Sarà un colossale evento di marketing, ma i talenti italiani in materia non ne sono mai stati coinvolti.
Ma un sondaggio racconta dell’elevatissima propensione a partecipare. Un segnale che ADICO non può ignorare. Ed Expo2015 neppure, secondo Michele Cimino, presidente dell’Associazione dei direttori marketing, vendite e comunicazione: “Pronti ad affiancare Expo come manager “volontari!”
Expo2015 domina quotidianamente le pagine dei quotidiani, locali e nazionali. Coinvolge e infuoca dibattiti, eccita – come direbbe Bennato – “dotti, medici e sapienti”… Ora che la vicenda delle aree è risolta e che il Bie ha dato l’ok dovremmo entrare nella fase più operativa: quella dei contenuti, ma soprattutto quella operativa, cioè quella magnifica organizzazione che dovrà stimolare, attrarre, intrattenere e affascinare i 20 milioni di visitatori che giungeranno per l’occasione nel nostro paese. Insomma, una vera e propria mega-operazione di marketing, declinato in tutti i suoi aspetti. Marketing… appunto? Ma in Expo 2015 il marketing in che misura è presente? Quanti di noi donne e uomini di marketing ne sono coinvolti? Hanno dato un loro contributo? Sono stati interpellati?. Dopotutto il 2015 è qui dietro l’angolo… Come Associazione abbiamo lanciato un sondaggio proprio su questo tema, i cui risultati saranno pubblici a giorni. E tra i quesiti abbiamo proprio inserito quello sul coinvolgimento, che ha dato un esito plebiscitario in senso negativo. Un dato che si accosta però ad una quasi unanime propensione dei nostri manager del marketing, delle vendite e della comunicazione a collaborare, ad essere attori attivi di questa grande impresa.
E come Associazione non lasceremo inascoltato questo grido! Offriremo gli esiti di questa indagine svolta sui nostri 6500 associati ai vertici di Expo 2015 e, cogliendo lo stimolo di Beniamino Quintieri, commissario generale del governo per l’Expo di Shangai, in una recente intervista a Repubblica, e con essi offriremo il supporto di ADICO, e di tutti i soci che vorranno essere della partita, ad Expo2015 in maniera gratuita. per una attività di volontariato manageriale.
Una forma di impegno civile a beneficio del sistema-Italia tutto… Tu cosa ne pensi?
Fonte: BeMarketer
sabato 30 ottobre 2010
mercoledì 27 ottobre 2010
GUERRILLA PARKING PER BRIDGESTONE
Vi racconto l'ultimo progetto realizzato dalla divisione unconventional della mia agenzia.
Michele
Si è svolta nei giorni 22 e 23 ottobre in contemporanea nelle città di Milano, Bologna e Torino la campagna di “Guerrilla Parking” ideata dall’agenzia Creativity Sharks per il produttore di pneumatici Bridgestone.
Sopra il parabrezza di 5.000 autovetture parcheggiate nei principali garage pubblici cittadini è stato posizionato un parasole personalizzato con l’effetto grafico di una scritta nella neve: “ Sta arrivando l’inverno. Sicuro di essere pronto?”.
La scelta di utilizzare un parasole, invece di un semplice foglio di cartone, deriva dalla volontà di lasciare un gadget simpatico ed utile allo stesso tempo ai proprietari delle auto coinvolte.
Obiettivo di questa azione a marchio Bridgestone, realizzata con successo attraverso canali di comunicazione non convenzionali, è sfatare il luogo comune secondo cui i pneumatici invernali vadano montati soltanto in caso di ghiaccio e neve, sollecitando così i potenziali acquirenti ad effettuare anticipatamente il cambio gomme e supportare la campagna “Vinci l’inverno con Bridgestone” attualmente in atto sui punti vendita aderenti e sul sito www.invernobridgestone.it.
L’attività di guerrilla è stata ideata e coordinata dall’agenzia Creativity Sharks in partnership con Mirata che ne ha seguito gli aspetti tecnici e organizzativi.
Creativity Sharks è un’idea imprenditoriale di Soluzione Group, società bresciana che da oltre 20 anni opera nel mondo della comunicazione d’impresa, da sempre caratterizzata da un forte orientamento alla creatività e all’innovazione.
lunedì 25 ottobre 2010
UN PO' DI RIPASSO NON FA MAI MALE
CREARE UN PIANO DI MARKETING
Se il vostro piano di marketing consiste di dare un inventario di sconto quando è alto e lasciare i clienti conoscere lo sconto da appendere poster nella vostra finestra, si potrebbe voler riconsiderare il tuo piano.
Un efficace piano di marketing non è difficile da creare. Ci sono molte ragioni per assumere un piano di marketing: per identificare i clienti, per confrontare i dati della vostra azienda nei confronti di vostro settore e per monitorare i risultati in modo di sapere che cosa funziona.
Qui ci sono cinque fasi per la creazione di un efficace piano di marketing.
1. Ottieni il tuo prodotto Out There
Il tuo obiettivo è la commercializzazione di generare il riconoscimento o l’interesse che porta a vendite, che portano alla creazione di profitti. I profitti sono il nome del gioco. Il primo passo per farlo è quello di posizionare il prodotto sul mercato per il raggiungimento di tale riconoscimento e l’interesse. Mettendo il prodotto giusto al prezzo giusto di fronte al diritto del cliente, le vendite possono passare attraverso il tetto. Ottieni il prodotto nel mercato in modo che quando le persone vedono il vostro grande opuscoli a colori o di altri materiali di marketing, si può andare a destra e acquistare uno.
2. Brainstorm
Piano di alcune sessioni di brainstorming con persone di fiducia, come ad esempio la famiglia, gli amici, personale, o di altri professionisti. In tali sessioni, provare a rispondere alle seguenti domande:
- Chi sono i vostri clienti?
- Che cosa i vostri clienti target necessità o desideri?
- Ciò che rende il prodotto, servizio o l’attività diverse dalla concorrenza?
- Quali saranno le tattiche di marketing funzionano meglio per ottenere il prodotto notato (catalogo stampa, stampa opuscolo)?
- Dove si vede l’azienda in un anno? Se non si desidera che la società di essere?
- E ‘una buona idea per le sessioni nastro (in formato audio o video), per catturare le migliori idee e
suggerimenti. Anche buone note durante le sessioni.
3. Conosci i tuoi clienti
Poi è necessario per ottenere i vostri clienti in ‘teste. Che cosa pensi del tuo materiale di marketing? Come si sente quando vedono il tuo logo? Hai bisogno di sapere come reagiranno i clienti per il prezzo, il servizio, l’immagine, ecc – in fondo tutto ciò che può influenzare la loro decisione di acquisto.
Potete fare questo o da un gruppo di riflessione o per lo svolgimento di indagini. ? possibile portare negli attuali clienti, o le persone nel vostro mercato di riferimento che si desidera diventare i vostri clienti. Avrai probabilmente bisogno di una qualche forma di incentivo per le persone in là – di denaro, un buono regalo per il tuo negozio o di una libera voce.
Puoi anche indagini posta o via e-mail se avete già una mailing list. Fare ciò che pensano i clienti del tuo opuscolo o come pezzi di stampa e il catalogo pezzi di stampa rappresentano i tuoi prodotti.
