Ragazzi il blog si ferma per qualche giorno in cui inevitabilmente lo stomaco toglierà al cervello il sangue necessario a produrre qualche nuovo post.
Vi lascio con uno spot icona dei Natali (si può dire al plurale?) passati da bambino..
AUGURIIIIII!
Michele
venerdì 23 dicembre 2011
mercoledì 21 dicembre 2011
LA BASILICATA SI PROMUOVE CON I DIGITAL DIARY
Ricevo e vi inoltro mooolto volentieri questa iniziativa a dir poco insolita per la comunicazione turistica del nostro paese. Seguendo le orme di Sud Tirol e Toscana anche la Basilicata ha deciso di puntare sul web 2.0 per promuovere le ricchezze del proprio territorio. I miei complimenti vanno ha chi ha creduto in questo progetto ed al "7 bello" che lo ha realizzato. Buona visione!
Michele
La Basilicata è la prima regione italiana a lanciare Digital Diary, web format innovativo che sfrutta le potenzialità della rete e il non conventional marketing come nuova leva per la promozione turistico-territoriale.
Michele
La Basilicata è la prima regione italiana a lanciare Digital Diary, web format innovativo che sfrutta le potenzialità della rete e il non conventional marketing come nuova leva per la promozione turistico-territoriale.
7 giovani under 35, tra videomaker, blogger e creativi di tutto il mondo, hanno percorso in lungo e largo la regione per realizzare 7 inediti ed esclusivi video che raccontano in modo originale ed emozionante la bellezza e l'anima del territorio lucano, oggi diffusi in rete attraverso youtube (http://www.youtube.com/user/DigitalDiaryItaly) senza copyright, ma anzi, incentivando lo sharing grazie alla competition che premia i video con maggiori views.
Fino al 31 dicembre il popolo della rete potrà liberamente decretare attraverso i click e la partecipazione qual è il video più amato, quali immagini, racconti, colori, hanno trasmesso le emozioni più forti di questo piccolo e splendido pezzo d’Italia che è la Basilicata.
Haleigh Walsworth, 23 anni, californiana residente a Parigi, Caspar Diederik, 32 anni di Haarlem (Olanda), Erica Kobren, 25 anni dalla Virginia, Matthew Brown, 27 anni di Seattle, Christopher Tierney, 29 anni di Galway, Mark Hofmeyr, 30 anni di Città del Capo, Luca Acito, 33 anni di Matera, hanno percorso in 7 giorni circa 1.200 km in auto, in barca, a piedi, in quad e persino trainati da buoi, partendo dai celebri Sassi di Matera per poi attraversare la città fantasma di Craco Vecchio, il quartiere arabo della Rabatana di Tursi, il Parco del Pollino, il Volo dell’Angelo, Castelmezzano, Maratea, Barile e molti altri luoghi magici.
Selezionato dall’Agenzia di Promozione Turistica della Basilicata, attraverso un bando pubblico, questo gruppo di giovani esperti di video, effetti speciali, post produzione, animazione, ha così realizzato il primo esperimento di Digital Diary, web format ideato da Mikaela Bandini editor di portali come ,Viaggi di Architettura Urban Italy e Can’t forget.it.
Attraverso Digital Diary, l’Agenzia di Promozione Turistica della Basilicata, ha lanciato una sfida importante nel mondo dei progetti di marketing turistico innovativi, e ha dimostrato come saper comunicare con creatività' i tesori del proprio territorio scegliendo punti di vista originali può essere la chiave per conquistarsi un posto privilegiato nella mente di quanti, sempre più, sono alla ricerca di un' alternativa al turismo convenzionale e preconfezionato.
martedì 20 dicembre 2011
L'ESSENZA DI TUTTE LE STRATEGIE
Qualcuno di voi ha mai letto Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewiss Carroll ? Per chi non l'avesse fatto pubblico una scena dell'omonimo cartone animato nella quale Alice incontra lo Stregatto.
Che ci crediate o no in questo dialogo possiamo ritrovare l'essenza di qualsiasi strategia di marketing e comunicazione, ovvero la base da cui partire sempre e comunque.
Alice: "Le dispiacerebbe dirmi che strada prendere partendo da qui?"
Stregatto: "Dipende in buona parte da dove vuole arrivare"
Non è fantastico?
Michele
Che ci crediate o no in questo dialogo possiamo ritrovare l'essenza di qualsiasi strategia di marketing e comunicazione, ovvero la base da cui partire sempre e comunque.
Alice: "Le dispiacerebbe dirmi che strada prendere partendo da qui?"
Stregatto: "Dipende in buona parte da dove vuole arrivare"
Non è fantastico?
Michele
venerdì 16 dicembre 2011
L'ESPERIMENTO "GLOCALE" DI COCACOLA
In una delle mie tante pause pranzo passate in Autogrill ho notato l'ennesimo colpo di genio targato CocaCola per piazzare il proprio brand nelle case degli italiani al di là della sinogla bottiglia o lattina.
Come vedete dalla fotografia qui sotto si tratta di una "tombola" brandizzata che interpretata in chiave marketing si traduce in esperimento glocale (brand globlale + tradizione locale) perfettamente riuscito!
Michele
Come vedete dalla fotografia qui sotto si tratta di una "tombola" brandizzata che interpretata in chiave marketing si traduce in esperimento glocale (brand globlale + tradizione locale) perfettamente riuscito!
Michele
giovedì 15 dicembre 2011
DA FAN A DISCEPOLI DEL BRAND
Questo post è un ringraziamento pubblico ad Alessandro Santambrogio per aver scritto nero su bianco come le aziende non abbiano bisogno di fan tanto per fare numero ma di veri e propri ambasciatori del brand disposti anche a difenderlo se necessario. Il problema infatti non è tanto arrivare a 10.000 fan ma è coinvolgerli, farli interagire e tenerseli stretti.
Michele
Ma come possono i brand trasformare semplici fa in amici – ovvero in brand ambassador?
1) Ingaggiare i consumatori sui loro interessi: troppo spesso le aziende pensano che ai consumatori interessi quello che hanno da dire. Sbagliato! Quasi a nessuno interessa sapere che c’è una nuova pantofola col pelo. Ma a molti interessa sapere come tenere caldi i piedi. Quasi a nessuno interessa sapere che c’è un nuovo sugo per la pasta. Ma probabilmente a molti interessa avere un’ottima ricetta per cucinare una strepitosa cenetta a due. Trasferire il discorso dai prodotti ai valori e agli interessi fornisce un territorio molto più ampio e ottime opportunità di ingaggio. (...)
2) Fornire riconoscimento e status: ogni essere umano prova orgoglio nel vedersi riconoscere un ruolo preminente. Una volta attivate le discussioni, è molto probabile che emergano persone più attive, o più esperte di altre. Identificatele e coinvolgetele (...)
3) Offrire accesso esclusivo: Una volta identificati gli amici sarà possibile coinvolgerli in modo più profondo nella vita del brand. Già oggi, per esempio, Dainese coinvolge i motociclisti, attraverso i blog, nel test dei prototipi. Oppure è possibile fornire anticipazioni (...)
4) Incentivare e ricompensare la condivisione: la notorietà sul web si muove attraverso il passaparola, ovvero la condivisione. Ogni share sottopone il vostro messaggio a una nuova community di amici. Incoraggiare questo meccanismo significa aumentare la visibilità del brand. (...)
Leggi tutto l'articolo su Liquid
Michele
Ma come possono i brand trasformare semplici fa in amici – ovvero in brand ambassador?
1) Ingaggiare i consumatori sui loro interessi: troppo spesso le aziende pensano che ai consumatori interessi quello che hanno da dire. Sbagliato! Quasi a nessuno interessa sapere che c’è una nuova pantofola col pelo. Ma a molti interessa sapere come tenere caldi i piedi. Quasi a nessuno interessa sapere che c’è un nuovo sugo per la pasta. Ma probabilmente a molti interessa avere un’ottima ricetta per cucinare una strepitosa cenetta a due. Trasferire il discorso dai prodotti ai valori e agli interessi fornisce un territorio molto più ampio e ottime opportunità di ingaggio. (...)
2) Fornire riconoscimento e status: ogni essere umano prova orgoglio nel vedersi riconoscere un ruolo preminente. Una volta attivate le discussioni, è molto probabile che emergano persone più attive, o più esperte di altre. Identificatele e coinvolgetele (...)
3) Offrire accesso esclusivo: Una volta identificati gli amici sarà possibile coinvolgerli in modo più profondo nella vita del brand. Già oggi, per esempio, Dainese coinvolge i motociclisti, attraverso i blog, nel test dei prototipi. Oppure è possibile fornire anticipazioni (...)
4) Incentivare e ricompensare la condivisione: la notorietà sul web si muove attraverso il passaparola, ovvero la condivisione. Ogni share sottopone il vostro messaggio a una nuova community di amici. Incoraggiare questo meccanismo significa aumentare la visibilità del brand. (...)
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martedì 13 dicembre 2011
PLASMON VS BARILLA: LA SENTENZA
Sono molto deluso da Plasmon (mia lovemark infantile) perchè utilizzando l'arma della pubblicità comparativa ha delegittimato clamorosamente la sua percezione di brand leader nel settore biscotti per l'infanzia. Vi riporto i tratti salienti della vicenda.. giudicate voi.
Michele
La sentenza del Tribunale di Milano ha ordinato la cessazione della pubblicità Plasmon, definita ingannevole e denigratoria.
Guerra all'ultimo biscotto tra Plasmon e Barilla: le due grandi aziende italiane specializzate nella produzione di alimenti, sono in guerra a colpi di cartelli pubblicitari.
La prima, quella a iniziare, è stata la Plasmon, che ha criticato le "Macine" e i "Piccolini" sostenendo che, sebbene questi prodotti siano involontariamente consigliati anche per i bambini in realtà non è così.
(...)
Barilla si difende, sostenendo che la sua controparte sta facendo "pubblicità scorretta ed ingannevole, poiché fa leva sull'emotività delle mamme; è un'azione grave, sleale, contraria a tutti i principi di un'informazione chiara, contraria alla sana concorrenza ed etica comportamentale. (...)
La questione è proseguita a colpi di manovre legali, fino ad arrivare al Tribunale di Milano che ha emesso un paio di giorni fa un primo provvedimento d'urgenza nei confronti di Plasmon in cui la obbliga di cessare la pubblicità in questione, definita ingannevole e denigratoria.
I giudici sostengono che lo spot è intollerabile poiché paragona prodotti differenti dal punto di vista legislativo: gli alimenti dedicati all'infanzia, infatti, sono tutelati dalla Direttiva 2006/125/CE (...)
Scopri di più su Sapori & Ricette
Michele
La sentenza del Tribunale di Milano ha ordinato la cessazione della pubblicità Plasmon, definita ingannevole e denigratoria.
Guerra all'ultimo biscotto tra Plasmon e Barilla: le due grandi aziende italiane specializzate nella produzione di alimenti, sono in guerra a colpi di cartelli pubblicitari.
La prima, quella a iniziare, è stata la Plasmon, che ha criticato le "Macine" e i "Piccolini" sostenendo che, sebbene questi prodotti siano involontariamente consigliati anche per i bambini in realtà non è così.
(...)
Barilla si difende, sostenendo che la sua controparte sta facendo "pubblicità scorretta ed ingannevole, poiché fa leva sull'emotività delle mamme; è un'azione grave, sleale, contraria a tutti i principi di un'informazione chiara, contraria alla sana concorrenza ed etica comportamentale. (...)
La questione è proseguita a colpi di manovre legali, fino ad arrivare al Tribunale di Milano che ha emesso un paio di giorni fa un primo provvedimento d'urgenza nei confronti di Plasmon in cui la obbliga di cessare la pubblicità in questione, definita ingannevole e denigratoria.
I giudici sostengono che lo spot è intollerabile poiché paragona prodotti differenti dal punto di vista legislativo: gli alimenti dedicati all'infanzia, infatti, sono tutelati dalla Direttiva 2006/125/CE (...)
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lunedì 12 dicembre 2011
LE STRANEZZE DEL MOBILE IN ITALIA
Il tema è decisamente attuale ed alla fatidica domanda "perchè le aziende non stanno sfruttando la penetrazione dei device in Italia?" la mia personale risposta è: " perchè non conoscono i numeri legati a questa penetrazione e sono troppo impaurite dall'attuale contingenza economica per lasciare la strada vecchia per la nuova.... " peccato che la strada vecchia in molti casi è senza uscita.
Michele
Il nostro Paese da sempre abbonda in termini di stranezze e una di queste è relativa al mondo del mobile, rispetto al quale siamo una delle nazioni più avanzate al mondo in termini di penetrazione dei device: perché dunque le nostre imprese faticano così tanto ad usarli per il business?
Sono stato infatti pochi giorni fa ad un interessante workshop dell’Osservatorio Mobile Marketing & Service del Politecnico di Milano, dove erano presenti colleghi di almeno 35-40 aziende diverse, e per quasi tutti questo era un terreno interessante ma ancora assolutamente sperimentale.
Se si dovessero guardare i numeri questa prudenza sembrerebbe una follia pura e semplice, eppure io credo che invece ci siano diversi fattori che vanno considerati prendendo il discorso più da lontano.
Il primo è un tema di scarsa preparazione sui nuovi media: al di là della facciata pochissime aziende hanno competenze interne anche solo di gestione di progetti più rodati, come il web e il digital signage, e questo rende difficile approcciare un utilizzo evoluto di un media ancora più complesso come il mobile.
Inoltre ben pochi oggi hanno strutturato i loro contenuti e le informazioni aziendali in modo tale che siano liquidi e facilmente recuperabili dai sistemi centralizzati per poi poter essere portati su di una molteplicità di device diversi, e anche questo si ricollega al punto precedente, in quanto manca ancora una forte mentalità e competenza multicanale.
Infine(...)
CONTINUA A LEGGERE QUI
mercoledì 7 dicembre 2011
UN VIDEO PER "NOI" CALCIATORI...
Ricevo e vi giro questo simpatico web spot creato dal sito di scommesse sportive PlanetWin365. Probabilmente non possiamo definire questo video esattamente come "virale" tuttavia è uno spot ben fatto con una buona dose di creatività ed una sceneggiatura nella quale gli appassionati di calcio riusciranno sicuramente ad immedesimarsi.
Per i nostalgici degli anni 90 poi la presenza di due calciatori doc di quel periodo è la classica cigliegina sulla torta... Buona visione!
Michele
Per i nostalgici degli anni 90 poi la presenza di due calciatori doc di quel periodo è la classica cigliegina sulla torta... Buona visione!
Michele
martedì 6 dicembre 2011
LA CULTURA NEGLI EVENTI AZIENDALI
Un pizzico di cultura non guasta mai, specialmente se serve a rendere più magico ed esclusivo un evento aziendale. Noi abbiamo sperimentato questo abbinamento anche in un evento riservato alle blogger del mondo beauty and fashion e devo dire che il risultato è stato meraviglioso.
Vi riporto dunque l'estratto di un articolo scritto da Laura Nizzoli che ovviamente condivido al 100%!
Michele
1. L'incontro tra impresa e cultura
Gli Eventi aziendali con un taglio o un'ambientazione culturale non sono più solo una moda o uno sfizio di pochi, ma una realtà concreta e sempre più diffusa, e un numero crescente di meeting di lavoro riceve l'imprinting elegante e intelligente del luogo di cultura. Il marketing interno delle aziende sta scoprendo che incontri, convention, celebrazioni, possono trovare una cornice nuova e importante in musei, pinacoteche, esposizioni permanenti: luoghi suggestivi e carichi di storia e di bellezza di cui l’Italia è fortunatamente fornita in larga scala. E quasi tutte le istituzioni culturali, grandi e piccole, hanno aperto le loro porte all'utilizzo di gruppi selezionati. Non c'è che l'imbarazzo della scelta.
2. Quali vantaggi
Un meeting culturale trasforma un momento di aggiornamento professionale in un’occasione unica per ritrovarsi in un contesto originale e spesso esclusivo. Il gruppo si sente subito importante e diventa attento alla qualità dei dettagli.
