Compiti delle vacanze: riflettere su quali cambiamenti e/o processi potrà subire la vostra strategia di marketing a partire dal 2013. Troppo impegnativo? Non credo. In fondo basta tornare seriamente ad interpretare correttamente la definizione di "marketing": "l'arte di trovare e manenere clienti profittevoli". Il focus è il cliente, tutto il resto è un strumento per...
Michele
Il 2013 sarà l’anno del cliente. I consumatori (o buyer, se in ambito B2B) hanno oggi un elevato grado di controllo nel rapporto con brand, aziende e fornitori:
social media, siti web e blog consentono loro di fare ricerche,
confrontare pareri e acquisire informazioni che determinano il loro
comportamento d’acquisto. L’invio di messaggi promozionali e pubblicitari generici è quindi sempre meno efficace: per catturare l’attenzione del cliente occorre un alto grado di personalizzazione basato sul comportamento individuale del singolo. Il marketing del futuro non lavora più, pertanto, su segmenti di migliaia di contatti, ma su migliaia di segmenti individuali cui fornire contenuti one-to-one, da rendere disponibili sui diversi canali. È su questo assunto che si sviluppa 6 Key Marketing Trends for 2013 – and Tips for Succeeding in the Year of the Customer:
1. Dalle informazioni aggregate alle informazioni individuali: i “big data” si trasformano
2. Le attività di marketing digitale saranno sempre più gestite da piattaforme unificate basate su comportamento e automazione
3. Il contenuto assume un'importanza sempre più strategica nella comunicazione con il target
4. L’esperienza su dispositivi mobili deve essere soddisfacente: cambia il design dei contenuti e della grafica
5. La conversazione sociale ha un impatto su tutti i canali digitali,
i principi del SEO e della condivisione devono essere esportati
6. Gli uffici marketing si trasformano per meglio rispondere alle esigenze di “rapporto” individuale con i consumatori/buyer
Leggi tutto su www.eventreport.it
venerdì 21 dicembre 2012
mercoledì 19 dicembre 2012
CENSURA VS CREATIVITA'
In norvegia è stato censurato un bellissimo spot in cui gli umani grazie allo sport sono riusciti a salvarsi dal feroce attacco degli zoombi. La domanda molto semplice è perchè???? Perchè hanno fermato questo spot, perchè hanno ammazzato una creatività semplicemente divertente ed efficace? Tante volte ci lamentiamo che la qualità dei commercial è sempre più bassa, specialmente in Italia, ma la domanda un pò meno semplice è questa: come può un creativo essere tale se dopo aver superato il blocco mentale del cliente viene bloccato da un sistema censorio talvolta troppo estremista?
Michele
Michele
venerdì 14 dicembre 2012
SOCIAL BRAND IDENTIKIT
Chiudiamo la settimana con una di quelle classiche riflessioni da fine anno. Quali caratteristiche deve avere un brand per potersi definire realmente social? Io ho provato a darmi una risposta e a pubblicarla in questa infographica.
Michele
Michele
mercoledì 12 dicembre 2012
I TOP BRANDS SU FACEBOOK
Blogmeter grazie al suo servizio intelligence sui social media propone mensilmente una classifica dei brand più performanti all'interno di Facebook. Non ve ne avevo ancora parlato e visto che siamo nel periodo del "tiriamo le somme" mi sembra il momento giusto. Oltre alla classifica dei "new fans", i dati più interessanti sono il “Page Engagement” che rappresenta la somma delle attività
(commenti, like, condivisioni, post spontanei) per ogni 1000 fan ed il “Response Time” che rappresenta il tempo medio che intercorre
tra la pubblicazione dei un post da parte dell’utente e il commento del
brand al medesimo post. Quale è il valore più importante da misurare? Il dibattito è aperto.
Michele
Michele
venerdì 7 dicembre 2012
QUALE FUTURO PER LE RELAZIONI PUBBLICHE?
Ogni tanto mi piace approfondire gli scenari che si profilano all'orizzonte per le Relazioni Pubbliche. Ogni volta leggendo queste ricerche ci si rende conto si come le RP nella loro complessità e profondità siano applicate realmente solo in un numero molto limitato di casi aziendali. Provate a leggere anche solo il terzo punto e tirate le vostre conclusioni.
Michele
La ricerca Who has seen the future? A report on public relations professional competencies and innovative corporate approaches to external relations, presentata al World Pr Forum di Melbourne, traccia e anticipa le tendenze future nelle Rp partendo da un’accurata analisi dei cambiamenti degli ultimi anni. Le evidenze della ricerca suggeriscono che:
- le competenze principali sono già praticamente universali ma offrono solo un punto di partenza nella creazione di eccellenza.
- le aziende che eccellono, o sembrano eccellere, in almeno un’area delle Rp hanno raggiunto questo successo essendo disciplinate e concentrate nell’allineamento degli obiettivi di Rp e comunicazione con gli obiettivi finanziari e commerciali della società.
- una chiave per il successo è una cultura organizzativa armoniosa e il riconoscimento del fatto che il capo comunicazione dovrebbe avere influenza sugli altri dipartimenti che influiscono sulla reputazione dell’organizzazione
- la misurazione dell’efficacia delle attività di Rp, in particolare il parametro di “share of voice”, è ora stabilito come un impegno necessario in molte organizzazioni.
Leggi tutta la ricerca su www.ferpi.it
Michele
La ricerca Who has seen the future? A report on public relations professional competencies and innovative corporate approaches to external relations, presentata al World Pr Forum di Melbourne, traccia e anticipa le tendenze future nelle Rp partendo da un’accurata analisi dei cambiamenti degli ultimi anni. Le evidenze della ricerca suggeriscono che:
- le competenze principali sono già praticamente universali ma offrono solo un punto di partenza nella creazione di eccellenza.
- le aziende che eccellono, o sembrano eccellere, in almeno un’area delle Rp hanno raggiunto questo successo essendo disciplinate e concentrate nell’allineamento degli obiettivi di Rp e comunicazione con gli obiettivi finanziari e commerciali della società.
- una chiave per il successo è una cultura organizzativa armoniosa e il riconoscimento del fatto che il capo comunicazione dovrebbe avere influenza sugli altri dipartimenti che influiscono sulla reputazione dell’organizzazione
- la misurazione dell’efficacia delle attività di Rp, in particolare il parametro di “share of voice”, è ora stabilito come un impegno necessario in molte organizzazioni.
Leggi tutta la ricerca su www.ferpi.it
martedì 4 dicembre 2012
VIRAL MARKETING: IL GATTO ECO WARRIOR
Vi posto questo video per dimostrare come tante volte una tipologia di comunicazione non convenzionale risulta essere più efficace del seguire a copo chino il solito format comuncativo. Inoltre mi pare un buon esempio per ricordarci che essere non convenzionali non significa necessariamente cadere nella trappola di comunicare sesso-droga & rocknroll. Basta, si fa per dire, guardare ciò che fanno gli altri e tentare di fare qualcosa di diverso, di unico.. almeno fino a quel momento.
Michele
Se fino a qualche tempo fa in uno spot di questo genere, avremmo osservato la casalinga intenta nelle facende domestiche, il gattino green mostra come, per incentivare le coscienze a muovere passi concreti a sostegno dell’ambiente, potrebbe bastare un po’ di fantasia e… qualche mossa felina.
Realizzato da una catena di supermercati canadese come spot virale, l’ironia che sprigiona è evidente e strappare un sorriso. Con l’obiettivo, promosso e finanziato dalla catena Loblaws, di promuovere la pesca sostenibile di prodotti alimentari marittimi, il gatto Norman non è il primo esempio di corto promo-pubblicitario centrato sulle avventure di qualche protagonista appartenente al mondo animale.
Fonte: www.tuttogreen.it
Michele
Se fino a qualche tempo fa in uno spot di questo genere, avremmo osservato la casalinga intenta nelle facende domestiche, il gattino green mostra come, per incentivare le coscienze a muovere passi concreti a sostegno dell’ambiente, potrebbe bastare un po’ di fantasia e… qualche mossa felina.
Realizzato da una catena di supermercati canadese come spot virale, l’ironia che sprigiona è evidente e strappare un sorriso. Con l’obiettivo, promosso e finanziato dalla catena Loblaws, di promuovere la pesca sostenibile di prodotti alimentari marittimi, il gatto Norman non è il primo esempio di corto promo-pubblicitario centrato sulle avventure di qualche protagonista appartenente al mondo animale.
Fonte: www.tuttogreen.it
venerdì 30 novembre 2012
POCKET COFFEE E LO STORYTELLING APPLICATO
Tante volte si sente scrivere e parlare di storytelling come tecnica da utilizzare nella comunicazione di un brand e del suo posizionamento. Tra tanti che ne parlano e basta per fortuna ci sono dei brand che cercano di applicare questa tecnica e lo fanno con successo. E' il caso di Pocket Coffee che attraverso la definizione di un nuovo posizionamento strategico: "Il tuo compagno di viaggio" ha realizzato uno spot sul tema
ed una bellissima iniziativa di social media relations che utilizza i racconti di viaggio dei propri fan come messaggi per personalizzare la cover della propria pagina.
Ok, siamo tutti daccordo che Ferrero dispone di budget che poche altre aziende italiane hanno, tuttavia il fatto che non si limitino a sviluppare pura awaraness ma che utilizzino in modo integrato vecchi e nuovi media raccontando storie legate alla marca è secondo me da prendere ad esempio.
