Guardate questo video, credo sia veramente un concept creativo innovativo nel mondo dei prodotti alimentari. Non so se sia un fake creato apposta per il web o se la "geko-tecnologia" venga applicata davvero.. però il brand ti resta sicuramente impresso.
Buona visione!
Michele
venerdì 30 marzo 2012
mercoledì 28 marzo 2012
IL RUOLO DEI SOCIAL MEDIA NEL PIANO DI COMUNICAZIONE
Nel preparare un progetto ho creato questa infografica con l'intento di spiegare il ruolo reale che i social media devono ricoprire all'interno di un piano di comunicazione. Ovvero aiutare un brand a diventare lovmark. Troppo spesso le aziende tendono ad approcciare i social secondo logiche che appartengono ad altri strumenti da loro meglio conosciuti ma questo atteggiamento serve solo a crearsi delle aspettative che poi rischiano di venire deluse.
Io non credo che i social media possano, ad oggi, sostuiture gli altri strumenti ma sicuramente sono quelli più performanti per costruire un feeling reale brand-consumatore che va oltre gli aspetti razionali di un qualsiasi prodotto.
Michele
Io non credo che i social media possano, ad oggi, sostuiture gli altri strumenti ma sicuramente sono quelli più performanti per costruire un feeling reale brand-consumatore che va oltre gli aspetti razionali di un qualsiasi prodotto.
Michele
lunedì 26 marzo 2012
KRAFT: DAI DIPENDENTI L'IDEA PER IL NUOVO MARCHIO
Ottimo esempio di come coinvolgere i propri collaboratori in un progetto aziendale di portata internazionale. I miei complimenti al marketing per aver ascoltato chi poi nei prodotti proposti ci mette cuore e sudore ogni giorno. Voto di sfiducia invece ai marketing gurù subito pronti a criticare quasi per ripicca.
Michele
Mercoledì la multinazionale alimentare Kraft ha annunciato che la nuova azienda che sarà formata per gestire i suoi snack fuori dagli Stati Uniti si chiamerà Mondelēz International (...)
Tra gli snack, invece, che passeranno sotto la gestione della Mondelēz International, ci sono i prodotti Milka, Côte d’Or, Cadbury e il Toblerone.
Mondelēz è un nome di fantasia che gioca con il nome latino mundus e con il neologismo delēz, derivato di delicious, che in inglese significa delizioso e, secondo le intenzioni dell’azienda, dovrebbe suggerire ai consumatori l’idea di “mondo delizioso”. La dicitura International, invece, è stata inserita per sottolineare il carattere globale del nuovo marchio.
Mary Beth West, a capo del marketing dell’azienda, ha detto che la Kraft cercava una parola che, da sola, potesse dare un’idea complessiva di quanto vorrebbe rappresentare la nuova azienda: Mondelēz, ha affermato, è «intrigante, unica e racchiude molti significati». Prima di scegliere Mondelēz, la Kraft ha chiesto ai propri dipendenti suggerimenti e idee accumulando più di un migliaio di proposte. Tra tutte quelle pervenute, la direzione si è fatta ispirare da due idee proposte da un dipendente europeo e da uno americano.
Ciò nonostante, il nuovo nome ha raccolto critiche da parte di molti esperti di marketing e di comunicazione aziendale. Secondo Cheryl Swanson, una delle consulenti americane più esperte nel campo del marketing, interpellata dalla giornalista del Wall Street Journal Julie Jargon, questo nuovo nome non funzionerà perché è difficile da pronunciare e, cosa ancora più grave, il suo significato non è per niente immediato.
Fonte: ilpost.it
Michele
Mercoledì la multinazionale alimentare Kraft ha annunciato che la nuova azienda che sarà formata per gestire i suoi snack fuori dagli Stati Uniti si chiamerà Mondelēz International (...)
Tra gli snack, invece, che passeranno sotto la gestione della Mondelēz International, ci sono i prodotti Milka, Côte d’Or, Cadbury e il Toblerone.
Mondelēz è un nome di fantasia che gioca con il nome latino mundus e con il neologismo delēz, derivato di delicious, che in inglese significa delizioso e, secondo le intenzioni dell’azienda, dovrebbe suggerire ai consumatori l’idea di “mondo delizioso”. La dicitura International, invece, è stata inserita per sottolineare il carattere globale del nuovo marchio.
Mary Beth West, a capo del marketing dell’azienda, ha detto che la Kraft cercava una parola che, da sola, potesse dare un’idea complessiva di quanto vorrebbe rappresentare la nuova azienda: Mondelēz, ha affermato, è «intrigante, unica e racchiude molti significati». Prima di scegliere Mondelēz, la Kraft ha chiesto ai propri dipendenti suggerimenti e idee accumulando più di un migliaio di proposte. Tra tutte quelle pervenute, la direzione si è fatta ispirare da due idee proposte da un dipendente europeo e da uno americano.
Ciò nonostante, il nuovo nome ha raccolto critiche da parte di molti esperti di marketing e di comunicazione aziendale. Secondo Cheryl Swanson, una delle consulenti americane più esperte nel campo del marketing, interpellata dalla giornalista del Wall Street Journal Julie Jargon, questo nuovo nome non funzionerà perché è difficile da pronunciare e, cosa ancora più grave, il suo significato non è per niente immediato.
Fonte: ilpost.it
giovedì 22 marzo 2012
CASE HISTORY: SIEMENS LANCIA IL BLOG "CITY FACTOR"
E' con molto piacere che divulgo questa notizia. Quando un brand capisce che un ruolo apparentemente più marginale rispetto ai contenuti proposti può diventare la chiave di volta per il proprio successo 2.0 bisogna soltanto dire "bravo". Oltretutto il progetto mi pare molto interessante.