Il manager che fa una simile scelta per il suo evento viene percepito come persona sensibile e pronta a dare valore alla sua squadra, perchè opta per un’occasione di lavoro che accoglie anche un piacevole e insolito momento di svago, grazie all’opportunità esclusiva di poter fruire di opere uniche che spesso è riservata ai partecipanti.
Le location legate alla cultura sono selezionate, eleganti, e si suppone che vengano scelte per eventi davvero speciali e per sottolineare in modo marcato l’importanza professionale dei partecipanti e i valori etici dell'azienda. I benefici di immagine sono consistenti e a parità di budget si possono trovare location veramente incredibili!
3. La cultura non è barbosa!
Non abbiate timore a proporre un evento culturale. Spesso il manager si pone mille dubbi, tra cui quello di osare troppo e di proporre qualcosa di esagerato per l'audience, o di noioso, quindi inadeguato. L'esperienza mi ha insegnato che anche gruppi di persone semplici o non molto sofisticate alla fine gradiscono con entusiasmo di essere coinvolte in musei, gallerie d’arte, biblioteche storiche, ville antiche. (...)
Continua a leggere su ItaliaConvention.it
Vi riporto dunque l'estratto di un articolo scritto da Laura Nizzoli che ovviamente condivido al 100%!
Michele
1. L'incontro tra impresa e cultura
Gli Eventi aziendali con un taglio o un'ambientazione culturale non sono più solo una moda o uno sfizio di pochi, ma una realtà concreta e sempre più diffusa, e un numero crescente di meeting di lavoro riceve l'imprinting elegante e intelligente del luogo di cultura. Il marketing interno delle aziende sta scoprendo che incontri, convention, celebrazioni, possono trovare una cornice nuova e importante in musei, pinacoteche, esposizioni permanenti: luoghi suggestivi e carichi di storia e di bellezza di cui l’Italia è fortunatamente fornita in larga scala. E quasi tutte le istituzioni culturali, grandi e piccole, hanno aperto le loro porte all'utilizzo di gruppi selezionati. Non c'è che l'imbarazzo della scelta.
2. Quali vantaggi
Un meeting culturale trasforma un momento di aggiornamento professionale in un’occasione unica per ritrovarsi in un contesto originale e spesso esclusivo. Il gruppo si sente subito importante e diventa attento alla qualità dei dettagli.
Il manager che fa una simile scelta per il suo evento viene percepito come persona sensibile e pronta a dare valore alla sua squadra, perchè opta per un’occasione di lavoro che accoglie anche un piacevole e insolito momento di svago, grazie all’opportunità esclusiva di poter fruire di opere uniche che spesso è riservata ai partecipanti.
Le location legate alla cultura sono selezionate, eleganti, e si suppone che vengano scelte per eventi davvero speciali e per sottolineare in modo marcato l’importanza professionale dei partecipanti e i valori etici dell'azienda. I benefici di immagine sono consistenti e a parità di budget si possono trovare location veramente incredibili!
3. La cultura non è barbosa!
Non abbiate timore a proporre un evento culturale. Spesso il manager si pone mille dubbi, tra cui quello di osare troppo e di proporre qualcosa di esagerato per l'audience, o di noioso, quindi inadeguato. L'esperienza mi ha insegnato che anche gruppi di persone semplici o non molto sofisticate alla fine gradiscono con entusiasmo di essere coinvolte in musei, gallerie d’arte, biblioteche storiche, ville antiche. (...)
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lunedì 5 dicembre 2011
COME IMPOSTARE UNA STRATEGIA DI SOCIAL MEDIA MARKETING
Molte aziende si sono chieste o si chiederanno come utilizzare i social media nel modo più corretto ed efficace possibile. Purtroppo credo che nessun consulente/agenzia che abbia approfondito questi temi sia in possesso di una bacchetta magica che consenta all'azienda di trasformare in oro ogni azione "social" sviluppata, ne tantomeno esiste una bibliografia estremamente precisa sull'argomento.
Tuttavia l'esperienza sul campo mi ha portato ad inviduare alcune domande chiave che possono aiutare un'azienda nello sviluppo di una strategia di comunicazione che utilizzi i social media come strumento principale e/o ad integrazione dei media classici.
Quali obiettivi voglio raggiungere?
Ricordiamoci che i social media (lo dice la parola stessa) sono dei mezzi e non sono il fine della nostra strategia. Dunque è fondamentale capire cosa mi aspetto da questi mezzi e quale obiettivo di marketing mi prefiggo di raggiungere sfruttandone le potenzialità.
Quali utenti desidero coinvolgere nelle conversazioni?
E' importante capire come il mio target offline si comporta online attraverso un'analisi delle conversazioni esistenti attorno alla categoria merceologica ed ai momenti di consumo affini ai miei prodotti.
Quali topics ricorrono attorno alla mia attività/mercato/settore?
Sempre analizzando attentamente la Rete è possibile classificare i temi maggiormente discussi e/o ritenuti interessanti dagli utenti target. Questo ci consentirà di scegliere se approfondire ulteriormente i topics presenti o se inserirne di nuovi.
Esistono già community attorno al mio mondo?
Prima di dare vita al processo creativo che definirà la vostra strategia di azione sui social media ed i conseguenti contenuti da veicolare è ovviamente importante analizzare quali luoghi di informazione e discussione la Rete sta già offrendo ai nostri utenti target.
Quali contenuti, affini al brand, posso utilizzare per attirare l'attenzione?
Molti prodotti di largo consumo possiedono un background sociale e di consumo che ci consente di spaziare su diversi contenuti tematici senza perdere comunque di vista brand e posizionamento.
A volte una presenza più umile e marginale del brand paga molto di più che un'attività di pushing estremo.
Quante risorse posso dedicare alla gestione della mia presenza online?
Nei social media il fattore "tempo" è determinante. Iniziare una qualsiasi attività e non avere poi tempo e/o soldi per portarla avanti è molto più deleterio che starsene immobili senza far niente. Quando pensiamo ad una strategia cerchiamo sempre di verificarla attraverso uno studio di fattibilità in termini di numero ore e persone che dovranno essere coinvolte per portarla avanti.
Michele
Tuttavia l'esperienza sul campo mi ha portato ad inviduare alcune domande chiave che possono aiutare un'azienda nello sviluppo di una strategia di comunicazione che utilizzi i social media come strumento principale e/o ad integrazione dei media classici.
Quali obiettivi voglio raggiungere?
Ricordiamoci che i social media (lo dice la parola stessa) sono dei mezzi e non sono il fine della nostra strategia. Dunque è fondamentale capire cosa mi aspetto da questi mezzi e quale obiettivo di marketing mi prefiggo di raggiungere sfruttandone le potenzialità.
Quali utenti desidero coinvolgere nelle conversazioni?
E' importante capire come il mio target offline si comporta online attraverso un'analisi delle conversazioni esistenti attorno alla categoria merceologica ed ai momenti di consumo affini ai miei prodotti.
Quali topics ricorrono attorno alla mia attività/mercato/settore?
Sempre analizzando attentamente la Rete è possibile classificare i temi maggiormente discussi e/o ritenuti interessanti dagli utenti target. Questo ci consentirà di scegliere se approfondire ulteriormente i topics presenti o se inserirne di nuovi.
Esistono già community attorno al mio mondo?
Prima di dare vita al processo creativo che definirà la vostra strategia di azione sui social media ed i conseguenti contenuti da veicolare è ovviamente importante analizzare quali luoghi di informazione e discussione la Rete sta già offrendo ai nostri utenti target.
Quali contenuti, affini al brand, posso utilizzare per attirare l'attenzione?
Molti prodotti di largo consumo possiedono un background sociale e di consumo che ci consente di spaziare su diversi contenuti tematici senza perdere comunque di vista brand e posizionamento.
A volte una presenza più umile e marginale del brand paga molto di più che un'attività di pushing estremo.
Quante risorse posso dedicare alla gestione della mia presenza online?
Nei social media il fattore "tempo" è determinante. Iniziare una qualsiasi attività e non avere poi tempo e/o soldi per portarla avanti è molto più deleterio che starsene immobili senza far niente. Quando pensiamo ad una strategia cerchiamo sempre di verificarla attraverso uno studio di fattibilità in termini di numero ore e persone che dovranno essere coinvolte per portarla avanti.
Michele
giovedì 1 dicembre 2011
UNA COMUNICAZIONE CORRETTA RENDE CREDIBILI
Il titolo di questo post è una delle frasi che più mi hanno colpito nell'' intervista realizzata dalla testata manageriale Platinum a Patrizia Rutigliano (Presidente Ferpi).
Ve ne riporto alcuni estratti perchè troppe volte ci si concentra sui mezzi e le loro potenzialità ponendo poca attenzione sullo stile e sui codici comunicativi che meglio ci garantiscono un'attività di branding efficace.
Michele
"Mettersi in gioco” è il principio su cui deve basarsi la buona comunicazione, cui aggiungerei “esporsi in prima persona”, per incrementare la fiducia del mercato e la reputazione. In tempi come questi, dove le certezze messe in discussione sono molte, sono gli stakeholder ad aspettarsi di ricevere notizie. E chi comunica deve saper intercettare le esigenze prima che diventino richieste.
Per contro, non esageriamo gettando in pasto al mercato informazioni eccessivamente ottimistiche che rischiano di essere smentite da accadimenti non sempre prevedibili. Laddove si generano aspettative senza solide basi, il tonfo, non solo in termini d’immagine ma anche e soprattutto di performance, è ben più pesante.
La trasparenza non è un atout distintivo né possiamo essere trasparenti a intermittenza, e comunicare solo quando ci interessa per poi chiuderci a riccio quando il vento non gira a favore. Non c’è spazio per sfumature (...)
Certo espone anche ai rischi che tutti più o meno conosciamo, ma i vantaggi sono sicuramente maggiori rispetto a una scelta poco accurata."
LEGGI TUTTO QUI
Ve ne riporto alcuni estratti perchè troppe volte ci si concentra sui mezzi e le loro potenzialità ponendo poca attenzione sullo stile e sui codici comunicativi che meglio ci garantiscono un'attività di branding efficace.
Michele
"Mettersi in gioco” è il principio su cui deve basarsi la buona comunicazione, cui aggiungerei “esporsi in prima persona”, per incrementare la fiducia del mercato e la reputazione. In tempi come questi, dove le certezze messe in discussione sono molte, sono gli stakeholder ad aspettarsi di ricevere notizie. E chi comunica deve saper intercettare le esigenze prima che diventino richieste.
Per contro, non esageriamo gettando in pasto al mercato informazioni eccessivamente ottimistiche che rischiano di essere smentite da accadimenti non sempre prevedibili. Laddove si generano aspettative senza solide basi, il tonfo, non solo in termini d’immagine ma anche e soprattutto di performance, è ben più pesante.
La trasparenza non è un atout distintivo né possiamo essere trasparenti a intermittenza, e comunicare solo quando ci interessa per poi chiuderci a riccio quando il vento non gira a favore. Non c’è spazio per sfumature (...)
Certo espone anche ai rischi che tutti più o meno conosciamo, ma i vantaggi sono sicuramente maggiori rispetto a una scelta poco accurata."
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mercoledì 30 novembre 2011
UNA APP COME SI DEVE: IL CASO TESCO
Oggi vi propongo questa case history nella speranza di trasmettere un concetto fondamentale legato al mondo dei dispositivi mobili. Creare una App tanto per fare non serve ne al brand ne ai suoi clienti/consumatori. Gli aspetti tecnologici sono molto importanti ma ancor di più lo sono l'analisi delle reali esigenze del brand e del target e l'idea creativa scelta per rispondere a queste esigenze. Cercate di ragionare sempre in termini di strategie di mobile marketing e non soltanto di semplici App, ricordando che una applicazione è un mezzo e non un fine.
Michele
Michele
lunedì 28 novembre 2011
DALL'ARTE AL MARKETING: NASCITA DI UN NUOVO MEDIA?
E' incredibile notare come la creatività e l'arte concettuale in questo caso specifico, possa portarci a vedere nuove e diverse forme di utilizzo di un semplice oggetto. Riuscirà dunque il marketing ad appropriarsi di questa visione trasformandola in un meno poetico strumento di comunicazione?
Michele
Condividere è l’imperativo del web 2.0. L’abitudine allo ‘sharing’ potrebbe però non essere più prerogativa esclusiva del mondo virtuale e approdare al mondo reale sfruttando particolari supporti fisici sparsi per la città.
Aram Bartholl, berlinese, membro del New York’s Fat lab art and technology collective, è autore nel 2010, di un’installazione di file sharing urbano sviluppata all’Eyebeam Art & Technology Center di New York.
Il giovane artista ha posizionato delle chiavette USB in vari punti della città usando le intercapedini dei muri. (...)
La filosofia è quindi quella della libera partecipazione, dove la città stessa diviene una rete di scambio multimediale complementare e alternativa ai canali di condivisione mainstream.
Oltre alle prime cinque memorie installate da Bartholl a New York, oggi sono sparse per il mondo 104 dead drops con una capacità complessiva di circa 260 Gb. Anche in Italia il fenomeno sta prendendo piede.(...)
Questo approccio, al di là della filosofia peer-to-peer, si presta a possibili utilizzi di marketing non convenzionale. Nell’immediato futuro, non ci sorprenderebbe che i dead dropsvenissero inseriti nei piani di comunicazione dei brand e quindi vedere chiavette usb posizionate nei touchpoint del target, in modo tale da raccogliere e offrire contenuti tematizzati (...)
Leggi tutto su Mymarketing.net
Michele
Condividere è l’imperativo del web 2.0. L’abitudine allo ‘sharing’ potrebbe però non essere più prerogativa esclusiva del mondo virtuale e approdare al mondo reale sfruttando particolari supporti fisici sparsi per la città.
Aram Bartholl, berlinese, membro del New York’s Fat lab art and technology collective, è autore nel 2010, di un’installazione di file sharing urbano sviluppata all’Eyebeam Art & Technology Center di New York.
Il giovane artista ha posizionato delle chiavette USB in vari punti della città usando le intercapedini dei muri. (...)
La filosofia è quindi quella della libera partecipazione, dove la città stessa diviene una rete di scambio multimediale complementare e alternativa ai canali di condivisione mainstream.
Oltre alle prime cinque memorie installate da Bartholl a New York, oggi sono sparse per il mondo 104 dead drops con una capacità complessiva di circa 260 Gb. Anche in Italia il fenomeno sta prendendo piede.(...)
Questo approccio, al di là della filosofia peer-to-peer, si presta a possibili utilizzi di marketing non convenzionale. Nell’immediato futuro, non ci sorprenderebbe che i dead dropsvenissero inseriti nei piani di comunicazione dei brand e quindi vedere chiavette usb posizionate nei touchpoint del target, in modo tale da raccogliere e offrire contenuti tematizzati (...)
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venerdì 25 novembre 2011
SPOT TV: I TOP E I FLOP DI NOVEMBRE
Vi presento i migliori ed i peggiori spot che ci stanno proponendo in questo mese sulle principali reti nazionali, secondo la mia personale visione da addetto ai lavori. Ironia della sorte ai due estremi della classifica si piazzano due competitors diretti. Chi dei due avrà ragione?
TOP
1° - Amaro Lucano
Come già ampiamente descritto in un post precedente, colloco questo spot al primo posto in quanto siamo di fronte ad un nuovo potenziale tormentone evergreen. (GUARDA IL VIDEO)
2° - Ikea
Come sempre IKEA propone il proprio stile creativo scanzonato ed ironico. Apprezzo molto la scelta di smascherare una verità risaputa ma non detta: il disagio natalizio di essere invasi dai parenti!
