Ho trovato questa notizia tramite Google Alert e mi ha colpito in quanto non pensavo proprio che il primo esmpio di pubblictà online fosse così datato. Tuttavia oggi più di allora ritengo che il probelma non stia tanto nella forma del banner pubblicato ma nel contenuto a cui questo ads rimanda.. contenuto che troppo spesso è noioso, inutile e terribilmente fine a se stesso.
Michele
Il primo risale a 17 anni fa esatti. Lo aveva realizzato l’operatore telefonico statunitense AT&T. Era rettangolare (460x60 pixel) e conteneva la scritta “Have you ever clicked you mouse right here? You Will” (“Hai mai cliccato con il mouse qui? Lo farai”). Il primo sito a ospitarlo è stata la versione online a stelle e strisce del magazine delle nuove tecnologie Wired.
Da allora non c’è sito al mondo che non ospiti (o che non mira a ospitare) un banner promozionale. A ricordare la vicenda è la versione italiana di Wired. Viene spiegata la rivoluzione concettuale e commerciale di quelle piccole strisce presenti nelle pagine web. Attualmente ne esistono di tutte le forme e dimensioni, colorati, a scomparsa, animati, associati a foto e filmati.
Con la crescita delle velocità delle connessioni, i pubblicitari si sono sbizzarriti e hanno iniziato a creare banner sempre più elaborati e dalle estensioni maggiori. La capacità di catturare l’attenzione dell’utente è migliorata a tal punto che, in base alle stime di eMarketer riprese dal magazine, in questo momento il mercato dei banner pubblicitari vale oltre 24 miliardi di dollari.
Con il tempo è stato aggiunto il contatore delle visite. Un passaggio scontato ora, ma innovativo allora. Come spiega Wired: per la prima volta si poteva conoscere il numero esatto di persone che leggevano i claim pubblicitari e anche quelli che cliccavano sul brand. Lo stravolgimento - ragiona - non avrebbe riguardato, però, solo il mondo ad, ma tutta l’ editoria online.
Fonte: webmasterpoint.org
venerdì 28 ottobre 2011
mercoledì 26 ottobre 2011
LA PERSONALITA' DI ESSELUNGA
Esselunga ha deciso di regalare ai propri clienti un vero e proprio cortometraggio firmato dal noto regista Giuseppe Tornatore che racconta il brand ed i suoi valori dagli esordi ai giorni nostri.
Il video è ovviamente molto ben ideato e diretto ma soprattutto ritengo che rappresenti l'ennesima dimostrazione di come Esselunga sia di gran lunga la catena di supermercati che più di altre ha saputo dare una personalità al brand anticipando i competitor con idee di marketing vincenti: la carta fidaty, la campagna "melanzana jones", le figurine da collezzione ecc...
Come dire “Noi vendiamo il Supermercato, non i prodotti” (Albert Heijin, fondatore di Ahold).
Michele
Dal Blog di UnicomItalia
Il regista siciliano Giuseppe Tornatore – di cui ci siamo occupati già in un altro post- firma un cortometraggio per Bernardo Caprotti, presidente di Esselunga. Venti giorni di riprese e quasi un anno di lavoro per realizzare un film di 16 minuti, nel quale viene raccontata la storia di una famiglia comune, alle prese con la spesa quotidiana in un supermercato Esselunga, dove i veri protagonisti sono però coloro che lavorano nella preparazione dei banconi. ‘Il Mago di Esselunga’, che sarà distribuito gratuitamente dal 10 ottobre a tutti i clienti possessori di Fidaty card presso le casse dei punti vendita, prende per mano il piccolo Sandrino e lo accompagna, insieme ai genitori Maria e Antonio, in un viaggio magico alla scoperta di quello che c’è “dietro le quinte” dei supermercati Esselunga con i suoi ventimila dipendenti.
Il video è ovviamente molto ben ideato e diretto ma soprattutto ritengo che rappresenti l'ennesima dimostrazione di come Esselunga sia di gran lunga la catena di supermercati che più di altre ha saputo dare una personalità al brand anticipando i competitor con idee di marketing vincenti: la carta fidaty, la campagna "melanzana jones", le figurine da collezzione ecc...
Come dire “Noi vendiamo il Supermercato, non i prodotti” (Albert Heijin, fondatore di Ahold).
Michele
Dal Blog di UnicomItalia
Il regista siciliano Giuseppe Tornatore – di cui ci siamo occupati già in un altro post- firma un cortometraggio per Bernardo Caprotti, presidente di Esselunga. Venti giorni di riprese e quasi un anno di lavoro per realizzare un film di 16 minuti, nel quale viene raccontata la storia di una famiglia comune, alle prese con la spesa quotidiana in un supermercato Esselunga, dove i veri protagonisti sono però coloro che lavorano nella preparazione dei banconi. ‘Il Mago di Esselunga’, che sarà distribuito gratuitamente dal 10 ottobre a tutti i clienti possessori di Fidaty card presso le casse dei punti vendita, prende per mano il piccolo Sandrino e lo accompagna, insieme ai genitori Maria e Antonio, in un viaggio magico alla scoperta di quello che c’è “dietro le quinte” dei supermercati Esselunga con i suoi ventimila dipendenti.
