Social Network (...)
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mercoledì 25 gennaio 2012
QUALCUNO MI SPIEGA QUESTO PRODOTTO?
In questi giorni ho notato passare in televisione lo spot di un prodotto a mio avviso "assurdo".
Si tratta dei nuovi Box della linea VivalaMamma dei F.lli Beretta.
Ora se qualcuno di voi mi spiega le motivazioni di acquisto di un prodotto simile ne sarei contento perchè francamente io non ne trovo. Mi spiego.
Per prima cosa il solo pensiero di mangiare la pasta in un cartone mi fa rabbrividire (già nei piatti di plastica non è il massimo). In secondo luogo ritengo che un'azienda italiana storica e di qualità come F.lli Beretta non sia il promotore più credibile della cultura americana del fast-food e va bene che oggi non si ha nemmeno più tempo (forse) di cucinare ma ritengo che 8 su 10 di noi amino ancora mangiare seduti a tavola.
Infine mi chiedo come possano inserire questo prodotto in una linea chimata VivalaMamma che di mamma proprio non ricorda niente. Misteri del marketing.
Comunque, questo è lo spot. Giudicate voi.
Michele
Si tratta dei nuovi Box della linea VivalaMamma dei F.lli Beretta.
Ora se qualcuno di voi mi spiega le motivazioni di acquisto di un prodotto simile ne sarei contento perchè francamente io non ne trovo. Mi spiego.
Per prima cosa il solo pensiero di mangiare la pasta in un cartone mi fa rabbrividire (già nei piatti di plastica non è il massimo). In secondo luogo ritengo che un'azienda italiana storica e di qualità come F.lli Beretta non sia il promotore più credibile della cultura americana del fast-food e va bene che oggi non si ha nemmeno più tempo (forse) di cucinare ma ritengo che 8 su 10 di noi amino ancora mangiare seduti a tavola.
Infine mi chiedo come possano inserire questo prodotto in una linea chimata VivalaMamma che di mamma proprio non ricorda niente. Misteri del marketing.
Comunque, questo è lo spot. Giudicate voi.
Michele
martedì 24 gennaio 2012
IL BRAND CHE PARLA DA SOLO
Partiamo dalla definizione che Wikipedia da al termine community:
"Una comunità virtuale o comunità online è una comunità di persone interessate ad un determinato argomento comune che comunicano attraverso internet. [...]Organizzare una comunità virtuale significa dar voce ai suoi membri, quindi offrire gli strumenti idonei a permettere loro di formulare pareri, valutazioni, scambiare opinioni in maniera libera, anche a discapito del brand sotto cui si radunano."
Ho provato a scomporre questa definizione e mi sono accorto che basta seguirla alla lettera per cercare di trasformare una semplice pagina Facebook aziendale in una vera e propria community attorno al brand.
"Dar voce ai suoi membri": Troppo spesso si notano fan page aziendali in cui l'unico argomento tremendamente ridondante è il tal prodotto, il tal evento, il tal concorso, insomma è il brand sempre e comunque. Sarà un caso, o forse no, ma prorpio queste sono le fan page con la minor percentuale di commenti e condivisioni tra gli utenti.
"Offrire gli strumenti idonei a permettere loro di forumulare pareri": saper trovare dei contenuti interessanti e saperli collegare con intelligenza al proprio posizionamento di marketing non è semplice ma è cruciale per il successo o il fallimento di una community online. Offrire gli strumenti significa proprio suggerire dei contenuti e proporre attività che consentano un reale engagement.
"scambiare opinioni in maniera libera": quando un utente scrive una critica sulla vostra pagina aziendale e voi cancellate questo commento quasi certamente lui andrà a scriverla su tutti i forum possibili immaginabili iniziando una vera e propria crociata contro la vostra censura. E' bene ricordare che aprire un canale di dialogo con le persone attraverso i social media significa adottare un attegiamento di predisposizione al confronto e alle critiche.
Probabilmente tutto questo potrà sembrare banale e scontato a molti di voi ma la realtà dei fatti è che basta guardarsi attorno per capire come esistano ancora oggi molti brand che parlano da soli perchè non hanno capito che se utilizzano i propri canali social per parlare solo di se stessi, qualsiasi fan seppur volenteroso ed affezionato si stancherà presto di seguirli. Quindi come sempre il problema non è tanto raggiungere un elevato numero di "Mi Piace" ma fare in modo che una percentuale sempre maggiore di questi utenti-fan ineragisca con il brand e con gli altri utenti dando vita ad una community virtuale nella forma ma reale nella sostanza.