Sulla base di ciò che dicono i clienti, analizzare la vostra attività, trovando la SWOT:
- Punti di forza: Che cosa distingue i clienti vengono a te? Cosa stai meglio?
- Punti di debolezza: Che cosa si potrebbe migliorare? Che cosa distingue i clienti a passare vostri concorrenti?
- Opportunità: Quali segmenti possono portare alla crescita? Dove potete espandere la vostra attività?
- Minacce: Quali sono sempre i vostri concorrenti potenziali?.
4. Espandere il Piano
Ora che avete alcune idee e di sapere che cosa vogliono i vostri clienti, siete pronti a scrivere quello che faremo. Questo non deve essere un documento formale, basta far riferimento a qualcosa e che gli altri possono fare riferimento. Il tuo piano di marketing dovrebbe:
- Riassumi la tua posizione sul mercato e gli obiettivi.
- Definire che cosa si aspetta di ottenere un esplicito nel periodo di tempo (per esempio: ‘Ci saranno 100 widget vendere entro la fine del primo trimestre.’)
- Includi un elenco di mercati target, comprese le nicchie
- Descrivere una strategia per ogni mercato o di nicchia
- Dettaglio delle spese e delle risorse
- Dettaglio che i canali di commercializzazione che verrà utilizzato (sito Web, e-mail marketing, full color brochure, cartelloni)
- Includi strategie competitive – che cosa fare se un concorrente abbassa il suo prezzo?
5. Tenere traccia dei risultati
? possibile tenere traccia dei tuoi risultati, includendo nel suo piano di riferimento. Esempi di parametri di riferimento potrebbe includere ’100 widget vendita entro il primo trimestre,’ o ‘con 50 persone chiamata o visitare il sito Web per conoscere il prodotto’.
Se i risultati non sono di misura fino, voi saprete che questo piano di marketing non è giusto per te e che puoi modificare per cercare di risolvere i problemi. Poi ti consigliamo di fare nuovi parametri di riferimento e di ricominciare da capo. Continui a fare questo fino ad ottenere i risultati desiderati.
Fonte: Affarimondo
Se il vostro piano di marketing consiste di dare un inventario di sconto quando è alto e lasciare i clienti conoscere lo sconto da appendere poster nella vostra finestra, si potrebbe voler riconsiderare il tuo piano.
Un efficace piano di marketing non è difficile da creare. Ci sono molte ragioni per assumere un piano di marketing: per identificare i clienti, per confrontare i dati della vostra azienda nei confronti di vostro settore e per monitorare i risultati in modo di sapere che cosa funziona.
Qui ci sono cinque fasi per la creazione di un efficace piano di marketing.
1. Ottieni il tuo prodotto Out There
Il tuo obiettivo è la commercializzazione di generare il riconoscimento o l’interesse che porta a vendite, che portano alla creazione di profitti. I profitti sono il nome del gioco. Il primo passo per farlo è quello di posizionare il prodotto sul mercato per il raggiungimento di tale riconoscimento e l’interesse. Mettendo il prodotto giusto al prezzo giusto di fronte al diritto del cliente, le vendite possono passare attraverso il tetto. Ottieni il prodotto nel mercato in modo che quando le persone vedono il vostro grande opuscoli a colori o di altri materiali di marketing, si può andare a destra e acquistare uno.
2. Brainstorm
Piano di alcune sessioni di brainstorming con persone di fiducia, come ad esempio la famiglia, gli amici, personale, o di altri professionisti. In tali sessioni, provare a rispondere alle seguenti domande:
- Chi sono i vostri clienti?
- Che cosa i vostri clienti target necessità o desideri?
- Ciò che rende il prodotto, servizio o l’attività diverse dalla concorrenza?
- Quali saranno le tattiche di marketing funzionano meglio per ottenere il prodotto notato (catalogo stampa, stampa opuscolo)?
- Dove si vede l’azienda in un anno? Se non si desidera che la società di essere?
- E ‘una buona idea per le sessioni nastro (in formato audio o video), per catturare le migliori idee e
suggerimenti. Anche buone note durante le sessioni.
3. Conosci i tuoi clienti
Poi è necessario per ottenere i vostri clienti in ‘teste. Che cosa pensi del tuo materiale di marketing? Come si sente quando vedono il tuo logo? Hai bisogno di sapere come reagiranno i clienti per il prezzo, il servizio, l’immagine, ecc – in fondo tutto ciò che può influenzare la loro decisione di acquisto.
Potete fare questo o da un gruppo di riflessione o per lo svolgimento di indagini. ? possibile portare negli attuali clienti, o le persone nel vostro mercato di riferimento che si desidera diventare i vostri clienti. Avrai probabilmente bisogno di una qualche forma di incentivo per le persone in là – di denaro, un buono regalo per il tuo negozio o di una libera voce.
Puoi anche indagini posta o via e-mail se avete già una mailing list. Fare ciò che pensano i clienti del tuo opuscolo o come pezzi di stampa e il catalogo pezzi di stampa rappresentano i tuoi prodotti.
Sulla base di ciò che dicono i clienti, analizzare la vostra attività, trovando la SWOT:
- Punti di forza: Che cosa distingue i clienti vengono a te? Cosa stai meglio?
- Punti di debolezza: Che cosa si potrebbe migliorare? Che cosa distingue i clienti a passare vostri concorrenti?
- Opportunità: Quali segmenti possono portare alla crescita? Dove potete espandere la vostra attività?
- Minacce: Quali sono sempre i vostri concorrenti potenziali?.
4. Espandere il Piano
Ora che avete alcune idee e di sapere che cosa vogliono i vostri clienti, siete pronti a scrivere quello che faremo. Questo non deve essere un documento formale, basta far riferimento a qualcosa e che gli altri possono fare riferimento. Il tuo piano di marketing dovrebbe:
- Riassumi la tua posizione sul mercato e gli obiettivi.
- Definire che cosa si aspetta di ottenere un esplicito nel periodo di tempo (per esempio: ‘Ci saranno 100 widget vendere entro la fine del primo trimestre.’)
- Includi un elenco di mercati target, comprese le nicchie
- Descrivere una strategia per ogni mercato o di nicchia
- Dettaglio delle spese e delle risorse
- Dettaglio che i canali di commercializzazione che verrà utilizzato (sito Web, e-mail marketing, full color brochure, cartelloni)
- Includi strategie competitive – che cosa fare se un concorrente abbassa il suo prezzo?
5. Tenere traccia dei risultati
? possibile tenere traccia dei tuoi risultati, includendo nel suo piano di riferimento. Esempi di parametri di riferimento potrebbe includere ’100 widget vendita entro il primo trimestre,’ o ‘con 50 persone chiamata o visitare il sito Web per conoscere il prodotto’.
Se i risultati non sono di misura fino, voi saprete che questo piano di marketing non è giusto per te e che puoi modificare per cercare di risolvere i problemi. Poi ti consigliamo di fare nuovi parametri di riferimento e di ricominciare da capo. Continui a fare questo fino ad ottenere i risultati desiderati.
