Soldi in cambio di amicizie: la scommessa dei social network
24/3/2010
Se il web 1.0 erano i siti di commercio elettronico, il web 2.0 sono i social network. Ma possono siti come Facebook generare abbastanza profitti da rimanere sul mercato? Dopo la prima bolla di internet, la nuova promessa è di riuscire a farlo succedere, questa volta sul serio.
I siti di social network (Facebook, Twitter, LinkedIn, etc,) offrono gratuitamente i loro servizi agli utenti, anche per questo motivo forse le iscrizioni sono aumentate in maniera così drammatica. Non è un mistero infatti che la strategia di queste aziende sia stata fare prima il pieno di iscritti e dopo pensare ai profitti. L’esplosione dei costi di gestione associata all’enorme mole di dati e banda da gestire sta aumentando la pressione di dare forma ad un modello di business che mantenga la grande promessa del Web 2.0. I dubbi attengono al fatto se i ricavi provenienti dalla pubblicità saranno sufficienti ad evitare di cominciare a far pagare gli utenti per i servizi che ora ottengono gratuitamente. Gli ultimi dati danno l’advertising sui social network in crescita, anche in controtendenza rispetto non solo alle forme più tradizionali di pubblicità sui media tradizionali, ma anche a quelle sui nuovi media. Un buon risultato, anche se le dimensioni del giro d’affari in valore assoluto sono ancora lontane dal garantire la sopravvivenza di queste strutture nel lungo periodo.
Il modello dei servizi cosiddetti “freemium”, cioè con una componente cosiddetta di base a titolo gratuito e con servizi più sofisticati a pagamento, garantisce per esempio ad un sito come LinkedIn entrate dichiarate di circa 100 milioni di dollari all’anno, che gli permettono di generare anche un decente profitto. Potrebbero bastare per siti che hanno sei-sette volte i costi di gestione? Probabilmente la soluzione a cui alcuni di questi nuovi imprenditori a Silicon Valley stanno guardando presuppone l’utilizzo di diverse fonti di entrata. A quelle già citate, si potrebbero aggiungere gli interessanti ricavi dalla vendita di regali virtuali (champagne, e-card, fiori, etc.) e quelli legati all’acquisto di moneta virtuale per poter effettuare investimenti in giochi come ad esempio “Farmville”. Alcuni calcolano il valore di mercato di questi ultimi due in svariati miliardi di dollari all’anno.
Alcune aziende oggi molto note (Amazon, Yahoo, Google, etc.) sono non solo sopravvissute allo scoppio della prima bolla di internet, ma sono anzi riuscite a diventare tra le aziende più grandi del mondo. Lo hanno fatto riuscendo ad aggiustare il tiro, stabilendo un rapporto di fiducia con i propri utenti, ma soprattutto definendo un modello di business solido e credibile. Oggi quella stessa sfida riguarda i campioni del Web 2.0. i social network. Se anche questi riusciranno a soddisfare le aspettative degli investitori e a dare forma al proprio business, saranno riusciti non solo a vincere la loro scommessa, ma anche a mantenere la promessa del web 2.0 per milioni di persone.
Fabio Sgaragli
Ticonzero.info