Michele
Si chiama City Factor la prima community 2.0 dedicata interamente al tema della sostenibilità e delle Città Intelligenti nata grazie a Siemens. Il blog – live da pochi giorni e raggiungibile al link www.cityfactor.it – nasce con l’obiettivo di testimoniare la centralità del fattore “città” per uno sviluppo sempre più sostenibile, offrendo ai propri lettori news e interessanti spunti di riflessione e confronto. City Factor si propone come uno spazio dedicato a informazione, approfondimento e dialogo sui temi legati al concetto di città sostenibile, argomento di importanza strategica per promuovere uno sviluppo urbano “smart”, in grado di tutelare l’ambiente e le sue risorse naturali e di creare luoghi sempre più vivibile per i cittadini. Il progetto City Factor si sviluppa su differenti canali di comunicazione: oltre al blog, gli utenti potranno seguire approfondimenti e news anche su Facebook e Twitter.
Fonte: Spot & Web
Michele
Si chiama City Factor la prima community 2.0 dedicata interamente al tema della sostenibilità e delle Città Intelligenti nata grazie a Siemens. Il blog – live da pochi giorni e raggiungibile al link www.cityfactor.it – nasce con l’obiettivo di testimoniare la centralità del fattore “città” per uno sviluppo sempre più sostenibile, offrendo ai propri lettori news e interessanti spunti di riflessione e confronto. City Factor si propone come uno spazio dedicato a informazione, approfondimento e dialogo sui temi legati al concetto di città sostenibile, argomento di importanza strategica per promuovere uno sviluppo urbano “smart”, in grado di tutelare l’ambiente e le sue risorse naturali e di creare luoghi sempre più vivibile per i cittadini. Il progetto City Factor si sviluppa su differenti canali di comunicazione: oltre al blog, gli utenti potranno seguire approfondimenti e news anche su Facebook e Twitter.
Fonte: Spot & Web
mercoledì 21 marzo 2012
COME SPIEGARE I SOCIAL MEDIA...
C'è una persona di nome M.Douglas Wray che mangiando un "donut" è riuscito a spiegare in modo semplice e chiaro il funzionamento dei principali social media internazionali.
Ve lo riassumo con una infografica.
Michele
Ve lo riassumo con una infografica.
Michele
martedì 20 marzo 2012
MARKETING OGGI SIGNIFCA GENERARE "EXPERIENCE"
Sono fermamente convinto che sempre di più attirare un consumatore significherà per qualsiasi brand lavorare affinchè gli aspetti emotivi del processo di acquisto superino quelli razionali.
Creare una "customer experience" significa a mio avviso lavorare su due aspetti.
A monte, sfruttando i social media per coinvolgere il target nei discorsi di marca e farlo sentire maggiormente protagonista del bene/servizio che acquista; a valle, sfruttando le nuove tecnologie per conquistarlo nel "momento dell'acquisto" attraverso operazioni di proximity marketing e comunicazione mutisensoriale.
Michele
"Experience" is the marketing buzzword of our time.
It seems like every week someone is extolling the vast untapped potential of experience to move your customers: Starcom recently created a Chief Experience Officer position; SMG Global CEO Laura Desmond has called experience the "future of advertising," and Starbucks is revitalizating through a focus on moments of "human connection."
And they're right--experience is the future of marketing. The problem with these ideas is that they are fuzzy. They are more a call to arms built around a smattering of case studies than a real, concrete understanding of what we mean when we say "experience," and how exactly experience is going to shape customer behavior.
So let's get specific, starting with the meaning of experience. When I say "experience," what I mean is interactions with the physical world. Moving to pick up a hot mug of coffee, the smooth, hot ceramic in your hands, smiling--these concrete happenings are experience. They seem mundane to you, because they are so common--every moment of your life is spent interacting with and reacting to the world around you--but because of the way these experiences work on your brain, they can be immensely powerful.
What we have learned over the last two decades is that these everyday interactions with the physical world are a kind of source code for your brain. In the same way that there is computer code behind every web page you see, your physical experiences are behind the ideas you have. (...)
The thrilling part of all of this is that experience is a code--meaning there is logic and structure to it, a logic and structure that you can learn to use intentionally. The companies of the future will have broken this code and baked it into their work and processes, intentionally writing the appropriate experiences into the lives of their customers.(...)
LEGGI TUTTO SU FASTCOMPANY
Creare una "customer experience" significa a mio avviso lavorare su due aspetti.
A monte, sfruttando i social media per coinvolgere il target nei discorsi di marca e farlo sentire maggiormente protagonista del bene/servizio che acquista; a valle, sfruttando le nuove tecnologie per conquistarlo nel "momento dell'acquisto" attraverso operazioni di proximity marketing e comunicazione mutisensoriale.
Michele
"Experience" is the marketing buzzword of our time.
It seems like every week someone is extolling the vast untapped potential of experience to move your customers: Starcom recently created a Chief Experience Officer position; SMG Global CEO Laura Desmond has called experience the "future of advertising," and Starbucks is revitalizating through a focus on moments of "human connection."
And they're right--experience is the future of marketing. The problem with these ideas is that they are fuzzy. They are more a call to arms built around a smattering of case studies than a real, concrete understanding of what we mean when we say "experience," and how exactly experience is going to shape customer behavior.