Fonte: Affarimondo
venerdì 22 ottobre 2010
DIGITAL LIFE.LA RICERCA SUL CONSUMO ONLINE
Il più grande progetto di ricerca sui comportamenti e le attività digitali – Digital Life – è stato lanciato oggi da TNS, istituto di ricerche di mercato e consulenza di marketing. Con una copertura dell’ 88% della popolazione internet mondiale e quasi 50.000 interviste a internauti di 46 Paesi, l’indagine si presenta come un primo grande strumento di analisi delle abitudini di utilizzo della rete e dei bisogni sottostanti. Una grande indagine di scenario per comprendere meglio come ci comportiamo quando navighiamo in rete, da pc o da telefono cellulare.
“L’indagine copre la quasi totalità dei mercati, più del doppio rispetto ad ogni altra ricerca simile, effettuata finora” commenta Matthew Froggatt, Responsabile Sviluppo di TNS. “Non è soltanto la prima vera indagine sulle attività svolte online, ma anche il primo studio che valuta in profondità i nostri comportamenti online per analizzare attitudini e drivers emozionali di questi comportamenti”. Un grande progetto, preceduto da una fase qualitativa preliminare, per analizzare in profondità occasioni di utilizzo, motivazioni e bisogni sottostanti ogni attività effettuata online.
TNS pubblica in rete, su un sito interattivo – www.discoverdigitallife.com, una prima parte di dati, mentre i rapporti dettagliati sui Paesi e i differenti break down, saranno disponibili per i Clienti con la possibilità di approfondire i risultati attraverso specifiche indagini su brand, posizionamenti particolari o touchpoint di comunicazione.
“Crediamo che questo grande progetto, che d’ora in avanti intendiamo produrre annualmente, diventerà il nuovo punto di riferimento per le analisi sui comportamenti online dei consumatori” aggiunge Stefano Carlin, Direttore del Business di TNS Italia. “La visione di Digital Life mette al centro dell’analisi il consumatore/utente, le sue attività, il suo modo di informarsi e di conoscere. L’approccio olistico ci permette di valutare l’online ed i comportamenti correlati in modo integrato, analizzandone le relazioni con il mondo offline, i comportamenti indotti, le modalità di fruizione di internet ed il confronto con altri mezzi di comunicazione”.
Alcuni risultati emersi:
- A livello globale, internet è il primo media channel per coloro che accedono alla rete:
Il 61% degli utenti mondiali, lo utilizza giornalmente, contro un 54% che usa la TV, 36% la Radio, 32% la Stampa.
- I consumatori dei mercati in rapida crescita, hanno superato i mercati maturi in termini di comportamenti digitali ed engagement. Analizzando i comportamenti online, i mercati in rapida crescita come Egitto (56%) e Cina (54%) hanno livelli di engagement superiori a quelli di Paesi più sviluppati come Giappone (20%), Danimarca (25%), o Finlandia (26%). nonostante spesso i mercati maturi dispongano di infrastrutture di comunicazione più avanzate. L’Italia registra un 47%, evidenziando alti livelli di coinvolgimento della popolazione coinvolta, pur essendo ancora in fase di crescita della penetrazione complessiva di internet sulla popolazione.
- Fare blog ed essere parte di un social network sono le attività maggiormente interessanti al momento, in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo. L’indagine evidenzia come 4 utenti su 5 in Cina (88%) e più di metà in Brasile (51%) hanno scritto il proprio blog o hanno preso parte a forum online, a fronte di un 32% negli Stati Uniti, dove internet è ormai da tempo parte della vita quotidiana. L’Italia registra un 60%, confermando l’interesse e la diffusione dei comportamenti digitali più fortemente legati alla socialità ed alle attività di comunicazione. Inoltre, internet è anche diventata la modalità di default per la gestione e condivisione delle foto fra gli utenti, soprattutto in Asia. Infatti, il numero di internauti che ha caricato foto in rete, su siti di social network o di condivisione di foto, raggiunge il 92% in Tailandia, l’88% in Malesia e l’87% in Vietnam. In Italia il 70%, meno della metà della popolazione che utilizza internet in Germania (48%), mentre in Giappone solo il 28%.
- La crescita delle attività di social networking spinge il passaggio da pc a mobile internet. Gli utenti di internet in mobilità (via telefono cellulare) dedicano in media più di 3 ore alla settimana ad attività di social networking e solo 2.2 ore all’email. Lo sviluppo dell’utenza internet via cellulare è sostenuta dal bisogno crescente di gratificazione immediata, indubbiamente soddisfatta dalle molteplici offerte di modalità comunicative tipiche dei social networks (walls, instant messaging, email,…). Pensando a come potrà modificarsi ancora lo scenario digitale, l’indagine evidenzia come i consumatori prevedano, per il futuro, un loro utilizzo crescente del social networking in mobilità, superiore a quello attraverso pc.
Negli Stati Uniti, per esempio, solo un quarto (26%) degli utenti della rete si aspetta un proprio maggior utilizzo del social networking via pc, a fronte di un 36% via cellulare. In Australia, un 26% contro un 44% ed in Svezia, rispettivamente, un 24% contro un 53%.
LEGGI TUTTO QUI
“L’indagine copre la quasi totalità dei mercati, più del doppio rispetto ad ogni altra ricerca simile, effettuata finora” commenta Matthew Froggatt, Responsabile Sviluppo di TNS. “Non è soltanto la prima vera indagine sulle attività svolte online, ma anche il primo studio che valuta in profondità i nostri comportamenti online per analizzare attitudini e drivers emozionali di questi comportamenti”. Un grande progetto, preceduto da una fase qualitativa preliminare, per analizzare in profondità occasioni di utilizzo, motivazioni e bisogni sottostanti ogni attività effettuata online.
TNS pubblica in rete, su un sito interattivo – www.discoverdigitallife.com, una prima parte di dati, mentre i rapporti dettagliati sui Paesi e i differenti break down, saranno disponibili per i Clienti con la possibilità di approfondire i risultati attraverso specifiche indagini su brand, posizionamenti particolari o touchpoint di comunicazione.
“Crediamo che questo grande progetto, che d’ora in avanti intendiamo produrre annualmente, diventerà il nuovo punto di riferimento per le analisi sui comportamenti online dei consumatori” aggiunge Stefano Carlin, Direttore del Business di TNS Italia. “La visione di Digital Life mette al centro dell’analisi il consumatore/utente, le sue attività, il suo modo di informarsi e di conoscere. L’approccio olistico ci permette di valutare l’online ed i comportamenti correlati in modo integrato, analizzandone le relazioni con il mondo offline, i comportamenti indotti, le modalità di fruizione di internet ed il confronto con altri mezzi di comunicazione”.
Alcuni risultati emersi:
- A livello globale, internet è il primo media channel per coloro che accedono alla rete:
Il 61% degli utenti mondiali, lo utilizza giornalmente, contro un 54% che usa la TV, 36% la Radio, 32% la Stampa.
- I consumatori dei mercati in rapida crescita, hanno superato i mercati maturi in termini di comportamenti digitali ed engagement. Analizzando i comportamenti online, i mercati in rapida crescita come Egitto (56%) e Cina (54%) hanno livelli di engagement superiori a quelli di Paesi più sviluppati come Giappone (20%), Danimarca (25%), o Finlandia (26%). nonostante spesso i mercati maturi dispongano di infrastrutture di comunicazione più avanzate. L’Italia registra un 47%, evidenziando alti livelli di coinvolgimento della popolazione coinvolta, pur essendo ancora in fase di crescita della penetrazione complessiva di internet sulla popolazione.