Michele
ed una bellissima iniziativa di social media relations che utilizza i racconti di viaggio dei propri fan come messaggi per personalizzare la cover della propria pagina.
Ok, siamo tutti daccordo che Ferrero dispone di budget che poche altre aziende italiane hanno, tuttavia il fatto che non si limitino a sviluppare pura awaraness ma che utilizzino in modo integrato vecchi e nuovi media raccontando storie legate alla marca è secondo me da prendere ad esempio.
Michele
martedì 27 novembre 2012
A PROPOSITO DI GREEN MARKETING
Ecco alcune considerazioni emerse da una ricerca italiana dal titolo ‘Reinventami’, che ha intervistato e analizzato le opinioni di 800 consumatori e 150 aziende italiane, registrando i principali cambiamenti in atto nel mercato italiano e identificando alcune linee guida del green marketing.
Michele
"Per far sì che il trend continui a registrare risultati incoraggianti, occorre che le aziende individuino le corrette strategie di comunicazione per far comprendere ai potenziali consumatori i benefici derivanti da un consumo di prodotti eco-sostenibili anche a fronte di un pricing più elevato"
(argomento sensibile quello del pricing... soprattutto in questo momento storico... è ipotizzabile scendere ad un compromesso?)
"Per valorizzare il prodotto ‘green’ le aziende dovranno far leva (in termini di comunicazione) su quegli attributi che meglio rispecchiano la percezione della qualità di questi prodotti nell’immaginario dei consumatori finali."
(direi che parlare il linguaggio del target mi pare una linea guida del marketing in generale, ed il green non fa eccezione).
"prima, si guardava al green marketing come strumento fondamentale per tutelare l’immagine dell’azienda, ora invece si è capito che ciò che è ‘verde’ migliora e accresce i fatturati e non solo la reputazione aziendale"
(attenzione al vil denaro... può giocare brutti scherzi anche nelle aziende green. Cavalcare l'amore per l'ambiente dei consumatori fedeli a questa filosofia di consumo per lucrare senza ritegno sull'onda del "tanto per il green spendono volentieri" può ottenere un effetto boomerang).
"Il 66% degli intervistati, ad esempio, ha dichiarato che comprenderebbe meglio il valore e le caratteristiche dei prodotti ‘eco’ se venissero proposti in pubblicità comparative Le aziende invece continuano a credere che il modo migliore per investire nella comunicazione di questi prodotti sia puntare sulle certificazioni (46,5%) e su di un packaging accattivante (35,4%)."
(siamo alle solite il prodotto viene messo al centro ed il target a margine.. ma dovrebbe essere il contrario!)
Continua a leggere su Tuttogreen.it
Michele
"Per far sì che il trend continui a registrare risultati incoraggianti, occorre che le aziende individuino le corrette strategie di comunicazione per far comprendere ai potenziali consumatori i benefici derivanti da un consumo di prodotti eco-sostenibili anche a fronte di un pricing più elevato"
(argomento sensibile quello del pricing... soprattutto in questo momento storico... è ipotizzabile scendere ad un compromesso?)
"Per valorizzare il prodotto ‘green’ le aziende dovranno far leva (in termini di comunicazione) su quegli attributi che meglio rispecchiano la percezione della qualità di questi prodotti nell’immaginario dei consumatori finali."
(direi che parlare il linguaggio del target mi pare una linea guida del marketing in generale, ed il green non fa eccezione).
"prima, si guardava al green marketing come strumento fondamentale per tutelare l’immagine dell’azienda, ora invece si è capito che ciò che è ‘verde’ migliora e accresce i fatturati e non solo la reputazione aziendale"
(attenzione al vil denaro... può giocare brutti scherzi anche nelle aziende green. Cavalcare l'amore per l'ambiente dei consumatori fedeli a questa filosofia di consumo per lucrare senza ritegno sull'onda del "tanto per il green spendono volentieri" può ottenere un effetto boomerang).
"Il 66% degli intervistati, ad esempio, ha dichiarato che comprenderebbe meglio il valore e le caratteristiche dei prodotti ‘eco’ se venissero proposti in pubblicità comparative Le aziende invece continuano a credere che il modo migliore per investire nella comunicazione di questi prodotti sia puntare sulle certificazioni (46,5%) e su di un packaging accattivante (35,4%)."
(siamo alle solite il prodotto viene messo al centro ed il target a margine.. ma dovrebbe essere il contrario!)
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venerdì 23 novembre 2012
NELLE COMMUNITY AUMENTA IL VALORE DI MARCA PERCEPITO
Ho scovato su GdoWeek (testata di riferimento per tutte le aziende che operano nel mondo FMCG) un interessante articolo a cura di Gennaro Fucile sul rapporto marche-community-consumatori.
Trovo molto interessante il fatto che questi temi vengano affrontati sempre più spesso anche su queste riviste di settore, in quanto sono molto considerate dai manager italiani e non possono che contribuire ad aumentare la sensibilizzazione verso un utilizzo corretto dei nuovi canali di comunicazione. Di seguito vi riporto dunque i passaggi salienti dell'articolo.
Michele
"Quello che accade quotidianamente in rete sembra rifornire di senso la metafora della marca come territorio, ovvero un luogo capace di generare e coltivare identità, producendo significati, creando e rafforzando relazioni. Oggi, in tempo di massima allerta sul prezzo, questo può sembrare un discorso inattuale, invece ribadisce quanto sia d'attualità e corretto considerare l'ambiguità come las vera cifra del consumatore contemporaneo. Prove consistenti arrivano dasi risultati emersi dalla ricerca condotta da Duepuntozero Research e Connexia, presentata durante l'ultima Social Media Week.(...). Otto milioni di italiani si relazionano con le community legate ai brand e un milione e mezzo di loro le visita quotidianamente. Nonostante l'attenzione delle aziende e degli utenti si concentri su Facebook, si registra per i brand un valore percepito più alto tra gli iscrittii alle community di marca, per quanto concerne sia i valori di marca che le opportunità di business. (...)
In rete si sta scrivendo un vero e proprio "diario collettivo del brand" come rileva la ricerca: il 79% legge opinioni e si documenta online su marche, aziende e prodottie il 29% dichiara di partecipare attivamente a discussioni e di scrivere recensioni (...).
Gli effetti positivi sulla marca che si alimentano all'interno delle brand community si traducono, pe le aziende, anche in maggiori opportunità di business. Il 65% degli iscritti ad una community di marca dichiara di consumare maggiormente i suoi prodotti(...). In definitiva nella marca/territorio agisce una comunità che parla la stessa lingua, condivide la medesima cultura e la stessa storia. (...)"
Trovo molto interessante il fatto che questi temi vengano affrontati sempre più spesso anche su queste riviste di settore, in quanto sono molto considerate dai manager italiani e non possono che contribuire ad aumentare la sensibilizzazione verso un utilizzo corretto dei nuovi canali di comunicazione. Di seguito vi riporto dunque i passaggi salienti dell'articolo.
Michele
"Quello che accade quotidianamente in rete sembra rifornire di senso la metafora della marca come territorio, ovvero un luogo capace di generare e coltivare identità, producendo significati, creando e rafforzando relazioni. Oggi, in tempo di massima allerta sul prezzo, questo può sembrare un discorso inattuale, invece ribadisce quanto sia d'attualità e corretto considerare l'ambiguità come las vera cifra del consumatore contemporaneo. Prove consistenti arrivano dasi risultati emersi dalla ricerca condotta da Duepuntozero Research e Connexia, presentata durante l'ultima Social Media Week.(...). Otto milioni di italiani si relazionano con le community legate ai brand e un milione e mezzo di loro le visita quotidianamente. Nonostante l'attenzione delle aziende e degli utenti si concentri su Facebook, si registra per i brand un valore percepito più alto tra gli iscrittii alle community di marca, per quanto concerne sia i valori di marca che le opportunità di business. (...)
In rete si sta scrivendo un vero e proprio "diario collettivo del brand" come rileva la ricerca: il 79% legge opinioni e si documenta online su marche, aziende e prodottie il 29% dichiara di partecipare attivamente a discussioni e di scrivere recensioni (...).
Gli effetti positivi sulla marca che si alimentano all'interno delle brand community si traducono, pe le aziende, anche in maggiori opportunità di business. Il 65% degli iscritti ad una community di marca dichiara di consumare maggiormente i suoi prodotti(...). In definitiva nella marca/territorio agisce una comunità che parla la stessa lingua, condivide la medesima cultura e la stessa storia. (...)"
mercoledì 21 novembre 2012
CORSO SUL MOBILE COMMERCE
Se vi state chiedendo se è meglio investire in un'App “modello Amazon”, avere un sito e-commerce adatto ai dispositivi mobile, oppure uno store completamente indipendente tramite uno dei vari servizi disponibili, vi segnalo il corso che fa per voi.
