Oggi voglio rendere omaggio a Barilla che nonostante si porti in dote una memoria di marca ad un livello di awareness incredibilmente alto non rinuncia mai ad investire in nuovi progetti di marketing e comunicazione che consentano alle persone di vivere il brand oltre la televisione. A tutte i professionisti che lavorano in o per Barilla i miei più sentiti complimenti.
Michele
Il celebre slogan "la gioia di stare insieme" che anima le campagne pubblicitarie Barilla ormai dal 2009 è diventato anche il punto di partenza per l‘organizzazione di eventi che portano il brand nelle piazze italiane, creando momenti di aggregazione e socialità in contesti nuovi, creati ad hoc.
Essi non solo parlano del prodotto icona del brand, cioè la pasta, ma fanno anche parlare il consumatore, che diventa partecipante attivo di una "giornata di festa" vissuta tra gustosi assaggi di prodotto, workshop e seminari per diventare un perfetto chef o padrone di casa.
L‘organizzazione da parte di Barilla di manifestazioni incentrate sulla creazione di un vincolo relazionale intorno ad un prodotto, che da sempre in Italia è sinonimo di "casa e famiglia", ha inizio nel 2009 con l‘allestimento dell‘evento ‘Barilla Pasta Day‘.
È in questa occasione che le piazze di tre città Italiane (Milano, Roma e Napoli) vengono brandizzate e trasformate per qualche ora in una grande "casa comune" all‘insegna del marchio Barilla. La core idea di creare uno spazio domestico in luoghi di puro passaggio come le piazze, ed il grande successo dell‘iniziativa del 2009 sono il motore per l‘organizzazione dell‘evento ‘Casa Barilla‘ nel 2010 durante il quale il tour viene allargato a ben otto piazze italiane (Ravenna, Genova, Torino, Milano, Palermo, Napoli, Bari e Roma) e per il quale vengono allestite delle vere e proprie case mobili, cioè strutture che contengono al loro interno un vero universo della marca.L‘evento ‘Casa Barilla‘ del 2010 si dimostra un‘evoluzione in termini di durata ed estensione dell‘iniziativa Pasta Day 2009, ma ha origine da una nuova idea creativa cioè dare vita ad uno spazio chiuso di aggregazione in cui il consumatore possa provare un‘esperienza a 360° gradi del brand.
Barilla 2.0: l‘evento e il web
Il primo coinvolgimento del consumatore avviene a distanza, attraverso i nuovi media e i social network che si sono rivelati strumenti principe della campagna promozionale Barilla.
Inoltre essi hanno determinato la centralità del ruolo del consumatore nelle scelte di allestimento e intrattenimento.
Tramite il sito web dedicato all‘evento e a gruppi su Facebook (la pagina Casa Barilla è tutt‘ora attiva e conta numerosi fan) i partecipanti sono stati invitati a caricare commenti, foto e video, o a riconoscersi in quelli realizzati da Barilla, pronta a renderli veri protagonisti. In un’area web appositamente dedicata, non solo i partecipanti potevano ammirarsi nella foto gallery delle tappe del tour, ma è a loro che è stata data l‘opportunità di scegliere "le ricette e la musica della festa” selezionando all’interno di una graduatoria i menù più graditi e il repertorio musicale più adatto. Ogni utente poteva selezionare il proprio menù della “giornata di festa” gustato poi nelle singole tappe del tour. Lo stesso valeva per la colonna sonora dell’event nel blu dipinto di blu di D. Modugno, è stata la canzone più votata dal pubblico Barilla. Per meglio prepararsi all‘evento, si potevano altresì visitare sul sito web dedicato, le pagine relative ad ogni singola sezione dello spazio espositivo Barilla, e allo stesso tempo iscriversi a corsi e seminari per non perdere un posto in prima fila nei contest e nelle iniziative organizzate dagli chef.
Nel 2010 inoltre si coniugano partecipazione diretta e multimedialità grazie ad un event partner come FourSquare, mobile application che permette tramite uno smart phone di segnalare su di un network comune dove ci si trova, fornire commenti sul luogo visitato e infine stringere amicizie con chi condivide la medesima esperienza.
FONTE: Mymarketing.it
mercoledì 29 giugno 2011
martedì 28 giugno 2011
TWITTER APRE ALLA PUBBLICITA'?
Prima o poi doveva succedere... per carità non è ancora niente di certo però non credo che Bizz ed Evan resisteranno a lungo alla tentazione. Mi resta solo la speranza che vengano studiate forme di pubblicità diverse dal solito banner, maggiormente interattive e non semplici "consigli per gli acquisti".
Michele
Che i social network attirino decine e, in alcuni casi, centinaia di milioni di persone l'abbiamo capito: la diffusione dei dispositivi che ci permettono di essere collegati 24 ore su 24 non fa altro che espandere questo fenomeno. Il "problema" nasce quando un popolare servizio di social network, nel caso specifico Twitter, cerca di monetizzare la propria diffusione.
Fino ad oggi il popolare servizio di "cinguettii" è rimasto completamente libero da banner pubblicitari, dando spazio ai soli utenti. Secondo quanto riporta il Financial times, però, questo momento potrebbe presto finire. Twitter dovrebbe, secondo quanto riporta la fonte, piegarsi al vil denaro, lasciando così spazio a inserimenti pubblicitari al fine di incrementare le entrate nelle casse societarie.
Twitter al momento conta oltre 300 milioni di utenti, circa la metà di Facebook: questa proporzione non trova però conferma quando si analizzano le entrate pubblicitarie. Il social network fondato da Zuckerberg dovrebbe fatturare quest'anno circa 3 miliardi e mezzo di dollari, mentre Twitter "solo" 100 milioni. Tra i molteplici motivi c'è sicuramente da ricercare la politica sempre molto "pulita" portata avanti da Bizz Stone e Evan Williams (i fondatori di Twitter) che solo in rari casi si sono dedicati a forme pubblicitarie.
Un precedente, piuttosto pericoloso, è datato lo scorso Marzo: in occasione della sua applicazione per iPhone, twitter aveva anche dato il via agli inserimente pubblicitari, sotto forma di banner. Una mossa non passata inosservata agli utenti che, anzi, si sono sollevati in rivolta minacciando un abbandono in massa. Il dietrofront dell'azienda non si è fatto attendere, con tanto di scuse.
Una formula pubblicitaria che twitter ha invece applicato da tempo e con buon successo, invece, è quella che prende il nome di "promoted tweets". La possibilità di scrivere un messaggio che non sia più lungo di 140 caratteri è la caratteristica su cui twitter è nato: i promoted tweets sono informazioni fornite dalle aziende circa eventuali prodotti o offerte. E sulla falsa riga sono anche nati i "promoted accounts", veri e propri account con cui le aziende comunicano.
Queste particolari forme pubblicitarie non sono però sufficienti a soddisfare le esigenze e le aspettative societarie che intendono così, almeno secondo le ultime indiscrezioni, aprire il popolare social network alla forma pubblicitaria più utilizzata sul web: il banner.
Sarà interessante allora vedere quale risposta daranno questa volta gli utenti: twitter è, per sua natura, fondamentalmente e drasticamente differente da Facebook. La sua esperienza di utilizzo potrebbe, pertanto, venir minata pesantemente dalla presenza di banner.
Un elemento da considerare riguarda però l'integrazione che il popolare social network troverà all'interno di iOS 5: come abbiamo avuto modo di osservare in occasione della preview, infatti, twitter sarà il social network di riferimento nella nuova versione del sistema operativo per iPhone
Fonte: HwFiles
Michele
Che i social network attirino decine e, in alcuni casi, centinaia di milioni di persone l'abbiamo capito: la diffusione dei dispositivi che ci permettono di essere collegati 24 ore su 24 non fa altro che espandere questo fenomeno. Il "problema" nasce quando un popolare servizio di social network, nel caso specifico Twitter, cerca di monetizzare la propria diffusione.
Fino ad oggi il popolare servizio di "cinguettii" è rimasto completamente libero da banner pubblicitari, dando spazio ai soli utenti. Secondo quanto riporta il Financial times, però, questo momento potrebbe presto finire. Twitter dovrebbe, secondo quanto riporta la fonte, piegarsi al vil denaro, lasciando così spazio a inserimenti pubblicitari al fine di incrementare le entrate nelle casse societarie.
Twitter al momento conta oltre 300 milioni di utenti, circa la metà di Facebook: questa proporzione non trova però conferma quando si analizzano le entrate pubblicitarie. Il social network fondato da Zuckerberg dovrebbe fatturare quest'anno circa 3 miliardi e mezzo di dollari, mentre Twitter "solo" 100 milioni. Tra i molteplici motivi c'è sicuramente da ricercare la politica sempre molto "pulita" portata avanti da Bizz Stone e Evan Williams (i fondatori di Twitter) che solo in rari casi si sono dedicati a forme pubblicitarie.