So let's get specific, starting with the meaning of experience. When I say "experience," what I mean is interactions with the physical world. Moving to pick up a hot mug of coffee, the smooth, hot ceramic in your hands, smiling--these concrete happenings are experience. They seem mundane to you, because they are so common--every moment of your life is spent interacting with and reacting to the world around you--but because of the way these experiences work on your brain, they can be immensely powerful.
What we have learned over the last two decades is that these everyday interactions with the physical world are a kind of source code for your brain. In the same way that there is computer code behind every web page you see, your physical experiences are behind the ideas you have. (...)
The thrilling part of all of this is that experience is a code--meaning there is logic and structure to it, a logic and structure that you can learn to use intentionally. The companies of the future will have broken this code and baked it into their work and processes, intentionally writing the appropriate experiences into the lives of their customers.(...)
LEGGI TUTTO SU FASTCOMPANY
lunedì 19 marzo 2012
QUANDO IL TARGET NON CI STA
Secondo me la prossima mossa sarà una raccolta di firme virtuali attraverso i social media... Quando c'è da sostenere una causa valida gli individui 2.0 non tradiscono mai.
Michele
Le donne inglesi contro la pubblicità alla chirurgia estetica. Lo rivela il “Guardian”, che ha dato voce alle donne che hanno chiesto al Governo inglese d’interrompere queste pubblicità, poiché inciterebbe l’insicurezza nelle donne e banalizzerebbe i rischi per la salute. Le donne che hanno iniziato questa battaglia contro la pubblicità della chirurgia estetica, sono affiancate da alcuni chirurghi plastici, che hanno scritto una lettera nella quale mettono in allerta sui rischi dovuti a una pubblicità senza regole da parte degli istituti privati in favore dei “ritocchini”, una pubblicità che avrebbe un effetto negativo sulla salute delle donne di tutte le età. Kat Banyard, direttore di UK Feminista e le scrittrici Natasha Walter e Anna van Heeswijk, hanno divulgato una dichiarazione in cui sostengono che: “La gente non ha la possibilità di sottrarsi alle campagne marketing ordite da questi signori, campagne presenti in tv, alla radio, sulle riviste, per strada. Così come avviene per i medicinali soggetti a specifica prescrizione medica, i quali non possono essere pubblicizzati per salvaguardare la salute pubblica, chiediamo al governo di vietare la pubblicità di chirurgia estetica”. Alla loro protesta si sono associati Fazel Fatah e Rajiv Grover, capi dell’associazione britannica dei chirurghi plastici, Baaps, i cui membri prestano la loro professionalità nel pubblico e nel privato. Lo scorso gennaio l’organizzazione Baaps ha chiesto il blocco della pubblicità relativa alla chirurgia plastica come la dermolipectomia addominale e l’aumento del seno. Secondo i dottori, i medicinali soggetti a prescrizione non possono essere pubblicizzati. Allo stesso modo la chirurgia plastica non dovrebbe essere pubblicizzata. La protesta delle donne impegnate in questa battaglia sono critiche anche nei confronti delle riviste femminili, colpevoli di dare spazio ad un messaggio sbagliato e di essere una bacheca per la pubblicità della chirurgia estetica. Uno studio condotto su quattro diverse riviste inglesi tra gennaio e giugno del 2011 ha dimostrato che Cosmopolitan ha ospitato 32 pubblicità d’interventi “correttivi”.
Fonte: ADGInforma
Michele
Le donne inglesi contro la pubblicità alla chirurgia estetica. Lo rivela il “Guardian”, che ha dato voce alle donne che hanno chiesto al Governo inglese d’interrompere queste pubblicità, poiché inciterebbe l’insicurezza nelle donne e banalizzerebbe i rischi per la salute. Le donne che hanno iniziato questa battaglia contro la pubblicità della chirurgia estetica, sono affiancate da alcuni chirurghi plastici, che hanno scritto una lettera nella quale mettono in allerta sui rischi dovuti a una pubblicità senza regole da parte degli istituti privati in favore dei “ritocchini”, una pubblicità che avrebbe un effetto negativo sulla salute delle donne di tutte le età. Kat Banyard, direttore di UK Feminista e le scrittrici Natasha Walter e Anna van Heeswijk, hanno divulgato una dichiarazione in cui sostengono che: “La gente non ha la possibilità di sottrarsi alle campagne marketing ordite da questi signori, campagne presenti in tv, alla radio, sulle riviste, per strada. Così come avviene per i medicinali soggetti a specifica prescrizione medica, i quali non possono essere pubblicizzati per salvaguardare la salute pubblica, chiediamo al governo di vietare la pubblicità di chirurgia estetica”. Alla loro protesta si sono associati Fazel Fatah e Rajiv Grover, capi dell’associazione britannica dei chirurghi plastici, Baaps, i cui membri prestano la loro professionalità nel pubblico e nel privato. Lo scorso gennaio l’organizzazione Baaps ha chiesto il blocco della pubblicità relativa alla chirurgia plastica come la dermolipectomia addominale e l’aumento del seno. Secondo i dottori, i medicinali soggetti a prescrizione non possono essere pubblicizzati. Allo stesso modo la chirurgia plastica non dovrebbe essere pubblicizzata. La protesta delle donne impegnate in questa battaglia sono critiche anche nei confronti delle riviste femminili, colpevoli di dare spazio ad un messaggio sbagliato e di essere una bacheca per la pubblicità della chirurgia estetica. Uno studio condotto su quattro diverse riviste inglesi tra gennaio e giugno del 2011 ha dimostrato che Cosmopolitan ha ospitato 32 pubblicità d’interventi “correttivi”.