Si tratta infatti di una giornata formativa che si terrà a Milano il prossimo 3 Dicembre dal titolo: "Mobile Commerce: opportunità o mito". I relatori sono in gamba ed il rapporto qualità/prezzo dei contenuti proposti mi pare più che onesto. Inoltre cliccando sul link del programma ed inserendo il codice promozionale "cafe2" potrete ottenere un 20% di sconto sulla quota di partecipazione. Il grande Mike Buongiorno avrebbe detto: "andate e dite che vi manda Mike" io mi limito a fornirvi un promocode :-)
Michele
Si tratta infatti di una giornata formativa che si terrà a Milano il prossimo 3 Dicembre dal titolo: "Mobile Commerce: opportunità o mito". I relatori sono in gamba ed il rapporto qualità/prezzo dei contenuti proposti mi pare più che onesto. Inoltre cliccando sul link del programma ed inserendo il codice promozionale "cafe2" potrete ottenere un 20% di sconto sulla quota di partecipazione. Il grande Mike Buongiorno avrebbe detto: "andate e dite che vi manda Mike" io mi limito a fornirvi un promocode :-)
Michele
lunedì 19 novembre 2012
NON CHIAMATELI SEMPLICEMENTE FAN...
Oggi vi propongo un' utile e spiritosa classificazione delle diverse tipologie di fan che un brand può incontrare lungo il suo cammino per le vie di Facebook. In rete è molto importante conoscere a fondo il proprio pubblico e definire un identikit preciso delle persone che amano e/o non amano il nostro brand. Indubbiamente ognuno di noi utilizza Facebook a suo modo, seguendo la propria indole ed il proprio carattere, tuttavia credo che chiunque possa rivedersi in almeno uno di questi 36 simpatici personaggi proposti da Soap Creative. Ben vengano dunque questi tentativi di organizzazione del "caos digitale"!
Michele
Michele
giovedì 15 novembre 2012
CSR ONLINE AWARDS 2012
Tra le tante iniziative e attività di comunicazione ci soffermiamo sempre troppo poco su quanto le aziende fanno e comunicano in ambito di Responsabilità Sociale di Impresa. Per fortuna ci sono indagini e premi a tema che riportanto questo argomento all'attenzione di tutti. A tal proposito vi propongo un'estratto della ricerca condotta da Lundquist sulle principali aziende italiane.
Michele
La ricerca CSR Online Awards Italy 2012, primo studio approfondito in Europa sulla comunicazione online della Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR), giunge alla quarta edizione. Lo studio ha valutato come le 100 maggiori società italiane quotate e non quotate utilizzano il proprio sito istituzionale per comunicare la CSR. La ricerca ha messo innanzitutto in evidenza che il 47% delle più grandi aziende quotate in Italia non investe ancora nella rendicontazione formale di tematiche CSR (...).
La classifica CSR Online Awards 2012 proclama invece vincitrice Gruppo Hera che ha totalizzato 76,5 punti su un massimo di 100. Sul podio seguono Telecom Italia (73,25 punti) al secondo posto ed Eni (71,5 punti) in terza posizione.(...)
E i social media?
Fonte: www.greenews.info
Michele
La ricerca CSR Online Awards Italy 2012, primo studio approfondito in Europa sulla comunicazione online della Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR), giunge alla quarta edizione. Lo studio ha valutato come le 100 maggiori società italiane quotate e non quotate utilizzano il proprio sito istituzionale per comunicare la CSR. La ricerca ha messo innanzitutto in evidenza che il 47% delle più grandi aziende quotate in Italia non investe ancora nella rendicontazione formale di tematiche CSR (...).
La classifica CSR Online Awards 2012 proclama invece vincitrice Gruppo Hera che ha totalizzato 76,5 punti su un massimo di 100. Sul podio seguono Telecom Italia (73,25 punti) al secondo posto ed Eni (71,5 punti) in terza posizione.(...)
E i social media?
http://pinterest.com/pin/350436414724413286/ |
Fonte: www.greenews.info
martedì 13 novembre 2012
INTERVISTA AD UNA LEGGENDA VIVENTE DELLE RELAZIONI PUBBLICHE
Oggi vi propongo l'estratto di un'intervista che Toni Muzi Falconi ha realizzato con il leggendario Harold Burson, un ometto che nel 1945 iniziò a relazionarsi con i giornalisti su incarico dell'esercito statunitense dando avvio ad una carriera a dir poco straordinaria. Fa sempre bene confrontarsi con quelli bravi... buona lettura!
Michele
Quali opinioni hai maturato sull’impatto che le tecnologie digitali hanno avuto, stanno avendo e avranno sul lavoro del relatore pubblico?
Il digitale costituisce, e non da oggi, un grande sviluppo tecnologico, come avvenne con Gutenberg, il telegrafo, la radio, la televisione. Anche se il suo impatto è enorme perché ci consente di raggiungere più persone a un costo assai più basso e in tempi molto più veloci, la comunicazione non cambia. Per sua natura, il digitale è neutrale e il suo utilizzo produce conseguenze sia possibile determinare criteri e indicatori per giudicare i livelli autentici di credibilità delle infinite fonti della Rete.
Voglio però ottimisticamente sperare che, proprio per le sue illimitate possibilità di accesso e di espressione, la Rete obbligherà le organizzazioni ad allineare i comportamenti con la loro comunicazione e viceversa.(...)
In tutti i Paesi è in rapida crescita la tendenza a far dipendere il responsabile delle relazioni pubbliche direttamente dal ceo. Ti pare una buona idea?
Mai come ora le relazioni pubbliche hanno avuto tanto rilievo strategico per le organizzazioni. Mi chiedo soltanto se il responsabile non debba piuttosto dipendere dal board. Succede infatti che è sempre più frequente il caso del ceo che entra o esce dall’organizzazione insieme al responsabile delle relazioni pubbliche. In passato questo non avveniva perché la funzione era istituzionalizzata e assicurava la continuità delle politiche aziendale. Non ne sono certo, ma tendo a preferire questa seconda strada. (...)
Come definiresti le relazioni pubbliche?
Le relazioni pubbliche contribuiscono a motivare persone o gruppi ad assumere determinati comportamenti e quindi possiamo legittimamente parlare di una scienza sociale (...)
Leggi l'intervista integrale su www.ferpi.it
Michele
Quali opinioni hai maturato sull’impatto che le tecnologie digitali hanno avuto, stanno avendo e avranno sul lavoro del relatore pubblico?
Il digitale costituisce, e non da oggi, un grande sviluppo tecnologico, come avvenne con Gutenberg, il telegrafo, la radio, la televisione. Anche se il suo impatto è enorme perché ci consente di raggiungere più persone a un costo assai più basso e in tempi molto più veloci, la comunicazione non cambia. Per sua natura, il digitale è neutrale e il suo utilizzo produce conseguenze sia possibile determinare criteri e indicatori per giudicare i livelli autentici di credibilità delle infinite fonti della Rete.
Voglio però ottimisticamente sperare che, proprio per le sue illimitate possibilità di accesso e di espressione, la Rete obbligherà le organizzazioni ad allineare i comportamenti con la loro comunicazione e viceversa.(...)
In tutti i Paesi è in rapida crescita la tendenza a far dipendere il responsabile delle relazioni pubbliche direttamente dal ceo. Ti pare una buona idea?
Mai come ora le relazioni pubbliche hanno avuto tanto rilievo strategico per le organizzazioni. Mi chiedo soltanto se il responsabile non debba piuttosto dipendere dal board. Succede infatti che è sempre più frequente il caso del ceo che entra o esce dall’organizzazione insieme al responsabile delle relazioni pubbliche. In passato questo non avveniva perché la funzione era istituzionalizzata e assicurava la continuità delle politiche aziendale. Non ne sono certo, ma tendo a preferire questa seconda strada. (...)
Come definiresti le relazioni pubbliche?
Le relazioni pubbliche contribuiscono a motivare persone o gruppi ad assumere determinati comportamenti e quindi possiamo legittimamente parlare di una scienza sociale (...)
Leggi l'intervista integrale su www.ferpi.it
venerdì 9 novembre 2012
L'INARRESTABILE AVANZATA DEI SOCIAL MEDIA
Ecco pronto il nuovo video sulla rivoluzione dei social media. Una moda che alle soglie del 2013 è diventata realtà. Una realtà grazie alla quale la "profezia" del conumAttore di Fabris si sta avverando. Ora, care aziende, a voi la scelta: utilizzare i social come fossero nuovi "mass media" o cogliere le reali opportunità di ascolto, coinvolgimento e fidelizzazione che questa rivoluzione vi ha servito su un piatto d'argento.
Michele
Michele
lunedì 5 novembre 2012
MISURARE L'AUDIENCE ONLINE
Oggi vi propongo un piccolo estratto di un'intervista rilasciata a LaStampa.it dal presidente di Audiweb, Enrico Gasperini, sulle modalità di misurazione dell'audience nel web. Molti credono che i metodi di misurazione dei risultati siano rimasti fermi ai primordi del www e dunque leggiamo insieme le idee ed i buoni propisiti messi in cantiere da Audiweb:
"In Audiweb abbiamo introdotto dal 2011 un nuovo paradigma, Audiweb Objects, e nuove metriche per il traffico, più vicine alla effettive inventory pubblicitarie. (...)