Michele
"Una comunità virtuale o comunità online è una comunità di persone interessate ad un determinato argomento comune che comunicano attraverso internet. [...]Organizzare una comunità virtuale significa dar voce ai suoi membri, quindi offrire gli strumenti idonei a permettere loro di formulare pareri, valutazioni, scambiare opinioni in maniera libera, anche a discapito del brand sotto cui si radunano."
Ho provato a scomporre questa definizione e mi sono accorto che basta seguirla alla lettera per cercare di trasformare una semplice pagina Facebook aziendale in una vera e propria community attorno al brand.
"Dar voce ai suoi membri": Troppo spesso si notano fan page aziendali in cui l'unico argomento tremendamente ridondante è il tal prodotto, il tal evento, il tal concorso, insomma è il brand sempre e comunque. Sarà un caso, o forse no, ma prorpio queste sono le fan page con la minor percentuale di commenti e condivisioni tra gli utenti.
"Offrire gli strumenti idonei a permettere loro di forumulare pareri": saper trovare dei contenuti interessanti e saperli collegare con intelligenza al proprio posizionamento di marketing non è semplice ma è cruciale per il successo o il fallimento di una community online. Offrire gli strumenti significa proprio suggerire dei contenuti e proporre attività che consentano un reale engagement.
"scambiare opinioni in maniera libera": quando un utente scrive una critica sulla vostra pagina aziendale e voi cancellate questo commento quasi certamente lui andrà a scriverla su tutti i forum possibili immaginabili iniziando una vera e propria crociata contro la vostra censura. E' bene ricordare che aprire un canale di dialogo con le persone attraverso i social media significa adottare un attegiamento di predisposizione al confronto e alle critiche.
Probabilmente tutto questo potrà sembrare banale e scontato a molti di voi ma la realtà dei fatti è che basta guardarsi attorno per capire come esistano ancora oggi molti brand che parlano da soli perchè non hanno capito che se utilizzano i propri canali social per parlare solo di se stessi, qualsiasi fan seppur volenteroso ed affezionato si stancherà presto di seguirli. Quindi come sempre il problema non è tanto raggiungere un elevato numero di "Mi Piace" ma fare in modo che una percentuale sempre maggiore di questi utenti-fan ineragisca con il brand e con gli altri utenti dando vita ad una community virtuale nella forma ma reale nella sostanza.
Michele
lunedì 23 gennaio 2012
LO SPOT DEL FORUM DELLA COMUNICAZIONE DIGITALE 2012
E' online lo spot della nuova edizione 2012 del Forum della Comunicazione Digitale che si terrà il 7 Febbraio a Milano. Trovate tutte le info della manifestazione sul sito dedicato www.forumdigitale.it/
Ovviamente non potete mancare, ma se proprio non riuscite a partecipare, potete seguire l'evento via Twitter leggendo tutti i commenti postati in diretta dal pubblico.
Michele
Ovviamente non potete mancare, ma se proprio non riuscite a partecipare, potete seguire l'evento via Twitter leggendo tutti i commenti postati in diretta dal pubblico.
Michele
venerdì 20 gennaio 2012
UNA APP PER LA CITTA' DI FIRENZE
Oggi vi segnalo un App educativa molto interessante creata da Mondadori per rendere omaggio a Firenze e alla sua tradizione artistica e culturale.
Si chiama Firenze Virtual History ed è un app a pagamento Educational, disponibile per i clienti iPad, in doppia lingua: inglese e italiano.
Basata sull’ utilizzo della tecnologia "bubble viewer" che valorizza i sensori presenti nel dispositivo (accelerometro e bussola), l’app crea una nuova generazione di illustrazioni a forma di bolla digitale e consente un viaggio tridimensionale nella città ideatrice del Rinascimento. Il costo per il download è di 7,99€.
Michele
Tra le tante cose (...) è possibile manipolare le costruzioni architettoniche ristudiate appositamente in 3D, dal Battistero di San Giovanni al Palazzo Vecchio, da Santa Maria Novella al Palazzo Pitti, svelando con l’interattività e la realtà virtuale tutti i segreti della capitale del Rinascimento. La app inoltre ripercorre con dettagliate linee del tempo, i maggiori geni fiorentini di tutti i tempi che hanno operato nella città; i grandi personaggi, oggi rappresentati nelle sculture della galleria degli Uffizi, ed i principali eventi storici e battaglie che hanno segnato la storia della città.