(GUARDA IL VIDEO)
3° - Calzedonia
Continua il percorso creativo romantico ed onirico di Calzedonia. Anche questa volta lo spot è potente espressione di un feeling che l'azienda ha saputo creare attorno al brand. (GUARDA IL VIDEO)
FLOP
3° - Ferrarelle
Qualcuno mi spieghi quali valori e quale posizionamento conferiscono al brand Buffon e Seredova... Hanno scelto uno stile da compagnia telefonica che poco si sposa con un'acqua minerale, con l'aggravante sul budget della voce costo "testimonial". (GUARDA IL VIDEO)
2° Ambipure
Posso capire che il prodotto faccia miracoli ma farci passare l'idea che una casa sporca ma profumata è meglio di una pulita.. Forse è un pò eccessivo! (GUARDA IL VIDEO)
1° Amaro Montenegro
Dopo anni in cui ci venivano proposti gli stessi episodi dei tre amici-eroi è arrivata finalmente una nuova storia. Peccato che ci propongano un improbabile barcone alla deriva con a bordo una sorta di orchestra... Ma per favore! (GUARDA IL VIDEO)
Se volete apportare delle modifiche alla classifica segnalatemi Spot e motivazione da inserire. grazie!
Michele
TOP
1° - Amaro Lucano
Come già ampiamente descritto in un post precedente, colloco questo spot al primo posto in quanto siamo di fronte ad un nuovo potenziale tormentone evergreen. (GUARDA IL VIDEO)
2° - Ikea
Come sempre IKEA propone il proprio stile creativo scanzonato ed ironico. Apprezzo molto la scelta di smascherare una verità risaputa ma non detta: il disagio natalizio di essere invasi dai parenti!
(GUARDA IL VIDEO)
3° - Calzedonia
Continua il percorso creativo romantico ed onirico di Calzedonia. Anche questa volta lo spot è potente espressione di un feeling che l'azienda ha saputo creare attorno al brand. (GUARDA IL VIDEO)
FLOP
3° - Ferrarelle
Qualcuno mi spieghi quali valori e quale posizionamento conferiscono al brand Buffon e Seredova... Hanno scelto uno stile da compagnia telefonica che poco si sposa con un'acqua minerale, con l'aggravante sul budget della voce costo "testimonial". (GUARDA IL VIDEO)
2° Ambipure
Posso capire che il prodotto faccia miracoli ma farci passare l'idea che una casa sporca ma profumata è meglio di una pulita.. Forse è un pò eccessivo! (GUARDA IL VIDEO)
1° Amaro Montenegro
Dopo anni in cui ci venivano proposti gli stessi episodi dei tre amici-eroi è arrivata finalmente una nuova storia. Peccato che ci propongano un improbabile barcone alla deriva con a bordo una sorta di orchestra... Ma per favore! (GUARDA IL VIDEO)
Se volete apportare delle modifiche alla classifica segnalatemi Spot e motivazione da inserire. grazie!
Michele
mercoledì 23 novembre 2011
IL PAZZESCO VIRAL DI CONTREX WATER
Ieri mi hanno mostrato questo video e non potevo non pubblicarlo! Ancora una volta, l'ennesimo esempio di come un'idea creativa geniale può trasoformare anche una semplice acqua naturale in un fenomeno virale, lasciando il ricordo del brand scolpito nel nostro cervello. Chi pensa che l'unconventional sia a ristretto uso e serivizio di Nike e compagnia bella.. dovrà ricredersi!
Inoltre torno su un concetto a me molto caro: uscire dai codici comunicativi tradizionali di una categoria di prodotto, se fatto con intelligenza creativa, paga sempre. Cosa ne pensate?
Michele
Inoltre torno su un concetto a me molto caro: uscire dai codici comunicativi tradizionali di una categoria di prodotto, se fatto con intelligenza creativa, paga sempre. Cosa ne pensate?
Michele
lunedì 21 novembre 2011
MELINDA SBARCA SU FACEBOOK
Oggi vi parlo di un progetto che sto seguendo personalmente per Melinda.
Dopo il concorso online dello scorso anno che ha ottenuto oltre 500.000 giocate, questa nuova stagione, la campagna "Bella Melinda" che state vedendo on air sulle principali tv nazionali, arriva su Facebook con un giochino dedicato a tutti gli amanti della famosa mela della Val di Non.
Dal 14 novembre, sulla Fan Page Ufficiale Melinda , è infatti partito il Concorso “Dillo col Jingle".
In palio meravigliosi weekend negli Agritur Ambasciatori di Melinda
L’applicazione “Dillo col Jingle” permetterà di inviare, sulle note di Bella Melinda, un nuovo jingle: un saluto in rima ad amici e parenti, che sarà possibile personalizzare col nome del destinatario o con un tag generico (amore, amico, amica, mamma, papà, …). Un’idea fresca e divertente, per creare uno scambio di dediche che fioccherà sulla bacheca di coloro che sono già fan della pagina ufficiale di Melinda, e di quelli che lo diventeranno.
Fra tutti i "dedicanti" alcuni vinceranno subito uno dei 15 weekend soggiorno negli Agritur Ambasciatori di Melinda.
Fra tutti i "dedicanti" alcuni vinceranno subito uno dei 15 weekend soggiorno negli Agritur Ambasciatori di Melinda.
Dunque non vi resta che dirlo con un jingle e tentare la fortuna!
Michele
venerdì 18 novembre 2011
NON APRIRE UN ALTRO BLOG!
Riccardo Esposito ha scritto sul suo My Social Web questo post ironico ma estremamente educativo. Non aggiungo altro.. leggete, memorizzate e preparatevi ad affrontare il week-end!
Michele
A volte, non so perché ma soprattutto quando sono in autobus, mi vien voglia di aprire un altro blog. Un blog che tratti argomenti differenti da quelli affrontati su My Social Web.
L’autobus prosegue la sua corsa e io aggiusto il tiro: meglio argomenti collegati. Non è facile affrontare con professionalità argomenti che non conosco bene, perché non scegliere qualcosa che già conosco?
Magari un blog per copywriter o dedicato alle risorse WordPress.
L’autobus si avvicina alla mia fermata e continuo a fantasticare sul futuro blog. Scelgo l’hosting, carico il CMS, scelgo un bel tema e metto a punto tutti i dettagli…
Scendo dall’autobus e, come per magia, le cose cambiano. Sarà il susseguirsi dei passi, sarà il tornare a respirare aria non viziata dalla presenza di altre 30 persone, ma camminare mi permette di guardare le cose in maniera differente....
Quanto tempo dedico al mio blog in una giornata? (...)
CONTINUA A LEGGERE SU MY SOCIAL WEB
Michele
A volte, non so perché ma soprattutto quando sono in autobus, mi vien voglia di aprire un altro blog. Un blog che tratti argomenti differenti da quelli affrontati su My Social Web.
L’autobus prosegue la sua corsa e io aggiusto il tiro: meglio argomenti collegati. Non è facile affrontare con professionalità argomenti che non conosco bene, perché non scegliere qualcosa che già conosco?
Magari un blog per copywriter o dedicato alle risorse WordPress.
L’autobus si avvicina alla mia fermata e continuo a fantasticare sul futuro blog. Scelgo l’hosting, carico il CMS, scelgo un bel tema e metto a punto tutti i dettagli…
Scendo dall’autobus e, come per magia, le cose cambiano. Sarà il susseguirsi dei passi, sarà il tornare a respirare aria non viziata dalla presenza di altre 30 persone, ma camminare mi permette di guardare le cose in maniera differente....
Quanto tempo dedico al mio blog in una giornata? (...)
CONTINUA A LEGGERE SU MY SOCIAL WEB
mercoledì 16 novembre 2011
NASCE IL DEKODIGITAL NETWORK
Quando mi imbatto nel Digital Signage resto sempre molto colpito dalle evoluzioni che la tecnologia mette a disposizione del marketing per coinvolgere conumatori e clienti con effetti speciali recuperando allo stesso tempo informazioni preziose per le nostre strategie future. Vetrine interattive, pellicole a forma di donna che parlano, sensitive floor e mille altre diavolerie (video ed immagini) invaderanno gli store di tutto il mondo. A tal proposito vi posto il comunicato stampa di un'azienda leader nel settore che ha lanciato il network "Dekodigital", riservato a comunicatori, decoratori ed interior designer.
Michele
Grande interesse e adesione immediata di oltre 200 iscritti alla nuova Community dedicata ai professionisti e imprese della Comunicazione Visiva presentata al VISCOM 2011.
Risultato oltre ogni aspettativa per il lancio del DEKODIGITAL NETWORK del Gruppo Masserdotti che ha visto il suo esordio al VISCOM in questi giorni alla fiera di Milano.
Superata la soglia dei 200 iscritti in 3 giorni, oltre ad una platea di altrettante 200 persone nella Sala Forum dell’Ente Fiera presenti al Seminario di lancio della piattaforma on-line che intende diventare il nuovo e unico luogo di incontro e confronto tra gli addetti ai lavori.
Grande la soddisfazione dell’azienda nota al pubblico per essere da sempre innovatrice e promotrice di iniziative in grado di favorire lo sviluppo, se non anticipare, il mercato. E anche in questa occasione non si è smentita portando all’interno della manifestazione una ventata di aria nuova e di fiducia nel creare opportunità di business, soprattutto in questo momento di crisi globale.
Le numerose e spontanee adesioni dimostrano chiaramente il bisogno da parte di professionisti e imprenditori di cambiare pagina e accogliere idee e proposte di rinnovamento che consentano di credere ancora nel proprio ruolo e ritornare ad essere protagonisti di un settore, quale quello della Comunicazione Visiva, determinante per il successo di una moderna impresa.
Il primo obiettivo del DEKOGITAL NETWORK è stato quindi brillantemente raggiunto, ora spetta al Gruppo Masserdotti, insieme ai prestigiosi partner del progetto 3M, GMG ITALIA, DURST e SAMSUNG mantenere le promesse, confortati da un’attenzione e una fiducia altissima alimentata dal desiderio di qualificare l’offerta di consulenza e servizi, principale beneficio degli appartenenti alla Community, odierni e futuri.
Fonte: www.masserdotti.it
Michele
Grande interesse e adesione immediata di oltre 200 iscritti alla nuova Community dedicata ai professionisti e imprese della Comunicazione Visiva presentata al VISCOM 2011.
Risultato oltre ogni aspettativa per il lancio del DEKODIGITAL NETWORK del Gruppo Masserdotti che ha visto il suo esordio al VISCOM in questi giorni alla fiera di Milano.
Superata la soglia dei 200 iscritti in 3 giorni, oltre ad una platea di altrettante 200 persone nella Sala Forum dell’Ente Fiera presenti al Seminario di lancio della piattaforma on-line che intende diventare il nuovo e unico luogo di incontro e confronto tra gli addetti ai lavori.
Grande la soddisfazione dell’azienda nota al pubblico per essere da sempre innovatrice e promotrice di iniziative in grado di favorire lo sviluppo, se non anticipare, il mercato. E anche in questa occasione non si è smentita portando all’interno della manifestazione una ventata di aria nuova e di fiducia nel creare opportunità di business, soprattutto in questo momento di crisi globale.
Le numerose e spontanee adesioni dimostrano chiaramente il bisogno da parte di professionisti e imprenditori di cambiare pagina e accogliere idee e proposte di rinnovamento che consentano di credere ancora nel proprio ruolo e ritornare ad essere protagonisti di un settore, quale quello della Comunicazione Visiva, determinante per il successo di una moderna impresa.
Il primo obiettivo del DEKOGITAL NETWORK è stato quindi brillantemente raggiunto, ora spetta al Gruppo Masserdotti, insieme ai prestigiosi partner del progetto 3M, GMG ITALIA, DURST e SAMSUNG mantenere le promesse, confortati da un’attenzione e una fiducia altissima alimentata dal desiderio di qualificare l’offerta di consulenza e servizi, principale beneficio degli appartenenti alla Community, odierni e futuri.
Fonte: www.masserdotti.it
martedì 15 novembre 2011
TWTTER STORIES
Oggi vi parlo di Twitter Stories un progetto veramente "social" e oserei dire commovente. Una sapiente raccolta di micro conversazioni che a suon di 140 caratteri possono anche cambiarti la vita.
Michele
Dopo Facebook, anche la piattaforma dei cinguetti si prepara al lancio di un proprio sito di Stories, su cui raccogliere le avventure più stravaganti, affascinanti e divertenti che sono state vissute attraverso il microblogging, in pillole da 140 caratteri. Si chiama Twitter Stories, la pagina web sulla quale convergono le storie più interessanti, strampalate o con più seguit l'importante è che siano state raccontate dagli utenti a forza di tweet. La società, guidata da Dick Costolo, ha in breve realizzato un sito sulle orme di Timeline, il progetto che a settembre scorso era stato presentato da Facebook. Le 'Storie di Twitter' ricalcano il modello della Timeline in un tentativo di ristrutturare il contenuto liberamente pubblicato dagli utenti così da offrire un racconto più vasto, esauriente e che non si limiti ai soli 140 caratteri disponibili in un twee. Raccogliendo tutti i piccoli pezzi, senza tempo o spazio ben definiti, vengono ricostruite delle storie intere e trovano senso, gli utenti si riconoscono in esse e, con 100 milioni di utenti, le storie possono diventare davvero interessanti. (...)
Datemi un tweet e vi salverò una libreria. E' una delle storie principali con cui Twitter presenta il progetto. Lui si chiama Aaron Durand e alla fine 2008 pubblica un brevissimo invit "Se sei a Portland mi fai un un favore??? Compra un libro presso la libreria Broadway Books. Non aspettare, comprane 3. E io ti comprerò un burrito la prossima volta che sono in città". La libreria in questione era quella della madre, Roberta Dyer, che stava fallendo.
Aaron ha mille dollari a disposizione sul suo conto corrente e, pur di non vedere l'attività della madre chiudere, decide di giocare l'ultima carta: mettere sul tavolo e a disposizione degli utenti di Twitter i suoi mille dollari per evitare l'inevitabile. Nel giro di poche ore l'annuncio è stato raccolto da decine di utenti. E in pochi giorni la libreria si è ritrovata a corto di libri per via delle vendite improvvisamente esplose.
(...)
Salvato da un Tweet. Cosa fareste se, alzandovi una mattina, vedeste allo specchio metà del vostro viso completamente paralizzato? Patrick Johnson, 26 anni, non ci ha pensato due volte è lo ha pubblicato immediatamente su Twitter: "Mi sento come se mi fosse venuto un colpo. Metà della mia faccia non si muove come dovrebbe". Pochi minuti più tardi gli avrebbe risposto Marj Battie, diagnosticando correttamente i sintomi della paralisi e salvandolo da danni permanenti.
Lo stesso che è successo al musicista e produttore Chris Strouth il quale, grazie a un tweet di pochi caratteri, "me**a, ho bisogno di un rene", sarebbe riuscito a trovare un donatore e sembra abbia potuto essere sottoposto con successo al trapianto, come testimonia lo stesso sito Twitter Stories. Due casi su un milioni, verrebbe da dire, che potrebbero non senza qualche ragione suscitare qualche perplessità, a cui Twitter non rinuncia di dare risalto, però, pur di testimoniare la potenza e la diffusione del Web, e ovviamente del proprio sito in particolare. (...)
Dal microblogging allo storytelling. Storie di ogni genere e gusto, dunque, che hanno in comune l'idea che con soli 140 caratteri può succedere di tutto. Ci sono brevi testimonianze, più o meno eclatanti o commoventi, annunci o dichiarazioni che preludono a una storia, a una vita, a un vissuto degno di essere raccontato al maggior numero di persone.
Un tesoro di emozioni e di relazioni in che Twitter ha deciso di capitalizzare. Una decisione che va ben al di là della bontà d'animo, reale o presunta tale, dell'azienda, e che segue invece una tendenza in atto da diverso tempo da parte dei social network. Quella, cioè, di raggruppare per tema o per via dell'interesse che potrebbe suscitare il contenuto pubblicato dai singoli utenti, allo scopo di creare un prodotto usufruibile dal grande pubblico. E c'è da giurarci, ottenere maggiore visibilità.