Guarda su Vimeo il film.
martedì 25 ottobre 2011
PSICOLOGIA E PACKAGING
Mi è sempre piaciuto approfondire gli aspetti psicologici della comunicazione in quanto ritengo che siano dei fattori da tenere in altissima conisderazione durante lo studio di una qualsiasi attività di comunicazione. In particolare nello studio di un packaging è fondamentale saper cogliere i punti "deboli" della nostra percezione rispettando i codici comunicativi depositati nella mente dei consumatori (es.Barilla) o innovandoli con coraggio ed intelligenza (ricordate la prima lattina Red Bull? ora sono tutte così).
Se siete appassionati di questi argomenti vi segnalo il blog di Francesca Mura di cui vi riporto un estratto.
Michele
Uno degli aspetti alla base del processo d’acquisto è rappresentato dalle prerogative che caratterizzano il packaging.
Spesso si tende a sottovalutare il ruolo giocato dal design del packaging ma al contrario questo è di fondamentale importanza.
L’aspetto con cui viene presentato un prodotto contribuisce infatti ad indirizzare le nostre scelte ed a fornirci in modo immediato delle informazioni a riguardo.
Ciò è estremamente importante ed addirittura decisivo nel caso in cui il consumatore effettui la sua scelta secondo un processo d’acquisto a basso coinvolgimento.Tale processo è denominato low-involvement (Krugman, 1965). (....)
I segnali non verbali rivestono un ruolo di primaria importanza in ambito comunicativo.
Secondo Fromkin e Rodman (1993) ciò è enfatizzato dal fatto che più del 90% della comunicazione interpersonale sia di tipo non verbale.
L’influenza degli elementi non verbali è ulteriormente confermata del forte impatto che essi hanno sul consumatore.
La presenza degli elementi non verbali permette infatti l’incremento di processi cognitivi nodali come quello attentivo (Finn, 1988), percettivo (Pieters e Warlop, 1999) e mnemonico (Childers e Huston, 1984) e riescono addirittura ad influenzare le attitudini (Babin e Burns, 1997; Mitchell, 1986).
Leggi l'articolo completo sul blog Psicologica-Mente
Se siete appassionati di questi argomenti vi segnalo il blog di Francesca Mura di cui vi riporto un estratto.
Michele
Uno degli aspetti alla base del processo d’acquisto è rappresentato dalle prerogative che caratterizzano il packaging.
Spesso si tende a sottovalutare il ruolo giocato dal design del packaging ma al contrario questo è di fondamentale importanza.
L’aspetto con cui viene presentato un prodotto contribuisce infatti ad indirizzare le nostre scelte ed a fornirci in modo immediato delle informazioni a riguardo.
Ciò è estremamente importante ed addirittura decisivo nel caso in cui il consumatore effettui la sua scelta secondo un processo d’acquisto a basso coinvolgimento.Tale processo è denominato low-involvement (Krugman, 1965). (....)
I segnali non verbali rivestono un ruolo di primaria importanza in ambito comunicativo.
Secondo Fromkin e Rodman (1993) ciò è enfatizzato dal fatto che più del 90% della comunicazione interpersonale sia di tipo non verbale.
L’influenza degli elementi non verbali è ulteriormente confermata del forte impatto che essi hanno sul consumatore.
La presenza degli elementi non verbali permette infatti l’incremento di processi cognitivi nodali come quello attentivo (Finn, 1988), percettivo (Pieters e Warlop, 1999) e mnemonico (Childers e Huston, 1984) e riescono addirittura ad influenzare le attitudini (Babin e Burns, 1997; Mitchell, 1986).
Leggi l'articolo completo sul blog Psicologica-Mente
lunedì 24 ottobre 2011
LANCIA Y: PR O STRATEGIA CREATIVA?
Nei giorni scorsi ho ricevuto una email da Emanuele, un "addetto ai lavori" e lettore di questo blog che mi invitava a riflettere sul cambio di claim che Lancia Y ha subito negli utlimi mesi.
Per chi non se ne fosse accorto inizialmente si era partiti con un azzardato "Il lusso è un diritto" e questo messaggio non era passato inosservato al popolo di internet (come odio questa frase) che subito ne aveva criticato la poca attinenza al periodo economico che coinvolge il paese.
Oggi lo spot recita la seguente presunta verità assoluta: "l'eleganza è un diritto" cambiando di fatto il primo concept con uno più decisamente politicamente corretto.
Questa è la spiegazione ufficiale Fiat:
“Questo claim si inserisce in una strategia che prevede tre diversi momenti di comunicazione per posizionarsi sul mercato”. Come per dire: era tutto già previsto: “Il primo atto della nostra strategia – spiega lui – affermava una nuova idea del lusso, non basata sugli eccessi o sull’ostentazione. Il secondo atto – aggiunge Francois – prevede il passaggio dal lusso all’eleganza. Nella nostra testa, però, il lusso è l’eliminazione del superfluo”. Se è così, anche questo è un cambio di concezione che è interessante documentare. (http://goo.gl/Mk4C6)
Personalmente questa versione dei fatti non mi convince, il lusso e l'eleganza sono due concetti troppo distanti tra loro per essere visti come parti integranti della stessa campagna ed anche se così non fosse, forse avrebbero dovuto invertirli. Che ci sia in realtà lo zampino di un esperto di RP più potente dei creativi?