Passare ad una misurazione che precisi ulteriormente la visualizzazione significa:
1 passare dal concetto di impression servita a quello di impression vista
2 introdurre la metrica dei Grp online basata sulle impression viste
3 implementare un sistema di classificazione e tassonomia per banner, rich media e annunci video in streaming
4 definire, standardizzare e accreditare metriche di visualizzazione
5 stabilire standard per migliorare la metodologia sugli studi attitudinali relativi ai brand
Per avvicinarci a questi obiettivi oggi in Audiweb abbiamo adottato un meter in grado di capire il focus di attenzione di un utente e che quindi esclude le finestre nascoste o i refresh automatici. Abbiamo inoltre introdotto fin dall’inizio un planning database del tutto simile al nastro di pianificazione della tv, che permette di pianificare in termini di Gross Rating Point (Grp), la currency dei mezzi classici, ovvero di pressione della campagna in termini della quota di utenti in target esposti alla comunicazione per una determinata frequenza di esposizione"
Ora, pur apprezzando la buona volontà e l'impegno di questi signori mi chiedo: ha senso cercare di applicare al mondo web, sempre più social media oriented, le stesse metriche di misurazione utilizzate per i mass media? Non vi è per caso una contraddizione in essere? E soprattutto qualcuno è in grado dirimi al di là di una view, quanto vale un commento positivo spontaneo di un consumatore soddisfatto?
Michele
"In Audiweb abbiamo introdotto dal 2011 un nuovo paradigma, Audiweb Objects, e nuove metriche per il traffico, più vicine alla effettive inventory pubblicitarie. (...)
Passare ad una misurazione che precisi ulteriormente la visualizzazione significa:
1 passare dal concetto di impression servita a quello di impression vista
2 introdurre la metrica dei Grp online basata sulle impression viste
3 implementare un sistema di classificazione e tassonomia per banner, rich media e annunci video in streaming
4 definire, standardizzare e accreditare metriche di visualizzazione
5 stabilire standard per migliorare la metodologia sugli studi attitudinali relativi ai brand
Per avvicinarci a questi obiettivi oggi in Audiweb abbiamo adottato un meter in grado di capire il focus di attenzione di un utente e che quindi esclude le finestre nascoste o i refresh automatici. Abbiamo inoltre introdotto fin dall’inizio un planning database del tutto simile al nastro di pianificazione della tv, che permette di pianificare in termini di Gross Rating Point (Grp), la currency dei mezzi classici, ovvero di pressione della campagna in termini della quota di utenti in target esposti alla comunicazione per una determinata frequenza di esposizione"
Ora, pur apprezzando la buona volontà e l'impegno di questi signori mi chiedo: ha senso cercare di applicare al mondo web, sempre più social media oriented, le stesse metriche di misurazione utilizzate per i mass media? Non vi è per caso una contraddizione in essere? E soprattutto qualcuno è in grado dirimi al di là di una view, quanto vale un commento positivo spontaneo di un consumatore soddisfatto?
Michele
venerdì 2 novembre 2012
COMUNICAZIONE INTERNA 2.0
Troppo spesso si sente parlare dei social media e dei nuovi paradigmi di comunicazione 2.0 a loro collegati come assi portanti di un cambiamento radicale nel rapporto tra brand e consumatori. Oggi voglio però spostare il focus del discorso sui "clienti interni" di un'azienda, ovvero la risorsa uomo che al di là di ogni contesto economico è in grado di decretare il successo o l'insuccesso di qualsiasi organizzazione attiva sul mercato. Io sono fermamente convinto che dietro ad ogni grande azienda ci sono delle grandi persone-professionisti e dunque mi sono chiesto come le aziende stanno utilizzando i social per valorizzare la comunicazione da e tra i propri collaboratori.
Cercando in Rete qualche spunto di riflessione ho trovato un recente post scritto da Gianpaolo Colletti sul blog Che Futuro!
Vi riporto un piccolo estratto.
Michele
Un team di ricercatori americani della società NetStrategy/JMC. registra le tendenze in un rapporto annuale chiamato Digital Workplace Trends, noto agli addetti ai lavori come il più completo monitoraggio sulla comunicazione digitale di impresa. Sociale, collaborativa, in mobilità. Per il Digital Workplace Trends 2012 la nuova era della comunicazione interna si presenta così, e trasuda i linguaggi dei social network e la logica multipiattaforma. Così ,ad esempio le migliori intranet per i dipendenti diventano interattive, consultabili anche su smartphone e tablet (...).
Dai dati analizzati risulta che è aumentata la social collaboration, ma solo metà delle aziende intervistate ha intenzione di incrementare gli investimenti. Emerge, inoltre, che crece l’interesse verso i social network, sebbene sia sempre difficile districarsi nella giungla di comunicazioni aziendali (...)
L’obiettivo resta sempre quello: l’intranet come ambiente di lavoro che informa e allinea la squadra in tempo reale. L’imperativo è la vicinanza al cliente, anche interno. (...)
Ma quali sono le azioni da mettere in campo in un progetto di comunicazione interna digitale?
Contina a leggere sull'articolo originale. Lo trovi QUI
Cercando in Rete qualche spunto di riflessione ho trovato un recente post scritto da Gianpaolo Colletti sul blog Che Futuro!
Vi riporto un piccolo estratto.
Michele
Un team di ricercatori americani della società NetStrategy/JMC. registra le tendenze in un rapporto annuale chiamato Digital Workplace Trends, noto agli addetti ai lavori come il più completo monitoraggio sulla comunicazione digitale di impresa. Sociale, collaborativa, in mobilità. Per il Digital Workplace Trends 2012 la nuova era della comunicazione interna si presenta così, e trasuda i linguaggi dei social network e la logica multipiattaforma. Così ,ad esempio le migliori intranet per i dipendenti diventano interattive, consultabili anche su smartphone e tablet (...).
Dai dati analizzati risulta che è aumentata la social collaboration, ma solo metà delle aziende intervistate ha intenzione di incrementare gli investimenti. Emerge, inoltre, che crece l’interesse verso i social network, sebbene sia sempre difficile districarsi nella giungla di comunicazioni aziendali (...)
L’obiettivo resta sempre quello: l’intranet come ambiente di lavoro che informa e allinea la squadra in tempo reale. L’imperativo è la vicinanza al cliente, anche interno. (...)
Ma quali sono le azioni da mettere in campo in un progetto di comunicazione interna digitale?
Contina a leggere sull'articolo originale. Lo trovi QUI
lunedì 29 ottobre 2012
LA PERCEZIONE DELLA MARCA (LETTURA CONSIGLIATA)
Oggi vi parlo di un libro made in italy che pone al centro dell'attenzione la marca e la sua enorme potenza espressiva carica di significati reali e percepiti. Consiglio questo libro come momento di riflessione sul proprio brand e sul posizionamento che occupa realmente nella testa dei propri clienti.
Michele
Secondo la psicologia del senso comune esisterebbe una perfetta corrispondenza fra la realtà fisica e la realtà percettiva.
Così non è per la psicologia scientifica, secondo la quale il mondo percettivo non è la copia diretta dell’ambiente, quanto piuttosto il risultato di una serie di mediazioni e di attività svolte dall’organismo.
Nel marketing la correlazione tra l’individuo e l’azienda, il prodotto o - più in generale - il brand, non è però solo questione di metafore, tanto che gli stessi termini usati per descrivere una persona possono essere usati per definire la personalità di marca.
Questa analisi è reperibile nell’interessante contributo del dottor Graziano Cipollina che, nel suo libro La Percezione della Marca, analizza la problematica della definizione della percezione di marca e del posizionamento, considerando diverse prospettive di ricerca.
Fonte: MarketingJournal
Michele
Secondo la psicologia del senso comune esisterebbe una perfetta corrispondenza fra la realtà fisica e la realtà percettiva.
Così non è per la psicologia scientifica, secondo la quale il mondo percettivo non è la copia diretta dell’ambiente, quanto piuttosto il risultato di una serie di mediazioni e di attività svolte dall’organismo.
Nel marketing la correlazione tra l’individuo e l’azienda, il prodotto o - più in generale - il brand, non è però solo questione di metafore, tanto che gli stessi termini usati per descrivere una persona possono essere usati per definire la personalità di marca.
Questa analisi è reperibile nell’interessante contributo del dottor Graziano Cipollina che, nel suo libro La Percezione della Marca, analizza la problematica della definizione della percezione di marca e del posizionamento, considerando diverse prospettive di ricerca.
Fonte: MarketingJournal
venerdì 26 ottobre 2012
LA SOCIAL TV
Continua a destare la mia attenzione lo strano rapporto tra la televisione ed il mondo del web. Sempre di più le aziende ed i principali player che operano all'interno di questi due nuovi mezzi hanno capito che utilizzarli in modo non contrapposto ma sinergico può senza dubbio risultare molto più efficace. Capita così che importanti realtà come eBay o Expedia che fanno del business online la loro principale ragion d'essere si rivolgano al mezzo televisivo come ponte per raggiungere fasce di popolazione sempre più ampie. Oppure capita sovente di vedere insospettabili programmi televisivi ( si prenda ad esempio la tribuna politica "Piazza Pulita" in onda su La7 ) che si prodigano per conquistare ed interagire con il pubblico dei social media. Come riportato dal portale www.trendystyle.it : " L'avvento del web e dei social network non ha trasformato solo il nostro modo di comunicare, ma anche quello di guardare la Tv che, lungi dall'essere seguita soltanto dal divano di casa propria al momento della messa in onda, può coinvolgere lo spettatore in tanti altri modi e tempi diversi. I telespettatori possono infatti diventare opinionisti in tempo reale grazie ai social media, in una nuova visione collettiva. E’ la Social Tv di cui tanto parlano gli americani e che sta iniziando a prender piede anche in Italia."
Voi cosa ne pensate? Quanto dovremo aspettare per vedere estinguersi il confine tra social e mass media? È davvero possibile?