Fonte: Applicazioni Mondadori
Si chiama Firenze Virtual History ed è un app a pagamento Educational, disponibile per i clienti iPad, in doppia lingua: inglese e italiano.
Basata sull’ utilizzo della tecnologia "bubble viewer" che valorizza i sensori presenti nel dispositivo (accelerometro e bussola), l’app crea una nuova generazione di illustrazioni a forma di bolla digitale e consente un viaggio tridimensionale nella città ideatrice del Rinascimento. Il costo per il download è di 7,99€.
Michele
Tra le tante cose (...) è possibile manipolare le costruzioni architettoniche ristudiate appositamente in 3D, dal Battistero di San Giovanni al Palazzo Vecchio, da Santa Maria Novella al Palazzo Pitti, svelando con l’interattività e la realtà virtuale tutti i segreti della capitale del Rinascimento. La app inoltre ripercorre con dettagliate linee del tempo, i maggiori geni fiorentini di tutti i tempi che hanno operato nella città; i grandi personaggi, oggi rappresentati nelle sculture della galleria degli Uffizi, ed i principali eventi storici e battaglie che hanno segnato la storia della città.
Fonte: Applicazioni Mondadori
giovedì 19 gennaio 2012
IL CRISIS MANAGEMENT
Dato che purtroppo con questa crisi e con gli ultimi avvenimenti tragici di cronaca il crisis managment è tornato prepotentemente di moda ho pensato di pubblicare questa breve descrizione per consentire a tutti di ricordarsi cosa significa e cosa comporta dotare l'azienda di questa strategia.
Michele
Il Crisis Management rappresenta un approccio sistematico e preordinato per il contenimento dei danni.
La nozione di crisi aziendale segue un’impostazione ibrida e contingente, in base alla quale l’analisi delle cause di crisi, i modelli di misurazione e previsione, la scelta delle strategie di risanamento a breve e a lungo termine, non possono essere formalizzati in modo prescrittivo e generalizzato, richiedendo una profonda conoscenza dell’azienda, della concorrenza e delle fonti del vantaggio competitivo.
Infatti, la crisi si configura come uno stato patologico della vita d’azienda e si verifica in presenza di una situazione di squilibrio economico e finanziario che perdura nel tempo, con la conseguente difficoltà di ripristinare la corretta funzionalità della gestione aziendale.
Al di là delle ovvie specificità dovute alla realtà aziendale ed alla gravità della situazione in cui versa, è indissolubilmente legato alle capacità dell’azienda di:
• riconoscere la crisi
• definire la strategia per uscire dalla crisi
• mettere in atto le azioni pianificate
• monitorare i risultati
Fonte: Ipsoa
Michele
Il Crisis Management rappresenta un approccio sistematico e preordinato per il contenimento dei danni.
La nozione di crisi aziendale segue un’impostazione ibrida e contingente, in base alla quale l’analisi delle cause di crisi, i modelli di misurazione e previsione, la scelta delle strategie di risanamento a breve e a lungo termine, non possono essere formalizzati in modo prescrittivo e generalizzato, richiedendo una profonda conoscenza dell’azienda, della concorrenza e delle fonti del vantaggio competitivo.
Infatti, la crisi si configura come uno stato patologico della vita d’azienda e si verifica in presenza di una situazione di squilibrio economico e finanziario che perdura nel tempo, con la conseguente difficoltà di ripristinare la corretta funzionalità della gestione aziendale.
Al di là delle ovvie specificità dovute alla realtà aziendale ed alla gravità della situazione in cui versa, è indissolubilmente legato alle capacità dell’azienda di:
• riconoscere la crisi
• definire la strategia per uscire dalla crisi
• mettere in atto le azioni pianificate
• monitorare i risultati
Fonte: Ipsoa
mercoledì 18 gennaio 2012
YOUTUBE: LA TOP TEN DEGLI SPOT 2011
Youtube ha stilato la classifica dei 10 Spot più cliccati sulla propria piattaforma.