Fonte: ADGInforma
giovedì 15 marzo 2012
QUANDO SI DICE "IDEE IN MOVIMENTO"....
Ho trovato sul Marketing Journal queste immagini incredibili e ovviamente non potevo non condividerle con voi... con tuti i TIR che girano sulle nostre strade possibile che siano ancora così pochi quelli utilizzati per veicolare un messaggio che non sia soltanto indirizzo, telefono ecc...
Guardate che roba...
Michele
Guardate che roba...
Michele
martedì 13 marzo 2012
SAI COSA DICONO DI TE?
Quelli che mi conoscono o che mi leggono abitualmente sanno come da tempo io sia fermamente convinto che oggi più che mai il vero grande obiettivo di una strategia di comunicazione sui social media sia "Conoscere e governare la brand reputation".
A sostegno della mia tesi arriva anche questo pezzo scritto su Comunitazione.it
Di Claudio Capovilla
L’evoluzione è stata repentina e incessante: dai vecchi siti internet si è passati al web 2.0, con forum, blog, social network, mobile, tablet; un accavallarsi di novità e di proposte che si susseguono a ritmo vertiginoso e con una frequenza elevatissima, tanto da rendere precario il concetto stesso di “novità”. Affascinati dalle ultime applicazioni della rete, forse non ci siamo accorti che in realtà nulla è cambiato. Una provocazione? Non proprio: è un’analisi oltre le apparenze, uno sguardo in profondità sulle dinamiche che caratterizzano il fenomeno del social web.
Le reti sociali – Facebook, Twitter, Google+ - riproducono, infatti, le stesse caratteristiche e le medesime metodologie che, per anni, sono state il punto di forza delle imprese: puntare sul passaparola, creare intorno alla propria attività una buona reputazione grazie al riconoscimento, da parte dei clienti, della professionalità di un servizio o della qualità di un prodotto. La piazza del paese ha lasciato posto all’agorà virtuale, il consiglio di un amico è diventato un post, l’apprezzamento per un’offerta si è trasformato nel “mi piace” di Facebook. Siano esse positive o negative, le impressioni e le idee che i navigatori esprimono su una marca hanno un peso sempre maggiore, anche in Italia: oltre 10 milioni di cittadini – il 47% degli utenti internet – dichiara di aver postato un’opinione o un suggerimento sui prodotti di alcuni brand. Il fenomeno è in continua diffusione e coinvolge anche fasce d’età apparentemente estranee alle nuove tecnologie: oltre il 28% di chi esprime il proprio punto di vista su un prodotto ha oltre 54 anni d’età. I mezzi sono cambiati, ma la centralità del “che si dice in giro” è la stessa di sempre. Per questo, è diventato fondamentale analizzare la propria web reputation e conoscere la percezione che il web ha di noi per impostare una strategia finalizzata a migliorare il posizionamento all’interno del mercato. (...)
Continua a leggere qui
A sostegno della mia tesi arriva anche questo pezzo scritto su Comunitazione.it
Di Claudio Capovilla
L’evoluzione è stata repentina e incessante: dai vecchi siti internet si è passati al web 2.0, con forum, blog, social network, mobile, tablet; un accavallarsi di novità e di proposte che si susseguono a ritmo vertiginoso e con una frequenza elevatissima, tanto da rendere precario il concetto stesso di “novità”. Affascinati dalle ultime applicazioni della rete, forse non ci siamo accorti che in realtà nulla è cambiato. Una provocazione? Non proprio: è un’analisi oltre le apparenze, uno sguardo in profondità sulle dinamiche che caratterizzano il fenomeno del social web.
Le reti sociali – Facebook, Twitter, Google+ - riproducono, infatti, le stesse caratteristiche e le medesime metodologie che, per anni, sono state il punto di forza delle imprese: puntare sul passaparola, creare intorno alla propria attività una buona reputazione grazie al riconoscimento, da parte dei clienti, della professionalità di un servizio o della qualità di un prodotto. La piazza del paese ha lasciato posto all’agorà virtuale, il consiglio di un amico è diventato un post, l’apprezzamento per un’offerta si è trasformato nel “mi piace” di Facebook. Siano esse positive o negative, le impressioni e le idee che i navigatori esprimono su una marca hanno un peso sempre maggiore, anche in Italia: oltre 10 milioni di cittadini – il 47% degli utenti internet – dichiara di aver postato un’opinione o un suggerimento sui prodotti di alcuni brand. Il fenomeno è in continua diffusione e coinvolge anche fasce d’età apparentemente estranee alle nuove tecnologie: oltre il 28% di chi esprime il proprio punto di vista su un prodotto ha oltre 54 anni d’età. I mezzi sono cambiati, ma la centralità del “che si dice in giro” è la stessa di sempre. Per questo, è diventato fondamentale analizzare la propria web reputation e conoscere la percezione che il web ha di noi per impostare una strategia finalizzata a migliorare il posizionamento all’interno del mercato. (...)
Continua a leggere qui
lunedì 12 marzo 2012
NEL 2011 - 3,8% DI INVESTIMENTI IN PUBBLICITA'
Non lo so, dobbiamo crederci? Da professionista vi dico che la sensazione è quella del costante saving economico mentre da utente mi sembra che la pubblicità sia in costante aumento e prenda sempre più forme diverse e inaspettate... Speriamo che prima o poi anche questo mercato si stabilizzi.