Se qualcuno avesse elementi più precisi e/o retroscena a me ignoti per decifrirare il "mistero" ... l'indagine è aperta!
Michele
Per chi non se ne fosse accorto inizialmente si era partiti con un azzardato "Il lusso è un diritto" e questo messaggio non era passato inosservato al popolo di internet (come odio questa frase) che subito ne aveva criticato la poca attinenza al periodo economico che coinvolge il paese.
Oggi lo spot recita la seguente presunta verità assoluta: "l'eleganza è un diritto" cambiando di fatto il primo concept con uno più decisamente politicamente corretto.
Questa è la spiegazione ufficiale Fiat:
“Questo claim si inserisce in una strategia che prevede tre diversi momenti di comunicazione per posizionarsi sul mercato”. Come per dire: era tutto già previsto: “Il primo atto della nostra strategia – spiega lui – affermava una nuova idea del lusso, non basata sugli eccessi o sull’ostentazione. Il secondo atto – aggiunge Francois – prevede il passaggio dal lusso all’eleganza. Nella nostra testa, però, il lusso è l’eliminazione del superfluo”. Se è così, anche questo è un cambio di concezione che è interessante documentare. (http://goo.gl/Mk4C6)
Personalmente questa versione dei fatti non mi convince, il lusso e l'eleganza sono due concetti troppo distanti tra loro per essere visti come parti integranti della stessa campagna ed anche se così non fosse, forse avrebbero dovuto invertirli. Che ci sia in realtà lo zampino di un esperto di RP più potente dei creativi?
Se qualcuno avesse elementi più precisi e/o retroscena a me ignoti per decifrirare il "mistero" ... l'indagine è aperta!
Michele
giovedì 20 ottobre 2011
COSA VOGLIONO I FAN?
Ecco qualche spunto interessante per chi si trova a gestire ed alimentare community facebook. Tutti gli indizi portano alla solita grande verità: "cara pubblicità va-de-retro, content is the king".
Michele
Cosa si aspettano e cosa desiderano leggere gli utenti quando consultano le business page nei social network? Quando e perché decidono di abbandonare una pagina? L’indagine realizzata da Lorenzo Amadei e Claudia Zarabara, referenti dell’area Social media marketing di Fondazione Cuoa, indaga questi aspetti concentrandosi su un punto di vista ancora poco esplorato: quello dell’utente!
La survey - realizzata su un campione variegato di 849 utenti – mette in luce una serie di principi fondamentali ai quali le aziende dovrebbero porre attenzione, ai fini di un’efficiente gestione della propria presenza social.
Partendo dal presupposto che l’utilizzo di Facebook è quotidiano per l’86% dei rispondenti, dalla ricerca emerge che più di 8 persone su 10 sono fan di almeno un’azienda, organizzazione o personaggio pubblico: un dato importante, che evidenzia la scelta consapevole degli utenti di dichiarare la propria vicinanza/identificazione con l’oggetto della propria preferenza. Favore accordato per lo più ad aziende (68%) e personaggi famosi (62,5%), al terzo posto gli enti no profit (45,8%). Le Istituzioni pubbliche (33,7%), dimostrano un crescente interesse nei confronti dei social network.
L’effetto passaparola è la prima ragione di diffusione di una fanpage (74,7%), a discapito dei tradizionali motori di ricerca, newsletter ed advertising: è la viralità il volano della crescita in Rete.(...)
Un altro aspetto di importanza cruciale è capire cosa i fan si aspettano dalle pagine aziendali, dato che serve a tarare i contenuti in base alle esigenze del target. A dimostrazione del fatto che gli utenti desiderano coinvolgimento e attenzione, il 43,2% degli intervistati si aspetta contenuti ed iniziative rivolte ai fan, il 34,8% maggiore attenzione alle richieste e suggerimenti postati. I primi tre fattori che spingono un fan a smettere di seguire una pagina sono: il numero eccessivo di messaggi (64,7%), messaggi troppo/solo pubblicitari (49,6%), lo stesso messaggio ripetuto troppe volte (41,5%). (,,,)
Leggi tutto sul blog di MediaLab
Michele
Cosa si aspettano e cosa desiderano leggere gli utenti quando consultano le business page nei social network? Quando e perché decidono di abbandonare una pagina? L’indagine realizzata da Lorenzo Amadei e Claudia Zarabara, referenti dell’area Social media marketing di Fondazione Cuoa, indaga questi aspetti concentrandosi su un punto di vista ancora poco esplorato: quello dell’utente!
La survey - realizzata su un campione variegato di 849 utenti – mette in luce una serie di principi fondamentali ai quali le aziende dovrebbero porre attenzione, ai fini di un’efficiente gestione della propria presenza social.
Partendo dal presupposto che l’utilizzo di Facebook è quotidiano per l’86% dei rispondenti, dalla ricerca emerge che più di 8 persone su 10 sono fan di almeno un’azienda, organizzazione o personaggio pubblico: un dato importante, che evidenzia la scelta consapevole degli utenti di dichiarare la propria vicinanza/identificazione con l’oggetto della propria preferenza. Favore accordato per lo più ad aziende (68%) e personaggi famosi (62,5%), al terzo posto gli enti no profit (45,8%). Le Istituzioni pubbliche (33,7%), dimostrano un crescente interesse nei confronti dei social network.
