Fin dai tempi del Carosello la televisione ha sempre rappresentato per il marketing uno strumento unico ed irrinunciabile per poter raggiungere la più numerosa fetta di pubblico possibile. Oggi la frammentazione dell'offerta televisiva, la qualità non sempre elevata dei palinsesti e la diffusione di numerosi e diversi device rendono però molto complicato scegliere se e come utilizzare questo media. Data l'importanza dell'argomento vi riporto alcuni passaggi molto interessanti di un'intervista ad Anna Bisogno, docente di Storia e linguaggio della televisione pubblicata sul blog "I confronti".
Michele
Da più parti e da lungo tempo è stata annunciata la “morte”
della televisione per crisi di ascolti e di contenuti. È davvero così?
Non è così. La televisione si trova a dover esplorare nuovi territori,
nel competere con gli altri mezzi di comunicazione, assumendo
conformazioni diverse (...) La tv non è morta ma “solo” emigrata in un oceano di schermi,
terminali, reti, portatili. Stiamo andando, cioè, verso una società
senza televisione, che non scompare come tecnologia, ma in quanto medium
e strumento di focalizzazione delle società moderne. Insomma, la
televisione viene guardata altrove. (...)
In Italia, per affrontare gli scenari di casa nostra, il Censis rileva
sì un decremento della fruizione generalista a favore delle altre tv (il
digitale satellitare passa dal 27,3% al 35,4%, il digitale terrestre
dal 13,4% al 28% e persino la tv mobile riesce a guadagnare quote, anche
se poco significative), eppure, nonostante le nuove
tecnologie/piattaforme frammentino l’audience e spostino l’attenzione
sulla rete – e benché gli italiani siano fra i più avidi consumatori di
social network – si evidenzia come sia ancora la tv il veicolo di gran
lunga prevalente per l’informazione: quasi il 90% nel 2010 (...). Vi sono dunque buoni motivi per non lasciarsi irretire nella disputa se
Internet soppianterà la televisione o viceversa: questi due mezzi,
infatti, proprio grazie alla loro incompatibilità, convivranno a lungo
piuttosto alleandosi che combattendosi, dimostrando che, di fatto, ogni
nuovo mezzo di comunicazione non solo non soppianta il precedente ma,
dopo un certo, addirittura lo rafforza. (...)
Il mutamento in corso è totalmente culturale(...).Il ruolo della televisione tradizionale è entrato in crisi anche per la
sua incapacità di rinnovarsi. Ciò non significa che per risalire la
china, la tv italiana debba ripartire da zero, bensì che dovrà
recuperare linguaggi e formati già collettivamente condivisi sul piano
sociale e culturale, così da renderli disponibili in formule e fruizioni
diverse.(...)
Leggi qui l'intervista integrale.
giovedì 13 settembre 2012
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