"Tutti almeno una volta, abbiamo condiviso, commentato o anche solo espresso un semplice 'mi piace' – spiega Francesca Mortari, Head of YouTube and Display di Google per l´Italia -. E' proprio alla luce di queste considerazioni che il video advertising sta cambiando: oggi più che mai le pubblicità si propongono come una forma di intrattenimento a tutti gli effetti. Complici di questo cambio di rotta sono anche i nuovi formati pubblicitari oggi disponibili, che coinvolgono ancor di più lo spettatore". La classifica è stata realizzata analizzando tutti i video pubblicitari che sono stati caricati su YouTube nel 2011 e evidenziando quelli che hanno ricevuto il maggior numero di visualizzazioni in Italia. " (da Pubblicità Italia)
Vi metto di seguito il mio preferito per originalità creativa e capacità di mantenere alta l'attenzione di chi lo guarda. Se volete vederli tutti vi segnalo il link su GqItalia.it
Michele
"Tutti almeno una volta, abbiamo condiviso, commentato o anche solo espresso un semplice 'mi piace' – spiega Francesca Mortari, Head of YouTube and Display di Google per l´Italia -. E' proprio alla luce di queste considerazioni che il video advertising sta cambiando: oggi più che mai le pubblicità si propongono come una forma di intrattenimento a tutti gli effetti. Complici di questo cambio di rotta sono anche i nuovi formati pubblicitari oggi disponibili, che coinvolgono ancor di più lo spettatore". La classifica è stata realizzata analizzando tutti i video pubblicitari che sono stati caricati su YouTube nel 2011 e evidenziando quelli che hanno ricevuto il maggior numero di visualizzazioni in Italia. " (da Pubblicità Italia)
Vi metto di seguito il mio preferito per originalità creativa e capacità di mantenere alta l'attenzione di chi lo guarda. Se volete vederli tutti vi segnalo il link su GqItalia.it
Michele
lunedì 16 gennaio 2012
LAVAZZA CAMBIA TESTIMONIAL
Cosa ci sarà realmente dietro a questa scelta? Se escludessimo eventuali problemi economici legati al rinnovo contrattuale, è pluasibile un cambio di posizionamento in arrivo per Lavazza?
Dopo tanti anni di creatività legata ad un testimonial non sarà facile cambiare ma proprio per questo io tenterei una strada diversa, almeno come fase intermedia e preparatoria al cambio.
Michele
Laurenti e Bonolis dicono addio al paradiso del caffè – Miracoli, litigate, eventi improbabili e, soprattutto, tante risate: gli ultimi undici anni di Lavazza con Paolo Bonolis e Luca Laurenti sono stati quanto di più spasso la tv, e in particolare la pubblicità, potessero offrire. Dato che purtroppo anche le cose più belle devono però prima o poi avere una fine era prevedibile che anche questa pioggia di risate si sarebbe prima o poi esaurita: sembra che quel momento sia in fine arrivato, Larenti e Bonolis lasciano infatti il paradiso Lavazza.
Fonte: Chedonna.it
Dopo tanti anni di creatività legata ad un testimonial non sarà facile cambiare ma proprio per questo io tenterei una strada diversa, almeno come fase intermedia e preparatoria al cambio.
Michele
Laurenti e Bonolis dicono addio al paradiso del caffè – Miracoli, litigate, eventi improbabili e, soprattutto, tante risate: gli ultimi undici anni di Lavazza con Paolo Bonolis e Luca Laurenti sono stati quanto di più spasso la tv, e in particolare la pubblicità, potessero offrire. Dato che purtroppo anche le cose più belle devono però prima o poi avere una fine era prevedibile che anche questa pioggia di risate si sarebbe prima o poi esaurita: sembra che quel momento sia in fine arrivato, Larenti e Bonolis lasciano infatti il paradiso Lavazza.
La stessa azienda ha così annunciato la fine di un’epoca: ”La staffetta di Paolo Bonolis e Luca Laurenti con nuovi attori rientra nel naturale sviluppo del progetto ‘Paradiso’ dove dopo un certo periodo i protagonisti, sempre eccellenti, si alternano. Bonolis e Laurenti sono stati due grandi interpreti di questi spot e a loro Lavazza dedica un sentito grazie per l’amicizia, la professionalità e la passione con cui hanno lavorato in questi anni”.
A prescindere dalla naturale fine di un ciclo sembra però che altri potrebbero essere i motivi che hanno portato alla separazione, come ad esempio questioni economiche irrisolte. Comunque sia adesso si attende di sapere che sarà l’erede della celestiale coppia e i soliti ben informati giurano che a pubblicizzare il celebre caffè arriverà Enrico Brignano, comico romano che soprattutto nell’ultimo periodo sta conoscendo un successo davvero scoppiettante.
Fonte: Chedonna.it
venerdì 13 gennaio 2012
OSSERVATORIO MULTICANALITA' 2011
Come cambia l'approccio ai media? Come si evolve il consumatore in ottica multicanale? Quanto pesa un'opinione trovata in Rete? Come direbbe un pubblicitario old style: "questo e molto altro" lo potete trovare seguendo le indicazioni qui sotto.