L’effetto passaparola è la prima ragione di diffusione di una fanpage (74,7%), a discapito dei tradizionali motori di ricerca, newsletter ed advertising: è la viralità il volano della crescita in Rete.(...)
Un altro aspetto di importanza cruciale è capire cosa i fan si aspettano dalle pagine aziendali, dato che serve a tarare i contenuti in base alle esigenze del target. A dimostrazione del fatto che gli utenti desiderano coinvolgimento e attenzione, il 43,2% degli intervistati si aspetta contenuti ed iniziative rivolte ai fan, il 34,8% maggiore attenzione alle richieste e suggerimenti postati. I primi tre fattori che spingono un fan a smettere di seguire una pagina sono: il numero eccessivo di messaggi (64,7%), messaggi troppo/solo pubblicitari (49,6%), lo stesso messaggio ripetuto troppe volte (41,5%). (,,,)
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mercoledì 19 ottobre 2011
IL VIDEO CHE CELEBRA UN ANNO DI iPAD
Guardate questo video e capirete come l'ascesa di questo strumento nella nostra vita privata e professionale di tutti i giorni "is just the beginning".
Michele
Michele
lunedì 17 ottobre 2011
LA STRATEGIA DELL'OCEANO BLU
Ho scopeto da poco questa teoria e la trovo fantastica.. Credo che sia applicabile quasi ovunque e che sicuramente rappresenta una forma mentis vincente. Michele
La Strategia Oceano Blu è la teoria secondo la quale i mercati in cui operano le imprese di qualsiasi tipo sono metaforicamente visti come due oceani paralleli di colore diverso, uno rosso ed uno blu, a seconda del modo in cui si decide di operare sul mercato stesso.
L'oceano rosso è un mercato ipotetico in cui i manager delle imprese si sono focalizzati da tempo, che comprende tutti i settori esistenti, dove vige una continua lotta tra competitors per aggiudicarsi una maggiore fetta di domanda all'interno dello stesso settore e dove c'è completa assenza di innovazione.
In questo tipo di mercato le imprese devono accontentarsi di bassi margini di profitto, perché l'approccio strategico è quello tradizionale, basato sulla sconfitta della concorrenza. Viceversa, un oceano blu è caratterizzato da innovazione!
Le nuove idee sono sviluppate attraverso mosse strategiche, cioè da un insieme di azioni e decisioni manageriali che portano alla nascita di nuovi prodotti e servizi che, a loro volta, fanno nascere nuovi mercati. Ma come si passa da un oceano rosso a quello blu?
Anche se può sembrare difficilissimo abbandonare le logiche tradizionali e studiare nuove strategie, la svolta non è nell'idea geniale che sbaraglierà la concorrenza, ma è dare un valore innovativo a qualcosa che già esiste, interpretandolo in forma diversa.
Si tratta di creare "innovazione di valore": cambiare l'approccio mentale e superare così i confini tradizionali del proprio settore di riferimento per esplorare nuovi territori, guardando soprattutto ai non-clienti e creando nuovi spazi mercato incontaminati.
Per poter dar vita ad un oceano blu non è sufficiente avere a disposizione dirigenti con un buon senso critico e in grado di imparare dagli errori: i manager dovranno riflettere sul fatto che senz'altro esiste una parte di mercato completamente libera, con una struttura differente in cui possono loro stessi decidere le regole.
Il caso
Quando si parla di "Strategia oceano blu" non si può non citare uno degli esempi di maggior successo dell'applicazione della strategia: quello del Cirque du Soleil. Il Cirque du Soleil ha rivoluzionato il settore dei circhi negli Stati Uniti, arrivando a neutralizzare la concorrenza.
L'idea vincente è stata quella eliminare tutti gli ostacoli di varia natura ed inserire elementi nuovi che hanno fatto crescere l'interesse dei clienti andando ad acquisirli anche da altri settori, ad esempio dal teatro.
La mossa strategica ha richiamato un segmento di clientela assolutamente nuovo: adulti e professionisti, pronti a pagare un prezzo molto più alto rispetto alle famiglie con bambini, il tradizionale target di riferimento dei circhi.
In meno di vent'anni, Cirque du Soleil ha raggiunto un fatturato tale da consacrarlo leader mondiale del settore. La strategia si è rivelata di straordinario successo soprattutto perché una crescita così rapida si è verificata in un settore in crisi, per il quale le analisi strategiche tradizionali indicavano un potenziale di crescita molto limitato.
Giuseppina Di Martino su Manageronline
La Strategia Oceano Blu è la teoria secondo la quale i mercati in cui operano le imprese di qualsiasi tipo sono metaforicamente visti come due oceani paralleli di colore diverso, uno rosso ed uno blu, a seconda del modo in cui si decide di operare sul mercato stesso.
L'oceano rosso è un mercato ipotetico in cui i manager delle imprese si sono focalizzati da tempo, che comprende tutti i settori esistenti, dove vige una continua lotta tra competitors per aggiudicarsi una maggiore fetta di domanda all'interno dello stesso settore e dove c'è completa assenza di innovazione.
In questo tipo di mercato le imprese devono accontentarsi di bassi margini di profitto, perché l'approccio strategico è quello tradizionale, basato sulla sconfitta della concorrenza. Viceversa, un oceano blu è caratterizzato da innovazione!