Michele
Tutto come previsto. Il 2011 è stato un anno nero per il mercato pubblicitario italiano. I dati diffusi da Nielsen Italia, confermano le previsioni di flessione degli investimenti in pubblicità da parte di enti e aziende. Dopo un’annata eccezionale come il 2010, caratterizzata dalla ripresa di molti settori e mezzi di comunicazione colpiti dalla crisi, quest’anno le aziende hanno mostrato alcune difficoltà e hanno investito il 3,8% in meno, per un totale di 8,6 miliardi di euro (sul totale delle tipologie di comunicazione). Le basse aspettative degli operatori del mercato pubblicitario, hanno avuto conferma in un inizio d’anno dai risultati molto deboli, i primi due trimestri infatti hanno chiuso nettamente in ribasso rispetto al primo semestre 2010. L’esito è stato poi leggermente mitigato dai risultati positivi ottenuti nei mesi autunnali (settembre in particolare con un +2,3%, della sola tipologia commerciale nazionale, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente), ma non abbastanza forti da risollevare il dato a consuntivo 2011. A contribuire alla flessione del settore c'è la profonda crisi di fiducia da parte dei consumatori, come emerso anche nell’ultima Nielsen Consumer Confidence. La difficile situazione economica e finanziaria del paese ha portato a una diminuzione dei consumi e questo ha causato un effetto domino sia sulle aziende inserzioniste, che hanno ritenuto necessario tagliare parte dei loro budget in comunicazione, che sugli operatori della comunicazione, che hanno visto diminuire la propria raccolta pubblicitaria. Dal punto di vista dei principali macro-settori rilevati da Nielsen: Attività/Servizi e Largo Consumo, i maggiori comparti per livello d’investimento del mercato pubblicitario, hanno subito quest’anno una contrazione della spesa rispettivamente del -4,8% e del -9,7%. Questo calo ha indebolito anche i principali mezzi di comunicazione, come televisione e stampa, che hanno visto ridimensionata la propria raccolta a causa della riduzione di budget di molti player fondamentali nel mercato. Da sottolineare in particolare il calo d’investimento delle aziende del comparto Alimentari che, nonostante rimanga il primo settore per livello d’investimento, ha subito un ridimensionamento del -9,1%.
CONTINUA A LEGGERE QUI
Michele
Tutto come previsto. Il 2011 è stato un anno nero per il mercato pubblicitario italiano. I dati diffusi da Nielsen Italia, confermano le previsioni di flessione degli investimenti in pubblicità da parte di enti e aziende. Dopo un’annata eccezionale come il 2010, caratterizzata dalla ripresa di molti settori e mezzi di comunicazione colpiti dalla crisi, quest’anno le aziende hanno mostrato alcune difficoltà e hanno investito il 3,8% in meno, per un totale di 8,6 miliardi di euro (sul totale delle tipologie di comunicazione). Le basse aspettative degli operatori del mercato pubblicitario, hanno avuto conferma in un inizio d’anno dai risultati molto deboli, i primi due trimestri infatti hanno chiuso nettamente in ribasso rispetto al primo semestre 2010. L’esito è stato poi leggermente mitigato dai risultati positivi ottenuti nei mesi autunnali (settembre in particolare con un +2,3%, della sola tipologia commerciale nazionale, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente), ma non abbastanza forti da risollevare il dato a consuntivo 2011. A contribuire alla flessione del settore c'è la profonda crisi di fiducia da parte dei consumatori, come emerso anche nell’ultima Nielsen Consumer Confidence. La difficile situazione economica e finanziaria del paese ha portato a una diminuzione dei consumi e questo ha causato un effetto domino sia sulle aziende inserzioniste, che hanno ritenuto necessario tagliare parte dei loro budget in comunicazione, che sugli operatori della comunicazione, che hanno visto diminuire la propria raccolta pubblicitaria. Dal punto di vista dei principali macro-settori rilevati da Nielsen: Attività/Servizi e Largo Consumo, i maggiori comparti per livello d’investimento del mercato pubblicitario, hanno subito quest’anno una contrazione della spesa rispettivamente del -4,8% e del -9,7%. Questo calo ha indebolito anche i principali mezzi di comunicazione, come televisione e stampa, che hanno visto ridimensionata la propria raccolta a causa della riduzione di budget di molti player fondamentali nel mercato. Da sottolineare in particolare il calo d’investimento delle aziende del comparto Alimentari che, nonostante rimanga il primo settore per livello d’investimento, ha subito un ridimensionamento del -9,1%.
CONTINUA A LEGGERE QUI
venerdì 9 marzo 2012
FORD HA CAPITO!
"Il dialogo con l'utente è ancora più stretto e permette di profilarne i gusti e le necessità." In una frase Ford dimostra di aver capito la reale importanza di attivare un piano di comunicazione strategico attraverso i social media e device mobili.
Michele
Nessun'altra Casa automobilistica aveva mai scelto, prima di Ford, di presentare importanti novità di prodotto durante eventi espositivi dedicati alla telefonia mobile e ad internet (...)
Una presenza di Ford e dei suoi modelli più innovativi che rientra perfettamente con la politica di marketing avviata negli ultimi anni dalla Casa di Dearborn, prima negli Usa (ha fatto storia il lancio via web della Fiesta in quel mercato) e poi in Europa. Ne abbiamo parlato con Jim Farley, vicepresidente Ford con responsabilità per il marketing in tutti i mercati mondiali.