Michele
Tratto da Multicanalità.It
Le presentazioni del convegno “Osservatorio Multicanalità 2011: la multicanalità genera sviluppo?” del 15 dicembre 2011 sono consultabili su Slideshare.
E’ possibile richiedere le presentazioni in pdf compilando il form dedicato; gli atti verranno inviati alla mail indicata entro 48 ore dalla richiesta.
Per chi non ha potuto partecipare al convegno, è disponibile il video dell’intero evento.
Tratto da FranzRusso.it
(... )Il ruolo del buzz online si conferma sempre più importante.
Cresce il numero di coloro che leggono commenti su prodotti e servizi, ben 20 milioni di italiani, e al contempo diminuisce la diffidenza verso i giudizi reperiti su blog, forum e community.
"Il consumatore multicanale è ormai in pieno sviluppo ed è diventato egli stesso un medium.” – commenta Cristina Papini, Research & Analytics Sales Director di Nielsen – “Circa la metà di coloro che partecipano attivamente alle discussioni su internet, lo fa per condividere la propria esperienza o per cercare informazioni su prodotti e servizi, il 36% per fornirle. La comunicazione è indirizzata più ai pari che alle aziende: “solo” il 26% dichiara di farlo per interagire con esse.”Lo scenario digitale in Italia vede il consumo di internet da PC in costante crescita: crescono i navigatori attivi nel mese (+12%) e gli utenti attivi nel giorno medio, che ormai raggiungono i 13 milioni. Significativo l’aumento dell’utenza femminile di internet (+13% rispetto al 2010) e quella dei cosiddetti “silver surfer” (navigatori con età maggiore di 54 anni) che registra una crescita in un anno dell’11%. (...)
Michele
Tratto da Multicanalità.It
Le presentazioni del convegno “Osservatorio Multicanalità 2011: la multicanalità genera sviluppo?” del 15 dicembre 2011 sono consultabili su Slideshare.
E’ possibile richiedere le presentazioni in pdf compilando il form dedicato; gli atti verranno inviati alla mail indicata entro 48 ore dalla richiesta.
Per chi non ha potuto partecipare al convegno, è disponibile il video dell’intero evento.
Tratto da FranzRusso.it
(... )Il ruolo del buzz online si conferma sempre più importante.
Cresce il numero di coloro che leggono commenti su prodotti e servizi, ben 20 milioni di italiani, e al contempo diminuisce la diffidenza verso i giudizi reperiti su blog, forum e community.
"Il consumatore multicanale è ormai in pieno sviluppo ed è diventato egli stesso un medium.” – commenta Cristina Papini, Research & Analytics Sales Director di Nielsen – “Circa la metà di coloro che partecipano attivamente alle discussioni su internet, lo fa per condividere la propria esperienza o per cercare informazioni su prodotti e servizi, il 36% per fornirle. La comunicazione è indirizzata più ai pari che alle aziende: “solo” il 26% dichiara di farlo per interagire con esse.”Lo scenario digitale in Italia vede il consumo di internet da PC in costante crescita: crescono i navigatori attivi nel mese (+12%) e gli utenti attivi nel giorno medio, che ormai raggiungono i 13 milioni. Significativo l’aumento dell’utenza femminile di internet (+13% rispetto al 2010) e quella dei cosiddetti “silver surfer” (navigatori con età maggiore di 54 anni) che registra una crescita in un anno dell’11%. (...)
giovedì 12 gennaio 2012
IL PEGGIOR PRODOTTO 2011
Non so se questo sia realmente il peggior prodotto del 2011 sicuramente è un clamoroso errore di marketing commesso da chi non te lo aspetti. Sto parlando del costume push-up per bambine lanciato da Abercrombie & Fitch. Qualcuno potrebbe obettare che nessuna innovazione di prodotto sarebbe tale se si limitasse a riprodurre qualcosa di già esistente e dunque il marketing ha voluto rischiare cercando di creare un nuovo mercato. Peccato che le crtiche suscitate abbiano di gran lunga superato le vendite con non pochi danni alla reputazione aziendale.