Un precedente, piuttosto pericoloso, è datato lo scorso Marzo: in occasione della sua applicazione per iPhone, twitter aveva anche dato il via agli inserimente pubblicitari, sotto forma di banner. Una mossa non passata inosservata agli utenti che, anzi, si sono sollevati in rivolta minacciando un abbandono in massa. Il dietrofront dell'azienda non si è fatto attendere, con tanto di scuse.
Una formula pubblicitaria che twitter ha invece applicato da tempo e con buon successo, invece, è quella che prende il nome di "promoted tweets". La possibilità di scrivere un messaggio che non sia più lungo di 140 caratteri è la caratteristica su cui twitter è nato: i promoted tweets sono informazioni fornite dalle aziende circa eventuali prodotti o offerte. E sulla falsa riga sono anche nati i "promoted accounts", veri e propri account con cui le aziende comunicano.
Queste particolari forme pubblicitarie non sono però sufficienti a soddisfare le esigenze e le aspettative societarie che intendono così, almeno secondo le ultime indiscrezioni, aprire il popolare social network alla forma pubblicitaria più utilizzata sul web: il banner.
Sarà interessante allora vedere quale risposta daranno questa volta gli utenti: twitter è, per sua natura, fondamentalmente e drasticamente differente da Facebook. La sua esperienza di utilizzo potrebbe, pertanto, venir minata pesantemente dalla presenza di banner.
Un elemento da considerare riguarda però l'integrazione che il popolare social network troverà all'interno di iOS 5: come abbiamo avuto modo di osservare in occasione della preview, infatti, twitter sarà il social network di riferimento nella nuova versione del sistema operativo per iPhone
Fonte: HwFiles
lunedì 27 giugno 2011
"MENO PUBBLICITA', PIU' CREATIVITA'" LA LEZIONE DI PATTY SMITH
Torno anche oggi sull'argomento Cannes Lions perchè Pasquale Diaferia ci riporta la morale di un evento molto interessante avvenuto durante il Festival e che ha visto tra i relatori la poetessa -cantautrice Patty Smith. Buona lettura.
Michele
Meno Pubblicità, più Creatività: queste poche parole, scolpite nel marmo, fanno da lapide al Festival di Cannes 2011. Le ha scritte la grande poetessa rock Patty Smith, invitata a parlare di musica e comunicazione da Tim Mellors, worldwide creative director di Grey con il vizio delle music legend attempate: in passato ci ha offerto miti come Roger Daltrey degli Who e Yoko Ono.
Anche quest’anno la mezz’oretta con la vecchia gloria ha lasciato segni importanti nel pubblico, qualche migliaio tra clienti e creativi, molti giovanissimi. E se è stata emozionante la mini show case dell’autrice di 'Because The Night', ancora più affascinate il suo passaggio nella sala stampa del Festival. La signora Smith, tutta concetto e zero look (due centimetri di crescita dei capelli per l’immediato titolo di “donna più trasandata del mondo”) ha ammaliato la audience ricordando la nostra responsabilità sociale: “Chi fa pubblicità deve capire che quello che dice è come se fossero milioni di bandiere piantate nella testa della gente. Serve pubblicità più creativa, più poetica, come tanti flash nella notte…” E la sua conclusione (“We don’t need so much advertising, be creative, please!”) è suonata come un invito alla Bill Bernbach a non dimenticare che tutti lavoriamo in un’industria culturale che forma la testa ed influenza l’etica ed i comportamenti della gente comune. Più delle scuole, più delle famiglie, più dei governi.
E se la precedente edizione l’avevamo definita “Il Festival della Restaurazione”, quest’anno abbiamo avuto la sensazione che per questa comunità di creativi sia arrivato il “Momento della Saggezza”. Nonostante tanto modernismo e contemporaneità, i contributi più emozionanti sono arrivati dai vecchi: la 65enne Patti Smith, il quasi ottantenne Edward De Bono, il settantenne Tony Hertz.
Della poetessa abbiamo già detto. Del sociologo della conoscenza De Bono dobbiamo solo segnalare che in migliaia hanno ascoltato rapiti da una presentazione senza alcun supporto spettacolare, con la stessa attenzione dello show sui nuovi talenti della Saatchi. Per dirvi quanto asciutta e sobria sia stata, basta dire che il vecchio studioso si è fatto trovare già seduto, perché non avrebbe potuto attraversare il palco, viste le sue condizioni fisiche. Non ha usato keynote, né PowerPoint, né sofisticati filmati o musiche seducenti a supporto. Semplicemente ha parlato e scritto, usando i pennarelli: singole parole e segni su un foglio di carta, riproiettati su grande schermo. Ha esordito prendendo in giro il delirio di cultura ecologista che sta dominando il mondo, chiedendo di abbandonare il Green Thinking a favore di un sano ritorno al Pensiero e Basta, senza alcuna etichetta. Ha poi invitato tutti alla responsabilità sociale nei confronti del lavoro di comunicatore. Ma soprattutto ha dimostrato che è la sostanza del pensiero, quella che conta. La forma, che pure è grande parte del mestiere dei pubblicitari, alla fine è banale decorazione.
Continua a leggere sul blog di Advexpress
Michele
Meno Pubblicità, più Creatività: queste poche parole, scolpite nel marmo, fanno da lapide al Festival di Cannes 2011. Le ha scritte la grande poetessa rock Patty Smith, invitata a parlare di musica e comunicazione da Tim Mellors, worldwide creative director di Grey con il vizio delle music legend attempate: in passato ci ha offerto miti come Roger Daltrey degli Who e Yoko Ono.
Anche quest’anno la mezz’oretta con la vecchia gloria ha lasciato segni importanti nel pubblico, qualche migliaio tra clienti e creativi, molti giovanissimi. E se è stata emozionante la mini show case dell’autrice di 'Because The Night', ancora più affascinate il suo passaggio nella sala stampa del Festival. La signora Smith, tutta concetto e zero look (due centimetri di crescita dei capelli per l’immediato titolo di “donna più trasandata del mondo”) ha ammaliato la audience ricordando la nostra responsabilità sociale: “Chi fa pubblicità deve capire che quello che dice è come se fossero milioni di bandiere piantate nella testa della gente. Serve pubblicità più creativa, più poetica, come tanti flash nella notte…” E la sua conclusione (“We don’t need so much advertising, be creative, please!”) è suonata come un invito alla Bill Bernbach a non dimenticare che tutti lavoriamo in un’industria culturale che forma la testa ed influenza l’etica ed i comportamenti della gente comune. Più delle scuole, più delle famiglie, più dei governi.
E se la precedente edizione l’avevamo definita “Il Festival della Restaurazione”, quest’anno abbiamo avuto la sensazione che per questa comunità di creativi sia arrivato il “Momento della Saggezza”. Nonostante tanto modernismo e contemporaneità, i contributi più emozionanti sono arrivati dai vecchi: la 65enne Patti Smith, il quasi ottantenne Edward De Bono, il settantenne Tony Hertz.
Della poetessa abbiamo già detto. Del sociologo della conoscenza De Bono dobbiamo solo segnalare che in migliaia hanno ascoltato rapiti da una presentazione senza alcun supporto spettacolare, con la stessa attenzione dello show sui nuovi talenti della Saatchi. Per dirvi quanto asciutta e sobria sia stata, basta dire che il vecchio studioso si è fatto trovare già seduto, perché non avrebbe potuto attraversare il palco, viste le sue condizioni fisiche. Non ha usato keynote, né PowerPoint, né sofisticati filmati o musiche seducenti a supporto. Semplicemente ha parlato e scritto, usando i pennarelli: singole parole e segni su un foglio di carta, riproiettati su grande schermo. Ha esordito prendendo in giro il delirio di cultura ecologista che sta dominando il mondo, chiedendo di abbandonare il Green Thinking a favore di un sano ritorno al Pensiero e Basta, senza alcuna etichetta. Ha poi invitato tutti alla responsabilità sociale nei confronti del lavoro di comunicatore. Ma soprattutto ha dimostrato che è la sostanza del pensiero, quella che conta. La forma, che pure è grande parte del mestiere dei pubblicitari, alla fine è banale decorazione.