Le nuove idee sono sviluppate attraverso mosse strategiche, cioè da un insieme di azioni e decisioni manageriali che portano alla nascita di nuovi prodotti e servizi che, a loro volta, fanno nascere nuovi mercati. Ma come si passa da un oceano rosso a quello blu?
Anche se può sembrare difficilissimo abbandonare le logiche tradizionali e studiare nuove strategie, la svolta non è nell'idea geniale che sbaraglierà la concorrenza, ma è dare un valore innovativo a qualcosa che già esiste, interpretandolo in forma diversa.
Si tratta di creare "innovazione di valore": cambiare l'approccio mentale e superare così i confini tradizionali del proprio settore di riferimento per esplorare nuovi territori, guardando soprattutto ai non-clienti e creando nuovi spazi mercato incontaminati.
Per poter dar vita ad un oceano blu non è sufficiente avere a disposizione dirigenti con un buon senso critico e in grado di imparare dagli errori: i manager dovranno riflettere sul fatto che senz'altro esiste una parte di mercato completamente libera, con una struttura differente in cui possono loro stessi decidere le regole.
Il caso
Quando si parla di "Strategia oceano blu" non si può non citare uno degli esempi di maggior successo dell'applicazione della strategia: quello del Cirque du Soleil. Il Cirque du Soleil ha rivoluzionato il settore dei circhi negli Stati Uniti, arrivando a neutralizzare la concorrenza.
L'idea vincente è stata quella eliminare tutti gli ostacoli di varia natura ed inserire elementi nuovi che hanno fatto crescere l'interesse dei clienti andando ad acquisirli anche da altri settori, ad esempio dal teatro.
La mossa strategica ha richiamato un segmento di clientela assolutamente nuovo: adulti e professionisti, pronti a pagare un prezzo molto più alto rispetto alle famiglie con bambini, il tradizionale target di riferimento dei circhi.
In meno di vent'anni, Cirque du Soleil ha raggiunto un fatturato tale da consacrarlo leader mondiale del settore. La strategia si è rivelata di straordinario successo soprattutto perché una crescita così rapida si è verificata in un settore in crisi, per il quale le analisi strategiche tradizionali indicavano un potenziale di crescita molto limitato.
Giuseppina Di Martino su Manageronline
martedì 11 ottobre 2011
MONITORARE I COMPORTAMENTI SOCIAL
Credo che per qualsiasi attività di comunicazione online oppure offline sia fondamentale per il marketing di un' azienda misurarne gli effetti. Nel mondo web 2.0 non basta analizzare i volumi e gli accessi ma è forse più interssante soffermarsi a capire i comportamenti degli utenti in termini di interazione e condivisione di contenuti. Anche Google l'ha capito e ci propone delle novità all'interno del servizio di Analytics.
Michele
L’importanza del social media marketing è sempre più evidente, cresce il business online e con esso crescono tutti gli aspetti del marketing online, tra cui primeggiano i vari social network. Ma gestire profili social aziendali serve a poco se non si ha modo di analizzare a fondo i comportamenti degli utenti attraverso una opportuna web analysis. Ecco allora che la piattaforma Google Analytics per l’analisi ed il monitoraggio degli accessi, del comportamento e dei dati anagrafici degli utenti si “adegua” al fenomeno social inserendo nell’elenco voci “Panoramica” la possibilità di analizzare anche gli aspetti social cliccando su “Sociale”.
Interazione sociale(Social Engagement), azione (Social Actions) e pagine (Social Pages) sono le tre voci inerenti l’analisi dei comportamenti social degli utenti online:
Fonte: Http://news.pmiservizi.it
Michele
L’importanza del social media marketing è sempre più evidente, cresce il business online e con esso crescono tutti gli aspetti del marketing online, tra cui primeggiano i vari social network. Ma gestire profili social aziendali serve a poco se non si ha modo di analizzare a fondo i comportamenti degli utenti attraverso una opportuna web analysis. Ecco allora che la piattaforma Google Analytics per l’analisi ed il monitoraggio degli accessi, del comportamento e dei dati anagrafici degli utenti si “adegua” al fenomeno social inserendo nell’elenco voci “Panoramica” la possibilità di analizzare anche gli aspetti social cliccando su “Sociale”.
Interazione sociale(Social Engagement), azione (Social Actions) e pagine (Social Pages) sono le tre voci inerenti l’analisi dei comportamenti social degli utenti online:
- Social Engagement: si presenta con due voci, il Socially Engaged ed il Not Socially Engaged permette di confrontare il comportamento degli utenti provenienti da strumenti di condivisione con quello adottato da visitatori che non sono passati attraverso azioni sociali analizzandone comportamenti come il tempo medio sul sito la frequenza di rimbalzo ecc.
- Social Action: tiene traccia di tutte le azioni di condivisione sociale compiute dagli utenti.
- Social Pages: permette di analizzare le azioni sociali inerenti ogni singola pagina, ad esempio è possibile sapere quali sono le pagine maggiormente condivise dagli utenti.
Fonte: Http://news.pmiservizi.it
lunedì 10 ottobre 2011
UN GRAN BEL SPOT!