Michele
Tratto dal post "I Peggiori Flop di Marketing 2011" pubblicato su NinjaMarketing
Non è una grande idea pubblicizzare un costume push-up per bambine e di certo non occorre un esperto di marketing per capirlo. A marzo 2011 Abercrombie & Fitch presentava la sua collezione Abercrombie Kids, dedicata a bambini e ragazzini dagli 8 ai 14 anni. All’interno di questa collezione spadroneggiava il modello “Ashley” un triangolo push-up. Il prodotto suscitò da subito le critiche e la rabbia di molti genitori americani: “Il reggiseno push-up è, effettivamente, uno strumento sessuale, progettato per rialzare il seno e metterlo in evidenza, renderlo più accessibile agli occhi” chiosava il blog per genitori Babble. Abercrombie cercò subito di alleviare il problema dichiarando che il costume era “imbottito” e ovviamente per ragazzine sopra i 12 anni. Ciò non è bastato e per molti è il peggior prodotto del 2011.
Michele
Tratto dal post "I Peggiori Flop di Marketing 2011" pubblicato su NinjaMarketing
Non è una grande idea pubblicizzare un costume push-up per bambine e di certo non occorre un esperto di marketing per capirlo. A marzo 2011 Abercrombie & Fitch presentava la sua collezione Abercrombie Kids, dedicata a bambini e ragazzini dagli 8 ai 14 anni. All’interno di questa collezione spadroneggiava il modello “Ashley” un triangolo push-up. Il prodotto suscitò da subito le critiche e la rabbia di molti genitori americani: “Il reggiseno push-up è, effettivamente, uno strumento sessuale, progettato per rialzare il seno e metterlo in evidenza, renderlo più accessibile agli occhi” chiosava il blog per genitori Babble. Abercrombie cercò subito di alleviare il problema dichiarando che il costume era “imbottito” e ovviamente per ragazzine sopra i 12 anni. Ciò non è bastato e per molti è il peggior prodotto del 2011.
mercoledì 11 gennaio 2012
LA RAI PERDE INSERZIONISTI.. CHE NOVITA'!
Questa è una vecchia storia,. Nell'articolo si domandano il perchè la Rai fatichi a vendere la pubblicità... Secondo me dipende sempre e comunque dalla proposta editoriale che viene inserita all'interno dei palinsesti. Credo che escludendo il target donna r.a. (50-70 anni) ben presidiato da Antonella Clerici e dalle struggenti fiction made in italy, ci siano dei vuoti clamorosi nell'offerta di format televisivi.
Utilizzereste mai la Rai per promuovere la Smemoranda o la nuova collezione H&M?
Michele
Non si arresta l’emorragia di ricavi pubblicitari della tv pubblica. La Sipra ha perso qualcosa come 250 milioni per mancate inserzioni, il dato arriva da due fonti di colore diverso, Repubblica e Libero. Per questo motivo si fa una gran fatica a chiudere un bilancio in pareggio nonostante i faraonici tagli al budget approvati dalle ultime gestioni (compresa quella del direttore generale Lorenza Lei). La Rai taglia, spende sempre meno, ma fra l’evasione del canone e il calo della pubblicità il risultato finale è comunque in rosso.
Se nel 2000 le entrate pubblicitarie Sipra erano il 60% di quelle Publitalia ora siamo scesi al 40%, la ragione sta anche nella preferenza degli investitori per i target più pregiati dell’auditel, ma la responsabilità non può essere solo lì. Se è vero che la media sul “target commerciale” 15-64 anni è inferiore di 4 punti percentuale in favore di Mediaset rimane evidente la sproporzione nei ricavi da pubblicità. Se il mercato arretra la Rai ci rimette, il Biscione no. Perché?
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Utilizzereste mai la Rai per promuovere la Smemoranda o la nuova collezione H&M?
Michele
Non si arresta l’emorragia di ricavi pubblicitari della tv pubblica. La Sipra ha perso qualcosa come 250 milioni per mancate inserzioni, il dato arriva da due fonti di colore diverso, Repubblica e Libero. Per questo motivo si fa una gran fatica a chiudere un bilancio in pareggio nonostante i faraonici tagli al budget approvati dalle ultime gestioni (compresa quella del direttore generale Lorenza Lei). La Rai taglia, spende sempre meno, ma fra l’evasione del canone e il calo della pubblicità il risultato finale è comunque in rosso.
Se nel 2000 le entrate pubblicitarie Sipra erano il 60% di quelle Publitalia ora siamo scesi al 40%, la ragione sta anche nella preferenza degli investitori per i target più pregiati dell’auditel, ma la responsabilità non può essere solo lì. Se è vero che la media sul “target commerciale” 15-64 anni è inferiore di 4 punti percentuale in favore di Mediaset rimane evidente la sproporzione nei ricavi da pubblicità. Se il mercato arretra la Rai ci rimette, il Biscione no. Perché?