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venerdì 24 giugno 2011
AVANZA IL CLOUD COMPUTING
Ammetto che la mia competenza informatica è veramente bassa, tuttavia non posso esimermi dal parlare almeno una volta del fenomeno cloud computing in quanto credo che influenzerà presto il mondo marketing e comunicazione. Michele
GUARDA IL VIDEO SUL CLOUD COMPUTING!
Il cloud computing è la scommessa di molte aziende ed una tecnologia che avrà molta importanza in futuro. È per questo che il settore dell’IT, nei prossimi cinque anni, vedrà una crescita degli investimenti in questa tecnologia. Secondo le stime, si passerà dagli attuali 21.5 miliardi di dollari (2010) ai 72.9 miliardi di dollari del 2015.
Ci troviamo di fronte, probabilmente, ad una delle più importanti rivoluzioni in campo informatico, che cambierà profondamente le abitudini dei navigatori. Quella del cloud, infatti, è una tecnologia che non coinvolge solamente applicazioni software, ma è rappresentata da infrastrutture hardware che avranno una parte fondamentale. Il 2015 è una data ancora lontana e, in termini informatici, si parla di ere geologiche in cui può accadere di tutto. Ma allo stesso tempo, oggi solo il 28% dei responsabili nell’IT si occupa di mansioni relative al cloud pubblico. Questo significa che i margini per crescere sono ancora molti: secondo IDC il settore potrebbe continuare a crescere per i prossimi 25 anni.
Gli Stati Uniti guideranno il settore, con il 50% di tutti i servizi e i ricavi, sebbene anche in Europa occidentale e Asia ci sia da aspettarsi una crescita molto forte. Come dichiarato da Frank Gens, Senior Vice President e capo analista di IDC: «I servizi cloud sono interconnessi con altre tecnologie, inclusi i dispositivi mobile, le reti wireless e i social network. [...] La nuova piattaforma promette di espandere radicalmente l’uso delle tecnologie informatiche, portando ad una nuova e intelligente varietà di soluzioni industriali».
Considerato l’attuale tasso di crescita del cloud, è indispensabile considerare questi servizi come un’area strategica per tutte le aziende che operano nell’IT, con una previsione di Gens che si configura come facile profezia: i vincitori della guerra tra le piattaforme cloud saranno probabilmente i principali protagonisti del settore IT in futuro.
Fonte: http://www.webnews.it/
GUARDA IL VIDEO SUL CLOUD COMPUTING!
Il cloud computing è la scommessa di molte aziende ed una tecnologia che avrà molta importanza in futuro. È per questo che il settore dell’IT, nei prossimi cinque anni, vedrà una crescita degli investimenti in questa tecnologia. Secondo le stime, si passerà dagli attuali 21.5 miliardi di dollari (2010) ai 72.9 miliardi di dollari del 2015.
Ci troviamo di fronte, probabilmente, ad una delle più importanti rivoluzioni in campo informatico, che cambierà profondamente le abitudini dei navigatori. Quella del cloud, infatti, è una tecnologia che non coinvolge solamente applicazioni software, ma è rappresentata da infrastrutture hardware che avranno una parte fondamentale. Il 2015 è una data ancora lontana e, in termini informatici, si parla di ere geologiche in cui può accadere di tutto. Ma allo stesso tempo, oggi solo il 28% dei responsabili nell’IT si occupa di mansioni relative al cloud pubblico. Questo significa che i margini per crescere sono ancora molti: secondo IDC il settore potrebbe continuare a crescere per i prossimi 25 anni.
Gli Stati Uniti guideranno il settore, con il 50% di tutti i servizi e i ricavi, sebbene anche in Europa occidentale e Asia ci sia da aspettarsi una crescita molto forte. Come dichiarato da Frank Gens, Senior Vice President e capo analista di IDC: «I servizi cloud sono interconnessi con altre tecnologie, inclusi i dispositivi mobile, le reti wireless e i social network. [...] La nuova piattaforma promette di espandere radicalmente l’uso delle tecnologie informatiche, portando ad una nuova e intelligente varietà di soluzioni industriali».
Considerato l’attuale tasso di crescita del cloud, è indispensabile considerare questi servizi come un’area strategica per tutte le aziende che operano nell’IT, con una previsione di Gens che si configura come facile profezia: i vincitori della guerra tra le piattaforme cloud saranno probabilmente i principali protagonisti del settore IT in futuro.
Fonte: http://www.webnews.it/
mercoledì 22 giugno 2011
INTERESSANTI CAMPAGNE DI LOCATION BASED MKTG
Non so voi ma io mi sono chiesto più volte come utilizzare i social media per promuovere un'attività locale magari integrandoli con le altre forme di comunicazione sul territorio. Ebbene dall'america arrivano alcune case history interessanti che i ragazzi di Marketing Arena hanno pescato e descritto nel loro blog.
In Italia come sempre non siamo ancora arrivati a certi livelli di utilizzo dei social di geolocalizzazione ma se qualcuno di voi fosse a conoscenza di case history made in italy batta un colpo. Grazie!
Michele
Open Forum ha recentemente pubblicato un articolo molto interessante dal titolo “5 Creative Location-Based Marketing Campaigns” che ci permettiamo di proporre come traduzione libera.
Uno dei grandi poteri che la rete ha dimostrato di avere negli ultimi anni è quello di connettere le persone, non solo nel mondo ma anche a livello iperlocale. Sicuramente i location based services hanno giocato un ruolo determinante e fondamentale in questa tendenza e senza una tecnologia di base cosi robusta non si sarebbe arrivati lontano. Anche se la presenza di un mondo di opportunità appare chiara, molte aziende non hanno però fatto ancora nulla per farsi notare sui LBS, noi ve ne presentiamo 5 che invece l’hanno fatto.
DBA Barbecue — Atlanta, Georgia
L’azienda offre agli utenti un motivo in più per fare check in con foursquare, cibo gratis o sconti particolari. Uno sconto su una birra o un aperitivo gratuito, senza dubbio un “pesante incentivo” per chi passa da quelle parti.(...)
AJ Bombers—Milwaukee, Wisconsin
Il titolare di Aj Bombers è un fan talmente sfegatato di foursquare da aver scritto un libro dal titolo “foursquare works” (seguito di un suo lavoro dal titolo “twitter works”). I numeri di Joe Sorge, il nostro uomo, sono interessanti (quasi impressionanti): 400 utenti e 9000 check in e l’idea di lanciare uno “swarm badge” (qui qualche riflessione sul super swarm badge) per riuscire a portare 50 check in simultanei, il badge è stato sbloccato con 161 “adesioni”. (...)
Colibri Cuisine — Austin, Texas Colibri, uno spazio dedicato al cibo messicano, ha sviluppato un’iniziativa con l’obiettivo di aumentare i consigli nella propria venue foursquare. Ad ogni acquisto, per un periodo, veniva offerto un omaggio per tutti quelli che avessero lasciato un consiglio legato alla venue. Anche grazie al nuovo explore tab, i 9 consigli “racimolati” grazie a questa iniziativa hanno portato dei vantaggi diretti (...)
Continua a leggere su MarketingArena
In Italia come sempre non siamo ancora arrivati a certi livelli di utilizzo dei social di geolocalizzazione ma se qualcuno di voi fosse a conoscenza di case history made in italy batta un colpo. Grazie!
Michele
Open Forum ha recentemente pubblicato un articolo molto interessante dal titolo “5 Creative Location-Based Marketing Campaigns” che ci permettiamo di proporre come traduzione libera.
Uno dei grandi poteri che la rete ha dimostrato di avere negli ultimi anni è quello di connettere le persone, non solo nel mondo ma anche a livello iperlocale. Sicuramente i location based services hanno giocato un ruolo determinante e fondamentale in questa tendenza e senza una tecnologia di base cosi robusta non si sarebbe arrivati lontano. Anche se la presenza di un mondo di opportunità appare chiara, molte aziende non hanno però fatto ancora nulla per farsi notare sui LBS, noi ve ne presentiamo 5 che invece l’hanno fatto.
DBA Barbecue — Atlanta, Georgia
L’azienda offre agli utenti un motivo in più per fare check in con foursquare, cibo gratis o sconti particolari. Uno sconto su una birra o un aperitivo gratuito, senza dubbio un “pesante incentivo” per chi passa da quelle parti.(...)
AJ Bombers—Milwaukee, Wisconsin
Il titolare di Aj Bombers è un fan talmente sfegatato di foursquare da aver scritto un libro dal titolo “foursquare works” (seguito di un suo lavoro dal titolo “twitter works”). I numeri di Joe Sorge, il nostro uomo, sono interessanti (quasi impressionanti): 400 utenti e 9000 check in e l’idea di lanciare uno “swarm badge” (qui qualche riflessione sul super swarm badge) per riuscire a portare 50 check in simultanei, il badge è stato sbloccato con 161 “adesioni”. (...)