- Fare blog ed essere parte di un social network sono le attività maggiormente interessanti al momento, in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo. L’indagine evidenzia come 4 utenti su 5 in Cina (88%) e più di metà in Brasile (51%) hanno scritto il proprio blog o hanno preso parte a forum online, a fronte di un 32% negli Stati Uniti, dove internet è ormai da tempo parte della vita quotidiana. L’Italia registra un 60%, confermando l’interesse e la diffusione dei comportamenti digitali più fortemente legati alla socialità ed alle attività di comunicazione. Inoltre, internet è anche diventata la modalità di default per la gestione e condivisione delle foto fra gli utenti, soprattutto in Asia. Infatti, il numero di internauti che ha caricato foto in rete, su siti di social network o di condivisione di foto, raggiunge il 92% in Tailandia, l’88% in Malesia e l’87% in Vietnam. In Italia il 70%, meno della metà della popolazione che utilizza internet in Germania (48%), mentre in Giappone solo il 28%.
- La crescita delle attività di social networking spinge il passaggio da pc a mobile internet. Gli utenti di internet in mobilità (via telefono cellulare) dedicano in media più di 3 ore alla settimana ad attività di social networking e solo 2.2 ore all’email. Lo sviluppo dell’utenza internet via cellulare è sostenuta dal bisogno crescente di gratificazione immediata, indubbiamente soddisfatta dalle molteplici offerte di modalità comunicative tipiche dei social networks (walls, instant messaging, email,…). Pensando a come potrà modificarsi ancora lo scenario digitale, l’indagine evidenzia come i consumatori prevedano, per il futuro, un loro utilizzo crescente del social networking in mobilità, superiore a quello attraverso pc.
Negli Stati Uniti, per esempio, solo un quarto (26%) degli utenti della rete si aspetta un proprio maggior utilizzo del social networking via pc, a fronte di un 36% via cellulare. In Australia, un 26% contro un 44% ed in Svezia, rispettivamente, un 24% contro un 53%.
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martedì 19 ottobre 2010
IL PERSUASIVE MARKETING
L’arte delle retorica è piuttosto nota non solo nel mondo filosofico considerando che oggi si occupa anche del settore aziendale attraverso il persuasive marketing, una serie di tecniche capaci di “guidare” il lettore motivandolo all’acquisto, un ottimo strumento specie per i prodotti e i servizi web.
Nelle attività di marketing non bisogna sottovalutare l’importanza che ricopre la “persuasione“, si tratta, tra l’altro, di un comportamento che continua ad essere ancora oggi oggetto di studio.
In inglese è definito come Persuasive Marketing e sotto questo nome sono comprese anche varie strategie da poter utilizzare nel campo imprenditoriale. I servizi web utilizzano sempre più spesso questa tecnica di scrittura, con il fine di persuadere il cliente e quindi indurlo ad avere un certo comportamento. L’obiettivo dell’azienda che promuove anche in rete i suoi prodotti è appunto quello di far sì che il cliente diventi tale cioè non si limiti all’interesse superficiale della lettura descrittiva del prodotto ma che sia persuaso dal contenuto tanto da volerlo acquistare.
Qual è l’obiettivo principale che deve raggiungere chi si occupa di persuasive marketing?
Colui che si occupa di persuasive marketing descrivendo i contenuti è come se dovesse guidare il lettore mettendogli a disposizione tutti gli strumenti necessari, quindi una grafica accattivante ma allo stesso tempo chiara che immediatamente lo indirizzi ad un acquisto on line è senza dubbio una buona tecnica, insomma occorre condurlo a fare “azione previste“(Es. Landing page).
Ogni sito si rivolge naturalmente ad un determinato target e proprio per questo motivo il persuasive marketing deve saper usare anche il linguaggio adatto, mirato e avere delle specifiche competenze nel settore del web writing. Si tratta di obiettivi non semplici da raggiungere se non ci si affida a dei professionisti del settore i quali possono essere gli unici in grado di mettere in atto nel miglior modo possibile le giuste “armi” di persuasione.
A cosa si riferisce il persuasive copywriting?
Il persuasive marketing comprende il persuasive copywriting, cioè occorre essere chiari in maniera tale che siano messe in evidenza le caratteristiche determinanti del prodotto, le tecniche in questo caso si modificano nel tempo e devono essere adattate alle specifiche situazioni. Alla base di una buona visibilità del prodotto occorre un linguaggio adatto ed una forma comunicativa che sappia interessare il target al quale ci si rivolge esponendo in maniera precisa il prodotto stesso.
FONTE: http://www.mondo-seo.com
Nelle attività di marketing non bisogna sottovalutare l’importanza che ricopre la “persuasione“, si tratta, tra l’altro, di un comportamento che continua ad essere ancora oggi oggetto di studio.
In inglese è definito come Persuasive Marketing e sotto questo nome sono comprese anche varie strategie da poter utilizzare nel campo imprenditoriale. I servizi web utilizzano sempre più spesso questa tecnica di scrittura, con il fine di persuadere il cliente e quindi indurlo ad avere un certo comportamento. L’obiettivo dell’azienda che promuove anche in rete i suoi prodotti è appunto quello di far sì che il cliente diventi tale cioè non si limiti all’interesse superficiale della lettura descrittiva del prodotto ma che sia persuaso dal contenuto tanto da volerlo acquistare.
Qual è l’obiettivo principale che deve raggiungere chi si occupa di persuasive marketing?
Colui che si occupa di persuasive marketing descrivendo i contenuti è come se dovesse guidare il lettore mettendogli a disposizione tutti gli strumenti necessari, quindi una grafica accattivante ma allo stesso tempo chiara che immediatamente lo indirizzi ad un acquisto on line è senza dubbio una buona tecnica, insomma occorre condurlo a fare “azione previste“(Es. Landing page).
Ogni sito si rivolge naturalmente ad un determinato target e proprio per questo motivo il persuasive marketing deve saper usare anche il linguaggio adatto, mirato e avere delle specifiche competenze nel settore del web writing. Si tratta di obiettivi non semplici da raggiungere se non ci si affida a dei professionisti del settore i quali possono essere gli unici in grado di mettere in atto nel miglior modo possibile le giuste “armi” di persuasione.
A cosa si riferisce il persuasive copywriting?
Il persuasive marketing comprende il persuasive copywriting, cioè occorre essere chiari in maniera tale che siano messe in evidenza le caratteristiche determinanti del prodotto, le tecniche in questo caso si modificano nel tempo e devono essere adattate alle specifiche situazioni. Alla base di una buona visibilità del prodotto occorre un linguaggio adatto ed una forma comunicativa che sappia interessare il target al quale ci si rivolge esponendo in maniera precisa il prodotto stesso.
FONTE: http://www.mondo-seo.com
lunedì 18 ottobre 2010
IL DESIGN: LA LEVA "ESTETICA" DEL MARKETING
Gli specialisti del marketing sono coscienti dell'importanza che il design ha nella creazione di prodotti appetibili per i consumatori. Grazie al potere emotivo comunicato dall'aspetto esteriore di un prodotto e dalle sensazioni generate, è possibile aumentare l'attrattività dell'offerta proposta nel mercato.