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martedì 10 gennaio 2012
COME COMUNICANO I GIOVANI?
Una ricerca dell’Ericsson ConsumerLab svela le abitudini dei teenager in fatto di comunicazione. L’indagine, condotta su un campione di quasi 2.000 intervistati americani tra i 13 e i 17 anni, mostra come i comportamenti dei giovanissimi avranno importanti implicazioni sul futuro dei dispositivi connessi e della tecnologia. Lo studio evidenzia come l’utilizzo diffuso degli sms e di facebook abbia cambiato la dinamica degli appuntamenti tra teenager. Gli sms rimangono lo strumento di comunicazione piu’ scelto dai giovani quando l’incontro di persona non e’ possibile. Le chiamate invece sono considerate uno strumento di comunicazione piu’ adatto agli adulti. Altro cambiamento e’ il fatto che modificare il proprio stato sentimentale su facebook in “impegnato con” o in “single” e’ visto dagli amici quale la dichiarazione ufficiale in questo ambito. La ricerca rileva che i diciassettenni possiedono in egual misura smartphone e cellulari, mentre i tredicenni sono molto piu’ interessati a possedere uno smartphone, se non ne hanno gia’ uno. “I comportamenti sono dinamici, e cambiano mano a mano che le persone entrano in differenti fasce d’eta’. Crescendo i teenager iniziano a utilizzare gli strumenti di comunicazione come fanno gli adulti. Continuano a utilizzare i loro strumenti, quali gli sms, facebook e le video chat ma, allo stesso tempo, comprendono il bisogno di usare la voce e le email nel momento in cui entrano negli stadi successivi della loro vita”, ha dichiarato Ann-Charlotte Kornblad, Senior advisor, Ericsson ConsumerLab. (AGI)
FONTE: www.primaonline.it
FONTE: www.primaonline.it
giovedì 5 gennaio 2012
STORIE (INFINITE) DI BRANDING
Ho voluto chiamare questo pezzo "storie di branding" perchè dietro ad ogni azienda di successo c'è una storia che ha portato il proprio marchio a diventare brand o marca, se preferite dirlo all'italiana. Le caratteristiche che accomunano tutte queste storie sono secondo me principalmente due: l'inizio e la fine.
L'inizio è sicuramente una fase cruciale per dare lo slancio necessario alla metamorfosi marchio-marca ed è la scelta del posizionamento strategico da presidiare nella mente del cliente, quel "solo noi" possiamo fare o dare certe cose e sappiamo farlo come nessuno.
La fine è invece una contraddizione in essere poichè non esiste una vera e propria fine.
Il posizionamento scelto inizialmente viene comunicato continuamente sotto diverse forme creative, attraverso diversi media, ma sempre cercando di conferire valore al brand.
Ragionando su alcuni claim scelti dalle aziende più importanti possiamo individuare almeno 4 tipi di posizionamento strategico differenti.
POSIZIONAMENTO DI LEADERSHIP
Comunicare il proprio brand come la migliore e l'unica soluzione possibile per un determinato tipo di prodotto o servizio.
"Nespresso, what else?"
"Lufthansa. There's no better way to fly"
"Se non hai un iPhone, beh non hai un iPhone"
POSIZIONAMENTO DI LIFESTYLE
Associare al proprio brand una particolare filosofia di vita o modo di pensare ed affrontare il mondo.
Nike. Just do it
Apple. Think different
Renault. Drive the change
POSIZIONAMENTO DI TRANQUILLITÁ
Rassicurare il target sulla bontà dei propri prodotti toccando le classiche leve emozionali basiche come la famiglia, casa, amore ecc..
Dove c'è Barilla c'è casa
Intimissimi. Vicini al cuore delle donne.
Scavolini. La più amata dagli italiani.
POSIZIONAMENTO TECNICO
Comunicare il proprio brand partendo da una caratteristica intrinseca del prodotto/servizio offerto.
Red Bull ti mette le ali
Tele2. Perchè pagare di più?
Volkswagen. Das Auto
Inutile aggiungere che una volta scelto il posizionamento questo debba trovare un riscontro concreto e reale nei prodotti e nei servizi che l'intera azienda offre, altrimenti la storia infinita non durerà così a lungo.
Michele
L'inizio è sicuramente una fase cruciale per dare lo slancio necessario alla metamorfosi marchio-marca ed è la scelta del posizionamento strategico da presidiare nella mente del cliente, quel "solo noi" possiamo fare o dare certe cose e sappiamo farlo come nessuno.