Colibri Cuisine — Austin, Texas Colibri, uno spazio dedicato al cibo messicano, ha sviluppato un’iniziativa con l’obiettivo di aumentare i consigli nella propria venue foursquare. Ad ogni acquisto, per un periodo, veniva offerto un omaggio per tutti quelli che avessero lasciato un consiglio legato alla venue. Anche grazie al nuovo explore tab, i 9 consigli “racimolati” grazie a questa iniziativa hanno portato dei vantaggi diretti (...)
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martedì 21 giugno 2011
PRIMI ESITI DAI CANNES LIONS 2011
Vi riporto di seguito i primi esiti dell'edizione 2011 dei Leoni d'Oro di Cannes. In generale l' Italia non ha particolarmente brillato anche se mi fa veramente molto piacere l'argento vinto da due nostri giovani creativi under 28 nella categoria "Young Lyons".
Michele
PRESS E MEDIA
Quasi a bocca asciutta. Perché nelle shortlist Press e Media dell'Italia sono stati selezionati solo un lavoro per categoria. In quella Press (il nostro giurato è Gaetano Del Pizzo, creative director McCann Erickson), su 64 lavori icritti, in shortlist è passato il soggetto 'Club Crasher' per Durex Lubrificanti/SSL Healthcare Italy di McCann Erickson Italia. Sul fronte Media (qui i lavori erano 35, nostro giurato Gigi Mozzi di Media Consultant) ce l'ha fatta Bcube con la Stupid Global Campaign di Diesel.
DESIGN E CYBER
E’a firmo Firstfloorunder il progetto ‘Piracy’ entrato nella shortlist design, sia nella sottocategoria Poster che Self Promotion e scelto dalla giuria tra i 1774 iscritti, di cui italiani 22. I direttori creativi TBWA\Italia Francesco Guerrera e Nicola Lampugnani soddisfatti commentano: “crediamo che la creatività passi attraverso differenti mezzi, è la prova che la sperimentazione paga. Anche perché il progetto Firstfloorunder si è fatto strada da solo, attraverso la rete. Lo presenteremo l’anno prossimo al network. Un plauso a tutto il team e ai fotografi”.
Nel Cyber, invece, l’Italia resta a bocca asciutta con nessuno dei nostri 32 progetti a essersi fatto notare tra il panel dei ben 2.835 iscritti.
OUTDOOR, PR E RADIO
L'annuncio 'Club Crusher' Durex di McCann Erickson oltre che nella shortlist Press entra anche in quella Outdoor insieme a 'Big Alice' - Alice in Wonderland 3D Movie'/Walt Disney Studios Motion Pictures di AUGE (38 lavori iscritti su 4.490). Per la radio passa '20 Hours Gyns' - Gym Membership di DDB<(25 lavori iscritti su 1.363). Nessuna italiana per le Pr (7 lavori iscritti su 819).
YOUNG LYONS COMPETITION
La coppia italiana formata da Marco Tironi (art director Y&R Brands) e Daniela De Seta (copywriter DDB) ha vinto l'Argento alla Young Lions Print Competition del Festival of Creativity di Cannes. Tironi insieme a Filippo Rizzo, con l'annuncio stampa per Land Rover, aveva vinto nella categoria Press de I Giovani Leoni, premio promosso da Sipra e Art Directors’ Club per incentivare la creatività degli under 28 delle agenzie pubblicitarie italiane (i vincitori accedono alla Young Lions Competition). Rizzo non ha potuto andare a Cannes per superati limiti di età (max 28 anni), da qui la partecipazione di Daniela De Seta. I vincitori australiani sono Mike Felix, (copywriter) e Matt Swinburne (art director) di Leo Burnett, Sydney, mentre il terzo posto è andato agli Emirati Arabi della DDB di Dubai.
Fonte: www.youmark.it
Michele
PRESS E MEDIA
Quasi a bocca asciutta. Perché nelle shortlist Press e Media dell'Italia sono stati selezionati solo un lavoro per categoria. In quella Press (il nostro giurato è Gaetano Del Pizzo, creative director McCann Erickson), su 64 lavori icritti, in shortlist è passato il soggetto 'Club Crasher' per Durex Lubrificanti/SSL Healthcare Italy di McCann Erickson Italia. Sul fronte Media (qui i lavori erano 35, nostro giurato Gigi Mozzi di Media Consultant) ce l'ha fatta Bcube con la Stupid Global Campaign di Diesel.
DESIGN E CYBER
E’a firmo Firstfloorunder il progetto ‘Piracy’ entrato nella shortlist design, sia nella sottocategoria Poster che Self Promotion e scelto dalla giuria tra i 1774 iscritti, di cui italiani 22. I direttori creativi TBWA\Italia Francesco Guerrera e Nicola Lampugnani soddisfatti commentano: “crediamo che la creatività passi attraverso differenti mezzi, è la prova che la sperimentazione paga. Anche perché il progetto Firstfloorunder si è fatto strada da solo, attraverso la rete. Lo presenteremo l’anno prossimo al network. Un plauso a tutto il team e ai fotografi”.
Nel Cyber, invece, l’Italia resta a bocca asciutta con nessuno dei nostri 32 progetti a essersi fatto notare tra il panel dei ben 2.835 iscritti.
OUTDOOR, PR E RADIO
L'annuncio 'Club Crusher' Durex di McCann Erickson oltre che nella shortlist Press entra anche in quella Outdoor insieme a 'Big Alice' - Alice in Wonderland 3D Movie'/Walt Disney Studios Motion Pictures di AUGE (38 lavori iscritti su 4.490). Per la radio passa '20 Hours Gyns' - Gym Membership di DDB<(25 lavori iscritti su 1.363). Nessuna italiana per le Pr (7 lavori iscritti su 819).
YOUNG LYONS COMPETITION
La coppia italiana formata da Marco Tironi (art director Y&R Brands) e Daniela De Seta (copywriter DDB) ha vinto l'Argento alla Young Lions Print Competition del Festival of Creativity di Cannes. Tironi insieme a Filippo Rizzo, con l'annuncio stampa per Land Rover, aveva vinto nella categoria Press de I Giovani Leoni, premio promosso da Sipra e Art Directors’ Club per incentivare la creatività degli under 28 delle agenzie pubblicitarie italiane (i vincitori accedono alla Young Lions Competition). Rizzo non ha potuto andare a Cannes per superati limiti di età (max 28 anni), da qui la partecipazione di Daniela De Seta. I vincitori australiani sono Mike Felix, (copywriter) e Matt Swinburne (art director) di Leo Burnett, Sydney, mentre il terzo posto è andato agli Emirati Arabi della DDB di Dubai.
Fonte: www.youmark.it
lunedì 20 giugno 2011
GUERRILLA LOW COST PER HARD ROCK CAFE'
Un'idea interessante per rapporto creatività espressa - budget richiesto. Probabilmente un tantino pericolosa in quanto fonte di possibile distrazione.
Michele
L’Hard Rock Cafè di Nuova Delhi è “sceso” per le strade della città per far capire agli automobilisti quanto possa essere pericoloso bere alcolici prima di mettersi alla guida. Un’automobile coperta interamente da un telo nero ha percorso le vie più importanti mettendo in allerta i numerosi guidatori. Una scritta riportata sul telo spiega il senso di questa attività “Drinking Driving is as Dangerous“.
Michele
L’Hard Rock Cafè di Nuova Delhi è “sceso” per le strade della città per far capire agli automobilisti quanto possa essere pericoloso bere alcolici prima di mettersi alla guida. Un’automobile coperta interamente da un telo nero ha percorso le vie più importanti mettendo in allerta i numerosi guidatori. Una scritta riportata sul telo spiega il senso di questa attività “Drinking Driving is as Dangerous“.
Fonte: Bloguerrilla
sabato 18 giugno 2011
INCONTRO CON GOOGLE ITALIA
Ieri ho avuto il piacere di assistere ad un incontro con Stefano Maruzzi, country manager di Google Italia.
Vi riporto di seguito i passaggi che più mi hanno colpito e che possono rappresentare uno stimolo a far meglio per chiunque.
"So tutto ho già la strategia, non e' la filosofia vincente.
Meglio dire ho qualche idea ma devo imparare da tutti "
"Uno degli input dati dai fondatori è assumere solo persone di grande qualità."
" Siamo davanti alla fine dell'era del buon senso. In google hanno cambiato il modo di pensare. La tecnologia sta cambiando e cambierà radicalmente la nostra prospettiva delle cose"
"L'unico modo per stare a galla è innovare come pazzi da mattina a sera.
