Oggi prendo spunto da questo bel pezzo scritto su 4Marketing.Biz per esprimere un concetto a me molto caro: in Rete è fondamentale essere creativi. Purtroppo o perfortuna non basta conoscere le tecnologie o saper gestire delle relazioni umane, la creatività intesa come processo mentale che sfocia in un'idea è l'unica arma che abbiamo per nuotare anche in Rete in un oceano blu e per trasmettere in modo originale quei valori che sono unici del nostro brand.
Michele
Di Francesca Valente
Creatività: “l’arte o la capacità di creare e inventare”. Questo è quanto ci suggerisce sinteticamente Wikipedia. Ѐ difficile circoscrivere un concetto così vasto. Vasto quanto sottovalutato, aggiungo! Ed è proprio su questo aspetto che vorrei soffermarmi.
Ken Robinson – noto scrittore ed oratore, esperto in materia di educazione – sostiene che la scuola uccide la creatività: il sistema scolastico pubblico è venuto alla luce per rispondere ai bisogni dell’industrializzazione, le materie più proficue sono sempre state considerate la matematica e le lingue, mentre quelle artistiche risultano marginali (perché non funzionali alla professione!). Paul McCartney sosteneva di non essere mai stato capito a scuola, le sue attitudini non emergevano in quel contesto; ed è diventato uno dei Beatles. Uno straordinario musicista abile, non casualmente, anche nella recitazione e nella pittura.
l sistema accademico ha plasmato il nostro modo di valutare l’intelligenza umana, valorizzando il ragionamento logico-razionale e stigmatizzando il talento creativo. Con l’inflazione di laureati attuale e la disoccupazione imperante, a fare la differenza potrebbe essere proprio un nuovo modo di impiegare la mente. Azzardo: se fossimo stati educati in maniera differente sapremmo fronteggiare questa rivoluzione, dominandola invece che subendola? Non parlo di creatività legata unicamente a delle “idee vincenti”, mi riferisco ad un tipo di ragionamento open mind a partire dalle relazioni con le persone, aperto al cambiamento e all’apprendimento (....)
Grazie alla rivoluzione digitale si sta delineando nel mercato l’esigenza di nuovi profili professionali, un ibrido tra informatici e comunicatori: hanno competenze tecniche, tecnologiche, ma devono saper curare anche i contenuti, scrivere (bene) e comunicare. Un contesto che si caratterizza per la sua immediatezza, dove i flussi informativi sono continui e le fonti illimitate, richiede la prontezza di abbandonare schemi di ragionamento standard in favore di un approccio innovativo. Il dialogo e l’interattività tipiche del Web 2.0 implicano il saper conversare con gli utenti (...)
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lunedì 14 novembre 2011
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