"Utilizzare il mondo dei social network, della telefonia mobile e in generale del web - ha detto all'Ansa Farley - è una scelta obbligata. I costi di pubblicità e promozione sono molto più bassi rispetto alla televisione e i risultati molto più importanti. Lo scorso anno abbiamo realizzato con Ken Block un video per la Fiesta Rally, del costo di 10mila dollari, che è stato visto per 7 minuti da 42 milioni di persone. Immaginate - ha ribadito Farley - quanto sarebbe costato, ad esempio, uno spot durante il Superball americano che ha audience di questo livello". Ford è stata pioniera nel digital marketing ed è ormai nella fase 2, in cui il dialogo con l'utente è ancora più stretto e permette di profilarne i gusti e le necessità. Per la Casa di Dearborn il budget dedicato al digitale è già al 25% degli investimenti complessivi e crescerà ancora quando si passerà alla fase 3, quella che coinvolge gli smartphone." (...)
Contuna a leggere su Ansa.it
Michele
Nessun'altra Casa automobilistica aveva mai scelto, prima di Ford, di presentare importanti novità di prodotto durante eventi espositivi dedicati alla telefonia mobile e ad internet (...)
Una presenza di Ford e dei suoi modelli più innovativi che rientra perfettamente con la politica di marketing avviata negli ultimi anni dalla Casa di Dearborn, prima negli Usa (ha fatto storia il lancio via web della Fiesta in quel mercato) e poi in Europa. Ne abbiamo parlato con Jim Farley, vicepresidente Ford con responsabilità per il marketing in tutti i mercati mondiali.
"Utilizzare il mondo dei social network, della telefonia mobile e in generale del web - ha detto all'Ansa Farley - è una scelta obbligata. I costi di pubblicità e promozione sono molto più bassi rispetto alla televisione e i risultati molto più importanti. Lo scorso anno abbiamo realizzato con Ken Block un video per la Fiesta Rally, del costo di 10mila dollari, che è stato visto per 7 minuti da 42 milioni di persone. Immaginate - ha ribadito Farley - quanto sarebbe costato, ad esempio, uno spot durante il Superball americano che ha audience di questo livello". Ford è stata pioniera nel digital marketing ed è ormai nella fase 2, in cui il dialogo con l'utente è ancora più stretto e permette di profilarne i gusti e le necessità. Per la Casa di Dearborn il budget dedicato al digitale è già al 25% degli investimenti complessivi e crescerà ancora quando si passerà alla fase 3, quella che coinvolge gli smartphone." (...)
Contuna a leggere su Ansa.it
mercoledì 7 marzo 2012
RELAZIONI PUBBLICHE: ECCO LA NUOVA DEFINIZIONE
Dopo una consultazione internazionale attraverso Global Alliance e le associazioni che vi fanno parte arriva la nuova definizione di Rp.
Michele
“Public relations is a strategic communication process that builds mutually beneficial relationships between organizations and their publics”. Arriva dagli Stati Uniti la nuova definizione di Relazioni pubbliche e contiene due novità concettuali importanti: il riconoscimento delle Rp come processo di comunicazione strategica e la simmetria della relazione tra l’organizzazione e i suoi pubblici. Le Relazioni pubbliche sono cambiate! E’ questo, in sintesi, il senso ultimo della nuova definizione.
Frutto di una consultazione pubblica internazionale promossa da Prsa in collaborazione con Global Alliance e durata tre mesi (un’eternità al tempo di Internet e del web 2.0), rappresenta l’ennesimo tentativo di definire al meglio una pratica e la relativa professione, le Relazioni pubbliche appunto, divenuta fondamentale nella società dei nostri tempi ma allo stesso tempo in continua evoluzione. E, proprio per questo, possiamo esser certi che non sarà l’ultima! (...)
La ricerca di una definizione condivisa ai più potrebbe sembrare un esercizio retorico, ma, invece, attiene all’essenza stessa della professione perché serve a definirne in contorni. Le parole, nel nostro lavoro, sono fondamentali e trovare quelle giuste per raccontare quello che facciamo ha la stessa importanza dell’acquisizione di competenze, dell’aggiornamento professionale e della pratica stessa. Il motivo? Lo ha ben evidenziato il presidente della Prsa, l’associazione dei pr americani, annunciando la nuova definizione di relazioni pubbliche e spiegando il senso di questa iniziativa. Like beauty, the definition of ‘public relations’ is in the eye of the beholder ha affermato Gerard Corbett, Chairman and Ceo della Public Relations Society of America, parafrasando una famosa espressione di David Hume: ”la bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva”. Insomma la questione di una definizione che sintetizzi ed esprima bene il senso della pratica e della professione delle Rp è molto più che un esercizio di pensiero o accademico.(...)
Leggi tutto sul sito www.ferpi.it
Michele
“Public relations is a strategic communication process that builds mutually beneficial relationships between organizations and their publics”. Arriva dagli Stati Uniti la nuova definizione di Relazioni pubbliche e contiene due novità concettuali importanti: il riconoscimento delle Rp come processo di comunicazione strategica e la simmetria della relazione tra l’organizzazione e i suoi pubblici. Le Relazioni pubbliche sono cambiate! E’ questo, in sintesi, il senso ultimo della nuova definizione.
Frutto di una consultazione pubblica internazionale promossa da Prsa in collaborazione con Global Alliance e durata tre mesi (un’eternità al tempo di Internet e del web 2.0), rappresenta l’ennesimo tentativo di definire al meglio una pratica e la relativa professione, le Relazioni pubbliche appunto, divenuta fondamentale nella società dei nostri tempi ma allo stesso tempo in continua evoluzione. E, proprio per questo, possiamo esser certi che non sarà l’ultima! (...)