Oggi il design è una conoscenza sempre più integrata nei processi di marketing, dove si può ottenere un successo commerciale a condizione che si abbia tra le mani un "prodotto che funziona", altrimenti si rischierebbe di posizionare sul mercato merci di bassa qualità destinate all'insuccesso.
Il design è infatti una leva di marketing che offre alle imprese un margine competitivo significativo, soprattutto per l'insieme di caratteristiche che influenzano l'aspetto e le funzioni pratiche di un prodotto, necessarie per soddisfare i requisiti richiesti dal cliente.
Poter contare su un bravo designer è certamente un fattore di potenziale successo. Un designer deve decidere quanto investire per sviluppare le caratteristiche nel prodotto, nelle sue prestazioni, nella conformità, nell'affidabilità, nella riparabilità e nello stile; tutti elementi essenziali per faciltare la produzione e la distribuzione da parte dell'impresa.
In alcune nazioni il design è inoltre un vero e proprio punto di forza per lo sviluppo del business. Pensiamo ad esempio al design italiano per la moda con marchi del livello di Tod's, oppure alla svedese Ikea quando si cercano prodotti per l'arredamento di qualità e di prezzi non troppo elevati.
Oggi anche le piccole imprese, spesso sprovviste di budget pubblicitari elevati, devono puntare sul design per superare questi limiti economici affidandosi alla forza della creatività.
Ideare programmi di marketing, dedicando particolare attenzione al prodotto nella formulazione del marketing mix, può essere un'opportunità per introdurre prodotti vendibili sul mercato. Con la crescente intensificazione della concorrenza, per i marketing manager trovare elementi distintivi dei propri prodotti è diventata una sfida ardua, ma che può essere superata inserendo nel prorio team designer creativi e preparati.
E non dimentichiamoci che la qualità del design italiano è apprezzata in tutto il mondo, quindi anche i nostri designer saranno all'altezza dei prodotti italiani riconosciuti nel mercato internazionale.
Fonte: http://www.manageronline.it
Oggi il design è una conoscenza sempre più integrata nei processi di marketing, dove si può ottenere un successo commerciale a condizione che si abbia tra le mani un "prodotto che funziona", altrimenti si rischierebbe di posizionare sul mercato merci di bassa qualità destinate all'insuccesso.
Il design è infatti una leva di marketing che offre alle imprese un margine competitivo significativo, soprattutto per l'insieme di caratteristiche che influenzano l'aspetto e le funzioni pratiche di un prodotto, necessarie per soddisfare i requisiti richiesti dal cliente.
Poter contare su un bravo designer è certamente un fattore di potenziale successo. Un designer deve decidere quanto investire per sviluppare le caratteristiche nel prodotto, nelle sue prestazioni, nella conformità, nell'affidabilità, nella riparabilità e nello stile; tutti elementi essenziali per faciltare la produzione e la distribuzione da parte dell'impresa.
In alcune nazioni il design è inoltre un vero e proprio punto di forza per lo sviluppo del business. Pensiamo ad esempio al design italiano per la moda con marchi del livello di Tod's, oppure alla svedese Ikea quando si cercano prodotti per l'arredamento di qualità e di prezzi non troppo elevati.
Oggi anche le piccole imprese, spesso sprovviste di budget pubblicitari elevati, devono puntare sul design per superare questi limiti economici affidandosi alla forza della creatività.
Ideare programmi di marketing, dedicando particolare attenzione al prodotto nella formulazione del marketing mix, può essere un'opportunità per introdurre prodotti vendibili sul mercato. Con la crescente intensificazione della concorrenza, per i marketing manager trovare elementi distintivi dei propri prodotti è diventata una sfida ardua, ma che può essere superata inserendo nel prorio team designer creativi e preparati.
E non dimentichiamoci che la qualità del design italiano è apprezzata in tutto il mondo, quindi anche i nostri designer saranno all'altezza dei prodotti italiani riconosciuti nel mercato internazionale.
Fonte: http://www.manageronline.it
giovedì 14 ottobre 2010
SOCIAL MEDIA MKTG? FALLO ANCHE OFFLINE
Ma come è possibile? Come posso dedicarmi al Social Media Marketing, una branca del Web Marketing indiscutibilmente legata alla presenza su piattaforme come Facebook e Twitter, lontano dal monitor e dal mio fidato mouse?
Capita anche a me di dimenticare che esiste un mondo al di fuori della rete ma non devi mai commettere l’errore di sottovalutarne le sue possibilità. Le persone navigano, cercano offerte e prodotti sulla rete, ma vivono in un mondo offline che riserva tante piccole possibilità per promuovere il tuo bran online.
Qualcuno è arrivato ad affittare uno spazio pubblicitario bello grande o a travestirsi da Fan Page (trovi molti esempi su questo post di TopTenz) ma basta molto meno per fare un po’ di Social Media Marketing Offline. Ad esempio puoi utilizzare un semplice servizio di personalizzazione abbigliamento per creare delle t-shirt o dei berretti con sopra il @nomeutente e la frase follow me on Twitter.
Se hai una vetrina, un’auto di ordinanza o una cassa dove la gente viene a pagare un prodotto puoi attaccare degli adesivi con il tuo nome utente di Twitter, indicazioni per il check-in di Foursquare o l’indirizzo della tua Facebook Fan Page. Magari accompagnati anche da una frase simpatica. Ecco alcuni esempi:
Ecco tutto quello che ti serve per promuovere la tua Social Media Strategy oltre le maglie della rete digitale. E ci sarebbero altre mille idee da sviluppare, come quelle proposte da Gianluca Diegoli (MiniMarketing) per i ristoranti italiani o i consigli di Penn Olson per condividere il mondo reale con il Social Media Marketing. Non hai voglia di fare brainstorming? Crea una Social Media Business Card e presentarti direttamente come Twitter o Facebook Enthusist!
FONTE: http://www.mysocialweb.it
mercoledì 13 ottobre 2010
Lufthansa porta Foursquare e Facebook all’Oktoberfest
Le piattaforme geosocial stanno cavalcando l’onda di una crescita sempre più esponenziale. A farla da padrone c’è Foursquare con i suoi 3.6 milioni di utenti, seguito ultimamente dalla “nuova recluta” Facebook Places, ribattezzato da molti l’anti-foursquare.
Dispute a parte, ad effettuare lo sbarco in occasione dell’ Oktoberfest di Monaco di Baviera è stata la Compagnia aerea Lufthansa, la prima in Europa (nel settore travel) ad aver attuato una campagna di geosocial-marketing avente come partner Foursquare. Lufthansa, peraltro già impegnata precedentemente nella mediasfera con facebook, twitter, youtube, ha pensato di regalare voucher da 20 euro agli utenti che avrebbero fatto il check in in almeno tre località della città selezionate dalla compagnia stessa, sbloccando così il badge Foursquare Oktoberfest.
Questa iniziativa è stata proposta anche attraverso Facebook, dove tramite un social game baverese si poteva invitare i propri amici e conoscenti a bere e gustare insieme una birra virtuale al proprio tavolo, mentre nel reale sarebbe cresciuta l’attesa ed il desiderio di giungere a destinazione.