In questi giorni ho notato apparire sul piccolo schermo il nuovo (credo) commercial di Foot Locker. Devo dire che quando le aziende si permettono di far apparire il brand soltanto negli ultimi secondi dello spot tenendoti i restanti 25" con addosso una curiosità morbosa, significa che hanno veramente capito tutto. Complimenti!
Michele
Michele
venerdì 7 ottobre 2011
"THINK INDIFFERENT", SFOGO DI UN CREATIVO!
Sulla bacheca Facebook di un amico, mente brillante ed estremamente creativa, ho letto uno sfogo a cuore aperto rispetto al valore di Steve Jobs e all'incoerenza di persone che si riempiono la bocca con le sue frasi senza magari conoscerne realmente la storia e il senso. Leggete questa lettera tutta d' un fiato e capirete cosa ha realmente significato Steve per molti di noi.
Grazie caro per aver scritto questi pensieri!
Michele
Scrivo a tutti coloro che, come me, ieri hanno vissuto una giornata decisamente amara, inconsueta, surreale. Parlo a tutti coloro che, aprendo la home page di Apple, hanno sentito un nodo stretto allo stomaco, un senso di commozione e tristezza, quasi avessero perso un amico.Penso a tutti coloro che, in quella fotografia in bianco e nero, sono tornati con la mente indietro nel tempo, riassaporand...o quelle trepidanti attese davanti ad uno streaming che, attimo dopo attimo, concedeva stupore ed emozione.Sono convinto che, per molti, queste parole possono sembrare sopra le righe, fuori luogo o esagerate; si tratta pur sempre di una persona mai vista ne conosciuta, lontana anni luce sia per posizione geografica che per classe sociale ed ambizione. Eppure, da ieri, ho la percezione che mi manchi qualcosa.Sono entrato nella famiglia Apple nel 1994 con il mio primo LC II e da quel momento non ne sono più uscito. Ho vissuto 17 anni in compagnia di quel misero 3% di utenti informatici che, grazie alla spinta di Steve, hanno deciso di "Pensare Differente", alla faccia dei coetanei che mi prendevano in giro perchè "...tu con quel Mac non ci puoi nemmeno giocare". Ho lottato, studiato, mi sono formato grazie all'ideale che Steve mi ha trasmesso, perchè le macchine erano solo un supporto, perchè quello che conta è l'autodeterminazione dell'individuo, perchè questa è Apple.Ho sentito troppa retorica e pressapochismo per non intervenire e sottolineare che non abbiamo perso solo il guru del personal computer, il luminare dell'informatica o l'inventore dello "smartphone che non puoi non avere"; ci ha lasciati un visionario che ha rivoluzionato il mondo con le intenzioni e la difesa dei propri ideali. In questo senso le parole del grande Woz sono sembrate la più limpida e lucida testimonianza: "...Sono sconvolto, basito, non riesco a pensare ad altro. E' come quando è morto Lennon o JFK o Martin Luther King".Non avrebbe alcun senso citare le famose parole di Stanford davanti ai neo laureati (come per altro è stato fatto impropriamente in tutti i tg) senza, molti anni prima, aver compreso, vissuto e condiviso con quel 3% di entusiasti amici di famiglia il desiderio di muoversi contro corrente, di spingersi oltre, di vivere con l'ambizione di conoscere, di considerare la comunicazione e l'estetica il caposaldo dell'epoca moderna.Per il resto del mondo l'amarezza è già finita, il ritmo della vita ha ripreso il sopravvento e nuovi oggetti Apple, sempre più cool e tecnologici, alimenteranno ambizioni e aspettative dei giovani di oggi e domani. A noi arcaici nostalgici della mela con l'arcobaleno rimane il rimpianto di aver perso un mentore, una guida che ci ha condotti alla maturazione come professionisti ma soprattutto come uomini. Oggi ho 31 anni e sono diventato un creativo grazie a Steve, alla sua passione, alla sua lungimiranza, al suo esempio. Non posso fare a meno di accennare un timido sorriso di fronte alla sua ultima e strepitosa performance comunicativa, mobilitando, per un giorno, media, autorità e persone comuni verso il cielo di Cupertino. Ce l'abbiamo fatta Steve. Almeno per un giorno il mondo ha conosciuto le autentiche anime di Apple.
PS: Da ieri la lucina in stand by del mio Macbook che accompagnava il mio respiro assonnato dopo nottate di lavoro davanti allo schermo, ha smesso di pulsare, di respirare, proprio come te Steve.
Luca
Grazie caro per aver scritto questi pensieri!