Ma d'altra parte questa è un'operazione tentata, fra gli altri, da molti aggregatori come ad esempio Storify10, una piattaforma nata ad esempio esclusivamente per accorpare tweet, articoli, annunci, foto, video su diversi social network, e ricostruire un racconto con i tanti, piccoli contributi disseminati sul Web. Non resta ora che capire se questa nuova tendenza faccia parte di una logica conseguenza del Web come lo conosciamo oggi o non sia invece, come sostengono alcuni, l'alba di un nuovo Web, questa volta 3.0.
Leggi tutto su: www.mymarketing.net
Michele
Dopo Facebook, anche la piattaforma dei cinguetti si prepara al lancio di un proprio sito di Stories, su cui raccogliere le avventure più stravaganti, affascinanti e divertenti che sono state vissute attraverso il microblogging, in pillole da 140 caratteri. Si chiama Twitter Stories, la pagina web sulla quale convergono le storie più interessanti, strampalate o con più seguit l'importante è che siano state raccontate dagli utenti a forza di tweet. La società, guidata da Dick Costolo, ha in breve realizzato un sito sulle orme di Timeline, il progetto che a settembre scorso era stato presentato da Facebook. Le 'Storie di Twitter' ricalcano il modello della Timeline in un tentativo di ristrutturare il contenuto liberamente pubblicato dagli utenti così da offrire un racconto più vasto, esauriente e che non si limiti ai soli 140 caratteri disponibili in un twee. Raccogliendo tutti i piccoli pezzi, senza tempo o spazio ben definiti, vengono ricostruite delle storie intere e trovano senso, gli utenti si riconoscono in esse e, con 100 milioni di utenti, le storie possono diventare davvero interessanti. (...)
Datemi un tweet e vi salverò una libreria. E' una delle storie principali con cui Twitter presenta il progetto. Lui si chiama Aaron Durand e alla fine 2008 pubblica un brevissimo invit "Se sei a Portland mi fai un un favore??? Compra un libro presso la libreria Broadway Books. Non aspettare, comprane 3. E io ti comprerò un burrito la prossima volta che sono in città". La libreria in questione era quella della madre, Roberta Dyer, che stava fallendo.
Aaron ha mille dollari a disposizione sul suo conto corrente e, pur di non vedere l'attività della madre chiudere, decide di giocare l'ultima carta: mettere sul tavolo e a disposizione degli utenti di Twitter i suoi mille dollari per evitare l'inevitabile. Nel giro di poche ore l'annuncio è stato raccolto da decine di utenti. E in pochi giorni la libreria si è ritrovata a corto di libri per via delle vendite improvvisamente esplose.
(...)
Salvato da un Tweet. Cosa fareste se, alzandovi una mattina, vedeste allo specchio metà del vostro viso completamente paralizzato? Patrick Johnson, 26 anni, non ci ha pensato due volte è lo ha pubblicato immediatamente su Twitter: "Mi sento come se mi fosse venuto un colpo. Metà della mia faccia non si muove come dovrebbe". Pochi minuti più tardi gli avrebbe risposto Marj Battie, diagnosticando correttamente i sintomi della paralisi e salvandolo da danni permanenti.
Lo stesso che è successo al musicista e produttore Chris Strouth il quale, grazie a un tweet di pochi caratteri, "me**a, ho bisogno di un rene", sarebbe riuscito a trovare un donatore e sembra abbia potuto essere sottoposto con successo al trapianto, come testimonia lo stesso sito Twitter Stories. Due casi su un milioni, verrebbe da dire, che potrebbero non senza qualche ragione suscitare qualche perplessità, a cui Twitter non rinuncia di dare risalto, però, pur di testimoniare la potenza e la diffusione del Web, e ovviamente del proprio sito in particolare. (...)
Dal microblogging allo storytelling. Storie di ogni genere e gusto, dunque, che hanno in comune l'idea che con soli 140 caratteri può succedere di tutto. Ci sono brevi testimonianze, più o meno eclatanti o commoventi, annunci o dichiarazioni che preludono a una storia, a una vita, a un vissuto degno di essere raccontato al maggior numero di persone.
Un tesoro di emozioni e di relazioni in che Twitter ha deciso di capitalizzare. Una decisione che va ben al di là della bontà d'animo, reale o presunta tale, dell'azienda, e che segue invece una tendenza in atto da diverso tempo da parte dei social network. Quella, cioè, di raggruppare per tema o per via dell'interesse che potrebbe suscitare il contenuto pubblicato dai singoli utenti, allo scopo di creare un prodotto usufruibile dal grande pubblico. E c'è da giurarci, ottenere maggiore visibilità.
Ma d'altra parte questa è un'operazione tentata, fra gli altri, da molti aggregatori come ad esempio Storify10, una piattaforma nata ad esempio esclusivamente per accorpare tweet, articoli, annunci, foto, video su diversi social network, e ricostruire un racconto con i tanti, piccoli contributi disseminati sul Web. Non resta ora che capire se questa nuova tendenza faccia parte di una logica conseguenza del Web come lo conosciamo oggi o non sia invece, come sostengono alcuni, l'alba di un nuovo Web, questa volta 3.0.
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lunedì 14 novembre 2011
IN RETE SIATE CREATIVI!
Oggi prendo spunto da questo bel pezzo scritto su 4Marketing.Biz per esprimere un concetto a me molto caro: in Rete è fondamentale essere creativi. Purtroppo o perfortuna non basta conoscere le tecnologie o saper gestire delle relazioni umane, la creatività intesa come processo mentale che sfocia in un'idea è l'unica arma che abbiamo per nuotare anche in Rete in un oceano blu e per trasmettere in modo originale quei valori che sono unici del nostro brand.
Michele
Di Francesca Valente
Creatività: “l’arte o la capacità di creare e inventare”. Questo è quanto ci suggerisce sinteticamente Wikipedia. Ѐ difficile circoscrivere un concetto così vasto. Vasto quanto sottovalutato, aggiungo! Ed è proprio su questo aspetto che vorrei soffermarmi.
Ken Robinson – noto scrittore ed oratore, esperto in materia di educazione – sostiene che la scuola uccide la creatività: il sistema scolastico pubblico è venuto alla luce per rispondere ai bisogni dell’industrializzazione, le materie più proficue sono sempre state considerate la matematica e le lingue, mentre quelle artistiche risultano marginali (perché non funzionali alla professione!). Paul McCartney sosteneva di non essere mai stato capito a scuola, le sue attitudini non emergevano in quel contesto; ed è diventato uno dei Beatles. Uno straordinario musicista abile, non casualmente, anche nella recitazione e nella pittura.
l sistema accademico ha plasmato il nostro modo di valutare l’intelligenza umana, valorizzando il ragionamento logico-razionale e stigmatizzando il talento creativo. Con l’inflazione di laureati attuale e la disoccupazione imperante, a fare la differenza potrebbe essere proprio un nuovo modo di impiegare la mente. Azzardo: se fossimo stati educati in maniera differente sapremmo fronteggiare questa rivoluzione, dominandola invece che subendola? Non parlo di creatività legata unicamente a delle “idee vincenti”, mi riferisco ad un tipo di ragionamento open mind a partire dalle relazioni con le persone, aperto al cambiamento e all’apprendimento (....)
Grazie alla rivoluzione digitale si sta delineando nel mercato l’esigenza di nuovi profili professionali, un ibrido tra informatici e comunicatori: hanno competenze tecniche, tecnologiche, ma devono saper curare anche i contenuti, scrivere (bene) e comunicare. Un contesto che si caratterizza per la sua immediatezza, dove i flussi informativi sono continui e le fonti illimitate, richiede la prontezza di abbandonare schemi di ragionamento standard in favore di un approccio innovativo. Il dialogo e l’interattività tipiche del Web 2.0 implicano il saper conversare con gli utenti (...)
Leggi tutto su 4Marketing
Michele
Di Francesca Valente
Creatività: “l’arte o la capacità di creare e inventare”. Questo è quanto ci suggerisce sinteticamente Wikipedia. Ѐ difficile circoscrivere un concetto così vasto. Vasto quanto sottovalutato, aggiungo! Ed è proprio su questo aspetto che vorrei soffermarmi.
Ken Robinson – noto scrittore ed oratore, esperto in materia di educazione – sostiene che la scuola uccide la creatività: il sistema scolastico pubblico è venuto alla luce per rispondere ai bisogni dell’industrializzazione, le materie più proficue sono sempre state considerate la matematica e le lingue, mentre quelle artistiche risultano marginali (perché non funzionali alla professione!). Paul McCartney sosteneva di non essere mai stato capito a scuola, le sue attitudini non emergevano in quel contesto; ed è diventato uno dei Beatles. Uno straordinario musicista abile, non casualmente, anche nella recitazione e nella pittura.
l sistema accademico ha plasmato il nostro modo di valutare l’intelligenza umana, valorizzando il ragionamento logico-razionale e stigmatizzando il talento creativo. Con l’inflazione di laureati attuale e la disoccupazione imperante, a fare la differenza potrebbe essere proprio un nuovo modo di impiegare la mente. Azzardo: se fossimo stati educati in maniera differente sapremmo fronteggiare questa rivoluzione, dominandola invece che subendola? Non parlo di creatività legata unicamente a delle “idee vincenti”, mi riferisco ad un tipo di ragionamento open mind a partire dalle relazioni con le persone, aperto al cambiamento e all’apprendimento (....)
Grazie alla rivoluzione digitale si sta delineando nel mercato l’esigenza di nuovi profili professionali, un ibrido tra informatici e comunicatori: hanno competenze tecniche, tecnologiche, ma devono saper curare anche i contenuti, scrivere (bene) e comunicare. Un contesto che si caratterizza per la sua immediatezza, dove i flussi informativi sono continui e le fonti illimitate, richiede la prontezza di abbandonare schemi di ragionamento standard in favore di un approccio innovativo. Il dialogo e l’interattività tipiche del Web 2.0 implicano il saper conversare con gli utenti (...)
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giovedì 10 novembre 2011
CRESCE IL SOCIAL GAMING
Prendiamo atto di questo fenomeno in continua crescita e che ritengo essere un modo pulito ed onesto per attirare fan verso il proprio brand. Tuttavia mi chiedo: riusciranno le nostre aziende ha sviluppare- commissionare giochi in grado di unire divertimento e brand reputation?
Michele
Di Maria Pia De Marzo
Quando si parla di Social Gaming, non si può far altro che pensare a un fenomeno di massa che, chi più chi meno, ha conosciuto e a cui a si è dedicato del tempo quotidiano. Negli ultimi quattro anni, infatti, il fenomeno ha assunto proporzioni talmente enormi, con numeri da capogiro – più di 800 milioni di utenti attivi – da decretare e consolidare definitivamente il successo del settore.
Se pensiamo al Social Gaming, la risposta è una sola: Facebook. Di fatti, esso rappresenta il big player in assoluto per il mercato dei giochi online su piattaforme di social networking (occupa meno del 30% del mercato), uno dei primi a integrare i giochi, e il primo che ha scoperto che è possibile lavorare su quella nicchia ricca di utenti che permettono di far crescere il mercato.
Il perchè del suo successo ha tre buone ragioni:
Questo fenomeno, è statisticamente analizzato dallo studio, condotto da Viximo, una delle principali piattaforme produttrici di Social Game, che stima che i giochi che esistono al di fuori di Facebook, aumenteranno gli introiti di cifre superiori $5,6 miliardi di fatturato entro il 2014. D’altra parte, per la fine di quest’anno, si stima che, solo i giochi che non girano su Facebook raggiungeranno i 3,2 miliardi dollari di fatturato.(...)
Leggi tutto su webinfermento.it
Michele
Di Maria Pia De Marzo
Quando si parla di Social Gaming, non si può far altro che pensare a un fenomeno di massa che, chi più chi meno, ha conosciuto e a cui a si è dedicato del tempo quotidiano. Negli ultimi quattro anni, infatti, il fenomeno ha assunto proporzioni talmente enormi, con numeri da capogiro – più di 800 milioni di utenti attivi – da decretare e consolidare definitivamente il successo del settore.
Se pensiamo al Social Gaming, la risposta è una sola: Facebook. Di fatti, esso rappresenta il big player in assoluto per il mercato dei giochi online su piattaforme di social networking (occupa meno del 30% del mercato), uno dei primi a integrare i giochi, e il primo che ha scoperto che è possibile lavorare su quella nicchia ricca di utenti che permettono di far crescere il mercato.
Il perchè del suo successo ha tre buone ragioni:
- Facebook, rappresenta la fetta più grossa del mercato dei social network;
- l’audience ha un livello di engagment sufficiente e di conseguenza è più facile monetizzare;
- c’è la possibilità di accedere ai meccanismi virali propri del canale, quali notifiche, post sulle proprie e altrui bacheche, a un costo davvero irrisorio.
Questo fenomeno, è statisticamente analizzato dallo studio, condotto da Viximo, una delle principali piattaforme produttrici di Social Game, che stima che i giochi che esistono al di fuori di Facebook, aumenteranno gli introiti di cifre superiori $5,6 miliardi di fatturato entro il 2014. D’altra parte, per la fine di quest’anno, si stima che, solo i giochi che non girano su Facebook raggiungeranno i 3,2 miliardi dollari di fatturato.(...)
Leggi tutto su webinfermento.it
mercoledì 9 novembre 2011
SENTO PUZZA DI NUOVO TORMENTONE...
Forse ve ne sarete già accorti ma Amaro Lucano è tonrato in TV con un nuovo spot che ha tutta l'aria di voler diventare un nuovo tormentone. Il claim è "Chi vuole un Lucano alzi la mano!" ed io lo trovo veramente brillante. Con un'ottima idea copy e un budget contenuto per la realizzazione del girato sono riusciti a comunicare in modo efficace il posizionamento del brand puntanto su un luogo ed un momento di consumo ben preciso.
Complimenti al marketing aziendale ed ai creativi di McCann Erickson per l'ottimo lavoro.
Michele
Rinnovare la propria identità, differenziarsi e affermarsi, sono gli obiettivi della campagna che McCann Erickson ha realizzato per Amaro Lucano con il nuovo slogan ‘Chi vuole un Lucano, alzi la mano’. La campagna, primo step di un progetto di comunicazione multi media che prevede anche il ridisegno del sito ad opera di MRM Worldwide Italia, sarà pianificata dal prossimo 6 novembre all’interno delle principali emittenti televisive nazionali, satellitari, radio e sul web.
Credit
Agenzia: McCann Erickson
Fotografia: Ray Coates
Scenografia: Antonio Piciulo
Creative director: Paolo Maccarini
Copywriter : Mario Esposito
Art director: Luca Colapietro
Tv producer: Paola Vittori
Casa di produzione: Filmmaster
Regia: Paolo Monico
Executive producer: Karim Bartoletti
Producer: Lilli Auteri
Editor: Angela Zanini
Post produzione: Band
Fonte: Youmark.it
Complimenti al marketing aziendale ed ai creativi di McCann Erickson per l'ottimo lavoro.
Michele
Rinnovare la propria identità, differenziarsi e affermarsi, sono gli obiettivi della campagna che McCann Erickson ha realizzato per Amaro Lucano con il nuovo slogan ‘Chi vuole un Lucano, alzi la mano’. La campagna, primo step di un progetto di comunicazione multi media che prevede anche il ridisegno del sito ad opera di MRM Worldwide Italia, sarà pianificata dal prossimo 6 novembre all’interno delle principali emittenti televisive nazionali, satellitari, radio e sul web.
Credit
Agenzia: McCann Erickson
Fotografia: Ray Coates
Scenografia: Antonio Piciulo
Creative director: Paolo Maccarini
Copywriter : Mario Esposito
Art director: Luca Colapietro
Tv producer: Paola Vittori
Casa di produzione: Filmmaster
Regia: Paolo Monico
Executive producer: Karim Bartoletti
Producer: Lilli Auteri
Editor: Angela Zanini
Post produzione: Band
Fonte: Youmark.it
lunedì 7 novembre 2011
SOCIAL MEDIA E CUSTOMER SERVICE
Sul gruppo di discussione linkedin "Social Media Marketing" ho trovato questo post interessante. Lo trovo interessante perchè sposta l'attenzione sugli aspetti realmente strategici della presenza di un brand all'interno dei social media. In Rete c'è in gioco la reputazione del brand e troppo spesso le aziende questo lo dimenticano o non lo vogliono accettare. Come facciamo a cambiare questo trend?