Dispute a parte, ad effettuare lo sbarco in occasione dell’ Oktoberfest di Monaco di Baviera è stata la Compagnia aerea Lufthansa, la prima in Europa (nel settore travel) ad aver attuato una campagna di geosocial-marketing avente come partner Foursquare. Lufthansa, peraltro già impegnata precedentemente nella mediasfera con facebook, twitter, youtube, ha pensato di regalare voucher da 20 euro agli utenti che avrebbero fatto il check in in almeno tre località della città selezionate dalla compagnia stessa, sbloccando così il badge Foursquare Oktoberfest.
Questa iniziativa è stata proposta anche attraverso Facebook, dove tramite un social game baverese si poteva invitare i propri amici e conoscenti a bere e gustare insieme una birra virtuale al proprio tavolo, mentre nel reale sarebbe cresciuta l’attesa ed il desiderio di giungere a destinazione.
Una bellissima iniziativa di co-marketing per “promuovere” un evento, che oramai è arrivato alla sua duecentesima edizione e che ogni anno ospita più di sei milioni di turisti provenienti da tutto il mondo, per assaggiare le “tipicità” del posto.
Virtuale e reale si uniscono di nuovo, dando modo non soltanto di entrare già nella dinamica della manifestazione, ma accrescendo anche l’aspettativa di un viaggio esperienziale che ha come chiave motrice la possibilità di una piena e libera condivisione di step, emozioni, avventure.
FONTE: http://www.ninjamarketing.it
sabato 9 ottobre 2010
4 "I" PER VALUTARE UNA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE NON CONVENZIONALE
Dopo aver lavorato ad alcuni progetti di comunicazione non convenzionale ho finalmente il tempo e la forza mentale per sedermi in poltrona e provare a condividere in Rete alcune riflessioni maturate sul campo. Innanzitutto credo che il termine “non convenzionale” venga talvolta interpretato in modo scorretto. Penso che per essere “non-convenzionali” non si debba necessariamente sfatare dei tabù cardine dalla nostra società né tanto meno sia obbligatorio invadere una piazza con qualsivoglia oggetto e/o persona. Più semplicemente credo che per creare una campagna di successo si debba essere “non-convenzionali” rispetto agli stili, agli strumenti e ai codici comunicativi del settore di appartenenza del prodotto e/o brand da comunicare. Significa cioè studiare ed analizzare i confini di determinati schemi mentali per poi trovare il modo di superarli e/o metterli in discussione. Per questo motivo, più che di “non-convenzionale”, preferisco parlare di comunicazione “alternativa”, sgomberando il campo da equivoci semantici e lenendo la marketing fobia di “mettere in gioco” il proprio brand con attività poco conosciute e così lontane dagli amati GRP. E proprio per sopperire alle latenti e/o manifeste paure che si impossessano dei mark-com manager davanti a queste nuove forme di comunicazione ho ipotizzato 4 parametri di valutazione di un’idea e di un’attività di comunicazione alternativa. Non solo, fedele ai più grandi maestri del marketing, ho sintetizzato questi parametri in uno schema basato su quattro “I”: Invasività, Impatto, Indipendenza, Illegalità.
Invasività.
E’ evidente che molte idee presuppongono il concretizzarsi di attività che prevedono un livello di invasività nella sfera personale di un individuo piuttosto elevato (guerrilla parking, flashmob, street marketing, ecc.) Questo non ha necessariamente una valenza negativa, anzi, semplicemente è importante tener presente la sottile (ma non troppo) differenza tra i termini “invasivo” ed “invadente”.
Impatto.
In questo caso è evidente che la creatività posta alla base della campagna è un fattore chiave nel determinare il livello di impatto nella mente delle persone. Tuttavia è evidente che scegliendo strumenti quali ambient, street, ambush marketing e video virali si ha una possibilità maggiore di stupire ed essere ricordati più facilmente.
Indipendenza.
Sotto questo termine possono esserci due chiavi di lettura. La prima riguarda l’autonomia che un’ attività di comunicazione alternativa può avere rispetto ad una sua divulgazione in Rete guidata da società specializzate retribuite. Per esempio, attività come candid camera, ambient marketing o invasioni di persone e/o oggetti si prestano maggiormente rispetto ad altre ad una viralità più naturale e meno forzata.
Il secondo aspetto si interroga sul livello di indipendenza di un’idea “unconventional” rispetto alla strategia di comunicazione più tradizionale. In questo caso è bene scegliere delle proposte che veicolino un messaggio coordinato alla reason why proposta mediante i media classici.
Illegalità.
Ultimo, ma non per importanza, è sicuramente l’aspetto legale/burocratico di una attività di comunicazione alternativa. Prima di scegliere un’idea è bene valutare sempre i vincoli che la location potrebbe imporre alla nostra campagna di comunicazione alternativa. E’ bene sapere che in Italia esistono zone off-limits e attività che prevedono ammende salatissime. D’altronde se non fosse così, forse non si chiamerebbe guerrilla marketing.
Cosa ne pensate? Avete in mente altri parametri? Let me Know, please.
Michele Rinaldi
venerdì 8 ottobre 2010
IL MARKETING VERDE TRA MERCATO E COMUNICAZIONE
Le scelte silenziose dei “green consumer”.
E’ molto interessante mettere un po’ d'ordine nella complessa materia dell’economia a sfondo per così dire “verde” anche sotto il profilo del marketing e della comunicazione. Di seguito la riproposizione di alcuni concetti sostanziali per avere più chiare le coordinate di riferimento di un dibattito spesso confusionario.
Alcune definizioni e notizie tratta da: www.ecoage.it/marketing-verde.htm
Marketing Verde.
In base alla definizione coniata dall'American Marketing Association, il Marketing Verde è il marketing dei prodotti con minore impatto sull'ambiente. Il marketing verde (o Green Marketing) può essere realizzato dalle aziende nel processo produttivo, nei prodotti, nelle scelte di packaging oppure sostenendo iniziative a tutela dell'ambiente. Nel marketing verde prevale la comunicazione. Le aziende che ricorrono al marketing verde possono far leva sulla clientela sensibile ai problemi ambientali, definita Green Consumer, la quale terrà in conto per le proprie scelte non più soltanto il prezzo o la qualità del bene/servizio ma anche il valore etico del produttore. E' quindi molto importante che il Green Marketing sia accompagnato da un'adeguata informazione e comunicazione a riguardo.
Il Marketing Verde come mercato.
Col passare del tempo il Marketing Verde si è trasformato anche in un segmento di mercato vero e proprio. Ad esempio, i "green market" inglesi oppure la vendita e la commercializzazione di prodotti ad energia solare, la bioagricoltura, la bioarchitettura ecc. Questi settori di mercato sono da considerarsi vere e propri segmenti che non risentono la concorrenza del mercato di appartenenza in quanto rispondono esclusivamente alla domanda etica dei green consumers.
Il Marketing Verde come comunicazione.
Il Marketing Verde come leva di comunicazione è solitamente utilizzata dalle imprese operanti nei mercati tradizionali, al fine di migliorare la percezione del proprio brand da parte dei consumatori. Deve essere pertanto distinto dal marketing verde come mercato.
Storia del Marketing Verde.