Michele
Michele
lunedì 22 ottobre 2012
L'INFORMAZIONE NON SI COMPRA
Alcuni recenti comportamenti poco etici hanno indotto l’Ordine dei Giornalisti della Puglia a ricordare a tutti,
editori, direttori, giornalisti e inserzionisti le regole
deontologiche della professione ribadendo il sacrosanto principio che "l'informazione non si compra". Di seguito trovate alcuni passaggi.
Michele
L’informazione non si compra con la pubblicità. I giornalisti non possono avere compiti commerciali o dosare i propri doveri deontologici in proporzione all’entità delle inserzioni pubblicitarie.
Nessuno può pensare di piegare la libertà di informazione alle esigenze del marketing o all’entità delle inserzioni pubblicitarie vendute dai giornali o dalle emittenti televisive. (...)
L’Ordine ricorda che il lavoro dei giornalisti deve essere sempre chiaramente distinto da quello dei pubblicitari e che il lettore o il telespettatore devono essere messi sempre nelle condizioni di riconoscere quali spazi siano frutto del lavoro autonomo dei giornalisti e quali siano a pagamento.
La situazione di crisi che investe il settore dell’editoria non può indurre ad alcun cedimento su questo fronte e l’Ordine invita innanzitutto i direttori a vigilare perché l’autonomia dell’informazione , la liberta’ di critica e di cronaca, non cedano il passo rispetto alle esigenze – sia pur legittime – delle aziende editoriali di trovare finanziamenti anche attraverso la pubblicità. (...)
Leggi tutto il comunicato su www.odg.it
Michele
L’informazione non si compra con la pubblicità. I giornalisti non possono avere compiti commerciali o dosare i propri doveri deontologici in proporzione all’entità delle inserzioni pubblicitarie.
Nessuno può pensare di piegare la libertà di informazione alle esigenze del marketing o all’entità delle inserzioni pubblicitarie vendute dai giornali o dalle emittenti televisive. (...)
L’Ordine ricorda che il lavoro dei giornalisti deve essere sempre chiaramente distinto da quello dei pubblicitari e che il lettore o il telespettatore devono essere messi sempre nelle condizioni di riconoscere quali spazi siano frutto del lavoro autonomo dei giornalisti e quali siano a pagamento.
La situazione di crisi che investe il settore dell’editoria non può indurre ad alcun cedimento su questo fronte e l’Ordine invita innanzitutto i direttori a vigilare perché l’autonomia dell’informazione , la liberta’ di critica e di cronaca, non cedano il passo rispetto alle esigenze – sia pur legittime – delle aziende editoriali di trovare finanziamenti anche attraverso la pubblicità. (...)
Leggi tutto il comunicato su www.odg.it
mercoledì 17 ottobre 2012
ITALIAN START UP MASTER
E poi dicono che nella mia città (Brescia) non succede mai niente, che si pensa solo a produrre, a ridurre i costi e che le idee non ti danno da mangiare ecc... Per sfatare in un colpo solo questi luoghi comuni il Gruppo Giovani Imprenditori presieduto da @FEDERICOGHIDINI ha lanciato ieri un'iniziativa davvero interessante. Si chiama IsUp ed è un progetto che nasce per favorire il concreto sviluppo di idee imprenditoriali di giovani talenti.
Come funziona?
"Per i giovani selezionati alla partecipazione, il Progetto ISUP è completamente gratuito e intende aprirsi a tutti i settori imprenditoriali. I criteri di valutazione dei candidati si focalizzano soprattutto sulla validità dei progetti imprenditoriali presentati, dopodiché sono considerati anche i curricula scolastici e accademici e le esperienze di lavoro. Il Gruppo Giovani Imprenditori promuove il Progetto ISUP per favorire lo sviluppo e la realizzazione di Start Up, grazie alla progettazione di un esclusivo percorso formativo e all’opportunità di poter contare di uno spazio di co-working creato appositamente nella sede dell' Associazione Industriale Bresciana".
A chi si rivolge?
ISUP si rivolge a laureati (triennali e magistrali), laureandi (triennali e magistrali) e diplomati con una buona esperienza lavorativa pregressa e buone competenze gestionali maturate.
Per tutte le altre informazioni: http://www.isup-master.it
Michele
Come funziona?
"Per i giovani selezionati alla partecipazione, il Progetto ISUP è completamente gratuito e intende aprirsi a tutti i settori imprenditoriali. I criteri di valutazione dei candidati si focalizzano soprattutto sulla validità dei progetti imprenditoriali presentati, dopodiché sono considerati anche i curricula scolastici e accademici e le esperienze di lavoro. Il Gruppo Giovani Imprenditori promuove il Progetto ISUP per favorire lo sviluppo e la realizzazione di Start Up, grazie alla progettazione di un esclusivo percorso formativo e all’opportunità di poter contare di uno spazio di co-working creato appositamente nella sede dell' Associazione Industriale Bresciana".
A chi si rivolge?
ISUP si rivolge a laureati (triennali e magistrali), laureandi (triennali e magistrali) e diplomati con una buona esperienza lavorativa pregressa e buone competenze gestionali maturate.
Per tutte le altre informazioni: http://www.isup-master.it
Michele
lunedì 15 ottobre 2012
LA FABBRICA DEGLI SPOT
Qualche anno fa ho avuto la fortuna di incontrare Luca Oddo, fondatore di Casta Diva Pictures e tra i più esperti produttori di spot pubblicitari. In quell'occasione, Luca mi regalò un libro da poco pubblicato che racconta i mestieri e le attività di chi fa spot, analizza gli ingredienti necessari per fare spot di successo e le attrezzature tecniche di ultima generazione, offrendo così le informazioni utili per favorire il dialogo tra cliente-agenzia-casa di produzione.
Il libro oltre che ad essere molto utile e particolarmente divertente e ricco di aneddoti che non smetteranno di saziare la vostra curiosità. Inoltre la prefazione consiste in un'intervista a Spike Lee rilasciata sul set di un noto spot pubblicitario. Vi riporto un piccolo passaggio e vi rimando al sito del libro www.lafabbricadeglispot.it per la sua versione integrale.
Ma è possibile secondo te fare dell'ottimo storytelling anche quando è, come dire, sponsorizzato?
È assolutamente possibile fare dell'ottimo storytelling in 30 secondi. Ma per prima cosa devi avere un grande prodotto. E poi devi avere dei clienti che non solo ti permettano di girare, ma di vedere l'idea. Molte volte i clienti se ne stanno troppo al riparo e qualsiasi cosa che sembri interessante li impaurisce, poiché hanno tutti paura di perdere la poltrona. Così penso che spesso siano i clienti quelli che limitano il creativo. (Spike Lee)
Michele
Il libro oltre che ad essere molto utile e particolarmente divertente e ricco di aneddoti che non smetteranno di saziare la vostra curiosità. Inoltre la prefazione consiste in un'intervista a Spike Lee rilasciata sul set di un noto spot pubblicitario. Vi riporto un piccolo passaggio e vi rimando al sito del libro www.lafabbricadeglispot.it per la sua versione integrale.
Ma è possibile secondo te fare dell'ottimo storytelling anche quando è, come dire, sponsorizzato?
È assolutamente possibile fare dell'ottimo storytelling in 30 secondi. Ma per prima cosa devi avere un grande prodotto. E poi devi avere dei clienti che non solo ti permettano di girare, ma di vedere l'idea. Molte volte i clienti se ne stanno troppo al riparo e qualsiasi cosa che sembri interessante li impaurisce, poiché hanno tutti paura di perdere la poltrona. Così penso che spesso siano i clienti quelli che limitano il creativo. (Spike Lee)
Michele
giovedì 11 ottobre 2012
NC DIGITAL AWARDS
Ieri sera a margine dello IABForum ho assistito alle premiazioni degli "NC Digital Awards". Un evento nell'evento che in realtà si è trasformato in una sorta di maratona delle idee all'insegna del "presto che è tardi". Diciamo che forse perdere qualche minuto in più per raccontare a fondo le idee in gara ed i criteri di scelta di quelle vincenti avrebbe reso il format più interessante e coinvolgente.
Tuttavia proprio perchè voglio evitare lo stesso errore ne sceglierò una e proverò a raccontarvela così come pubblicata all'interno dell' "Annual della comunicazione digitale."
Nome campagna: Break Time Friday
Brand: KitKat Nestlè
Agenzia: JWT
Obiettivi e strategia: Accrescere la fan base e l'engagement mostrando come Kit Kat sia in grado di aggiungere valore al break social. Concentrandosi sui fan più rappresentativi (persone positive ed ottimiste) abbiamo voluto celebrare e diffondere questa loro positivià rafforzando il loro coinvolgimento emotivo con Kit Kat e facendo sì che lo diffondessero agli amici.
Soluzione Creativa: un evento globale e trasmesso live. Un'esperienza basata su un comportamento del focus target: chi non si prende troppo sul serio trova divertente farsi fare una caricatura e condividerla con gli amici. Così è nato Kit Kat Break Time Friday: un appuntamento di quattro settimane su FB in cui i fan potevano godersi un break seguendo in diretta il disegnatore mentre li ritraeva. La condivisione e le gallery hanno fatto il resto, garantendo la viralizzazione.
Sviluppo olistico/integrato: l'evento è stato promosso con materiali inviait ai maggiori influencer digital e nostri key follower su Twitter. Il filmato di lancio ospitato su un micro canale dedicato a Youtube ha indirizzato gli utenti sulla app Facebook, così come i contenuti editoriali condivisi su FB e Twitter.
