Partiamo dalla definizione che Wikipedia da al termine community:
"Una comunità virtuale o comunità online è una comunità di persone interessate ad un determinato argomento comune che comunicano attraverso internet. [...]Organizzare una comunità virtuale significa dar voce ai suoi membri, quindi offrire gli strumenti idonei a permettere loro di formulare pareri, valutazioni, scambiare opinioni in maniera libera, anche a discapito del brand sotto cui si radunano."
Ho provato a scomporre questa definizione e mi sono accorto che basta seguirla alla lettera per cercare di trasformare una semplice pagina Facebook aziendale in una vera e propria community attorno al brand.
"Dar voce ai suoi membri": Troppo spesso si notano fan page aziendali in cui l'unico argomento tremendamente ridondante è il tal prodotto, il tal evento, il tal concorso, insomma è il brand sempre e comunque. Sarà un caso, o forse no, ma prorpio queste sono le fan page con la minor percentuale di commenti e condivisioni tra gli utenti.
"Offrire gli strumenti idonei a permettere loro di forumulare pareri": saper trovare dei contenuti interessanti e saperli collegare con intelligenza al proprio posizionamento di marketing non è semplice ma è cruciale per il successo o il fallimento di una community online. Offrire gli strumenti significa proprio suggerire dei contenuti e proporre attività che consentano un reale engagement.
"scambiare opinioni in maniera libera": quando un utente scrive una critica sulla vostra pagina aziendale e voi cancellate questo commento quasi certamente lui andrà a scriverla su tutti i forum possibili immaginabili iniziando una vera e propria crociata contro la vostra censura. E' bene ricordare che aprire un canale di dialogo con le persone attraverso i social media significa adottare un attegiamento di predisposizione al confronto e alle critiche.
Probabilmente tutto questo potrà sembrare banale e scontato a molti di voi ma la realtà dei fatti è che basta guardarsi attorno per capire come esistano ancora oggi molti brand che parlano da soli perchè non hanno capito che se utilizzano i propri canali social per parlare solo di se stessi, qualsiasi fan seppur volenteroso ed affezionato si stancherà presto di seguirli. Quindi come sempre il problema non è tanto raggiungere un elevato numero di "Mi Piace" ma fare in modo che una percentuale sempre maggiore di questi utenti-fan ineragisca con il brand e con gli altri utenti dando vita ad una community virtuale nella forma ma reale nella sostanza.
Michele
martedì 24 gennaio 2012
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Totalmente d'accordo nel merito dell'articolo. E' vero che sempre più le community e le aggregazioni tribali di fans, o semplici consumatori, provocano uno scivolamento di mansioni nella gestione efficace del brand, e un'interconnessione (auspicata, ma ancora poco praticata) tra le varie funzioni aziendali, sopratutto tra quella di customer care e di marketing.
RispondiEliminaIl punto è che è sempre più necessaria per un incremento della brand reputation una maggiore educazione al mezzo e un focus alle dinamiche di aggregazione che, grazie al netowrking, si concretizzano in iniziative di sostegno, o viceversa di protesta, in tempi rapidissimi.
Discorso valido questo sia per le PMI, sia per i grandi brand, presenti anche sul mercato internazionale.