In Italia è conosciuto come Marketing Verde (o Eco Marketing). Nei Paesi anglosassoni è invece conosciuto come Green Marketing, Environmental Marketing o Ecological Marketing. Il termine Green Marketing è stato coniato nel 1980 dall'American Marketing Association (AMA), anche se il concetto era pre-esistente nel workshop "Ecological Marketing" del 1975 della stessa associazione. Il concetto ha avuto fin dall'inizio una caratteristica olistica e si è andato man mano affermando con la crescente dell'attenzione dei media al problema dell'effetto serra. Negli Stati Uniti i Green Consumers sono una realtà consolidata del mercato. Alcune grandi associazioni ambientaliste come Greenpeace stilano periodicamente una lista di Green Brand, molto seguita e letta, in cui realizzano una classifica dei produttori in rapporto al loro impatto sull'ambiente.
FONTE: Newpressglocal
giovedì 7 ottobre 2010
CONCORSO: UN'IDEA PER IL PAESE
È un concorso, nazionale e internazionale, aperto a tutti e la cui partecipazione è gratuita. Il concorso, il cui regolamento è disponibile sul sito internet www.italiacamp.it, ha la finalità di raccogliere e realizzare idee e proposte per l’innovazione in Italia, identificando le persone come fonte di saggezza, idee e soluzioni. L’obiettivo è realizzare le idee che, oltre a rispettare logiche di sostenibilità (sociale, ambientale ed economica) mettano al centro il cittadino in quanto tale, avendo lo scopo di valorizzare la qualità di vita di quest’ultimo, avuto riguardo al contesto in cui esso vive.
Si vuole dare avvio alla ricerca del “nuovo” – “NEOS” – mediante un processo di integrazione tra il
N(ord), l’E(st), l’O(vest) e il S(ud) del Paese – e di condivisione di progettualità individuali e collettive, coinvolgendo le persone, al fine di realizzare idee e progetti che consegnino alla collettività benefici tangibili e concreti. Ai vincitori del concorso sarà offerta l’opportunità di realizzare la propria idea. Il processo di raccolta e selezione delle idee avverrà mediante l’organizzazione, da parte dell’Associazione ItaliaCamp, di quattro eventi (i “BarCamp”). Il BarCamp, sulla tradizione dell’Università di Stanford, negli Stati Uniti d’America, consiste in una “non‐conferenza” collaborativa, dove chiunque può “salire in cattedra”, proporre un argomento e parlarne agli altri, con lo scopo di favorire il libero pensiero, la curiosità, la circolazione e la diffusione delle idee. Il BarCamp è generato dai partecipanti: nessuno è spettatore e tutti contribuiscono alla sua riuscita, con la presentazione della propria idea, sia mediante la semplice esposizione orale oppure con la presentazione di elaborati scritti e con l’ausilio di tecnologie multimediali.
Le date di ciascun BarCamp – tra Ottobre 2010 e 15 aprile 2011 – e le relative modalità di partecipazione saranno comunicate dall’Associazione ItaliaCamp sul sito internet www.italiacamp.it A seguito di ogni BarCamp, nel corso dei quali ai partecipanti sarà offerta la possibilità di esporre oralmente la propria idea, saranno selezionate le 10 idee migliori (una per ciascuna delle aree di interesse sotto definite e quattro “menzioni speciali”), a cura di un comitato scientifico, nominato dall’Associazione ItaliaCamp individuando qualificati rappresentanti competenti per le aree di interesse del concorso. Successivamente, un cd. “comitato strategico”, composto da qualificati rappresentanti delle istituzioni, della politica, dell’università, dell’impresa, del mondo economico e finanziario, delle professioni e della società civile, individuati dall’Associazione ItaliaCamp, di cui potranno altresì fare parte esperti internazionali, individuerà, tra le 40 idee scelte dal comitato scientifico, le 10 idee meritevoli di realizzazione, vincitrici del concorso, che verranno premiate, unitamente alle migliori idee selezionate nei singoli BarCamp e le ulteriori idee che dovessero ricevere una “menzione speciale”, nell’ambito di un evento conclusivo (l’“ItaliaCamp”). In occasione dell’ItaliaCamp verrà dato avvio al processo di realizzazione delle idee vincitrici, mediante il loro affidamento ad apposite “unità di progetto” (cd. Italia Units), che si occuperanno di facilitarne la concreta realizzazione. Le Italia Units saranno strutturate mediante l’individuazione dei soggetti ritenuti idonei a facilitare la realizzazione delle idee e dei potenziali soggetti finanziatori e/o investitori interessati alle idee medesime.
martedì 5 ottobre 2010
SIAMO TUTTI OPINION LEADER?
Di Giancarlo Panico via www.ferpi.it
Chi è un opinion leader? E’ una domanda che fino a qualche anno fa aveva una risposta abbastanza scontata: un politico, un sindacalista, editorialisti della carta stampata, l’ospite di un talk show, responsabili di movimenti e associazioni, professori universitari… gente, insomma, che aveva un qualche potere su gruppi di persone più o meno grandi. Con Internet e la diffusione dei social media le cose sono cominciate a cambiare e da qualche tempo, nelle nostra analisi, inseriamo i blogger, i web journalist più influenti e cerchiamo di capire chi è più o meno influente attraverso il web rispetto alle categorie del passato.
I primi dieci anni di questo nuovo secolo, gli anni zero, e più in particolare gli ultimi tempi hanno cambiato le carte in tavola, complicando notevolmente il lavoro di chi fa comunicazione e relazioni pubbliche. Con la rapida diffusione dei social network e con la loro disponibilità in mobilità che, attraverso gli smartphone, ci fa essere “always on”, capire e individuare chi sono gli influenti, coloro che fanno opinione, inizia a diventare il vero problema per le organizzazioni e, soprattutto, per chi è responsabile delle attività di comunicazione.
L’ultima provocazione ci viene da uno spot del nuovo telefonino di Samsung (da vedere più in basso) che consente di essere sempre connessi alle proprie community online e, comunque, di esercitare il proprio “diritto di commento” in qualsiasi momento che si chiude con una affermazione: siamo tutti influenti!
Una provocazione? Forse, perché – stando almeno a ricerche, dati e numeri recenti – i mainstream media, capeggiati dalla tv, la fanno ancora da padroni nell’orientare le opinioni dando voce a persone più o meno note, dalla politica allo sport.
Ma le cose stanno cambiando e anche molto rapidamente. Chiunque utilizza il web e soprattutto chi ha un occhio propenso a valutare i nuovi fenomeni sociali, si sarà accorto che, negli ultimi mesi, i consensi (espressi con i tasti “like” o “mi piace”) e i commenti sul web crescono esponenzialmente. Ormai sono presenti dappertutto e anche i siti dei grandi quotidiani si sono aperti alla possibilità di commentare gli articoli: una rivoluzione, dal momento che chi legge i giornali online è di gran lunga in numero maggiore a chi acquista la versione cartacea. Ovviamente non tutti hanno potere di influenza ma la novità è che le community sul web si stanno consolidando, diventano degli spazi dove i navigatori tornano di frequente, seguono i dibattiti, esprimono opinioni.