Che dire, un bell'esempio di utilizzo consapevole, strategico ed integrato dei social media.
Altre informazioni le trovate sul sito www.adcgroup.it
Michele
Tuttavia proprio perchè voglio evitare lo stesso errore ne sceglierò una e proverò a raccontarvela così come pubblicata all'interno dell' "Annual della comunicazione digitale."
Nome campagna: Break Time Friday
Brand: KitKat Nestlè
Agenzia: JWT
Obiettivi e strategia: Accrescere la fan base e l'engagement mostrando come Kit Kat sia in grado di aggiungere valore al break social. Concentrandosi sui fan più rappresentativi (persone positive ed ottimiste) abbiamo voluto celebrare e diffondere questa loro positivià rafforzando il loro coinvolgimento emotivo con Kit Kat e facendo sì che lo diffondessero agli amici.
Soluzione Creativa: un evento globale e trasmesso live. Un'esperienza basata su un comportamento del focus target: chi non si prende troppo sul serio trova divertente farsi fare una caricatura e condividerla con gli amici. Così è nato Kit Kat Break Time Friday: un appuntamento di quattro settimane su FB in cui i fan potevano godersi un break seguendo in diretta il disegnatore mentre li ritraeva. La condivisione e le gallery hanno fatto il resto, garantendo la viralizzazione.
Sviluppo olistico/integrato: l'evento è stato promosso con materiali inviait ai maggiori influencer digital e nostri key follower su Twitter. Il filmato di lancio ospitato su un micro canale dedicato a Youtube ha indirizzato gli utenti sulla app Facebook, così come i contenuti editoriali condivisi su FB e Twitter.
Che dire, un bell'esempio di utilizzo consapevole, strategico ed integrato dei social media.
Altre informazioni le trovate sul sito www.adcgroup.it
Michele
martedì 9 ottobre 2012
LE MELE MELINDA AIUTANO L'EMILIA ATTRAVERSO I SOCIAL
Oggi vi parlo di un progetto che sto seguendo da vicino, ovvero l'utilizzo strategico dei social media all'interno di un più ampio progetto di raccolta fondi per le popolazioni colpite dal terremoto. Ente promotore dell'iniziativa il Consorzio Melinda. Il progetto vede il coinvolgimento della community Facebook del brand, i forum di cucina e le più importanti food blogger italiane attraverso due diverse modalità di partecipazione.
"Melinda per l’Emilia" è un progetto volto alla raccolta di fondi da destinare alle popolazioni colpite dal sisma e nasce dal desiderio di mantenere alta l’attenzione sulle terre emiliane. Una campagna avviata a giugno 2012 e che oggi trova spazio anche all’interno del web, attraverso una serie di iniziative online che fino alla fine di ottobre coinvolgeranno gli utenti della rete. Dal punto di vista marketing sicuramente un'ottima attività per consolidare la propria community, lavorare sul posizionamento di lovemark e cosa più importante, utilizzare la viralità della Rete per fare del bene.
Chi fosse interessato, può andare direttamente sulla pagina ufficiale del brand: http://www.facebook.com/MelindaValDiNon oppure seguire in tempo reale la crescita del budget destinato al progetto charity su: http://emilia.melinda.it
Michele
"Melinda per l’Emilia" è un progetto volto alla raccolta di fondi da destinare alle popolazioni colpite dal sisma e nasce dal desiderio di mantenere alta l’attenzione sulle terre emiliane. Una campagna avviata a giugno 2012 e che oggi trova spazio anche all’interno del web, attraverso una serie di iniziative online che fino alla fine di ottobre coinvolgeranno gli utenti della rete. Dal punto di vista marketing sicuramente un'ottima attività per consolidare la propria community, lavorare sul posizionamento di lovemark e cosa più importante, utilizzare la viralità della Rete per fare del bene.
Chi fosse interessato, può andare direttamente sulla pagina ufficiale del brand: http://www.facebook.com/MelindaValDiNon oppure seguire in tempo reale la crescita del budget destinato al progetto charity su: http://emilia.melinda.it
Michele
venerdì 5 ottobre 2012
LA STRATEGIA NO GAMER DI NINTENDO
Nuova strategia di marketing Nintendo per il mercato americano. Voi mi direte: "ecchissenefrega?" E invece sbagliate ;-) perchè la cosa veramente interessante è il tentativo di uscire dall'eterna lotta con i comperitors spostando il focus dal prodotto al suo utilizzatore, ovvero le persone. Con il claim "Play as you are" Nintendo ci dice che la diversità sta nel modo di vivere e affrontare il videogioco piuttosto che nel videogioco stesso. Scusate se è poco.
Michele
Tratto da games.hdblog.it
Fa discutere il nuovo annuncio pubblicitario lanciato da Nintendo nelle televisioni Americane. Gabrielle Douglas, una ginnasta olimpica sedicenne, dopo qualche secondo in cui gioca commentando in modo simpatico dice “Sono Gabrielle Dounglas e non sono una gamer" (...).
Nintendo, ancora una volta vuole sottolineare la differenza che c’è tra i suoi giocatori e quelli della concorrenza che, in questa pubblicità vengono descritti come gamer, cioè una tipologia di persone frustrate e sempre nervose, a differenza della ragazza nella pubblicità che è sorridente, solare e gioca divertendosi, soprattutto.
Michele
Tratto da games.hdblog.it
Fa discutere il nuovo annuncio pubblicitario lanciato da Nintendo nelle televisioni Americane. Gabrielle Douglas, una ginnasta olimpica sedicenne, dopo qualche secondo in cui gioca commentando in modo simpatico dice “Sono Gabrielle Dounglas e non sono una gamer" (...).
Nintendo, ancora una volta vuole sottolineare la differenza che c’è tra i suoi giocatori e quelli della concorrenza che, in questa pubblicità vengono descritti come gamer, cioè una tipologia di persone frustrate e sempre nervose, a differenza della ragazza nella pubblicità che è sorridente, solare e gioca divertendosi, soprattutto.
lunedì 1 ottobre 2012
ARRIVANO IN ITALIA I SEMINARI DI BILL SUTTON
Segnatevi in agenda l'arrivo in Italia di uno dei massimi esperti di marketing sportivo vivente: Bill Sutton, consulente con la Bill Sutton & Associates di diverse
franchigie NBA ed NFL dopo essere stato vicepresidente del Team
Marketing NBA ed aver lavorato con il Madison Square Garden. Insomma, come si dice dalle mie parti... "tanta roba!". Rimini, Brescia, Cremona e Bari le tappe della "visita pastorale".
Di seguito vi riporto un passaggio significativo del comunicato stampa e vi lascio il link per approfondire l'argomento.
Michele
"In tempi di crisi economica – ha detto William Sutton nel presentare il suo prossimo arrivo in Italia - le aziende in generale devono trovare nuovi modi per raggiungere i loro mercati di riferimento. Talvolta attraverso nuovi prodotti, ma, in molti casi devono cambiare come comunicano il prodotto o il servizio, come lo presentano, il prezzo od addirittura come il cliente paga".
Leggi di più su Basketlive.it
Di seguito vi riporto un passaggio significativo del comunicato stampa e vi lascio il link per approfondire l'argomento.
Michele
"In tempi di crisi economica – ha detto William Sutton nel presentare il suo prossimo arrivo in Italia - le aziende in generale devono trovare nuovi modi per raggiungere i loro mercati di riferimento. Talvolta attraverso nuovi prodotti, ma, in molti casi devono cambiare come comunicano il prodotto o il servizio, come lo presentano, il prezzo od addirittura come il cliente paga".
Leggi di più su Basketlive.it
mercoledì 26 settembre 2012
I SOCIAL NETWORK E LA METAFORA DELL'ORCHESTRA
Una delle domande che sento ripetere più spesso nella mia vita professionale è la seguente: "come si fa a scegliere quali social network sono più efficaci per la mia azienda?" E' evidente che la risposta a questa domanda varia in funzione del triangolo "caratteristiche del media-persone da coinvolgere-obiettivi da raggiungere". "Ah..", mi sento dire:"perché i social sono diversi tra loro? Non esiste un linguaggio di internet generico?" Nossignore, no. Nonostante esistano delle regole trasversali per rendere un brand più "social", ognuno di loro si distingue per alcune peculiarità specifiche che lo rendono più o meno adatto al raggiungimento di un determinato obiettivo. Non solo. Ogni piattaforma ha sia un proprio pubblico privilegiato di utilizzatori, sia una parte in comune con altri. Quindi, se il vostro intento è quello di sviluppare un’attività di engagement basata sulla complicità tra brand e consumer, Facebook è probabilmente la scelta giusta, se puntate tutto sulle immagini e sulla ricerca di nuovi testimonial “della porta accanto”, strumenti come Instagram o Pinterest sono fondamentali, se invece state cercando di aumentare la vostra credibilità, non potrete prescindere da Twitter e dalla sua capacità di rendere virale i vostri contenuti. Ma attenzione a non dimenticare la metafora dell'orchestra. Avete mai provato ad utilizzare una chitarra suonandola come fosse un violino o viceversa? Non funziona! Molto spesso si pensa di sincronizzare l’aggiornamento delle news aziendali del proprio sito web con lo stato di Facebook o un tweet automatico, ma questa è una delle peggiori cose che si possano fare. E’ come pretendere di poter suonare uno strumento adottando le tecniche imparate per uno diverso. Pensate ad un'orchestra. Quando si assiste ad un concerto si ha la sensazione di essere davanti ad una produzione omogenea di suoni e note musicali che garantisce l’armonia, il movimento e la riconoscibilità della melodia. In realtà sebbene la canzone suonata dagli orchestrali sia la medesima, ogni musicista ha davanti a se una partitura simile ma allo stesso tempo diversa, scritta cioè in funzione delle caratteristiche tecniche del proprio strumento. La presenza su ciascuna piattaforma social va dunque curata nel minimo dettaglio a partire dai singoli messaggi che vengono pubblicati. Questo non significa dover necessariamente inventare contenuti nuovi e diversi per ciascuna pagina ufficiale della vostra azienda ma senza dubbio saper coordinare la divulgazione di un contenuto utilizzando tempi, stile e procedure differenti per ogni canale è cosa buona e giusta. Quindi se volete regalare al vostro pubblico un meraviglioso concerto, inserite nel vostro documento di social media strategy delle micro-strategie per ogni strumento che deciderete di suonare, pardon, utilizzare.