Michele
Scrivo a tutti coloro che, come me, ieri hanno vissuto una giornata decisamente amara, inconsueta, surreale. Parlo a tutti coloro che, aprendo la home page di Apple, hanno sentito un nodo stretto allo stomaco, un senso di commozione e tristezza, quasi avessero perso un amico.Penso a tutti coloro che, in quella fotografia in bianco e nero, sono tornati con la mente indietro nel tempo, riassaporand...o quelle trepidanti attese davanti ad uno streaming che, attimo dopo attimo, concedeva stupore ed emozione.Sono convinto che, per molti, queste parole possono sembrare sopra le righe, fuori luogo o esagerate; si tratta pur sempre di una persona mai vista ne conosciuta, lontana anni luce sia per posizione geografica che per classe sociale ed ambizione. Eppure, da ieri, ho la percezione che mi manchi qualcosa.Sono entrato nella famiglia Apple nel 1994 con il mio primo LC II e da quel momento non ne sono più uscito. Ho vissuto 17 anni in compagnia di quel misero 3% di utenti informatici che, grazie alla spinta di Steve, hanno deciso di "Pensare Differente", alla faccia dei coetanei che mi prendevano in giro perchè "...tu con quel Mac non ci puoi nemmeno giocare". Ho lottato, studiato, mi sono formato grazie all'ideale che Steve mi ha trasmesso, perchè le macchine erano solo un supporto, perchè quello che conta è l'autodeterminazione dell'individuo, perchè questa è Apple.Ho sentito troppa retorica e pressapochismo per non intervenire e sottolineare che non abbiamo perso solo il guru del personal computer, il luminare dell'informatica o l'inventore dello "smartphone che non puoi non avere"; ci ha lasciati un visionario che ha rivoluzionato il mondo con le intenzioni e la difesa dei propri ideali. In questo senso le parole del grande Woz sono sembrate la più limpida e lucida testimonianza: "...Sono sconvolto, basito, non riesco a pensare ad altro. E' come quando è morto Lennon o JFK o Martin Luther King".Non avrebbe alcun senso citare le famose parole di Stanford davanti ai neo laureati (come per altro è stato fatto impropriamente in tutti i tg) senza, molti anni prima, aver compreso, vissuto e condiviso con quel 3% di entusiasti amici di famiglia il desiderio di muoversi contro corrente, di spingersi oltre, di vivere con l'ambizione di conoscere, di considerare la comunicazione e l'estetica il caposaldo dell'epoca moderna.Per il resto del mondo l'amarezza è già finita, il ritmo della vita ha ripreso il sopravvento e nuovi oggetti Apple, sempre più cool e tecnologici, alimenteranno ambizioni e aspettative dei giovani di oggi e domani. A noi arcaici nostalgici della mela con l'arcobaleno rimane il rimpianto di aver perso un mentore, una guida che ci ha condotti alla maturazione come professionisti ma soprattutto come uomini. Oggi ho 31 anni e sono diventato un creativo grazie a Steve, alla sua passione, alla sua lungimiranza, al suo esempio. Non posso fare a meno di accennare un timido sorriso di fronte alla sua ultima e strepitosa performance comunicativa, mobilitando, per un giorno, media, autorità e persone comuni verso il cielo di Cupertino. Ce l'abbiamo fatta Steve. Almeno per un giorno il mondo ha conosciuto le autentiche anime di Apple.
PS: Da ieri la lucina in stand by del mio Macbook che accompagnava il mio respiro assonnato dopo nottate di lavoro davanti allo schermo, ha smesso di pulsare, di respirare, proprio come te Steve.
Luca
giovedì 6 ottobre 2011
CIAO STEVE...
Se ne è andato un genio dei nostri tempi... peccato.
Dalla Apple fanno sapere che chi volesse condividere pensieri, ricordi e condoglianze, può scrivere a rememberingsteve@apple.com
Michele
Da Repubblica.it
SAN FRANCISCO - E' uno scarno comunicato della sua azienda, la Apple di Cupertino, che dà la notizia attraverso l'Associated Press: "Steve Jobs è morto". Il fondatore della Mela, l'uomo che ha "creato due volte" il marchio-simbolo della nostra èra digitale, all'età di 56 anni ha perso l'ultima battaglia: quella contro il cancro al pancreas che lo aveva colpito una prima volta nel 2004. Jobs si era già ritirato da ogni incarico operativo, il 24 agosto aveva abbandonato anche l'incarico formale di presidente di Apple lasciandolo al suo braccio destro Tim Cook. Era il segno che ormai le speranze per lui erano esigue. L'ultima apparizione in pubblico risale al 7 giugno: a sorpresa Jobs si era presentato a una seduta del consiglio comunale di Cupertino (sede di Apple, nella Silicon Valley californiana) per presentare il progetto del nuovo campus aziendale. Dopo quella data di lui erano circolate solo delle foto sui tabloid americani, forse apocrife: lo ritraevano come l'ombra di se stesso, magrissimo, spettrale. Un fantasma rispetto allo "showman" che aveva incantato i consumatori del mondo intero seducendoli fino all'adozione universale dell'iPod, di iTunes, dell'iPhone, dell'iPad. La sofferenza dei suoi ultimi mesi di vita aveva perfino fatto sperare in un'impossibile riconciliazione col padre
Abdulfattah Jandali, un siriano-americano che lo aveva abbandonato ai genitori adottivi Paul e Clara Jobs di Mountain View (California).
Steve Jobs aveva detto di no a quell'estremo tentativo di riavvicinamento del padre biologico, come se quella sofferenza lacerante della sua infanzia a San Francisco volesse conservarla intatta e portarla con sé fino alla fine. Scompare l'uomo che ha rivoluzionato l'informatica, la telefonìa mobile, e prometteva di fare altrettanto con il consumo di notizie, la lettura. Sotto la sua guida
Apple, che vent'anni fa sembrava a rischio di estinzione, è diventata la prima azienda hi-tech del mondo in valore di Borsa, davanti a Google e Microsoft. L'avventura di Jobs comincia nel 1976 quando fonda Apple insieme con Steve Wozniak e Ronald Wayne. Fin dall'inizio si distingue come uno dei pionieri del personal computer, ma nella prima fase Apple non riesce a diventare più di un'azienda di nicchia di fronte a giganti come Ibm e Microsoft.....