La fine è invece una contraddizione in essere poichè non esiste una vera e propria fine.
Il posizionamento scelto inizialmente viene comunicato continuamente sotto diverse forme creative, attraverso diversi media, ma sempre cercando di conferire valore al brand.
Ragionando su alcuni claim scelti dalle aziende più importanti possiamo individuare almeno 4 tipi di posizionamento strategico differenti.
POSIZIONAMENTO DI LEADERSHIP
Comunicare il proprio brand come la migliore e l'unica soluzione possibile per un determinato tipo di prodotto o servizio.
"Nespresso, what else?"
"Lufthansa. There's no better way to fly"
"Se non hai un iPhone, beh non hai un iPhone"
POSIZIONAMENTO DI LIFESTYLE
Associare al proprio brand una particolare filosofia di vita o modo di pensare ed affrontare il mondo.
Nike. Just do it
Apple. Think different
Renault. Drive the change
POSIZIONAMENTO DI TRANQUILLITÁ
Rassicurare il target sulla bontà dei propri prodotti toccando le classiche leve emozionali basiche come la famiglia, casa, amore ecc..
Dove c'è Barilla c'è casa
Intimissimi. Vicini al cuore delle donne.
Scavolini. La più amata dagli italiani.
POSIZIONAMENTO TECNICO
Comunicare il proprio brand partendo da una caratteristica intrinseca del prodotto/servizio offerto.
Red Bull ti mette le ali
Tele2. Perchè pagare di più?
Volkswagen. Das Auto
Inutile aggiungere che una volta scelto il posizionamento questo debba trovare un riscontro concreto e reale nei prodotti e nei servizi che l'intera azienda offre, altrimenti la storia infinita non durerà così a lungo.
Michele
martedì 3 gennaio 2012
UN SOLDATO CRITICA LO SPOT DI UN VIDEOGIOCO
Sarà che è appena passato Natale e che forse sono più sensibile rispetto a certi temi ma secondo me ci sono casi in cui la creatività a fini commerciali supera alcuni limiti che credo non debbano essere oltrepassati. Condivido la frustrazione del soldato e non posso che criticare questa scelta creativa votata a comunicare una simbiosi virtuale-reale espressa in modo sbagliato.
Michele
Articolo originale su: Gamerbrain
Il live action di Sam Worthington e Jonah Hill ispirato a Modern Warfare 3 è stato aspramente criticato da D.B Grady, autore di romanzi ed ex paracadutista dell’esercito degli Stati Uniti, in questo articolo vi riportiamo la sua dichiarazione ufficiale.
"Lo spot rappresenta la guerra in modo meno sporca, se fossimo nel 2001, precisamente il 10 Settembre forse non sarebbe cosi male. I giovani non possono ricordare il Vietnam per questo si basano su fantasie, il loro cuore batte lentamente anche se una granata ti sibila vicino o hai addosso puntati numerosi riflettori cosa che nella vera guerra non accade!
Dopo 10 anni di guerra costante, migliaia di amputati e bare avvolte nella bandiera è triste vedere come nessuno di coloro che hanno fatto lo spot ha considerato l’idea di proporre scene di gioco e non un live action che non ha nulla a che vedere con la vera e cruda guerra, viene vista come un gioco."
Di seguito vi riportiamo lo post in questione in modo da poter dare un vostro giudizio via commento:
Michele
Articolo originale su: Gamerbrain
Il live action di Sam Worthington e Jonah Hill ispirato a Modern Warfare 3 è stato aspramente criticato da D.B Grady, autore di romanzi ed ex paracadutista dell’esercito degli Stati Uniti, in questo articolo vi riportiamo la sua dichiarazione ufficiale.
"Lo spot rappresenta la guerra in modo meno sporca, se fossimo nel 2001, precisamente il 10 Settembre forse non sarebbe cosi male. I giovani non possono ricordare il Vietnam per questo si basano su fantasie, il loro cuore batte lentamente anche se una granata ti sibila vicino o hai addosso puntati numerosi riflettori cosa che nella vera guerra non accade!
Dopo 10 anni di guerra costante, migliaia di amputati e bare avvolte nella bandiera è triste vedere come nessuno di coloro che hanno fatto lo spot ha considerato l’idea di proporre scene di gioco e non un live action che non ha nulla a che vedere con la vera e cruda guerra, viene vista come un gioco."
Di seguito vi riportiamo lo post in questione in modo da poter dare un vostro giudizio via commento:
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