E' incredibile notare come la creatività e l'arte concettuale in questo caso specifico, possa portarci a vedere nuove e diverse forme di utilizzo di un semplice oggetto. Riuscirà dunque il marketing ad appropriarsi di questa visione trasformandola in un meno poetico strumento di comunicazione?
Michele
Condividere è l’imperativo del web 2.0. L’abitudine allo ‘sharing’ potrebbe però non essere più prerogativa esclusiva del mondo virtuale e approdare al mondo reale sfruttando particolari supporti fisici sparsi per la città.
Aram Bartholl, berlinese, membro del New York’s Fat lab art and technology collective, è autore nel 2010, di un’installazione di file sharing urbano sviluppata all’Eyebeam Art & Technology Center di New York.
Il giovane artista ha posizionato delle chiavette USB in vari punti della città usando le intercapedini dei muri. (...)
La filosofia è quindi quella della libera partecipazione, dove la città stessa diviene una rete di scambio multimediale complementare e alternativa ai canali di condivisione mainstream.
Oltre alle prime cinque memorie installate da Bartholl a New York, oggi sono sparse per il mondo 104 dead drops con una capacità complessiva di circa 260 Gb. Anche in Italia il fenomeno sta prendendo piede.(...)
Questo approccio, al di là della filosofia peer-to-peer, si presta a possibili utilizzi di marketing non convenzionale. Nell’immediato futuro, non ci sorprenderebbe che i dead dropsvenissero inseriti nei piani di comunicazione dei brand e quindi vedere chiavette usb posizionate nei touchpoint del target, in modo tale da raccogliere e offrire contenuti tematizzati (...)
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lunedì 28 novembre 2011
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