Spero che questa vicenda serva da insegnamento per tutte le agenzie/aziende. Scegliere un testimonial soltanto per estetica non può che svilire il ruolo dello stesso e non consente al brand di trarre valore aggiunto. A mio avviso, la scelta del testimonial deve essere ragionata quanto quella del messaggio da comunicare.. se non di più! Michele
Una pastiglia ti fa dimagrire di una taglia ». Era questo il testo che una ditta di prodotti per la cura del corpo aveva proposto a una modella «formosa », la vicentina Elisa D’Ospina. La ventisettenne, però, ha risposto con un secco «no». «Mi sono sempre impegnata - racconta - nel combattere i disturbi alimentari, non mi metto a propagandare prodotti dimagranti. Chi mi ha selezionata ha scelto male». L’indossatrice non ha invece rifiutato un invito di tutt’altro calibro: la partecipazione, prima italiana a farlo, alla «Full fashion figured week», una delle più quotate manifestazioni internazionali dedicate alle misure conformate che si terrà a New York a metà giugno. Lei, taglia 48 che da tempo denuncia il proliferare di siti e blog pro-anoressia e pro-bulimia, andrà negli Stati Uniti per portare anche questo messaggio. Che certo non può accostarsi a quello di un prodotto «perdi peso ». Qualche settimana fa è arrivata alla giovane vicentina, famosa per essere una delle dieci modelle «morbide » d’Italia, il canovaccio dello spot televisivo da imparare per poi partecipare al casting.
«Secondo la scaletta avrei dovuto far vedere che quella pastiglia mi avrebbe fatto perdere una taglia — s p i e g a D’Ospina — provando dei pantaloni sia prima che dopo averla assunta». E così, a corredo della risposta negativa, ha scritto all’agenzia poche ma significative righe: «Vedo che scegliete accuratamente», allegando i documenti del ministero della Salute che nel 2009 l’ha nominata testimonial nazionale per la «Tre giorni della salute». «Mi arrivano richieste strane come questa - commenta la top model taglia 48 - ma non posso prima farmi portavoce dell’accettazione del proprio corpo e poi andare in tv a propagandare un prodotto dimagrante. Ci vuole coerenza in quel che si fa». Comportamento che fa rifiutare anche compensi economici interessanti. «Non avrei accettato nemmeno proposte più alte. Farei volentieri la testimonial di una buona pastasciutta, non delle pastiglie per perdere peso». Intanto, nell'attesa del volo per la «Grande Mela», insieme ad altre modelle del gruppo «Curvy can» («con le curve si può») e ad uno psicologo, D’Ospina va nelle scuole e racconta la sua storia. Quella di una ragazzina di 15 anni a cui è stato proposto di dimagrire molti chili per poter entrare nel mondo della moda. Altro «consiglio » rifiutato.
Fonte: Corriere del Veneto
venerdì 6 maggio 2011
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