Michele
Secondo una ricerca Booz & Company/Buddy Media, in USA e in Canada ben 75 leading companies su 100 utilizzano i social network come strumento diretto di Customer Service.
Secondo un sondaggio Bocconi, solo il 12% delle imprese italiane usa i social network per attività di Customer Service.
Il dato è sconcertante, se consideriamo che l’Italia ha più di 20 milioni di FB users (un italiano su 3) e 1,5 mln di TW users.
Tante, e notorie, sono le ragioni di questo divario: la differente cultura di impresa, la percezione del cliente come stakeholder o come utente, la visone a breve o a lungo termine del business.
Come risultato più evidente, la presenza delle imprese italiane sui social network è spesso limitata a fan page vetrina, sovraccariche di comunicazione istituzionale molto burocratica e assai poco social.
Bisognerebbe pensare che Il Customer Service è un’attività relazionale, può essere “one to one”, “one to many” o “many to many”, vive sui contatti e i bisogni degli users. Proprio come i social network.
Ecco tre consigli pratici per impostare una strategia di social customer service di successo:
- Open Your Mind: usa i Social Network come piattaforma aperta e visibile a tutti per reclami, suggerimenti, richieste di informazioni. L’accessibilità è infatti un requisito vincente nei rapporti con la clientela.
- Be Yourself: permetti ai tuoi operatori di rispondere con il proprio nome e cognome e non sotto la copertura del brand aziendale. Questo farà sentire il cliente considerato e, soprattutto, ascoltato da un suo pari.
- Be In Time: programma dei tempi di attesa e di risposta brevi, al massimo entro le 24 ore, coerenti con l’ambiente social in cui operi. Sarai più credibile e apprezzato.
Michele
Secondo una ricerca Booz & Company/Buddy Media, in USA e in Canada ben 75 leading companies su 100 utilizzano i social network come strumento diretto di Customer Service.
Secondo un sondaggio Bocconi, solo il 12% delle imprese italiane usa i social network per attività di Customer Service.
Il dato è sconcertante, se consideriamo che l’Italia ha più di 20 milioni di FB users (un italiano su 3) e 1,5 mln di TW users.
Tante, e notorie, sono le ragioni di questo divario: la differente cultura di impresa, la percezione del cliente come stakeholder o come utente, la visone a breve o a lungo termine del business.
Come risultato più evidente, la presenza delle imprese italiane sui social network è spesso limitata a fan page vetrina, sovraccariche di comunicazione istituzionale molto burocratica e assai poco social.
Bisognerebbe pensare che Il Customer Service è un’attività relazionale, può essere “one to one”, “one to many” o “many to many”, vive sui contatti e i bisogni degli users. Proprio come i social network.
Ecco tre consigli pratici per impostare una strategia di social customer service di successo:
- Open Your Mind: usa i Social Network come piattaforma aperta e visibile a tutti per reclami, suggerimenti, richieste di informazioni. L’accessibilità è infatti un requisito vincente nei rapporti con la clientela.
- Be Yourself: permetti ai tuoi operatori di rispondere con il proprio nome e cognome e non sotto la copertura del brand aziendale. Questo farà sentire il cliente considerato e, soprattutto, ascoltato da un suo pari.
- Be In Time: programma dei tempi di attesa e di risposta brevi, al massimo entro le 24 ore, coerenti con l’ambiente social in cui operi. Sarai più credibile e apprezzato.
venerdì 4 novembre 2011
L'ANATOMIA DI UN'AGENZIA PUBBLICITARIA
giovedì 3 novembre 2011
YOUTUBE E TELEVISIONE SEMPRE PIU' VICINI
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sull'integrazione di contenuti offline ed online, ecco a voi la nuova idea strategica di Youtube. Forse dovranno cambiare lo storico claim "Broadcast Yourself" però sono convinto che alla fine avranno ragione loro. La TV non è morta, ha solo bisogno di essere più "social"...
Michele
Contenuti gratuiti e soldi dalla pubblicità: dopo aver ospitato video altrui, YouTube prova ad offrire intrattenimento autoprodotto, con cento canali tematici – e non venti, come inizialmente ipotizzato da Wall Street Journal – che garantiranno 25 ore al giorno di contenuti, prodotti per il tubo (e quindi non pensati per altri e poi riversati sul portale) da Warner Music Group, Hearst Magazines, The Wall Street Journal, IGN Entertainment o Lionsgate.
Madonna con le lezioni di danza, Shaquille O’Neal che si dedica all’intrattenimento, show condotti da Ashton Kutcher ed Amy Poehler, Michael Ausiello che parla di serie tv, l’informazione fornita da Reuters e Wall Street Journal, la moda vista dagli occhi di giornalisti di Cosmopolitan e Marie Claire, film da alcune major di Hollywood, talk show, commedie, sport e tantissimo altro.
Se già internet ci permette di fruire dei programmi che vogliamo, quando vogliamo, YouTube si spinge ancora più avanti: forte di un investimento da 100 milioni di dollari, il sito passata da piattaforma di video sharing a vero e proprio broadcaster, che propone – o meglio proporrà, dai primi mesi del 2012 – cento canali (ma se il progetto avrà successo, verranno addirittura aumentati) con contenuti gratuiti in cui è possibile inserire della pubblicità, da cui arriveranno i ricavi da spartire con i fornitori di contenuti. (...)
Considerando che già oggi è possibile accedere a YouTube dalla tv di casa via dispositivi come Playstation 3 o Smart TV, questa mossa potrebbe davvero rivoluzionare il mondo della televisione e dell’intrattenimento casalingo, senza contare che se già i canali satellitari offrono serie tv con una messa in onda ravvicinata, iTunes Store in futuro potrebbe fornirci film e serie TV in primissima visione. E se qualcuno pronosticava che la tv non sarebbe arrivata al suo primo secolo di vita, forse è il caso che si ricreda: magari cambierà rispetto ad oggi, ma forse durerà anche più di quanto si pensa…
Leggi tutto su Televisionando.it
Michele
Contenuti gratuiti e soldi dalla pubblicità: dopo aver ospitato video altrui, YouTube prova ad offrire intrattenimento autoprodotto, con cento canali tematici – e non venti, come inizialmente ipotizzato da Wall Street Journal – che garantiranno 25 ore al giorno di contenuti, prodotti per il tubo (e quindi non pensati per altri e poi riversati sul portale) da Warner Music Group, Hearst Magazines, The Wall Street Journal, IGN Entertainment o Lionsgate.
Madonna con le lezioni di danza, Shaquille O’Neal che si dedica all’intrattenimento, show condotti da Ashton Kutcher ed Amy Poehler, Michael Ausiello che parla di serie tv, l’informazione fornita da Reuters e Wall Street Journal, la moda vista dagli occhi di giornalisti di Cosmopolitan e Marie Claire, film da alcune major di Hollywood, talk show, commedie, sport e tantissimo altro.
Se già internet ci permette di fruire dei programmi che vogliamo, quando vogliamo, YouTube si spinge ancora più avanti: forte di un investimento da 100 milioni di dollari, il sito passata da piattaforma di video sharing a vero e proprio broadcaster, che propone – o meglio proporrà, dai primi mesi del 2012 – cento canali (ma se il progetto avrà successo, verranno addirittura aumentati) con contenuti gratuiti in cui è possibile inserire della pubblicità, da cui arriveranno i ricavi da spartire con i fornitori di contenuti. (...)
Considerando che già oggi è possibile accedere a YouTube dalla tv di casa via dispositivi come Playstation 3 o Smart TV, questa mossa potrebbe davvero rivoluzionare il mondo della televisione e dell’intrattenimento casalingo, senza contare che se già i canali satellitari offrono serie tv con una messa in onda ravvicinata, iTunes Store in futuro potrebbe fornirci film e serie TV in primissima visione. E se qualcuno pronosticava che la tv non sarebbe arrivata al suo primo secolo di vita, forse è il caso che si ricreda: magari cambierà rispetto ad oggi, ma forse durerà anche più di quanto si pensa…
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mercoledì 2 novembre 2011
MAI DIRE NO AL PANDA
Nei giorni scorsi ho trovato in Rete questo vecchio spot del formaggio Panda. Lo trovo molto interessante perchè esce dal solito format comunicativo del settore lattiero-caseario e sicuramente il concept creativo alza di parecchi punti la soglia di ricordo del brand.
Michele
Michele
venerdì 28 ottobre 2011
17 ANNI FA IL PRIMO BANNER ONLINE
Ho trovato questa notizia tramite Google Alert e mi ha colpito in quanto non pensavo proprio che il primo esmpio di pubblictà online fosse così datato. Tuttavia oggi più di allora ritengo che il probelma non stia tanto nella forma del banner pubblicato ma nel contenuto a cui questo ads rimanda.. contenuto che troppo spesso è noioso, inutile e terribilmente fine a se stesso.
Michele
Il primo risale a 17 anni fa esatti. Lo aveva realizzato l’operatore telefonico statunitense AT&T. Era rettangolare (460x60 pixel) e conteneva la scritta “Have you ever clicked you mouse right here? You Will” (“Hai mai cliccato con il mouse qui? Lo farai”). Il primo sito a ospitarlo è stata la versione online a stelle e strisce del magazine delle nuove tecnologie Wired.
Da allora non c’è sito al mondo che non ospiti (o che non mira a ospitare) un banner promozionale. A ricordare la vicenda è la versione italiana di Wired. Viene spiegata la rivoluzione concettuale e commerciale di quelle piccole strisce presenti nelle pagine web. Attualmente ne esistono di tutte le forme e dimensioni, colorati, a scomparsa, animati, associati a foto e filmati.
Con la crescita delle velocità delle connessioni, i pubblicitari si sono sbizzarriti e hanno iniziato a creare banner sempre più elaborati e dalle estensioni maggiori. La capacità di catturare l’attenzione dell’utente è migliorata a tal punto che, in base alle stime di eMarketer riprese dal magazine, in questo momento il mercato dei banner pubblicitari vale oltre 24 miliardi di dollari.
Con il tempo è stato aggiunto il contatore delle visite. Un passaggio scontato ora, ma innovativo allora. Come spiega Wired: per la prima volta si poteva conoscere il numero esatto di persone che leggevano i claim pubblicitari e anche quelli che cliccavano sul brand. Lo stravolgimento - ragiona - non avrebbe riguardato, però, solo il mondo ad, ma tutta l’ editoria online.
Fonte: webmasterpoint.org
Michele
Il primo risale a 17 anni fa esatti. Lo aveva realizzato l’operatore telefonico statunitense AT&T. Era rettangolare (460x60 pixel) e conteneva la scritta “Have you ever clicked you mouse right here? You Will” (“Hai mai cliccato con il mouse qui? Lo farai”). Il primo sito a ospitarlo è stata la versione online a stelle e strisce del magazine delle nuove tecnologie Wired.
Da allora non c’è sito al mondo che non ospiti (o che non mira a ospitare) un banner promozionale. A ricordare la vicenda è la versione italiana di Wired. Viene spiegata la rivoluzione concettuale e commerciale di quelle piccole strisce presenti nelle pagine web. Attualmente ne esistono di tutte le forme e dimensioni, colorati, a scomparsa, animati, associati a foto e filmati.
Con la crescita delle velocità delle connessioni, i pubblicitari si sono sbizzarriti e hanno iniziato a creare banner sempre più elaborati e dalle estensioni maggiori. La capacità di catturare l’attenzione dell’utente è migliorata a tal punto che, in base alle stime di eMarketer riprese dal magazine, in questo momento il mercato dei banner pubblicitari vale oltre 24 miliardi di dollari.
Con il tempo è stato aggiunto il contatore delle visite. Un passaggio scontato ora, ma innovativo allora. Come spiega Wired: per la prima volta si poteva conoscere il numero esatto di persone che leggevano i claim pubblicitari e anche quelli che cliccavano sul brand. Lo stravolgimento - ragiona - non avrebbe riguardato, però, solo il mondo ad, ma tutta l’ editoria online.
Fonte: webmasterpoint.org
mercoledì 26 ottobre 2011
LA PERSONALITA' DI ESSELUNGA
Esselunga ha deciso di regalare ai propri clienti un vero e proprio cortometraggio firmato dal noto regista Giuseppe Tornatore che racconta il brand ed i suoi valori dagli esordi ai giorni nostri.
Il video è ovviamente molto ben ideato e diretto ma soprattutto ritengo che rappresenti l'ennesima dimostrazione di come Esselunga sia di gran lunga la catena di supermercati che più di altre ha saputo dare una personalità al brand anticipando i competitor con idee di marketing vincenti: la carta fidaty, la campagna "melanzana jones", le figurine da collezzione ecc...
Come dire “Noi vendiamo il Supermercato, non i prodotti” (Albert Heijin, fondatore di Ahold).
Michele
Dal Blog di UnicomItalia
Il regista siciliano Giuseppe Tornatore – di cui ci siamo occupati già in un altro post- firma un cortometraggio per Bernardo Caprotti, presidente di Esselunga. Venti giorni di riprese e quasi un anno di lavoro per realizzare un film di 16 minuti, nel quale viene raccontata la storia di una famiglia comune, alle prese con la spesa quotidiana in un supermercato Esselunga, dove i veri protagonisti sono però coloro che lavorano nella preparazione dei banconi. ‘Il Mago di Esselunga’, che sarà distribuito gratuitamente dal 10 ottobre a tutti i clienti possessori di Fidaty card presso le casse dei punti vendita, prende per mano il piccolo Sandrino e lo accompagna, insieme ai genitori Maria e Antonio, in un viaggio magico alla scoperta di quello che c’è “dietro le quinte” dei supermercati Esselunga con i suoi ventimila dipendenti.
Il video è ovviamente molto ben ideato e diretto ma soprattutto ritengo che rappresenti l'ennesima dimostrazione di come Esselunga sia di gran lunga la catena di supermercati che più di altre ha saputo dare una personalità al brand anticipando i competitor con idee di marketing vincenti: la carta fidaty, la campagna "melanzana jones", le figurine da collezzione ecc...
Come dire “Noi vendiamo il Supermercato, non i prodotti” (Albert Heijin, fondatore di Ahold).
Michele
Dal Blog di UnicomItalia
Il regista siciliano Giuseppe Tornatore – di cui ci siamo occupati già in un altro post- firma un cortometraggio per Bernardo Caprotti, presidente di Esselunga. Venti giorni di riprese e quasi un anno di lavoro per realizzare un film di 16 minuti, nel quale viene raccontata la storia di una famiglia comune, alle prese con la spesa quotidiana in un supermercato Esselunga, dove i veri protagonisti sono però coloro che lavorano nella preparazione dei banconi. ‘Il Mago di Esselunga’, che sarà distribuito gratuitamente dal 10 ottobre a tutti i clienti possessori di Fidaty card presso le casse dei punti vendita, prende per mano il piccolo Sandrino e lo accompagna, insieme ai genitori Maria e Antonio, in un viaggio magico alla scoperta di quello che c’è “dietro le quinte” dei supermercati Esselunga con i suoi ventimila dipendenti.
Guarda su Vimeo il film.
martedì 25 ottobre 2011
PSICOLOGIA E PACKAGING
Mi è sempre piaciuto approfondire gli aspetti psicologici della comunicazione in quanto ritengo che siano dei fattori da tenere in altissima conisderazione durante lo studio di una qualsiasi attività di comunicazione. In particolare nello studio di un packaging è fondamentale saper cogliere i punti "deboli" della nostra percezione rispettando i codici comunicativi depositati nella mente dei consumatori (es.Barilla) o innovandoli con coraggio ed intelligenza (ricordate la prima lattina Red Bull? ora sono tutte così).
Se siete appassionati di questi argomenti vi segnalo il blog di Francesca Mura di cui vi riporto un estratto.