I migliori progetti sono nati nel 20% di tempo libero che gli ingegneri hanno a disposizione"
"Osservare tanto per cogliere dei piccoli segnali e capire in anticipo se diventeranno dei trend"
Inoltre da questo incontro ho percepito un approccio ed un atteggiamento al lavoro basato su fiducia nei collaboratori, affiatamento, gestione qualitativa del tempo e meritocrazia, concetti che in Italia sono merce rara.
Ma sopratutto sappiate che il manager di riferimento per Google sul mercato italiano è il primo grande venditore di Google, in Italia. Infatti Maruzzi, ottimo comunicatore, semplicemente spiegando il modello di business dell'azienda ha letteralmente venduto il servizio di adwors con una efficacia ed una credibilità impressionante. Straordinario!
Michele
Vi riporto di seguito i passaggi che più mi hanno colpito e che possono rappresentare uno stimolo a far meglio per chiunque.
"So tutto ho già la strategia, non e' la filosofia vincente.
Meglio dire ho qualche idea ma devo imparare da tutti "
"Uno degli input dati dai fondatori è assumere solo persone di grande qualità."
" Siamo davanti alla fine dell'era del buon senso. In google hanno cambiato il modo di pensare. La tecnologia sta cambiando e cambierà radicalmente la nostra prospettiva delle cose"
"L'unico modo per stare a galla è innovare come pazzi da mattina a sera.
I migliori progetti sono nati nel 20% di tempo libero che gli ingegneri hanno a disposizione"
"Osservare tanto per cogliere dei piccoli segnali e capire in anticipo se diventeranno dei trend"
Inoltre da questo incontro ho percepito un approccio ed un atteggiamento al lavoro basato su fiducia nei collaboratori, affiatamento, gestione qualitativa del tempo e meritocrazia, concetti che in Italia sono merce rara.
Ma sopratutto sappiate che il manager di riferimento per Google sul mercato italiano è il primo grande venditore di Google, in Italia. Infatti Maruzzi, ottimo comunicatore, semplicemente spiegando il modello di business dell'azienda ha letteralmente venduto il servizio di adwors con una efficacia ed una credibilità impressionante. Straordinario!
Michele
venerdì 17 giugno 2011
UN PREMIO PER LE PUBBLICITA' AMICHE DEI BAMBINI
Vi segnalo un premio molto interessante che prova a tracciare il giusto equilibrio tra comunicazione pubblicitaria ed infanzia.
Michele
Aperte le iscrizioni al Child Guardian Award 2011 di Terre des Hommes, il premio riservato alle campagne pubblicitarie che offrono l'immagine più corretta dei bambini, coniugando il rispetto dei diritti dell'infanzia con un linguaggio comunicativo efficace.
Due le principali novità per questa quarta edizione:
• Insieme alle aziende, un premio speciale sarà attribuito alle Agenzie Pubblicitarie e ai Creativi che hanno realizzato le campagne vincitrici in una delle tre categorie previste stampa/affissioni, tv, web/altri mezzi (radio, below-the-line e mezzi non convenzionali);
• La Giuria dei Piccoli, che affianca la giuria di esperti nell'assegnazione del premio, si riunirà durante l’innovativo TOTEM, i bambini della tribù dei media©, il primo villaggio sulla Media Education ideato da Terre des Hommes (25-26 ottobre 2011, Palazzo delle Stelline di Milano). La Giuria dei Piccoli sarà composta da alunni delle scuole del ciclo primario e secondario di Milano.
La premiazione del Child Guardian Award si terrà a Milano il 10 novembre 2011.
Il termine per le candidature è fissato per il 30 settembre 2011. Saranno ammesse le campagne pianificate dal 1/1/2010 al 31/08/2011. L'iscrizione è gratuita.
Giunto ormai alla sua quarta edizione, il premio è organizzato da Terre des Hommes, in collaborazione con la Fondazione Pubblicità Progresso. Nelle passate edizioni il Child Guardian Award è stato assegnato alle campagne di aziende del calibro di Fiat, Enel, Lufthansa, Barilla, TÜV, Banca Intesa San Paolo, Dove, Mentadent, ING Direct, Europolveri, Mercedes-Benz, Moby e Nikon. Inoltre ha ricevuto l’adesione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha concesso una sua speciale medaglia quale segno concreto di apprezzamento dell'impegno dimostrato da Terre des Hommes nella tutela dell'infanzia attraverso questa iniziativa.
In tutto hanno partecipato 95 aziende con 153 campagne stampa, tv, affissioni, web e altri mezzi.
Terre des Hommes da 50 anni è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e per assicurare a ogni bambino scuola, educazione informale, cure mediche e cibo. Attualmente è presente in 65 paesi con quasi 1.000 progetti a favore dei bambini. La Fondazione Terre des Hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation, lavora in partnership con ECHO ed è accreditata presso l’Unione Europea, l’ONU e il Ministero degli Esteri italiano.
Per informazioni: www.terredeshommes.it
Fonte: www.informazione.it
Michele
Aperte le iscrizioni al Child Guardian Award 2011 di Terre des Hommes, il premio riservato alle campagne pubblicitarie che offrono l'immagine più corretta dei bambini, coniugando il rispetto dei diritti dell'infanzia con un linguaggio comunicativo efficace.
Due le principali novità per questa quarta edizione:
• Insieme alle aziende, un premio speciale sarà attribuito alle Agenzie Pubblicitarie e ai Creativi che hanno realizzato le campagne vincitrici in una delle tre categorie previste stampa/affissioni, tv, web/altri mezzi (radio, below-the-line e mezzi non convenzionali);
• La Giuria dei Piccoli, che affianca la giuria di esperti nell'assegnazione del premio, si riunirà durante l’innovativo TOTEM, i bambini della tribù dei media©, il primo villaggio sulla Media Education ideato da Terre des Hommes (25-26 ottobre 2011, Palazzo delle Stelline di Milano). La Giuria dei Piccoli sarà composta da alunni delle scuole del ciclo primario e secondario di Milano.
La premiazione del Child Guardian Award si terrà a Milano il 10 novembre 2011.
Il termine per le candidature è fissato per il 30 settembre 2011. Saranno ammesse le campagne pianificate dal 1/1/2010 al 31/08/2011. L'iscrizione è gratuita.
Giunto ormai alla sua quarta edizione, il premio è organizzato da Terre des Hommes, in collaborazione con la Fondazione Pubblicità Progresso. Nelle passate edizioni il Child Guardian Award è stato assegnato alle campagne di aziende del calibro di Fiat, Enel, Lufthansa, Barilla, TÜV, Banca Intesa San Paolo, Dove, Mentadent, ING Direct, Europolveri, Mercedes-Benz, Moby e Nikon. Inoltre ha ricevuto l’adesione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha concesso una sua speciale medaglia quale segno concreto di apprezzamento dell'impegno dimostrato da Terre des Hommes nella tutela dell'infanzia attraverso questa iniziativa.
In tutto hanno partecipato 95 aziende con 153 campagne stampa, tv, affissioni, web e altri mezzi.
Terre des Hommes da 50 anni è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e per assicurare a ogni bambino scuola, educazione informale, cure mediche e cibo. Attualmente è presente in 65 paesi con quasi 1.000 progetti a favore dei bambini. La Fondazione Terre des Hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation, lavora in partnership con ECHO ed è accreditata presso l’Unione Europea, l’ONU e il Ministero degli Esteri italiano.
Per informazioni: www.terredeshommes.it
Fonte: www.informazione.it
mercoledì 15 giugno 2011
SCRIVERE POST DI SUCCESSO
Propongo di seguito uno spunto di riflessione interessante trovato sul sito della Ferpi. Credo che questo possa servire a tutti noi scrittori 2.0. Michele
Ma cosa cerchiamo quando scriviamo un post? Vogliamo offrire ai nostri lettori intuizioni, spunti, idee, proposte, argomenti sui riflettere e dibattere oppure vogliamo crogiolare il nostro ego ipertrofico ammirando le curve degli accessi al blog?
Dedico le dritte seguenti proprio proprio a questi narcisisti cronici (ok, ok, chi di noi blogger non lo è?).
• Attualità: intesa non per forza come la notizia del momento quanto temi che sono attualmente ai vertici dell’attenzione dei media sociali.
• Stile: che deve essere brillante, satirico, ironico, sfizioso, una boccata di aria fresca nelle morte gore di un ambiente di lavoro noioso e asfittico. I navigatori d’altronde amano girare ai loro amici qualcosa che può farli sorridere.