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Dalla Apple fanno sapere che chi volesse condividere pensieri, ricordi e condoglianze, può scrivere a rememberingsteve@apple.com
Michele
Da Repubblica.it
SAN FRANCISCO - E' uno scarno comunicato della sua azienda, la Apple di Cupertino, che dà la notizia attraverso l'Associated Press: "Steve Jobs è morto". Il fondatore della Mela, l'uomo che ha "creato due volte" il marchio-simbolo della nostra èra digitale, all'età di 56 anni ha perso l'ultima battaglia: quella contro il cancro al pancreas che lo aveva colpito una prima volta nel 2004. Jobs si era già ritirato da ogni incarico operativo, il 24 agosto aveva abbandonato anche l'incarico formale di presidente di Apple lasciandolo al suo braccio destro Tim Cook. Era il segno che ormai le speranze per lui erano esigue. L'ultima apparizione in pubblico risale al 7 giugno: a sorpresa Jobs si era presentato a una seduta del consiglio comunale di Cupertino (sede di Apple, nella Silicon Valley californiana) per presentare il progetto del nuovo campus aziendale. Dopo quella data di lui erano circolate solo delle foto sui tabloid americani, forse apocrife: lo ritraevano come l'ombra di se stesso, magrissimo, spettrale. Un fantasma rispetto allo "showman" che aveva incantato i consumatori del mondo intero seducendoli fino all'adozione universale dell'iPod, di iTunes, dell'iPhone, dell'iPad. La sofferenza dei suoi ultimi mesi di vita aveva perfino fatto sperare in un'impossibile riconciliazione col padre
Abdulfattah Jandali, un siriano-americano che lo aveva abbandonato ai genitori adottivi Paul e Clara Jobs di Mountain View (California).
Steve Jobs aveva detto di no a quell'estremo tentativo di riavvicinamento del padre biologico, come se quella sofferenza lacerante della sua infanzia a San Francisco volesse conservarla intatta e portarla con sé fino alla fine. Scompare l'uomo che ha rivoluzionato l'informatica, la telefonìa mobile, e prometteva di fare altrettanto con il consumo di notizie, la lettura. Sotto la sua guida
Apple, che vent'anni fa sembrava a rischio di estinzione, è diventata la prima azienda hi-tech del mondo in valore di Borsa, davanti a Google e Microsoft. L'avventura di Jobs comincia nel 1976 quando fonda Apple insieme con Steve Wozniak e Ronald Wayne. Fin dall'inizio si distingue come uno dei pionieri del personal computer, ma nella prima fase Apple non riesce a diventare più di un'azienda di nicchia di fronte a giganti come Ibm e Microsoft.....
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lunedì 3 ottobre 2011
UNA PICCOLA SILICON VALLEY
Venerdi ho avuto la fortuna di visitare H-FARM, una vera e propria oasi di idee, talento e spirito imprenditoriale. La sensazione che si prova appena giunti in questa moderna fattoria è estremamente surreale, hai l’impressione di essere in un campus americano ma in realtà sei a qualche km di distanza dalla città di Treviso.
Nata nel 2005 da un’idea dell’imprenditore veneto Riccardo Donadon, H-FARM rappresenta oggi il miglior incubatore europeo di start-up in ambito digitale (web, applicazioni, mobile ecc.) ed è senza dubbio basato su un progetto imprenditoriale coraggioso, serio e lungimirante.
Ogni anno vengono raccolte oltre 500 idee di start-up che subiscono un attento processo di selezione basato su 3 criteri di scelta:
- la validità dell’idea
- la potenziale richiesta del mercato rispetto all’idea proposta
- lo spirito e l’attitudine imprenditoriale del proprietario intellettuale dell’idea
Al termine della selezione le 10 milgiori idee diventanto a tutti gli effetti delle piccole start-up di 2/3 persone che per realizzare il proprio progetto di impresa possono attingere ad un primo finanziamento di 100.000€ e lavorare negli uffici presenti all’interno della struttura, in ambienti dove ad ogni angolo trovi gente che si parla e ragiona in spazi aperti e rilassati.
Obiettivo di H-Farm è che quello di aiutare i giovani imprenditori a sviluppare le proprie idee di impresa e guidarli fino al processo di exit, coinvolgendo industriali, banche, ed altri soggetti del mondo economico finanziario attraverso incontri mirati ed organizzando vere e proprie investor week in pieno stile venture incubator.
La giornata è stata ricca di contenuti e di incontri interessanti. Abbiamo giocato con i ragazzi di “GoWar”, la moderna versione per smartphone e tablet del caro vecchio Risiko, abbiamo scoperto l’incredibile mondo di “Zooppa” (punto di contatto tra aziende e creativo di ogni tipo) ed abbiamo scoperto in anteprima due interessanti applicazioni “Corso12” e “Responsa” di cui credetemi, sentirete presto parlare.
Concludendo non posso che essere rigenerato dall'incontro con tutte queste persone piene di talento ed entusiasmo e felice di aver conocsiuto una realtà così diversa dal nostro abituale modo di vedere le cose.
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