venerdì 10 maggio 2013

RIFLESSIONI DI UN PUBBLICITARIO GENTILUOMO

Oggi vi riporto un estrato di un articolo molto interessante scritto da Pasquale Barbella copywriter, saggista, scrittore dall'invidiabile carriera nel mondo della comunicazione commerciale d'impresa e non solo. L'articolo scritto a supporto del libro «L’austerità creativa nella comunicazione di oggi» inizia con un assunto emblematico: "il male della pubblicità è che qualsiasi idiota può farla". 
Curiosi? Buona lettura!
Michele 
 
Non esiste una categoria compatta di pubblicitari (l’Art Directors Club Italiano ne raccoglie solo una parte, impegnata a condividere una serie di orientamenti professionali e deontologici); né credo che i pubblicitari, buoni o cattivi che siano, debbano essere considerati più responsabili dei loro committenti di quanto e come le aziende comunicano. Il male della pubblicità è che qualsiasi idiota può farla, se ha denaro sufficiente a occupare spazio sui media. Ciò genera spesso delle mostruosità.(...)

La qualità media della comunicazione commerciale (qualità professionale e qualità etica) può migliorare a una sola condizione: che le aziende imparino, se ne hanno la voglia e l’opportunità, a considerare la propria comunicazione come un’attività editoriale.
Nel momento in cui un produttore di merendine, di automobili o di mutande accede ai media, deve sapere che si è provvisoriamente trasformato in influenzatore di opinioni e assumere consapevolezze e responsabilità proprie degli organi di stampa, del giornalismo, dell’intrattenimento. Le università dovrebbero rifondare su questo semplice assunto i loro programmi di formazione manageriale.
In una civiltà sempre più caratterizzata dall’espansione dei media (vecchi e nuovi), il marketing tradizionale non basta più; deve acquisire competenze e sensibilità nuove, più attente al significato e all’effetto dei suoi messaggi.

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