• Diffusione: lasciate con nonchalance il link del post nei blog più frequentati che hanno scritto su quel tema o già riflettuto su argomenti simili, postatelo di soppiatto sui wall dei vostri amici collezionisti seriali di amicizie digitali, segnalatelo compulsivamente su Tecnorati, Liquida, Stumble Upon, Digg e così via (rinuncio in partenza a proporre un elenzo esaustivo di tutti i siti di aggregatori o social content sharing).
Metteteci ovviamente i vostri tag e i link del caso, quanto basta come si dice in cucina, utilizzando parole diffuse ma non comuni e possibilmente sfiziose (mica del tipo “estetica razionale”). Fate un po’ di SEO casereccia facendovi aiutare da amici, parenti e conoscenti che sopportano stoicamente le vostre paturnie webiche. Mescolate il tutto in parti più o meno uguali a seconda del caso e avrete un post con la ragionevole speranza di essere letto da qualche centinaio di (malcapitati) navigatori. Così avrete goduto dei vostri 5 minuti di attenzione digitale e potrete andare a dormire tranquilli con il vostro narcisismo acquietato (temporaneamente, ça va sans dire).
Ma è proprio questo che cerchiamo nel web?
Continua a leggere sul sito Ferpi
Ma cosa cerchiamo quando scriviamo un post? Vogliamo offrire ai nostri lettori intuizioni, spunti, idee, proposte, argomenti sui riflettere e dibattere oppure vogliamo crogiolare il nostro ego ipertrofico ammirando le curve degli accessi al blog?
Dedico le dritte seguenti proprio proprio a questi narcisisti cronici (ok, ok, chi di noi blogger non lo è?).
• Attualità: intesa non per forza come la notizia del momento quanto temi che sono attualmente ai vertici dell’attenzione dei media sociali.
• Stile: che deve essere brillante, satirico, ironico, sfizioso, una boccata di aria fresca nelle morte gore di un ambiente di lavoro noioso e asfittico. I navigatori d’altronde amano girare ai loro amici qualcosa che può farli sorridere.
• Diffusione: lasciate con nonchalance il link del post nei blog più frequentati che hanno scritto su quel tema o già riflettuto su argomenti simili, postatelo di soppiatto sui wall dei vostri amici collezionisti seriali di amicizie digitali, segnalatelo compulsivamente su Tecnorati, Liquida, Stumble Upon, Digg e così via (rinuncio in partenza a proporre un elenzo esaustivo di tutti i siti di aggregatori o social content sharing).
Metteteci ovviamente i vostri tag e i link del caso, quanto basta come si dice in cucina, utilizzando parole diffuse ma non comuni e possibilmente sfiziose (mica del tipo “estetica razionale”). Fate un po’ di SEO casereccia facendovi aiutare da amici, parenti e conoscenti che sopportano stoicamente le vostre paturnie webiche. Mescolate il tutto in parti più o meno uguali a seconda del caso e avrete un post con la ragionevole speranza di essere letto da qualche centinaio di (malcapitati) navigatori. Così avrete goduto dei vostri 5 minuti di attenzione digitale e potrete andare a dormire tranquilli con il vostro narcisismo acquietato (temporaneamente, ça va sans dire).
Ma è proprio questo che cerchiamo nel web?
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lunedì 13 giugno 2011
REPUTAZIONE AI TEMPI DEI SOCIAL NETWORK
"Il 45% degli italiani, infatti, considera la reputazione di un’azienda un fattore determinante al momento dell’acquisto di un prodotto".... serve altro?
Michele
Avere un’azienda solida non basta per una buona reputazione, per essere apprezzati entrano in gioco elementi più complessi che pesano nelle scelte dei consumatori. Il 45% degli italiani, infatti, considera la reputazione di un’azienda un fattore determinante al momento dell’acquisto di un prodotto, una percentuale che supera di sei punti la media europea. Il dato emerge da un’indagine di StrategyOne presentata al Forum della Comunicazione 2011 dall’ad di Edelman Italia, Fiorella Passoni, nel corso del dibattito 'Reti sociali. Storytelling e reputazione: come si definiscono le PR nell'era dell'always on'. “Se un tempo a darci fiducia era il valore economico, la solidità di un'azienda – spiega Passoni – oggi nella reputazione di un'impresa entrano in gioco elementi ben più ampi e complessi”, questo perché si è passati da un'era in cui “un comunicatore si rivolgeva alla massa” a una in cui “influenzatori diversi si ascoltano reciprocamente contribuendo a costruire una reputazione”.
Ma come si crea una una buona reputazione? Dall’indagine, realizzata incrociando i risultati di due ricerche internazionali (Trustbarometer, su 5mila opinion leader di 23 paesi con età tra i 25 e i 64 anni, e Goodpurpose, su oltre 7mila consumatori di 13 paesi) è emerso che per più di 7 italiani su 10 un’azienda rispettabile è una compagnia di cui fidarsi, che offra prodotti di qualità, che tratti bene gli impiegati e che conduca affari in modo onesto e trasparente. Per ben il 50% poi la credibilità di un'impresa è strettamente legata alla persona che la guida, contro il 33% del resto d'Europa.
L’era dei social network. Con l’avvento del web 2.0, ma soprattutto dei social network, farsi una reputazione è molto più facile. Ma le piattaforme stile Facebook possono essere un’arma a doppio taglio. “Per questo – spiega Fiorella Passoni - è fondamentale che l'azienda diventi protagonista della propria comunicazione perché, se non comunichi tu, lo farà qualcun altro per te”.
Anche in quanto alle fonti attenibili gli italiani si differenziano. Non si fidano dei giornali: solo il 15% crede ai quotidiani, contro il 26% di media europea e il 33% nel resto del mondo. Non va meglio alla tv e ai telegiornali (13% contro 27% e 31%) e radio (16% contro 26% e 27%). Neanche 2 su 3 si affidano ai periodici (24%), esattamente quanti si affidano invece ad un mezzo nuovo come i motori di ricerca (22% contro il 24% e il 29%). Poco creduti, ma la novità forse giustifica un certo scetticismo che coinvolge anche gli altri paesi, pure i blog (13%), i social network (7%) e i siti di condivisione contenuti come YouTube (12%). In ogni caso, per esser creduti in Italia bisogna soprattutto farsi sentire: 6 italiani su 10 dichiarano che per ritenere credibile un'informazione prima devono sentirla ripetere tra le 3 e le 5 volte, uno su dieci addirittura tra le 6 e le 9 volte.
Fonte: Business People
Michele
Avere un’azienda solida non basta per una buona reputazione, per essere apprezzati entrano in gioco elementi più complessi che pesano nelle scelte dei consumatori. Il 45% degli italiani, infatti, considera la reputazione di un’azienda un fattore determinante al momento dell’acquisto di un prodotto, una percentuale che supera di sei punti la media europea. Il dato emerge da un’indagine di StrategyOne presentata al Forum della Comunicazione 2011 dall’ad di Edelman Italia, Fiorella Passoni, nel corso del dibattito 'Reti sociali. Storytelling e reputazione: come si definiscono le PR nell'era dell'always on'. “Se un tempo a darci fiducia era il valore economico, la solidità di un'azienda – spiega Passoni – oggi nella reputazione di un'impresa entrano in gioco elementi ben più ampi e complessi”, questo perché si è passati da un'era in cui “un comunicatore si rivolgeva alla massa” a una in cui “influenzatori diversi si ascoltano reciprocamente contribuendo a costruire una reputazione”.
Ma come si crea una una buona reputazione? Dall’indagine, realizzata incrociando i risultati di due ricerche internazionali (Trustbarometer, su 5mila opinion leader di 23 paesi con età tra i 25 e i 64 anni, e Goodpurpose, su oltre 7mila consumatori di 13 paesi) è emerso che per più di 7 italiani su 10 un’azienda rispettabile è una compagnia di cui fidarsi, che offra prodotti di qualità, che tratti bene gli impiegati e che conduca affari in modo onesto e trasparente. Per ben il 50% poi la credibilità di un'impresa è strettamente legata alla persona che la guida, contro il 33% del resto d'Europa.
L’era dei social network. Con l’avvento del web 2.0, ma soprattutto dei social network, farsi una reputazione è molto più facile. Ma le piattaforme stile Facebook possono essere un’arma a doppio taglio. “Per questo – spiega Fiorella Passoni - è fondamentale che l'azienda diventi protagonista della propria comunicazione perché, se non comunichi tu, lo farà qualcun altro per te”.