La ricerca di una definizione condivisa ai più potrebbe sembrare un esercizio retorico, ma, invece, attiene all’essenza stessa della professione perché serve a definirne in contorni. Le parole, nel nostro lavoro, sono fondamentali e trovare quelle giuste per raccontare quello che facciamo ha la stessa importanza dell’acquisizione di competenze, dell’aggiornamento professionale e della pratica stessa. Il motivo? Lo ha ben evidenziato il presidente della Prsa, l’associazione dei pr americani, annunciando la nuova definizione di relazioni pubbliche e spiegando il senso di questa iniziativa. Like beauty, the definition of ‘public relations’ is in the eye of the beholder ha affermato Gerard Corbett, Chairman and Ceo della Public Relations Society of America, parafrasando una famosa espressione di David Hume: ”la bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva”. Insomma la questione di una definizione che sintetizzi ed esprima bene il senso della pratica e della professione delle Rp è molto più che un esercizio di pensiero o accademico.(...)
Leggi tutto sul sito www.ferpi.it
martedì 6 marzo 2012
LA PUBBLICITA' TRA VERITA' E COMMERCIO
Bill Bernbach, uno dei più grandi pubblicitari di sempre, diceva: “Tutti noi che utilizziamo professionalmente i mass media diamo forma alla società. La possiamo volgarizzare. La possiamo violentare. O possiamo aiutarla a salire ad un livello più alto.”
Questo articolo scritto da Emanuele Nenna ci aiuta a riflettere sul rapporto pubblicità-società. Molto interessante, complimenti all'autore.
Michele
Il gioco d’azzardo come le sigarette, si dice in questi giorni. È legale, porta un sacco di soldi nelle tasche dello Stato, ma fa male alla salute. Quindi vale tutto, ma non la pubblicità. Questa posizione di alcuni opinion leader e esponenti politici, mi lascia molti dubbi. Prima di tutto, perché qualche differenza tra gratta e vinci e fumo probabilmente c’è. Il fumo nuoce al fisico dei fumatori, credo non ci sia più nessuno pronto a difendere tesi opposte. Il fumo è veleno. Il gioco: dipende. Può essere innocuo o pericoloso. L’abuso di gioco può uccidere, così come l’abuso di alcol, di zucchero, di velocità, di notti insonni. Ma non è questo il punto. Il punto è il ruolo della pubblicità in tutto questo. E qui il discorso si allarga. (...)
Quindi è giusto che la pubblicità si prenda le sue responsabilità. Che dica la verità. Che proponga modelli positivi, e condanni quelli più vili. Che non istighi ad andare a 300 km all’ora, a sparare alle persone, a distruggersi di birra o whisky, a rovinarsi con il lotto. E magari –oltre a non fare – che faccia qualcosa di buono, in termini educativi. Proponendo buoni esempi. Ma attenzione: il buon esempio non è necessariamente l’astemio. Il buon esempio è quello che, per una sera, rinuncia a guidare perché è “designeted driver”, mentre tutti i suoi amici si godono una Budweiser, senza essere i cattivi della storia (...)
Leggi tutto qui
Questo articolo scritto da Emanuele Nenna ci aiuta a riflettere sul rapporto pubblicità-società. Molto interessante, complimenti all'autore.
Michele
Il gioco d’azzardo come le sigarette, si dice in questi giorni. È legale, porta un sacco di soldi nelle tasche dello Stato, ma fa male alla salute. Quindi vale tutto, ma non la pubblicità. Questa posizione di alcuni opinion leader e esponenti politici, mi lascia molti dubbi. Prima di tutto, perché qualche differenza tra gratta e vinci e fumo probabilmente c’è. Il fumo nuoce al fisico dei fumatori, credo non ci sia più nessuno pronto a difendere tesi opposte. Il fumo è veleno. Il gioco: dipende. Può essere innocuo o pericoloso. L’abuso di gioco può uccidere, così come l’abuso di alcol, di zucchero, di velocità, di notti insonni. Ma non è questo il punto. Il punto è il ruolo della pubblicità in tutto questo. E qui il discorso si allarga. (...)
Quindi è giusto che la pubblicità si prenda le sue responsabilità. Che dica la verità. Che proponga modelli positivi, e condanni quelli più vili. Che non istighi ad andare a 300 km all’ora, a sparare alle persone, a distruggersi di birra o whisky, a rovinarsi con il lotto. E magari –oltre a non fare – che faccia qualcosa di buono, in termini educativi. Proponendo buoni esempi. Ma attenzione: il buon esempio non è necessariamente l’astemio. Il buon esempio è quello che, per una sera, rinuncia a guidare perché è “designeted driver”, mentre tutti i suoi amici si godono una Budweiser, senza essere i cattivi della storia (...)
Leggi tutto qui
lunedì 5 marzo 2012
I CONSIGLI DI FACEBOOK
Ogni tanto Facebook diventa più "umano" e mette a disposizione di tutti i community manager del mondo alcuni suggerimenti utili per aumentare il coinvolgimento dei propri fan attorno ai contenuti proposti nella propria fan page (io la chiamo ancora così :-)
Eccoli qui di seguito secondo una mia libera traduzione ed interpretazione:
1. Fatevi regalare il dono della sintesi
Una fan page può contenere tantissime informazioni. L'accesso a Facebook da parte degli utenti è sempre più rapido e fuggente. Cercate dunque di contenere le vostre news in uno spazio tra i 100 e i 250 caratteri.
2. Foto e video ammazzano la noia
I post che includono un photo album, una semplice immagine o un video generano circa il 180%, il 120% e il 100% in più di engagement rispetto ad un post testuale. Se a questo sommiamo il fatto che gli italiani leggono veramente poco...