Niente di nuovo di cui abbiamo parlato più volte su questo sito dando voce anche ad alcuni dei maggiori esperti del nostro Paese: Italo Vignoli, Nicola Mattina, Vincenzo Cosenza, Marco Massarotto. La cosa nuova, interessante, è che in queste community si parla di prodotti, ci si scambia consigli d’acquisto, ci si confronta sulla politica, sui fatti quotidiani. Se è vero, come sostiene Edelman da ormai tre anni nel suo Trust Barometer, che la persona di cui ci fidiamo di più è il nostro vicino, bisogna rivedere – e anche rapidamente – le nostre idee su chi sono gli influenti. Perché oggi il nostro vicino, la persona di cui ci fidiamo, è sempre di più il nostro “amico di web”, colui con cui si condivide, si parla, si tagga, si commenta ogni giorno.
Anche il nostro sito, strutturato per far interagire i suoi navigatori, nonostante lo scetticismo di alcuni, da un po’ è andato a regime e abbiamo una community di professionisti che sistematicamente si ritrova in questo spazio, esercita il proprio diritto di opinione e se ne fa attingendo ai commenti di altri. Sono emersi anche alcuni opinion leader che vengono seguiti dagli altri (sono d’accordo, mi piace quello che dici, etc…).
L’azienda coreana, stavolta ci ha azzeccato! Sul web, molto più che in passato (perché il fenomeno non è nuovo), ci sono i “nuovi influenti”, coloro che anche in piccole community, come possono essere i gruppi di amici su Facebook, iniziano ad essere qualcosa in più di semplici commentatori, sono diventati influenti e alcuni addirittura opinion leader.
Nell’unico dizionario delle Rp stampato in Italia (quello in appendice al libro Governare le Relazioni di Toni Muzi Falconi) si legge: gli influenti sono soggetti, non necessariamente consapevoli e neppure particolarmente interessati alla relazione con l’organizzazione, che questa ritiene influente sul raggiungimento dei propri obiettivi, sia perché capaci di orientare le variabili (issue), sia perché capaci di orientare le opinioni (opinion leader) dei destinatari finali.
Chi è un opinion leader? E’ una domanda che fino a qualche anno fa aveva una risposta abbastanza scontata: un politico, un sindacalista, editorialisti della carta stampata, l’ospite di un talk show, responsabili di movimenti e associazioni, professori universitari… gente, insomma, che aveva un qualche potere su gruppi di persone più o meno grandi. Con Internet e la diffusione dei social media le cose sono cominciate a cambiare e da qualche tempo, nelle nostra analisi, inseriamo i blogger, i web journalist più influenti e cerchiamo di capire chi è più o meno influente attraverso il web rispetto alle categorie del passato.
I primi dieci anni di questo nuovo secolo, gli anni zero, e più in particolare gli ultimi tempi hanno cambiato le carte in tavola, complicando notevolmente il lavoro di chi fa comunicazione e relazioni pubbliche. Con la rapida diffusione dei social network e con la loro disponibilità in mobilità che, attraverso gli smartphone, ci fa essere “always on”, capire e individuare chi sono gli influenti, coloro che fanno opinione, inizia a diventare il vero problema per le organizzazioni e, soprattutto, per chi è responsabile delle attività di comunicazione.
L’ultima provocazione ci viene da uno spot del nuovo telefonino di Samsung (da vedere più in basso) che consente di essere sempre connessi alle proprie community online e, comunque, di esercitare il proprio “diritto di commento” in qualsiasi momento che si chiude con una affermazione: siamo tutti influenti!
Una provocazione? Forse, perché – stando almeno a ricerche, dati e numeri recenti – i mainstream media, capeggiati dalla tv, la fanno ancora da padroni nell’orientare le opinioni dando voce a persone più o meno note, dalla politica allo sport.
Ma le cose stanno cambiando e anche molto rapidamente. Chiunque utilizza il web e soprattutto chi ha un occhio propenso a valutare i nuovi fenomeni sociali, si sarà accorto che, negli ultimi mesi, i consensi (espressi con i tasti “like” o “mi piace”) e i commenti sul web crescono esponenzialmente. Ormai sono presenti dappertutto e anche i siti dei grandi quotidiani si sono aperti alla possibilità di commentare gli articoli: una rivoluzione, dal momento che chi legge i giornali online è di gran lunga in numero maggiore a chi acquista la versione cartacea. Ovviamente non tutti hanno potere di influenza ma la novità è che le community sul web si stanno consolidando, diventano degli spazi dove i navigatori tornano di frequente, seguono i dibattiti, esprimono opinioni.
Niente di nuovo di cui abbiamo parlato più volte su questo sito dando voce anche ad alcuni dei maggiori esperti del nostro Paese: Italo Vignoli, Nicola Mattina, Vincenzo Cosenza, Marco Massarotto. La cosa nuova, interessante, è che in queste community si parla di prodotti, ci si scambia consigli d’acquisto, ci si confronta sulla politica, sui fatti quotidiani. Se è vero, come sostiene Edelman da ormai tre anni nel suo Trust Barometer, che la persona di cui ci fidiamo di più è il nostro vicino, bisogna rivedere – e anche rapidamente – le nostre idee su chi sono gli influenti. Perché oggi il nostro vicino, la persona di cui ci fidiamo, è sempre di più il nostro “amico di web”, colui con cui si condivide, si parla, si tagga, si commenta ogni giorno.
Anche il nostro sito, strutturato per far interagire i suoi navigatori, nonostante lo scetticismo di alcuni, da un po’ è andato a regime e abbiamo una community di professionisti che sistematicamente si ritrova in questo spazio, esercita il proprio diritto di opinione e se ne fa attingendo ai commenti di altri. Sono emersi anche alcuni opinion leader che vengono seguiti dagli altri (sono d’accordo, mi piace quello che dici, etc…).
L’azienda coreana, stavolta ci ha azzeccato! Sul web, molto più che in passato (perché il fenomeno non è nuovo), ci sono i “nuovi influenti”, coloro che anche in piccole community, come possono essere i gruppi di amici su Facebook, iniziano ad essere qualcosa in più di semplici commentatori, sono diventati influenti e alcuni addirittura opinion leader.
Nell’unico dizionario delle Rp stampato in Italia (quello in appendice al libro Governare le Relazioni di Toni Muzi Falconi) si legge: gli influenti sono soggetti, non necessariamente consapevoli e neppure particolarmente interessati alla relazione con l’organizzazione, che questa ritiene influente sul raggiungimento dei propri obiettivi, sia perché capaci di orientare le variabili (issue), sia perché capaci di orientare le opinioni (opinion leader) dei destinatari finali.
venerdì 1 ottobre 2010
SCHELETRI A MILANO
In occasione del Milano Moda Donna le Curvy Can (5 top model di taglie conformate) si sono esibite in una performance di body-painting per protestare contro le “donne scheletro” protagoniste delle passerelle milanese.
In questi giorni dove tiene ancora banco la polemica relativa all’esclusione di brand come Elena Mirò, leader in Italia della moda conformata, dal calendario di sfilate di Milano Moda, le 5 modelle sono scese in prima linea facendosi dipingere dall’artista milanese Fabio Weik come veri e propri scheletri. Una forte e decisa protesta contro il sistema fashion che richiede rigorosamente la taglia 36-38, denunciando canoni estetici estremi e non naturali e aggiungo poco piacevoli anche alla vista. Evidente lo stupore di passanti e curiosi tra le vie dello shopping meneghino per questo connubio tra moda plus size e arte.
FONTE: nonconvenzionale.com
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