Anche in quanto alle fonti attenibili gli italiani si differenziano. Non si fidano dei giornali: solo il 15% crede ai quotidiani, contro il 26% di media europea e il 33% nel resto del mondo. Non va meglio alla tv e ai telegiornali (13% contro 27% e 31%) e radio (16% contro 26% e 27%). Neanche 2 su 3 si affidano ai periodici (24%), esattamente quanti si affidano invece ad un mezzo nuovo come i motori di ricerca (22% contro il 24% e il 29%). Poco creduti, ma la novità forse giustifica un certo scetticismo che coinvolge anche gli altri paesi, pure i blog (13%), i social network (7%) e i siti di condivisione contenuti come YouTube (12%). In ogni caso, per esser creduti in Italia bisogna soprattutto farsi sentire: 6 italiani su 10 dichiarano che per ritenere credibile un'informazione prima devono sentirla ripetere tra le 3 e le 5 volte, uno su dieci addirittura tra le 6 e le 9 volte.
Fonte: Business People
giovedì 9 giugno 2011
PUBBLICITA' TRA INGANNI E TORMENTONI...
Oggi voglio dare spazio ad una visione critica e disincantata della pubblicità offerta da Silvia De Marco sul blog Cenadamamma.
Ritengo che questo articolo offra a tutti gli addetti ai lavori un punto di vista interessante su claim e tormentoni sottolineandone alcuni effetti collaterali..
Michele
Mi sono sempre chiesta come faccia la Marcuzzi ad accertare il grado di soddisfazione clientelare del consumo di yogurt con bifidus actiregularis(dubito fortemente che esista davvero).
Cosa significa lo slogan:soddisfatti o rimborsati per uno yogurt che ti promette liberatorie defecazioni giornaliere?
Che fà il cliente, si reca negli stabilimenti Danone e scuote la testa dicendo:non ha funzionato, ridatemi i tre euro?
Chi è incaricato di accertare se il cliente mente o se invece ha defecato allegramente e vuole solo farsi resituire il vile denaro?
E poi, quelle creme anticellulite che promettono il 93 per cento di pelle a buccia d'arancia in meno?come facciamo a controllare questo livello noi comuni mortali?che scala usiamo per misurare la buccia d'arancia? la Richter perchè la cellulite ha le proporzioni di un cataclisma per una donna?e se fosse solo il 27 per cento in meno?che si fa a quel punto?viene qualcuno con una pinza che ci conta i buchi sulle chiappe?
Ed ancora:cosa diavolo sono le nanosfere nascoste nel fustino del detersivo?ci possiamo fidare di queste entità fantastiche oppure dobbiamo temerle?
Il meglio di un uomo secondo Gillette, cosa sarebbe?i peli forse o addirittura il rasoio?in entrambi i casi, se fossi un uomo non ne sarei contento.
In fondo, se l'uomo Del Monte ha detto sì, a noi cosa ce ne frega? (....)
Concludendo, ricordiamoci che se un diamante è per sempre, noi invece moriamo lo stesso, e che la gioia non risiede nel possedere molte cose, la gioia è una sorpresa piovuta dal cielo, il sole d'improvviso, l'abbraccio di un compagno, il sorriso di un figlio... per tutto il resto c'è mastercard.
Leggi l'articolo completo qui
Ritengo che questo articolo offra a tutti gli addetti ai lavori un punto di vista interessante su claim e tormentoni sottolineandone alcuni effetti collaterali..
Michele
Mi sono sempre chiesta come faccia la Marcuzzi ad accertare il grado di soddisfazione clientelare del consumo di yogurt con bifidus actiregularis(dubito fortemente che esista davvero).
Cosa significa lo slogan:soddisfatti o rimborsati per uno yogurt che ti promette liberatorie defecazioni giornaliere?
Che fà il cliente, si reca negli stabilimenti Danone e scuote la testa dicendo:non ha funzionato, ridatemi i tre euro?
Chi è incaricato di accertare se il cliente mente o se invece ha defecato allegramente e vuole solo farsi resituire il vile denaro?
E poi, quelle creme anticellulite che promettono il 93 per cento di pelle a buccia d'arancia in meno?come facciamo a controllare questo livello noi comuni mortali?che scala usiamo per misurare la buccia d'arancia? la Richter perchè la cellulite ha le proporzioni di un cataclisma per una donna?e se fosse solo il 27 per cento in meno?che si fa a quel punto?viene qualcuno con una pinza che ci conta i buchi sulle chiappe?
Ed ancora:cosa diavolo sono le nanosfere nascoste nel fustino del detersivo?ci possiamo fidare di queste entità fantastiche oppure dobbiamo temerle?
Il meglio di un uomo secondo Gillette, cosa sarebbe?i peli forse o addirittura il rasoio?in entrambi i casi, se fossi un uomo non ne sarei contento.
In fondo, se l'uomo Del Monte ha detto sì, a noi cosa ce ne frega? (....)
Concludendo, ricordiamoci che se un diamante è per sempre, noi invece moriamo lo stesso, e che la gioia non risiede nel possedere molte cose, la gioia è una sorpresa piovuta dal cielo, il sole d'improvviso, l'abbraccio di un compagno, il sorriso di un figlio... per tutto il resto c'è mastercard.
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martedì 7 giugno 2011
LA MARCA VAGABONDA ALLA RICERCA DEI CONSUMATORI
Vi riporto un piccolo estratto di una ricerca sul rapporto marca-consumatori. Mi preme sottolineare come i motivi che spingono i consumatori verso una marca siano risultati essere molto diversi tra loro anche nei confronti della stessa marca, dello stesso mercato ecc. Questo significa che sempre di più ogni persona vive in modo personale ed individuale la propria custumer experience e proprio per questo le aziende non possono più limitarsi ad una comunicazione offline di massa.
Michele
Allo Spazio Forma di Milano sono stati presentati oggi i risultati di una ricerca Astarea sulla relazione tra marca e consumatori. La ricerca è il proseguo ideale di un percorso di studio iniziato nel 2010 che evidenziava l’esigenza di essere presenti durante la crisi. Dallo studio di 300 marche in un periodo di crisi è nato il concetto di Marca Vagabonda, che riassume il tentativo di sopravvivere in un contesto difficile battendo percorsi sperimentali o meno.
La ricerca di quest‘anno si è concentrata invece sul comportamento dei consumatori, come vivono le marche, ma in maniera molto specifica: non sulla notorietà, ma su ciò che suscita e “soprattutto – ha sottolineato Laura Cantoni, fondatrice di Astarea - l‘obiettivo era dare la parola ai consumatori in maniera spontanea, senza cioè obbligarli a dare risposte già previste”.
Lo studio, che ha analizzato un campione molto rappresentativo per età, genere e aree geografiche, ha inteso il sentimento dei consumatori nei confronti delle marche, cioè quale il livello di reattività alle loro strategie, concentrandosi principalmente su quattro settori merceologici: alimentari, bevande, elettronica di consumo e grande distribuzione. Per ognuno sono stati sondati i motivi d‘interesse: l‘importanza del prodotto, la loro comunicazione e l‘idea di ‘personalità‘ del brand che ne usciva. Il risultato, è stato un vero ‘spaccato‘ del mondo del consumo utile sia alle singole marche, per riflettere sulle strategie che hanno adottato, sia a tutti gli operatori del settore, per conoscere meglio i driver che guidano le scelte dei consumatori oggi.
Dalla ricerca risulta che i consumatori sono sì attratti dalle marche con una comunicazione forte, che segnalano la loro presenza sui media, ma non si evidenzia un rapporto diretto tra livello di investimenti e notorietà. Infatti l’offerta tangibile delle marche - i loro prodotti, la qualità, l’innovazione, ed ovviamente il rapporto qualità prezzo - svolge un ruolo cruciale. Ma accanto a questi elementi concreti dell’offerta sempre di più si chiede di incorporare asset tipici dei nuovi bisogni e dei nuovi stili di consumo. I riflessi della crisi sui consumatori sono evidenti ed emerge ovunque un bisogni di rassicurazione e di gratificazione. La tendenza è al risparmio, ma persistono il bisogno di qualità e di innovazione.
Dalle 12.000 dichiarazioni spontanee raccolte da Astarea, si delinea un consumatore che sta faticosamente destreggiandosi tra i limiti dei budget familiari e il bisogno di superare insicurezze e insoddisfazioni. Tra le domande aperte, agli intervistati veniva chiesto quali fossero i motivi d‘interesse che li avevano spinti verso una data marca e in questo ambito la varietà delle risposte è stata enorme, con differenze notevolissime a seconda delle diverse marche, anche nel medesimo settore e nello stesso segmento.
Dall‘analisi puntuale, marca per marca – per un totale di 700 marche analizzate - compare in maniera eclatante quanto i consumatori siano sensibili alle loro mosse.