Michele
Michele
martedì 25 settembre 2012
QUANTO TI COSTA UN ERRORE SUI SOCIAL MEDIA?
Torno ancora sull'argomento "crisis management online" per portare all'attenzione di chi non l'avesse letto l'articolo apparso sulle pagine economiche del Corriere: "Aziende: Quanto costa un passo falso sui social?". Io non so se esiste davvero un algoritmo in grado di stimare le perdite econimiche reali ma so per certo che la brand reputation è il primo e più grande valore da proteggere poichè nessuno darebbe mai i propri soldi ad un azienda con una cattiva reputazione!
Michele
... Due cuochi girano un video per scherzo e, sempre per scherzo, lo diffondono in Rete. Il video scala le classifiche di YouTube e, dopo aver visto cosa succede davvero nella cucina di un ristorante della catena Domino' s Pizza, i clienti lo disertano. E le vendite calano. I passi falsi, sui social network, non vanno presi alla leggera. (...) Se si maneggiano nel modo sbagliato possono ritorcersi contro le aziende stesse: si va dall' indebolimento del brand alle perdite economiche. In casa L' errore più comune delle aziende italiane? «Pensare che sui social basti esserci, invece bisogna investirci davvero. Con risorse e persone», analizza Marco Mazzù, partner di McKinsey specializzato sulle tematiche relative alle social technologies. (...) . Ma che fare quando online finiscono quelli sbagliati? «Cercare di fermare il passaparola può essere controproducente, è più utile scusarsi e aspettare che la bufera passi»(...)
Leggi qui l'articolo originale
Michele
... Due cuochi girano un video per scherzo e, sempre per scherzo, lo diffondono in Rete. Il video scala le classifiche di YouTube e, dopo aver visto cosa succede davvero nella cucina di un ristorante della catena Domino' s Pizza, i clienti lo disertano. E le vendite calano. I passi falsi, sui social network, non vanno presi alla leggera. (...) Se si maneggiano nel modo sbagliato possono ritorcersi contro le aziende stesse: si va dall' indebolimento del brand alle perdite economiche. In casa L' errore più comune delle aziende italiane? «Pensare che sui social basti esserci, invece bisogna investirci davvero. Con risorse e persone», analizza Marco Mazzù, partner di McKinsey specializzato sulle tematiche relative alle social technologies. (...) . Ma che fare quando online finiscono quelli sbagliati? «Cercare di fermare il passaparola può essere controproducente, è più utile scusarsi e aspettare che la bufera passi»(...)
Leggi qui l'articolo originale
venerdì 21 settembre 2012
AVETE MAI IL LETTO IL DIARIO DI UN CONDUTTORE?
Se non lo avete mai fatto questa è la volta buona. Il diario in questione lo ha scritto il conduttore, formatore e giornalista Roberto Rasia attraverso il suo ultimo libro "Conduci la tua vita". Perchè ve ne parlo in un marketing blog? Perchè questo libro mi ha aperto gli occhi su come basti veramente un attimo per rovinare un lavoro in cui ci si è impegnati per giorni o settimane intere (situazione comune ad ogni uomo marketing). Chiunque si trovi a dover afforntare la gestione di un evento pubblico o di una presentazione delle proprie idee e proposte ad una ristretta ma influente cerchia di persone non può non tener conto del proprio essere "un essere umano". In questo testo trovate descritti in modo informale ed accattivante alcuni piccoli consigli del mestiere che vi saranno sicuramente di aiuto. "Conduci la tua vita!" è infatti un manuale romanzato che svela tutti i segreti che un presentatore utilizza sul palco durante un evento o in TV. Segreti che, a sua volta, chiunque può utilizzare in ogni ambito della propria vita. Perché come dice l'autore: " la vita è come un evento: la si può subire oppure condurre!"
Molto interessante è anche il modo con cui l'autore ha deciso di presentare il proprio libro attraverso un sito web dedicato: http://www.conducilatuavita.it/ in cui potete trovare gli spassionati commenti di chi lo ha già letto e di chi lo ha appena iniziato. Credo sia un'ottima idea social che sfata il mito di che crede che uno scrittore non voglia mai donare realmente agli altri la propria creatura.
Michele
Molto interessante è anche il modo con cui l'autore ha deciso di presentare il proprio libro attraverso un sito web dedicato: http://www.conducilatuavita.it/ in cui potete trovare gli spassionati commenti di chi lo ha già letto e di chi lo ha appena iniziato. Credo sia un'ottima idea social che sfata il mito di che crede che uno scrittore non voglia mai donare realmente agli altri la propria creatura.
Michele
mercoledì 19 settembre 2012
LA NUOVA BELLISSIMA CAMPAGNA SOCIALE BENETTON
Quando si parla di Benetton credo che qualsiasi appassionato o esperto di comunicazione debba farlo approcciandosi con grande rispetto per un'azienda che ha saputo con coraggio e determinazione utilizzare la comunicazione d'impresa per raccontare storie che travalicano l'impresa stessa ponendo il brand come realmente immerso nel tempo e nella società in cui vivono i propri clienti.
Come si apprende da Reuters Italia: "Alessandro Benetton è in missione con l'obiettivo di trovare una cura per un'economia globale malata, e ora chiede a circa 100 milioni di giovani senza lavoro di partecipare con le proprie idee. Il 48enne presidente del Gruppo Benetton ha lanciato oggi la nuova campagna pubblicitaria, "Unhate", sottolineando la situazione dei disoccupati under-30, impegnati in una lotta quotidiana per trovare un lavoro."
UNEMPLOYEE OF THE YEAR il NON IMPIEGATO DELL’ANNO,
è un concorso creato da United Colors of Benetton per i giovani di tutto il mondo. Se hai tra i 18 e i 30 anni e non hai ancora trovato un lavoro fisso puoi mandare il tuo progetto. I 100 progetti più meritevoli saranno finanziati con € 5000 dalla UNHATE Foundation.
Trovate tutte le info sul sito della Unhate Foundation
Michele
Come si apprende da Reuters Italia: "Alessandro Benetton è in missione con l'obiettivo di trovare una cura per un'economia globale malata, e ora chiede a circa 100 milioni di giovani senza lavoro di partecipare con le proprie idee. Il 48enne presidente del Gruppo Benetton ha lanciato oggi la nuova campagna pubblicitaria, "Unhate", sottolineando la situazione dei disoccupati under-30, impegnati in una lotta quotidiana per trovare un lavoro."
UNEMPLOYEE OF THE YEAR il NON IMPIEGATO DELL’ANNO,
è un concorso creato da United Colors of Benetton per i giovani di tutto il mondo. Se hai tra i 18 e i 30 anni e non hai ancora trovato un lavoro fisso puoi mandare il tuo progetto. I 100 progetti più meritevoli saranno finanziati con € 5000 dalla UNHATE Foundation.
Trovate tutte le info sul sito della Unhate Foundation
Michele
lunedì 17 settembre 2012
SEMINARE CREATIVITA' PER RACCOGLIERE INNOVAZIONE
Oggi vi segnalo un evento mooolto interessante. Il 13 Ottobre prossimo Technology, Entertainment, Design, TED, torna con un nuovo appuntamento, "TEDxBologna." L’organizzazione, nata nel 1984 in California come network globale per la ricerca di «idee che meritano di essere diffuse», punta a sviluppare e condividere pensieri ed esperienze anche a livello locale, attraverso eventi con presentazioni dal vivo, performance e video-proiezioni. Passione e creatività le parole chiave di TEDxBologna. Un incontro dedicato a chi ha creduto nella propria idea ed è riuscito a creare realtà capaci di proiettare l’italianità verso prospettive future. Si succederanno sul palco, durante conferenze di 15 minuti, nomi del calibro di Francesco Baschieri, fondatore dell’innovativa radio web Spreaker, Cristiana Collu, direttrice del Mart di Rovereto, Alberto Cottica, autore di Wikicrazia e attualmente consulente del Consiglio d’Europa, Elena Favilli, recente vincitrice di Mind the Bridge con la sua app per Ipad “Timbuktu”, Flavia Marzano presidente degli Stati Generali dell’Innovazione e Advisor Board di Expo 2015, Alberto Masetti, co-fondatore del primo The HUB in Italia, David Orban, docente e consigliere della Singularity University e Cecilia Strada, presidente di Emergency. Di seguito vi posto il trailer dell'evento.