Michele
Uno degli aspetti alla base del processo d’acquisto è rappresentato dalle prerogative che caratterizzano il packaging.
Spesso si tende a sottovalutare il ruolo giocato dal design del packaging ma al contrario questo è di fondamentale importanza.
L’aspetto con cui viene presentato un prodotto contribuisce infatti ad indirizzare le nostre scelte ed a fornirci in modo immediato delle informazioni a riguardo.
Ciò è estremamente importante ed addirittura decisivo nel caso in cui il consumatore effettui la sua scelta secondo un processo d’acquisto a basso coinvolgimento.Tale processo è denominato low-involvement (Krugman, 1965). (....)
I segnali non verbali rivestono un ruolo di primaria importanza in ambito comunicativo.
Secondo Fromkin e Rodman (1993) ciò è enfatizzato dal fatto che più del 90% della comunicazione interpersonale sia di tipo non verbale.
L’influenza degli elementi non verbali è ulteriormente confermata del forte impatto che essi hanno sul consumatore.
La presenza degli elementi non verbali permette infatti l’incremento di processi cognitivi nodali come quello attentivo (Finn, 1988), percettivo (Pieters e Warlop, 1999) e mnemonico (Childers e Huston, 1984) e riescono addirittura ad influenzare le attitudini (Babin e Burns, 1997; Mitchell, 1986).
Leggi l'articolo completo sul blog Psicologica-Mente
Se siete appassionati di questi argomenti vi segnalo il blog di Francesca Mura di cui vi riporto un estratto.
Michele
Uno degli aspetti alla base del processo d’acquisto è rappresentato dalle prerogative che caratterizzano il packaging.
Spesso si tende a sottovalutare il ruolo giocato dal design del packaging ma al contrario questo è di fondamentale importanza.
L’aspetto con cui viene presentato un prodotto contribuisce infatti ad indirizzare le nostre scelte ed a fornirci in modo immediato delle informazioni a riguardo.
Ciò è estremamente importante ed addirittura decisivo nel caso in cui il consumatore effettui la sua scelta secondo un processo d’acquisto a basso coinvolgimento.Tale processo è denominato low-involvement (Krugman, 1965). (....)
I segnali non verbali rivestono un ruolo di primaria importanza in ambito comunicativo.
Secondo Fromkin e Rodman (1993) ciò è enfatizzato dal fatto che più del 90% della comunicazione interpersonale sia di tipo non verbale.
L’influenza degli elementi non verbali è ulteriormente confermata del forte impatto che essi hanno sul consumatore.
La presenza degli elementi non verbali permette infatti l’incremento di processi cognitivi nodali come quello attentivo (Finn, 1988), percettivo (Pieters e Warlop, 1999) e mnemonico (Childers e Huston, 1984) e riescono addirittura ad influenzare le attitudini (Babin e Burns, 1997; Mitchell, 1986).
Leggi l'articolo completo sul blog Psicologica-Mente
lunedì 24 ottobre 2011
LANCIA Y: PR O STRATEGIA CREATIVA?
Nei giorni scorsi ho ricevuto una email da Emanuele, un "addetto ai lavori" e lettore di questo blog che mi invitava a riflettere sul cambio di claim che Lancia Y ha subito negli utlimi mesi.
Per chi non se ne fosse accorto inizialmente si era partiti con un azzardato "Il lusso è un diritto" e questo messaggio non era passato inosservato al popolo di internet (come odio questa frase) che subito ne aveva criticato la poca attinenza al periodo economico che coinvolge il paese.
Oggi lo spot recita la seguente presunta verità assoluta: "l'eleganza è un diritto" cambiando di fatto il primo concept con uno più decisamente politicamente corretto.
Questa è la spiegazione ufficiale Fiat:
“Questo claim si inserisce in una strategia che prevede tre diversi momenti di comunicazione per posizionarsi sul mercato”. Come per dire: era tutto già previsto: “Il primo atto della nostra strategia – spiega lui – affermava una nuova idea del lusso, non basata sugli eccessi o sull’ostentazione. Il secondo atto – aggiunge Francois – prevede il passaggio dal lusso all’eleganza. Nella nostra testa, però, il lusso è l’eliminazione del superfluo”. Se è così, anche questo è un cambio di concezione che è interessante documentare. (http://goo.gl/Mk4C6)
Personalmente questa versione dei fatti non mi convince, il lusso e l'eleganza sono due concetti troppo distanti tra loro per essere visti come parti integranti della stessa campagna ed anche se così non fosse, forse avrebbero dovuto invertirli. Che ci sia in realtà lo zampino di un esperto di RP più potente dei creativi?
Se qualcuno avesse elementi più precisi e/o retroscena a me ignoti per decifrirare il "mistero" ... l'indagine è aperta!
Michele
Per chi non se ne fosse accorto inizialmente si era partiti con un azzardato "Il lusso è un diritto" e questo messaggio non era passato inosservato al popolo di internet (come odio questa frase) che subito ne aveva criticato la poca attinenza al periodo economico che coinvolge il paese.
Oggi lo spot recita la seguente presunta verità assoluta: "l'eleganza è un diritto" cambiando di fatto il primo concept con uno più decisamente politicamente corretto.
Questa è la spiegazione ufficiale Fiat:
“Questo claim si inserisce in una strategia che prevede tre diversi momenti di comunicazione per posizionarsi sul mercato”. Come per dire: era tutto già previsto: “Il primo atto della nostra strategia – spiega lui – affermava una nuova idea del lusso, non basata sugli eccessi o sull’ostentazione. Il secondo atto – aggiunge Francois – prevede il passaggio dal lusso all’eleganza. Nella nostra testa, però, il lusso è l’eliminazione del superfluo”. Se è così, anche questo è un cambio di concezione che è interessante documentare. (http://goo.gl/Mk4C6)
Personalmente questa versione dei fatti non mi convince, il lusso e l'eleganza sono due concetti troppo distanti tra loro per essere visti come parti integranti della stessa campagna ed anche se così non fosse, forse avrebbero dovuto invertirli. Che ci sia in realtà lo zampino di un esperto di RP più potente dei creativi?
Se qualcuno avesse elementi più precisi e/o retroscena a me ignoti per decifrirare il "mistero" ... l'indagine è aperta!
Michele
giovedì 20 ottobre 2011
COSA VOGLIONO I FAN?
Ecco qualche spunto interessante per chi si trova a gestire ed alimentare community facebook. Tutti gli indizi portano alla solita grande verità: "cara pubblicità va-de-retro, content is the king".
Michele
Cosa si aspettano e cosa desiderano leggere gli utenti quando consultano le business page nei social network? Quando e perché decidono di abbandonare una pagina? L’indagine realizzata da Lorenzo Amadei e Claudia Zarabara, referenti dell’area Social media marketing di Fondazione Cuoa, indaga questi aspetti concentrandosi su un punto di vista ancora poco esplorato: quello dell’utente!
La survey - realizzata su un campione variegato di 849 utenti – mette in luce una serie di principi fondamentali ai quali le aziende dovrebbero porre attenzione, ai fini di un’efficiente gestione della propria presenza social.
Partendo dal presupposto che l’utilizzo di Facebook è quotidiano per l’86% dei rispondenti, dalla ricerca emerge che più di 8 persone su 10 sono fan di almeno un’azienda, organizzazione o personaggio pubblico: un dato importante, che evidenzia la scelta consapevole degli utenti di dichiarare la propria vicinanza/identificazione con l’oggetto della propria preferenza. Favore accordato per lo più ad aziende (68%) e personaggi famosi (62,5%), al terzo posto gli enti no profit (45,8%). Le Istituzioni pubbliche (33,7%), dimostrano un crescente interesse nei confronti dei social network.
L’effetto passaparola è la prima ragione di diffusione di una fanpage (74,7%), a discapito dei tradizionali motori di ricerca, newsletter ed advertising: è la viralità il volano della crescita in Rete.(...)
Un altro aspetto di importanza cruciale è capire cosa i fan si aspettano dalle pagine aziendali, dato che serve a tarare i contenuti in base alle esigenze del target. A dimostrazione del fatto che gli utenti desiderano coinvolgimento e attenzione, il 43,2% degli intervistati si aspetta contenuti ed iniziative rivolte ai fan, il 34,8% maggiore attenzione alle richieste e suggerimenti postati. I primi tre fattori che spingono un fan a smettere di seguire una pagina sono: il numero eccessivo di messaggi (64,7%), messaggi troppo/solo pubblicitari (49,6%), lo stesso messaggio ripetuto troppe volte (41,5%). (,,,)
Leggi tutto sul blog di MediaLab
Michele
Cosa si aspettano e cosa desiderano leggere gli utenti quando consultano le business page nei social network? Quando e perché decidono di abbandonare una pagina? L’indagine realizzata da Lorenzo Amadei e Claudia Zarabara, referenti dell’area Social media marketing di Fondazione Cuoa, indaga questi aspetti concentrandosi su un punto di vista ancora poco esplorato: quello dell’utente!
La survey - realizzata su un campione variegato di 849 utenti – mette in luce una serie di principi fondamentali ai quali le aziende dovrebbero porre attenzione, ai fini di un’efficiente gestione della propria presenza social.
Partendo dal presupposto che l’utilizzo di Facebook è quotidiano per l’86% dei rispondenti, dalla ricerca emerge che più di 8 persone su 10 sono fan di almeno un’azienda, organizzazione o personaggio pubblico: un dato importante, che evidenzia la scelta consapevole degli utenti di dichiarare la propria vicinanza/identificazione con l’oggetto della propria preferenza. Favore accordato per lo più ad aziende (68%) e personaggi famosi (62,5%), al terzo posto gli enti no profit (45,8%). Le Istituzioni pubbliche (33,7%), dimostrano un crescente interesse nei confronti dei social network.
L’effetto passaparola è la prima ragione di diffusione di una fanpage (74,7%), a discapito dei tradizionali motori di ricerca, newsletter ed advertising: è la viralità il volano della crescita in Rete.(...)
Un altro aspetto di importanza cruciale è capire cosa i fan si aspettano dalle pagine aziendali, dato che serve a tarare i contenuti in base alle esigenze del target. A dimostrazione del fatto che gli utenti desiderano coinvolgimento e attenzione, il 43,2% degli intervistati si aspetta contenuti ed iniziative rivolte ai fan, il 34,8% maggiore attenzione alle richieste e suggerimenti postati. I primi tre fattori che spingono un fan a smettere di seguire una pagina sono: il numero eccessivo di messaggi (64,7%), messaggi troppo/solo pubblicitari (49,6%), lo stesso messaggio ripetuto troppe volte (41,5%). (,,,)
Leggi tutto sul blog di MediaLab
mercoledì 19 ottobre 2011
IL VIDEO CHE CELEBRA UN ANNO DI iPAD
Guardate questo video e capirete come l'ascesa di questo strumento nella nostra vita privata e professionale di tutti i giorni "is just the beginning".
Michele
Michele
lunedì 17 ottobre 2011
LA STRATEGIA DELL'OCEANO BLU
Ho scopeto da poco questa teoria e la trovo fantastica.. Credo che sia applicabile quasi ovunque e che sicuramente rappresenta una forma mentis vincente. Michele
La Strategia Oceano Blu è la teoria secondo la quale i mercati in cui operano le imprese di qualsiasi tipo sono metaforicamente visti come due oceani paralleli di colore diverso, uno rosso ed uno blu, a seconda del modo in cui si decide di operare sul mercato stesso.
L'oceano rosso è un mercato ipotetico in cui i manager delle imprese si sono focalizzati da tempo, che comprende tutti i settori esistenti, dove vige una continua lotta tra competitors per aggiudicarsi una maggiore fetta di domanda all'interno dello stesso settore e dove c'è completa assenza di innovazione.
In questo tipo di mercato le imprese devono accontentarsi di bassi margini di profitto, perché l'approccio strategico è quello tradizionale, basato sulla sconfitta della concorrenza. Viceversa, un oceano blu è caratterizzato da innovazione!
Le nuove idee sono sviluppate attraverso mosse strategiche, cioè da un insieme di azioni e decisioni manageriali che portano alla nascita di nuovi prodotti e servizi che, a loro volta, fanno nascere nuovi mercati. Ma come si passa da un oceano rosso a quello blu?
Anche se può sembrare difficilissimo abbandonare le logiche tradizionali e studiare nuove strategie, la svolta non è nell'idea geniale che sbaraglierà la concorrenza, ma è dare un valore innovativo a qualcosa che già esiste, interpretandolo in forma diversa.
Si tratta di creare "innovazione di valore": cambiare l'approccio mentale e superare così i confini tradizionali del proprio settore di riferimento per esplorare nuovi territori, guardando soprattutto ai non-clienti e creando nuovi spazi mercato incontaminati.
Per poter dar vita ad un oceano blu non è sufficiente avere a disposizione dirigenti con un buon senso critico e in grado di imparare dagli errori: i manager dovranno riflettere sul fatto che senz'altro esiste una parte di mercato completamente libera, con una struttura differente in cui possono loro stessi decidere le regole.
Il caso
Quando si parla di "Strategia oceano blu" non si può non citare uno degli esempi di maggior successo dell'applicazione della strategia: quello del Cirque du Soleil. Il Cirque du Soleil ha rivoluzionato il settore dei circhi negli Stati Uniti, arrivando a neutralizzare la concorrenza.
L'idea vincente è stata quella eliminare tutti gli ostacoli di varia natura ed inserire elementi nuovi che hanno fatto crescere l'interesse dei clienti andando ad acquisirli anche da altri settori, ad esempio dal teatro.
La mossa strategica ha richiamato un segmento di clientela assolutamente nuovo: adulti e professionisti, pronti a pagare un prezzo molto più alto rispetto alle famiglie con bambini, il tradizionale target di riferimento dei circhi.
In meno di vent'anni, Cirque du Soleil ha raggiunto un fatturato tale da consacrarlo leader mondiale del settore. La strategia si è rivelata di straordinario successo soprattutto perché una crescita così rapida si è verificata in un settore in crisi, per il quale le analisi strategiche tradizionali indicavano un potenziale di crescita molto limitato.
Giuseppina Di Martino su Manageronline
La Strategia Oceano Blu è la teoria secondo la quale i mercati in cui operano le imprese di qualsiasi tipo sono metaforicamente visti come due oceani paralleli di colore diverso, uno rosso ed uno blu, a seconda del modo in cui si decide di operare sul mercato stesso.
L'oceano rosso è un mercato ipotetico in cui i manager delle imprese si sono focalizzati da tempo, che comprende tutti i settori esistenti, dove vige una continua lotta tra competitors per aggiudicarsi una maggiore fetta di domanda all'interno dello stesso settore e dove c'è completa assenza di innovazione.
In questo tipo di mercato le imprese devono accontentarsi di bassi margini di profitto, perché l'approccio strategico è quello tradizionale, basato sulla sconfitta della concorrenza. Viceversa, un oceano blu è caratterizzato da innovazione!
Le nuove idee sono sviluppate attraverso mosse strategiche, cioè da un insieme di azioni e decisioni manageriali che portano alla nascita di nuovi prodotti e servizi che, a loro volta, fanno nascere nuovi mercati. Ma come si passa da un oceano rosso a quello blu?
Anche se può sembrare difficilissimo abbandonare le logiche tradizionali e studiare nuove strategie, la svolta non è nell'idea geniale che sbaraglierà la concorrenza, ma è dare un valore innovativo a qualcosa che già esiste, interpretandolo in forma diversa.
Si tratta di creare "innovazione di valore": cambiare l'approccio mentale e superare così i confini tradizionali del proprio settore di riferimento per esplorare nuovi territori, guardando soprattutto ai non-clienti e creando nuovi spazi mercato incontaminati.
Per poter dar vita ad un oceano blu non è sufficiente avere a disposizione dirigenti con un buon senso critico e in grado di imparare dagli errori: i manager dovranno riflettere sul fatto che senz'altro esiste una parte di mercato completamente libera, con una struttura differente in cui possono loro stessi decidere le regole.