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Michele
Allo Spazio Forma di Milano sono stati presentati oggi i risultati di una ricerca Astarea sulla relazione tra marca e consumatori. La ricerca è il proseguo ideale di un percorso di studio iniziato nel 2010 che evidenziava l’esigenza di essere presenti durante la crisi. Dallo studio di 300 marche in un periodo di crisi è nato il concetto di Marca Vagabonda, che riassume il tentativo di sopravvivere in un contesto difficile battendo percorsi sperimentali o meno.
La ricerca di quest‘anno si è concentrata invece sul comportamento dei consumatori, come vivono le marche, ma in maniera molto specifica: non sulla notorietà, ma su ciò che suscita e “soprattutto – ha sottolineato Laura Cantoni, fondatrice di Astarea - l‘obiettivo era dare la parola ai consumatori in maniera spontanea, senza cioè obbligarli a dare risposte già previste”.
Lo studio, che ha analizzato un campione molto rappresentativo per età, genere e aree geografiche, ha inteso il sentimento dei consumatori nei confronti delle marche, cioè quale il livello di reattività alle loro strategie, concentrandosi principalmente su quattro settori merceologici: alimentari, bevande, elettronica di consumo e grande distribuzione. Per ognuno sono stati sondati i motivi d‘interesse: l‘importanza del prodotto, la loro comunicazione e l‘idea di ‘personalità‘ del brand che ne usciva. Il risultato, è stato un vero ‘spaccato‘ del mondo del consumo utile sia alle singole marche, per riflettere sulle strategie che hanno adottato, sia a tutti gli operatori del settore, per conoscere meglio i driver che guidano le scelte dei consumatori oggi.
Dalla ricerca risulta che i consumatori sono sì attratti dalle marche con una comunicazione forte, che segnalano la loro presenza sui media, ma non si evidenzia un rapporto diretto tra livello di investimenti e notorietà. Infatti l’offerta tangibile delle marche - i loro prodotti, la qualità, l’innovazione, ed ovviamente il rapporto qualità prezzo - svolge un ruolo cruciale. Ma accanto a questi elementi concreti dell’offerta sempre di più si chiede di incorporare asset tipici dei nuovi bisogni e dei nuovi stili di consumo. I riflessi della crisi sui consumatori sono evidenti ed emerge ovunque un bisogni di rassicurazione e di gratificazione. La tendenza è al risparmio, ma persistono il bisogno di qualità e di innovazione.
Dalle 12.000 dichiarazioni spontanee raccolte da Astarea, si delinea un consumatore che sta faticosamente destreggiandosi tra i limiti dei budget familiari e il bisogno di superare insicurezze e insoddisfazioni. Tra le domande aperte, agli intervistati veniva chiesto quali fossero i motivi d‘interesse che li avevano spinti verso una data marca e in questo ambito la varietà delle risposte è stata enorme, con differenze notevolissime a seconda delle diverse marche, anche nel medesimo settore e nello stesso segmento.
Dall‘analisi puntuale, marca per marca – per un totale di 700 marche analizzate - compare in maniera eclatante quanto i consumatori siano sensibili alle loro mosse.
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lunedì 6 giugno 2011
UNA COMMUNITY PER GLI AMANTI DI TE' E TISANE...
Vi riporto di seguito il comunicato stampa relativo al lancio di una nuova iniziativa creata dalla divisione digital pr della mia agenzia per l'azienda Pompadour. Si tratta della creazione di una vera e propria community dedicata a tutte le persone che almeno una volta nella vita hanno provato il piacere di rilassarsi davanti ad una tazza di tè o tisana.
Michele
È a firma della divisione Digital PR di Soluzione Group il nuovo progetto 2.0 di Pompadour: l’esclusivo “Pompadour Club”, un portale interamente dedicato agli amanti di tè, infusi e tisane.
L’iniziativa nasce dalla volontà della nota azienda di premiare la fiducia dei propri consumatori regalando loro uno speciale luogo d’incontro dove condividere la passione per i momenti di relax godendo dei suoi prodotti.
Attivo all’indirizzo www.pompadourclub.it. Il sito regala agli utenti l’accesso ad un mondo esclusivo, riservato a chi sceglie Pompadour come complice di momenti di piacere e di benessere. Il colore caldo ed elegante della grafica, che rimanda alle tinte naturali e delicate di frutti di bosco, fiori e foglie, il carattere semplice e informale dei testi, le immagini e le fotografie che evocano atmosfere di intimità e calore, fanno di questo portale un luogo ideale in cui concedersi un dolce momento di sano relax.
L’appartenenza al Club permetterà ai suoi iscritti di ricevere in anteprima nuovi prodotti, di prendere parte ai sondaggi, di vincere premi e regali attraverso concorsi esclusivi e di essere sempre vicini al mondo Pompadour grazie alla pubblicazione periodica di magazine e newsletter.
Il sito dispone, inoltre, di una sezione speciale di e-commerce, la Boutique Pompadour, dalla quale sarà possibile acquistare direttamente on-line accessori legati al consumo di tè, infusi e tisane, o prodotti confezionati ad hoc per il Club, in una forma non presente in commercio.
Oltre alla progettazione strutturale e grafica del sito, Soluzione Group ha ideato e curato la sezione “Un momento tutto per tè”, un diario dove le amiche e gli amici di Pompadour, coccolati dal piacere del loro infuso preferito, potranno condividere in piena libertà pensieri, idee e opinioni su argomenti di discussione, personali o di carattere generale.
In questo spazio gli iscritti al Club avranno la possibilità di scambiarsi messaggi e pensieri sui temi più diversi: dalla moda al benessere, dal tempo libero ai viaggi, dai consigli sugli amici animali a cinema, musica, televisione e libri, da gossip e confidenze a, naturalmente, il mondo dei prodotti Pompadour.
In linea con le richieste di Pompadour, sinceramente interessata al dialogo e alla relazione con i propri consumatori, Soluzione Group, ha saputo ancora una volta interpretare le esigenze del proprio cliente, sviluppando un progetto in perfetto stile Web 2.0.
Michele
È a firma della divisione Digital PR di Soluzione Group il nuovo progetto 2.0 di Pompadour: l’esclusivo “Pompadour Club”, un portale interamente dedicato agli amanti di tè, infusi e tisane.
L’iniziativa nasce dalla volontà della nota azienda di premiare la fiducia dei propri consumatori regalando loro uno speciale luogo d’incontro dove condividere la passione per i momenti di relax godendo dei suoi prodotti.
Attivo all’indirizzo www.pompadourclub.it. Il sito regala agli utenti l’accesso ad un mondo esclusivo, riservato a chi sceglie Pompadour come complice di momenti di piacere e di benessere. Il colore caldo ed elegante della grafica, che rimanda alle tinte naturali e delicate di frutti di bosco, fiori e foglie, il carattere semplice e informale dei testi, le immagini e le fotografie che evocano atmosfere di intimità e calore, fanno di questo portale un luogo ideale in cui concedersi un dolce momento di sano relax.
www.pompadourclub.it |
L’appartenenza al Club permetterà ai suoi iscritti di ricevere in anteprima nuovi prodotti, di prendere parte ai sondaggi, di vincere premi e regali attraverso concorsi esclusivi e di essere sempre vicini al mondo Pompadour grazie alla pubblicazione periodica di magazine e newsletter.
Il sito dispone, inoltre, di una sezione speciale di e-commerce, la Boutique Pompadour, dalla quale sarà possibile acquistare direttamente on-line accessori legati al consumo di tè, infusi e tisane, o prodotti confezionati ad hoc per il Club, in una forma non presente in commercio.
Oltre alla progettazione strutturale e grafica del sito, Soluzione Group ha ideato e curato la sezione “Un momento tutto per tè”, un diario dove le amiche e gli amici di Pompadour, coccolati dal piacere del loro infuso preferito, potranno condividere in piena libertà pensieri, idee e opinioni su argomenti di discussione, personali o di carattere generale.
In questo spazio gli iscritti al Club avranno la possibilità di scambiarsi messaggi e pensieri sui temi più diversi: dalla moda al benessere, dal tempo libero ai viaggi, dai consigli sugli amici animali a cinema, musica, televisione e libri, da gossip e confidenze a, naturalmente, il mondo dei prodotti Pompadour.
In linea con le richieste di Pompadour, sinceramente interessata al dialogo e alla relazione con i propri consumatori, Soluzione Group, ha saputo ancora una volta interpretare le esigenze del proprio cliente, sviluppando un progetto in perfetto stile Web 2.0.
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