3. Postare bene, postare spesso.
Trovare una pagina Facebook in cui l'ultimo contenuto pubblicato risale a qualche giorno, settimana o mese prima non è piacevole ne per i vostri fan (sempre che ve ne siano rimasti) ne per il vostro brand.
E' importante dare un ritmo regolare ai vostri post per aumentare le occasioni di interazione con i fan.
4. Chiedete e vi sarà dato
Tempo fa ho scritto un post dal titolo "Il brand che parla da solo". Sono felice che anche Facebook ci tenga a precisare che trattandosi di "social network" è importante stimolare delle discussioni reali all'interno della propria community chiedendo ai propri fan di esprimere la propria opinione.
5. Lasciate affermazioni in sospeso
Scrivere una frase il cui finale può essere completato dagli utenti mettendo dei ............. aumenta del 90% l'engagement del post rispetto ad un contenuto tradizionale. Attenzione però a non creare un effetto boomerang. Fatelo se sieti sicuri che le risposte fornite dagli utenti non vi creeranno problemi.
6. Create contenuti speciali ed offerte riservate
Creare contenuti speciali non significa necessariamente girare un film in 3D ma creare o riservare contenuti o offerte promozionali esistenti alla sola community Facebook. Come dire.. a volte basta il pensiero.
7. Vivete il vostro tempo
Per quanto la community sia stata creata in un mondo virtuale, ogni suo componente vive continuamente a contatto con quello reale e dunque è importante stimolare complicità con il proprio target conversando e postando contenuti collegati all'attualità (eventi, ricorrenze, vacanze ecc...)
Michele
Eccoli qui di seguito secondo una mia libera traduzione ed interpretazione:
1. Fatevi regalare il dono della sintesi
Una fan page può contenere tantissime informazioni. L'accesso a Facebook da parte degli utenti è sempre più rapido e fuggente. Cercate dunque di contenere le vostre news in uno spazio tra i 100 e i 250 caratteri.
2. Foto e video ammazzano la noia
I post che includono un photo album, una semplice immagine o un video generano circa il 180%, il 120% e il 100% in più di engagement rispetto ad un post testuale. Se a questo sommiamo il fatto che gli italiani leggono veramente poco...
3. Postare bene, postare spesso.
Trovare una pagina Facebook in cui l'ultimo contenuto pubblicato risale a qualche giorno, settimana o mese prima non è piacevole ne per i vostri fan (sempre che ve ne siano rimasti) ne per il vostro brand.
E' importante dare un ritmo regolare ai vostri post per aumentare le occasioni di interazione con i fan.
4. Chiedete e vi sarà dato
Tempo fa ho scritto un post dal titolo "Il brand che parla da solo". Sono felice che anche Facebook ci tenga a precisare che trattandosi di "social network" è importante stimolare delle discussioni reali all'interno della propria community chiedendo ai propri fan di esprimere la propria opinione.
5. Lasciate affermazioni in sospeso
Scrivere una frase il cui finale può essere completato dagli utenti mettendo dei ............. aumenta del 90% l'engagement del post rispetto ad un contenuto tradizionale. Attenzione però a non creare un effetto boomerang. Fatelo se sieti sicuri che le risposte fornite dagli utenti non vi creeranno problemi.
6. Create contenuti speciali ed offerte riservate
Creare contenuti speciali non significa necessariamente girare un film in 3D ma creare o riservare contenuti o offerte promozionali esistenti alla sola community Facebook. Come dire.. a volte basta il pensiero.
7. Vivete il vostro tempo
Per quanto la community sia stata creata in un mondo virtuale, ogni suo componente vive continuamente a contatto con quello reale e dunque è importante stimolare complicità con il proprio target conversando e postando contenuti collegati all'attualità (eventi, ricorrenze, vacanze ecc...)
Michele
venerdì 2 marzo 2012
AMBIENT MARKETING IN ASCENSORE
Semplicemente geniale.. Non mi stancherò mai di ripeterlo, grandi idee e pochi soldi sono sempre meglio di tanti soldi senza idee!
Michele
Alton Towers Resort è il più importante parco divertimenti del Regno Unito ed uno tra quelli con il più alto numero di montagne russe in ambito europeo.
Per promuovere l’inaugurazione della sua nuova montagna russa da urlo, la Nemesis Sub-Terra, Alton Towers Resort prepara una campagna di guerrilla “da paura” creando un’illusione ottica nelle ascensori d’Inghilterra.
Guarda il video su Ninkamarketing.it
Michele
Alton Towers Resort è il più importante parco divertimenti del Regno Unito ed uno tra quelli con il più alto numero di montagne russe in ambito europeo.
Per promuovere l’inaugurazione della sua nuova montagna russa da urlo, la Nemesis Sub-Terra, Alton Towers Resort prepara una campagna di guerrilla “da paura” creando un’illusione ottica nelle ascensori d’Inghilterra.
Guarda il video su Ninkamarketing.it
Iscriviti a:
Post (Atom)
I più letti negli ultimi 30 giorni
- Nel programma sono presenti inserimenti di prodotti a fini commerciali...
- KOTLER E IL MKTG IN QUESTO PERIODO DI BURRASCA
- IL FORUM DELLA COMUNICAZIONE DIGITALE
- COME ESSERE UN SUPERBRAND
- DANIEL SWAROVSKI: LA FAVOLA DI CRISTALLO
- SEARCH MARKETING IN PERIODO DI CRISI
- IL NUOVO RUOLO DELLE RP NELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE
- SPOT VIVIDENT: CASUALITA' O PLAGIO?
- BARILLA INSEGNA IL MARKETING AGRO-ALIMENTARE
- IL MARKETING NOSTALGIA DI KINDER