Il caso
Quando si parla di "Strategia oceano blu" non si può non citare uno degli esempi di maggior successo dell'applicazione della strategia: quello del Cirque du Soleil. Il Cirque du Soleil ha rivoluzionato il settore dei circhi negli Stati Uniti, arrivando a neutralizzare la concorrenza.
L'idea vincente è stata quella eliminare tutti gli ostacoli di varia natura ed inserire elementi nuovi che hanno fatto crescere l'interesse dei clienti andando ad acquisirli anche da altri settori, ad esempio dal teatro.
La mossa strategica ha richiamato un segmento di clientela assolutamente nuovo: adulti e professionisti, pronti a pagare un prezzo molto più alto rispetto alle famiglie con bambini, il tradizionale target di riferimento dei circhi.
In meno di vent'anni, Cirque du Soleil ha raggiunto un fatturato tale da consacrarlo leader mondiale del settore. La strategia si è rivelata di straordinario successo soprattutto perché una crescita così rapida si è verificata in un settore in crisi, per il quale le analisi strategiche tradizionali indicavano un potenziale di crescita molto limitato.
Giuseppina Di Martino su Manageronline
martedì 11 ottobre 2011
MONITORARE I COMPORTAMENTI SOCIAL
Credo che per qualsiasi attività di comunicazione online oppure offline sia fondamentale per il marketing di un' azienda misurarne gli effetti. Nel mondo web 2.0 non basta analizzare i volumi e gli accessi ma è forse più interssante soffermarsi a capire i comportamenti degli utenti in termini di interazione e condivisione di contenuti. Anche Google l'ha capito e ci propone delle novità all'interno del servizio di Analytics.
Michele
L’importanza del social media marketing è sempre più evidente, cresce il business online e con esso crescono tutti gli aspetti del marketing online, tra cui primeggiano i vari social network. Ma gestire profili social aziendali serve a poco se non si ha modo di analizzare a fondo i comportamenti degli utenti attraverso una opportuna web analysis. Ecco allora che la piattaforma Google Analytics per l’analisi ed il monitoraggio degli accessi, del comportamento e dei dati anagrafici degli utenti si “adegua” al fenomeno social inserendo nell’elenco voci “Panoramica” la possibilità di analizzare anche gli aspetti social cliccando su “Sociale”.
Interazione sociale(Social Engagement), azione (Social Actions) e pagine (Social Pages) sono le tre voci inerenti l’analisi dei comportamenti social degli utenti online:
Fonte: Http://news.pmiservizi.it
Michele
L’importanza del social media marketing è sempre più evidente, cresce il business online e con esso crescono tutti gli aspetti del marketing online, tra cui primeggiano i vari social network. Ma gestire profili social aziendali serve a poco se non si ha modo di analizzare a fondo i comportamenti degli utenti attraverso una opportuna web analysis. Ecco allora che la piattaforma Google Analytics per l’analisi ed il monitoraggio degli accessi, del comportamento e dei dati anagrafici degli utenti si “adegua” al fenomeno social inserendo nell’elenco voci “Panoramica” la possibilità di analizzare anche gli aspetti social cliccando su “Sociale”.
Interazione sociale(Social Engagement), azione (Social Actions) e pagine (Social Pages) sono le tre voci inerenti l’analisi dei comportamenti social degli utenti online:
- Social Engagement: si presenta con due voci, il Socially Engaged ed il Not Socially Engaged permette di confrontare il comportamento degli utenti provenienti da strumenti di condivisione con quello adottato da visitatori che non sono passati attraverso azioni sociali analizzandone comportamenti come il tempo medio sul sito la frequenza di rimbalzo ecc.
- Social Action: tiene traccia di tutte le azioni di condivisione sociale compiute dagli utenti.
- Social Pages: permette di analizzare le azioni sociali inerenti ogni singola pagina, ad esempio è possibile sapere quali sono le pagine maggiormente condivise dagli utenti.
Fonte: Http://news.pmiservizi.it
lunedì 10 ottobre 2011
UN GRAN BEL SPOT!
In questi giorni ho notato apparire sul piccolo schermo il nuovo (credo) commercial di Foot Locker. Devo dire che quando le aziende si permettono di far apparire il brand soltanto negli ultimi secondi dello spot tenendoti i restanti 25" con addosso una curiosità morbosa, significa che hanno veramente capito tutto. Complimenti!
Michele
Michele
venerdì 7 ottobre 2011
"THINK INDIFFERENT", SFOGO DI UN CREATIVO!
Sulla bacheca Facebook di un amico, mente brillante ed estremamente creativa, ho letto uno sfogo a cuore aperto rispetto al valore di Steve Jobs e all'incoerenza di persone che si riempiono la bocca con le sue frasi senza magari conoscerne realmente la storia e il senso. Leggete questa lettera tutta d' un fiato e capirete cosa ha realmente significato Steve per molti di noi.
Grazie caro per aver scritto questi pensieri!
Michele
Scrivo a tutti coloro che, come me, ieri hanno vissuto una giornata decisamente amara, inconsueta, surreale. Parlo a tutti coloro che, aprendo la home page di Apple, hanno sentito un nodo stretto allo stomaco, un senso di commozione e tristezza, quasi avessero perso un amico.Penso a tutti coloro che, in quella fotografia in bianco e nero, sono tornati con la mente indietro nel tempo, riassaporand...o quelle trepidanti attese davanti ad uno streaming che, attimo dopo attimo, concedeva stupore ed emozione.Sono convinto che, per molti, queste parole possono sembrare sopra le righe, fuori luogo o esagerate; si tratta pur sempre di una persona mai vista ne conosciuta, lontana anni luce sia per posizione geografica che per classe sociale ed ambizione. Eppure, da ieri, ho la percezione che mi manchi qualcosa.Sono entrato nella famiglia Apple nel 1994 con il mio primo LC II e da quel momento non ne sono più uscito. Ho vissuto 17 anni in compagnia di quel misero 3% di utenti informatici che, grazie alla spinta di Steve, hanno deciso di "Pensare Differente", alla faccia dei coetanei che mi prendevano in giro perchè "...tu con quel Mac non ci puoi nemmeno giocare". Ho lottato, studiato, mi sono formato grazie all'ideale che Steve mi ha trasmesso, perchè le macchine erano solo un supporto, perchè quello che conta è l'autodeterminazione dell'individuo, perchè questa è Apple.Ho sentito troppa retorica e pressapochismo per non intervenire e sottolineare che non abbiamo perso solo il guru del personal computer, il luminare dell'informatica o l'inventore dello "smartphone che non puoi non avere"; ci ha lasciati un visionario che ha rivoluzionato il mondo con le intenzioni e la difesa dei propri ideali. In questo senso le parole del grande Woz sono sembrate la più limpida e lucida testimonianza: "...Sono sconvolto, basito, non riesco a pensare ad altro. E' come quando è morto Lennon o JFK o Martin Luther King".Non avrebbe alcun senso citare le famose parole di Stanford davanti ai neo laureati (come per altro è stato fatto impropriamente in tutti i tg) senza, molti anni prima, aver compreso, vissuto e condiviso con quel 3% di entusiasti amici di famiglia il desiderio di muoversi contro corrente, di spingersi oltre, di vivere con l'ambizione di conoscere, di considerare la comunicazione e l'estetica il caposaldo dell'epoca moderna.Per il resto del mondo l'amarezza è già finita, il ritmo della vita ha ripreso il sopravvento e nuovi oggetti Apple, sempre più cool e tecnologici, alimenteranno ambizioni e aspettative dei giovani di oggi e domani. A noi arcaici nostalgici della mela con l'arcobaleno rimane il rimpianto di aver perso un mentore, una guida che ci ha condotti alla maturazione come professionisti ma soprattutto come uomini. Oggi ho 31 anni e sono diventato un creativo grazie a Steve, alla sua passione, alla sua lungimiranza, al suo esempio. Non posso fare a meno di accennare un timido sorriso di fronte alla sua ultima e strepitosa performance comunicativa, mobilitando, per un giorno, media, autorità e persone comuni verso il cielo di Cupertino. Ce l'abbiamo fatta Steve. Almeno per un giorno il mondo ha conosciuto le autentiche anime di Apple.
PS: Da ieri la lucina in stand by del mio Macbook che accompagnava il mio respiro assonnato dopo nottate di lavoro davanti allo schermo, ha smesso di pulsare, di respirare, proprio come te Steve.
Luca
Grazie caro per aver scritto questi pensieri!
Michele
Scrivo a tutti coloro che, come me, ieri hanno vissuto una giornata decisamente amara, inconsueta, surreale. Parlo a tutti coloro che, aprendo la home page di Apple, hanno sentito un nodo stretto allo stomaco, un senso di commozione e tristezza, quasi avessero perso un amico.Penso a tutti coloro che, in quella fotografia in bianco e nero, sono tornati con la mente indietro nel tempo, riassaporand...o quelle trepidanti attese davanti ad uno streaming che, attimo dopo attimo, concedeva stupore ed emozione.Sono convinto che, per molti, queste parole possono sembrare sopra le righe, fuori luogo o esagerate; si tratta pur sempre di una persona mai vista ne conosciuta, lontana anni luce sia per posizione geografica che per classe sociale ed ambizione. Eppure, da ieri, ho la percezione che mi manchi qualcosa.Sono entrato nella famiglia Apple nel 1994 con il mio primo LC II e da quel momento non ne sono più uscito. Ho vissuto 17 anni in compagnia di quel misero 3% di utenti informatici che, grazie alla spinta di Steve, hanno deciso di "Pensare Differente", alla faccia dei coetanei che mi prendevano in giro perchè "...tu con quel Mac non ci puoi nemmeno giocare". Ho lottato, studiato, mi sono formato grazie all'ideale che Steve mi ha trasmesso, perchè le macchine erano solo un supporto, perchè quello che conta è l'autodeterminazione dell'individuo, perchè questa è Apple.Ho sentito troppa retorica e pressapochismo per non intervenire e sottolineare che non abbiamo perso solo il guru del personal computer, il luminare dell'informatica o l'inventore dello "smartphone che non puoi non avere"; ci ha lasciati un visionario che ha rivoluzionato il mondo con le intenzioni e la difesa dei propri ideali. In questo senso le parole del grande Woz sono sembrate la più limpida e lucida testimonianza: "...Sono sconvolto, basito, non riesco a pensare ad altro. E' come quando è morto Lennon o JFK o Martin Luther King".Non avrebbe alcun senso citare le famose parole di Stanford davanti ai neo laureati (come per altro è stato fatto impropriamente in tutti i tg) senza, molti anni prima, aver compreso, vissuto e condiviso con quel 3% di entusiasti amici di famiglia il desiderio di muoversi contro corrente, di spingersi oltre, di vivere con l'ambizione di conoscere, di considerare la comunicazione e l'estetica il caposaldo dell'epoca moderna.Per il resto del mondo l'amarezza è già finita, il ritmo della vita ha ripreso il sopravvento e nuovi oggetti Apple, sempre più cool e tecnologici, alimenteranno ambizioni e aspettative dei giovani di oggi e domani. A noi arcaici nostalgici della mela con l'arcobaleno rimane il rimpianto di aver perso un mentore, una guida che ci ha condotti alla maturazione come professionisti ma soprattutto come uomini. Oggi ho 31 anni e sono diventato un creativo grazie a Steve, alla sua passione, alla sua lungimiranza, al suo esempio. Non posso fare a meno di accennare un timido sorriso di fronte alla sua ultima e strepitosa performance comunicativa, mobilitando, per un giorno, media, autorità e persone comuni verso il cielo di Cupertino. Ce l'abbiamo fatta Steve. Almeno per un giorno il mondo ha conosciuto le autentiche anime di Apple.
PS: Da ieri la lucina in stand by del mio Macbook che accompagnava il mio respiro assonnato dopo nottate di lavoro davanti allo schermo, ha smesso di pulsare, di respirare, proprio come te Steve.
Luca
giovedì 6 ottobre 2011
CIAO STEVE...
Se ne è andato un genio dei nostri tempi... peccato.
Dalla Apple fanno sapere che chi volesse condividere pensieri, ricordi e condoglianze, può scrivere a rememberingsteve@apple.com
Michele
Da Repubblica.it
SAN FRANCISCO - E' uno scarno comunicato della sua azienda, la Apple di Cupertino, che dà la notizia attraverso l'Associated Press: "Steve Jobs è morto". Il fondatore della Mela, l'uomo che ha "creato due volte" il marchio-simbolo della nostra èra digitale, all'età di 56 anni ha perso l'ultima battaglia: quella contro il cancro al pancreas che lo aveva colpito una prima volta nel 2004. Jobs si era già ritirato da ogni incarico operativo, il 24 agosto aveva abbandonato anche l'incarico formale di presidente di Apple lasciandolo al suo braccio destro Tim Cook. Era il segno che ormai le speranze per lui erano esigue. L'ultima apparizione in pubblico risale al 7 giugno: a sorpresa Jobs si era presentato a una seduta del consiglio comunale di Cupertino (sede di Apple, nella Silicon Valley californiana) per presentare il progetto del nuovo campus aziendale. Dopo quella data di lui erano circolate solo delle foto sui tabloid americani, forse apocrife: lo ritraevano come l'ombra di se stesso, magrissimo, spettrale. Un fantasma rispetto allo "showman" che aveva incantato i consumatori del mondo intero seducendoli fino all'adozione universale dell'iPod, di iTunes, dell'iPhone, dell'iPad. La sofferenza dei suoi ultimi mesi di vita aveva perfino fatto sperare in un'impossibile riconciliazione col padre
Abdulfattah Jandali, un siriano-americano che lo aveva abbandonato ai genitori adottivi Paul e Clara Jobs di Mountain View (California).
Steve Jobs aveva detto di no a quell'estremo tentativo di riavvicinamento del padre biologico, come se quella sofferenza lacerante della sua infanzia a San Francisco volesse conservarla intatta e portarla con sé fino alla fine. Scompare l'uomo che ha rivoluzionato l'informatica, la telefonìa mobile, e prometteva di fare altrettanto con il consumo di notizie, la lettura. Sotto la sua guida
Apple, che vent'anni fa sembrava a rischio di estinzione, è diventata la prima azienda hi-tech del mondo in valore di Borsa, davanti a Google e Microsoft. L'avventura di Jobs comincia nel 1976 quando fonda Apple insieme con Steve Wozniak e Ronald Wayne. Fin dall'inizio si distingue come uno dei pionieri del personal computer, ma nella prima fase Apple non riesce a diventare più di un'azienda di nicchia di fronte a giganti come Ibm e Microsoft.....
CONTINUA A LEGGERE QUI
Dalla Apple fanno sapere che chi volesse condividere pensieri, ricordi e condoglianze, può scrivere a rememberingsteve@apple.com
Michele
Da Repubblica.it
SAN FRANCISCO - E' uno scarno comunicato della sua azienda, la Apple di Cupertino, che dà la notizia attraverso l'Associated Press: "Steve Jobs è morto". Il fondatore della Mela, l'uomo che ha "creato due volte" il marchio-simbolo della nostra èra digitale, all'età di 56 anni ha perso l'ultima battaglia: quella contro il cancro al pancreas che lo aveva colpito una prima volta nel 2004. Jobs si era già ritirato da ogni incarico operativo, il 24 agosto aveva abbandonato anche l'incarico formale di presidente di Apple lasciandolo al suo braccio destro Tim Cook. Era il segno che ormai le speranze per lui erano esigue. L'ultima apparizione in pubblico risale al 7 giugno: a sorpresa Jobs si era presentato a una seduta del consiglio comunale di Cupertino (sede di Apple, nella Silicon Valley californiana) per presentare il progetto del nuovo campus aziendale. Dopo quella data di lui erano circolate solo delle foto sui tabloid americani, forse apocrife: lo ritraevano come l'ombra di se stesso, magrissimo, spettrale. Un fantasma rispetto allo "showman" che aveva incantato i consumatori del mondo intero seducendoli fino all'adozione universale dell'iPod, di iTunes, dell'iPhone, dell'iPad. La sofferenza dei suoi ultimi mesi di vita aveva perfino fatto sperare in un'impossibile riconciliazione col padre
Abdulfattah Jandali, un siriano-americano che lo aveva abbandonato ai genitori adottivi Paul e Clara Jobs di Mountain View (California).
Steve Jobs aveva detto di no a quell'estremo tentativo di riavvicinamento del padre biologico, come se quella sofferenza lacerante della sua infanzia a San Francisco volesse conservarla intatta e portarla con sé fino alla fine. Scompare l'uomo che ha rivoluzionato l'informatica, la telefonìa mobile, e prometteva di fare altrettanto con il consumo di notizie, la lettura. Sotto la sua guida
Apple, che vent'anni fa sembrava a rischio di estinzione, è diventata la prima azienda hi-tech del mondo in valore di Borsa, davanti a Google e Microsoft. L'avventura di Jobs comincia nel 1976 quando fonda Apple insieme con Steve Wozniak e Ronald Wayne. Fin dall'inizio si distingue come uno dei pionieri del personal computer, ma nella prima fase Apple non riesce a diventare più di un'azienda di nicchia di fronte a giganti come Ibm e Microsoft.....
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lunedì 3 ottobre 2011
UNA PICCOLA SILICON VALLEY
Venerdi ho avuto la fortuna di visitare H-FARM, una vera e propria oasi di idee, talento e spirito imprenditoriale. La sensazione che si prova appena giunti in questa moderna fattoria è estremamente surreale, hai l’impressione di essere in un campus americano ma in realtà sei a qualche km di distanza dalla città di Treviso.
Nata nel 2005 da un’idea dell’imprenditore veneto Riccardo Donadon, H-FARM rappresenta oggi il miglior incubatore europeo di start-up in ambito digitale (web, applicazioni, mobile ecc.) ed è senza dubbio basato su un progetto imprenditoriale coraggioso, serio e lungimirante.
Ogni anno vengono raccolte oltre 500 idee di start-up che subiscono un attento processo di selezione basato su 3 criteri di scelta:
- la validità dell’idea
- la potenziale richiesta del mercato rispetto all’idea proposta
- lo spirito e l’attitudine imprenditoriale del proprietario intellettuale dell’idea
Al termine della selezione le 10 milgiori idee diventanto a tutti gli effetti delle piccole start-up di 2/3 persone che per realizzare il proprio progetto di impresa possono attingere ad un primo finanziamento di 100.000€ e lavorare negli uffici presenti all’interno della struttura, in ambienti dove ad ogni angolo trovi gente che si parla e ragiona in spazi aperti e rilassati.
Obiettivo di H-Farm è che quello di aiutare i giovani imprenditori a sviluppare le proprie idee di impresa e guidarli fino al processo di exit, coinvolgendo industriali, banche, ed altri soggetti del mondo economico finanziario attraverso incontri mirati ed organizzando vere e proprie investor week in pieno stile venture incubator.
La giornata è stata ricca di contenuti e di incontri interessanti. Abbiamo giocato con i ragazzi di “GoWar”, la moderna versione per smartphone e tablet del caro vecchio Risiko, abbiamo scoperto l’incredibile mondo di “Zooppa” (punto di contatto tra aziende e creativo di ogni tipo) ed abbiamo scoperto in anteprima due interessanti applicazioni “Corso12” e “Responsa” di cui credetemi, sentirete presto parlare.
Concludendo non posso che essere rigenerato dall'incontro con tutte queste persone piene di talento ed entusiasmo e felice di aver conocsiuto una realtà così diversa dal nostro abituale modo di vedere le cose.
giovedì 29 settembre 2011
FIAT REGINA DEI SOCIAL
Le grandi aziende non lasciano mai nulla al caso... e il marketing Fiat è sempre stato illuminato ed illuminante, almeno secondo la mia personale opinione.
Michele
In Italia il brand auto che sfrutta di più i social network per comunicare con i propri fan e clienti è Fiat, che distribuisce la sua comunicazione su blog, Facebook, YouTube e Twitter in maniera equa e sostenuta, stimolando un notevole coinvolgimento degli utenti. A testimoniarlo è il report di "Brands & Social Media" realizzato della OssCom, Centro di ricerca sui media e comunicazione dell’Università Cattolica, e Digital PR. "I social network stanno divenendo sempre di più un elemento strategico fondamentale per la comunicazione delle aziende, e nella fattispecie anche delle case automobilistiche, da sempre al centro dell’attenzione sul web", spiega Nicolò Michetti, Amministratore Delegato di Digital PR. Dalla ricerca, effettuala a marzo 2011, è infatti emerso un quadro nazionale che ha permesso di stilare una classifica delle aziende operanti sui social media che tiene conto sia dell’investimento in termini di comunicazione (come ad esempio la frequenza di aggiornamento dei profili e la loro personalizzazione), sia dell’interazione degli utenti (come attestano il numero di commenti e di like ai wall post su Facebook o i retweets su Twitter). Vediamo meglio i risultati.
FIAT PRECEDE TUTTI
Il lavoro di Fiat nella comunicazione sul web inizia con siti dedicati a modelli importanti, come quello della 500 e da ultimo quello della nuova Panda, Fiatpandatime.com, e prosegue su Facebook, Twitter e YouTube. Questo impegno costante ha premiato il brand italiano, che occupa il primo posto nella classifica del report "Brands & Social Media". Anche Lancia e Alfa Romeo appaiono molto forti nella comunicazione sui social network. Le loro posizioni sono alte e insidiate solo dalle francesi. Citroen, Renault e Peugeot sono rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto, dove compare anche Ford. Una presenza non da poco considerando che le altre aziende non europee sono rimaste fuori perché scelgono di comunicare sui social network solo attraverso canali internazionali o pensati per l’intera Europa. E' il caso di Hyundai, Toyota e Suzuki a cui si uniscono Mercedes che ha un blog e un profilo YouTube in corso di riattivazione in questi mesi ma non aggiornati dal punto di vista dei contenuti ufficiali nel periodo scelto per l’analisi e Chevrolet che sta però avviando profili in lingua italiana. Tra le uniche straniere extraeuropee presenti sul mercato italiano con profili nella nostra lingua sui social network c'è da segnalare anche Nissan.
UTENTI MOLTO COINVOLTI
Le aziende comunicano, e gli utenti? Questi "appaiono molto coinvolti sui profili, in particolare delle case automobilistiche italiane, attivando vere e proprie forme di fandom (sottocultura formata dalla comunità di appassionati, ndr) che non si esauriscono nei social network, ma proseguono nei forum e nelle branded community, da cui originariamente provengono, come accade per Alfa Romeo che ottiene ottimi risultati sulla pagina di Facebook", spiega Fausto Colombo, direttore di OssCom. All'atto pratico vengono premiati soprattutto i marchi che decidono di "investire nel social dedicando risorse, strutturando piani di lungo termine e aprendosi al confronto con gli utenti. Nell’ottica di contribuire a costruire un prodotto migliore". E non è poco, considerando il crescente ruolo di Internet nel processo d'acquisto di una vettura, nuova o usata.
Continua a leggere su Ominauto.it
Michele
In Italia il brand auto che sfrutta di più i social network per comunicare con i propri fan e clienti è Fiat, che distribuisce la sua comunicazione su blog, Facebook, YouTube e Twitter in maniera equa e sostenuta, stimolando un notevole coinvolgimento degli utenti. A testimoniarlo è il report di "Brands & Social Media" realizzato della OssCom, Centro di ricerca sui media e comunicazione dell’Università Cattolica, e Digital PR. "I social network stanno divenendo sempre di più un elemento strategico fondamentale per la comunicazione delle aziende, e nella fattispecie anche delle case automobilistiche, da sempre al centro dell’attenzione sul web", spiega Nicolò Michetti, Amministratore Delegato di Digital PR. Dalla ricerca, effettuala a marzo 2011, è infatti emerso un quadro nazionale che ha permesso di stilare una classifica delle aziende operanti sui social media che tiene conto sia dell’investimento in termini di comunicazione (come ad esempio la frequenza di aggiornamento dei profili e la loro personalizzazione), sia dell’interazione degli utenti (come attestano il numero di commenti e di like ai wall post su Facebook o i retweets su Twitter). Vediamo meglio i risultati.
FIAT PRECEDE TUTTI
Il lavoro di Fiat nella comunicazione sul web inizia con siti dedicati a modelli importanti, come quello della 500 e da ultimo quello della nuova Panda, Fiatpandatime.com, e prosegue su Facebook, Twitter e YouTube. Questo impegno costante ha premiato il brand italiano, che occupa il primo posto nella classifica del report "Brands & Social Media". Anche Lancia e Alfa Romeo appaiono molto forti nella comunicazione sui social network. Le loro posizioni sono alte e insidiate solo dalle francesi. Citroen, Renault e Peugeot sono rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto, dove compare anche Ford. Una presenza non da poco considerando che le altre aziende non europee sono rimaste fuori perché scelgono di comunicare sui social network solo attraverso canali internazionali o pensati per l’intera Europa. E' il caso di Hyundai, Toyota e Suzuki a cui si uniscono Mercedes che ha un blog e un profilo YouTube in corso di riattivazione in questi mesi ma non aggiornati dal punto di vista dei contenuti ufficiali nel periodo scelto per l’analisi e Chevrolet che sta però avviando profili in lingua italiana. Tra le uniche straniere extraeuropee presenti sul mercato italiano con profili nella nostra lingua sui social network c'è da segnalare anche Nissan.
UTENTI MOLTO COINVOLTI
Le aziende comunicano, e gli utenti? Questi "appaiono molto coinvolti sui profili, in particolare delle case automobilistiche italiane, attivando vere e proprie forme di fandom (sottocultura formata dalla comunità di appassionati, ndr) che non si esauriscono nei social network, ma proseguono nei forum e nelle branded community, da cui originariamente provengono, come accade per Alfa Romeo che ottiene ottimi risultati sulla pagina di Facebook", spiega Fausto Colombo, direttore di OssCom. All'atto pratico vengono premiati soprattutto i marchi che decidono di "investire nel social dedicando risorse, strutturando piani di lungo termine e aprendosi al confronto con gli utenti. Nell’ottica di contribuire a costruire un prodotto migliore". E non è poco, considerando il crescente ruolo di Internet nel processo d'acquisto di una vettura, nuova o usata.
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mercoledì 28 settembre 2011
E' MOBILE IL FUTURO DELLA PUBBLICITA'
Ragazzi segnatevi questa intelligente osservazione del boss di Google Italia: "sul mobile non si registra quel calo di richieste nel fine settimana che è invece tipico degli utenti di pc. Anzi, nel week end l’uso del mobile aumenta"... Se a questo ci aggiungiamo la crescente diffusione degli smartphone... il finale è presto scritto.
Michele
Tratto da Repubblica.it
Sale la febbre da mcommerce anche in Italia. E sale grazie alla convinzione, suffragata da cifre, che la pubblicità «mobile» sia il fattore di crescita più importante di tutto il complesso mondo dell’adverstising digitale. I sintomi della febbre si moltiplicano. L’ultimo è quello annunciato da Google Italia che ha organizzato per oggi lunedì 26 a Milano, alla Triennale, un workshop dedicato proprio a questo. Registrando un successo di adesioni non indifferente, visto che si tratta di un incontro di lavoro tra "professionals" del settore. Settore che ha risposto in massa: sono già oltre 500 le adesioni e si tratta ceo e cio, responsabili marketing, "decision makers" ed executive aziendali di alto livello di grandi e medie società che operano in Italia: finanza (Bpm e Unicredit, Mediobanca, American Express e Axa), editoria (Mondadori, Espresso, 24Ore), giochi (Lottomatica, Sisal, Bwin), servizi pubblici (Enel e Fs ), ovviamente le telecom (Telecom Italia, Fastweb, Vodafone) oltre ai grandi marchi del consumo. Luxottica, L’Oreal, Prenatal, Sony, Fiat, Heineken, Heinz, Costa Crociere. E l’elenco è ancora lungo.
I numeri che hanno innescato la febbre raffigurano la crescita dei ricavi del settore. «La proiezione sull’intero 2011 dei dati attuali stima per la pubblicità "mobile" un peso nei conti globali di Google circa un miliardo di dollari spiega Stefano Maruzzi, country director di Google Italia Ancora poco se si pensa che i ricavi pubblicitari complessivi di Google sono sui 28 miliardi di dollari, ma è la velocità di sviluppo a impressionare. Unita alle rilevazioni sulle abitudini degli utenti, che usano sempre di più i dispositivi mobili rispetto ai pc». Secondo i dati in possesso di Google infatti il momento culmine per le ricerche impostate da pc è intorno alle tre del pomeriggio, quindi in una fase di pausa della attività lavorative, mentre quello da mobile è alle 8 di sera, quindi da casa, in una condizione di maggiore relax e concentrazione, e togliendo crescente spazio alla tv. «In più sottolinea ancora Maruzzi sul mobile non si registra quel calo di richieste nel fine settimana che è invece tipico degli utenti di pc. Anzi, nel week end l’uso del mobile aumenta».
Questo spiega l’interesse delle aziende, e spiega anche perché a dispetto delle premesse le telecom mobili stiano ormai da tre settimane sfidandosi nell’asta per le nuove frequenze per la banda larga mobile, facendo già lievitare il valore della gara oltre i 3,5 miliardi di euro.
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Michele
Tratto da Repubblica.it
Sale la febbre da mcommerce anche in Italia. E sale grazie alla convinzione, suffragata da cifre, che la pubblicità «mobile» sia il fattore di crescita più importante di tutto il complesso mondo dell’adverstising digitale. I sintomi della febbre si moltiplicano. L’ultimo è quello annunciato da Google Italia che ha organizzato per oggi lunedì 26 a Milano, alla Triennale, un workshop dedicato proprio a questo. Registrando un successo di adesioni non indifferente, visto che si tratta di un incontro di lavoro tra "professionals" del settore. Settore che ha risposto in massa: sono già oltre 500 le adesioni e si tratta ceo e cio, responsabili marketing, "decision makers" ed executive aziendali di alto livello di grandi e medie società che operano in Italia: finanza (Bpm e Unicredit, Mediobanca, American Express e Axa), editoria (Mondadori, Espresso, 24Ore), giochi (Lottomatica, Sisal, Bwin), servizi pubblici (Enel e Fs ), ovviamente le telecom (Telecom Italia, Fastweb, Vodafone) oltre ai grandi marchi del consumo. Luxottica, L’Oreal, Prenatal, Sony, Fiat, Heineken, Heinz, Costa Crociere. E l’elenco è ancora lungo.
I numeri che hanno innescato la febbre raffigurano la crescita dei ricavi del settore. «La proiezione sull’intero 2011 dei dati attuali stima per la pubblicità "mobile" un peso nei conti globali di Google circa un miliardo di dollari spiega Stefano Maruzzi, country director di Google Italia Ancora poco se si pensa che i ricavi pubblicitari complessivi di Google sono sui 28 miliardi di dollari, ma è la velocità di sviluppo a impressionare. Unita alle rilevazioni sulle abitudini degli utenti, che usano sempre di più i dispositivi mobili rispetto ai pc». Secondo i dati in possesso di Google infatti il momento culmine per le ricerche impostate da pc è intorno alle tre del pomeriggio, quindi in una fase di pausa della attività lavorative, mentre quello da mobile è alle 8 di sera, quindi da casa, in una condizione di maggiore relax e concentrazione, e togliendo crescente spazio alla tv. «In più sottolinea ancora Maruzzi sul mobile non si registra quel calo di richieste nel fine settimana che è invece tipico degli utenti di pc. Anzi, nel week end l’uso del mobile aumenta».
Questo spiega l’interesse delle aziende, e spiega anche perché a dispetto delle premesse le telecom mobili stiano ormai da tre settimane sfidandosi nell’asta per le nuove frequenze per la banda larga mobile, facendo già lievitare il valore della gara oltre i 3,5 miliardi di euro.
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