Ci sono solo 100 biglietti disponibili. Per ulteriori info visitate il sito http://www.tedxbologna.com
Michele
Ci sono solo 100 biglietti disponibili. Per ulteriori info visitate il sito http://www.tedxbologna.com
Michele
giovedì 13 settembre 2012
L'EMIGRAZIONE DELLA TV
Fin dai tempi del Carosello la televisione ha sempre rappresentato per il marketing uno strumento unico ed irrinunciabile per poter raggiungere la più numerosa fetta di pubblico possibile. Oggi la frammentazione dell'offerta televisiva, la qualità non sempre elevata dei palinsesti e la diffusione di numerosi e diversi device rendono però molto complicato scegliere se e come utilizzare questo media. Data l'importanza dell'argomento vi riporto alcuni passaggi molto interessanti di un'intervista ad Anna Bisogno, docente di Storia e linguaggio della televisione pubblicata sul blog "I confronti".
Michele
Da più parti e da lungo tempo è stata annunciata la “morte” della televisione per crisi di ascolti e di contenuti. È davvero così?
Non è così. La televisione si trova a dover esplorare nuovi territori, nel competere con gli altri mezzi di comunicazione, assumendo conformazioni diverse (...) La tv non è morta ma “solo” emigrata in un oceano di schermi, terminali, reti, portatili. Stiamo andando, cioè, verso una società senza televisione, che non scompare come tecnologia, ma in quanto medium e strumento di focalizzazione delle società moderne. Insomma, la televisione viene guardata altrove. (...)
In Italia, per affrontare gli scenari di casa nostra, il Censis rileva sì un decremento della fruizione generalista a favore delle altre tv (il digitale satellitare passa dal 27,3% al 35,4%, il digitale terrestre dal 13,4% al 28% e persino la tv mobile riesce a guadagnare quote, anche se poco significative), eppure, nonostante le nuove tecnologie/piattaforme frammentino l’audience e spostino l’attenzione sulla rete – e benché gli italiani siano fra i più avidi consumatori di social network – si evidenzia come sia ancora la tv il veicolo di gran lunga prevalente per l’informazione: quasi il 90% nel 2010 (...). Vi sono dunque buoni motivi per non lasciarsi irretire nella disputa se Internet soppianterà la televisione o viceversa: questi due mezzi, infatti, proprio grazie alla loro incompatibilità, convivranno a lungo piuttosto alleandosi che combattendosi, dimostrando che, di fatto, ogni nuovo mezzo di comunicazione non solo non soppianta il precedente ma, dopo un certo, addirittura lo rafforza. (...)
Il mutamento in corso è totalmente culturale(...).Il ruolo della televisione tradizionale è entrato in crisi anche per la sua incapacità di rinnovarsi. Ciò non significa che per risalire la china, la tv italiana debba ripartire da zero, bensì che dovrà recuperare linguaggi e formati già collettivamente condivisi sul piano sociale e culturale, così da renderli disponibili in formule e fruizioni diverse.(...)
Leggi qui l'intervista integrale.
Michele
Da più parti e da lungo tempo è stata annunciata la “morte” della televisione per crisi di ascolti e di contenuti. È davvero così?
Non è così. La televisione si trova a dover esplorare nuovi territori, nel competere con gli altri mezzi di comunicazione, assumendo conformazioni diverse (...) La tv non è morta ma “solo” emigrata in un oceano di schermi, terminali, reti, portatili. Stiamo andando, cioè, verso una società senza televisione, che non scompare come tecnologia, ma in quanto medium e strumento di focalizzazione delle società moderne. Insomma, la televisione viene guardata altrove. (...)
In Italia, per affrontare gli scenari di casa nostra, il Censis rileva sì un decremento della fruizione generalista a favore delle altre tv (il digitale satellitare passa dal 27,3% al 35,4%, il digitale terrestre dal 13,4% al 28% e persino la tv mobile riesce a guadagnare quote, anche se poco significative), eppure, nonostante le nuove tecnologie/piattaforme frammentino l’audience e spostino l’attenzione sulla rete – e benché gli italiani siano fra i più avidi consumatori di social network – si evidenzia come sia ancora la tv il veicolo di gran lunga prevalente per l’informazione: quasi il 90% nel 2010 (...). Vi sono dunque buoni motivi per non lasciarsi irretire nella disputa se Internet soppianterà la televisione o viceversa: questi due mezzi, infatti, proprio grazie alla loro incompatibilità, convivranno a lungo piuttosto alleandosi che combattendosi, dimostrando che, di fatto, ogni nuovo mezzo di comunicazione non solo non soppianta il precedente ma, dopo un certo, addirittura lo rafforza. (...)
Il mutamento in corso è totalmente culturale(...).Il ruolo della televisione tradizionale è entrato in crisi anche per la sua incapacità di rinnovarsi. Ciò non significa che per risalire la china, la tv italiana debba ripartire da zero, bensì che dovrà recuperare linguaggi e formati già collettivamente condivisi sul piano sociale e culturale, così da renderli disponibili in formule e fruizioni diverse.(...)
Leggi qui l'intervista integrale.
martedì 11 settembre 2012
IKEA: UN NUOVO SPOT PER SCALDARE IL BRAND
Ikea ha lanciato una nuova campagna di comunicazione centrata sul concetto semplice ma preciso: disporre di risorse limitate non può fermare la volontà di cambiare. Lo spot dell’agenzia 1861United con un tono emotivo e coinvolgente, ci racconta di famiglie e persone diverse tra loro che hanno deciso di fare qualcosa di attivo per cambiare, e migliorare cose e situazioni. Molto interessante è anche la scelta di cambiare il payoff aziendale (anche se credo solo temporaneamente) da "Spazio alle idee" in "Spazio alla vita". Ancora una volta Ikea dimostra come sia possibile e vincente trasformare i classici "consigli per gli acquisti" in un' occasione unica per scaldare il brand trasmettendo la sua vicinanza al target ed un sano e positivo ottimismo. Complimenti Ikea!
Michele
Michele
lunedì 10 settembre 2012
NETNOGRAFIA: LA CONFERENZA!
Il 17 settembre prossimo a Trento si incontreranno esperti di comunicazione, new media e cultura digitale per una conferenza/workshop dedicata alla Netnografia e ai suoi campi di applicazione in termini di business, come la gestione della brand reputation, la relazione con gli influencers ed il management dei processi di co-creazione con i propri pubblici. La Netnografia è lo strumento indispensabile per i manager per comprendere i motivi che spingono gli utenti a relazionarsi, ma anche ad effettuare determinate scelte di consumo piuttosto che altre.
Michele
Michele
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giovedì 6 settembre 2012
LO STRANO ABBINAMENTO COCACOLA E CUCINA ITALIANA
In questi giorni è onair il nuovo spot 2012 della Coca - Cola: "Ceniamo insieme". Sono molto combattuto nel fornire un giudizio su questa strategia di marketing adottata dalla famosa multinazionale di Atlanta. Da un lato credo sia lodevole cercare di spingere il consumo del prodotto in un contesto diverso da quello del "party" o della "bibita fresca" tentando di introdurre la Coca-Cola come elemento indispensabile della nostra cena e continuando nell'opera di glocalizzazione del brand che punta tutto sulla tradizione italiana del "cenare insieme". Dall'altro capisco anche chi come il blog Intravino scrive: "lasciateci perdere, innaffiare di Cocacola le nostre tagliatelle, gli
spaghetti con le vongole, il risotto ai porcini, la coda alla vaccinara,
la pasta e fascioli e l’abbacchio a scottadito è un crimine contro l’umanità previsto dalla Convenzione di Ginevra."
Michele
Michele
martedì 4 settembre 2012
GAMIFICATION E LOYALTY SONO REALMENTE COLLEGATE?
Ormai basta navigare anche distrattamente all'interno del mondo web per accorgersi di come siamo circondati da un insistente ed incessante canto delle sirene che prende il nome di "gamification". Molte aziende e molte agenzie hanno cavalcato questa tendenza ed utilizzano questa tecnica come arma privilegiata per creare engagement con i consumatori. Sull'argomento ho trovato un post molto interessante che ne indaga i rapporti con i meccanismi di loyalty del quale vi propongo i tratti salienti.
Michele
Di Matteo Sbarra su Innovacloud.it
Innovation Cloud torna ad occuparsi di gamification per gettare uno sguardo critico su un fenomeno in forte espansione, che sta però iniziando a sfiorare il punto di “banalizzazione” da parte di brand e agenzie. Una banalizzazione che riguarda da un lato il principale KPI proposto in relazione alla gamification, vale a dire la fidelizzazione, dall’altro le meccaniche stesse con cui vengono progettati i meccanismi gamified.
In due parole: fare gamification significa utilizzare i meccanismi tipici del gioco – punti, missioni, livelli, etc – per stimolare alcuni istinti primari di un essere umano – competizione, successo, status sociale – modificandone così il comportamento in contesti non-game (...)
Significativa è l’espressione di Antonio Tomarchio, giovanissimo fondatore e CEO di Beintoo, quando afferma che “è infatti dimostrato che le dinamiche di gioco, come la competizione e la collaborazione, possono creare la fidelizzazione dei clienti anche verso un brand commerciale”. La fidelizzazione è infatti la principale “motivazione di marketing” che viene addotta da agenzie e addetti ai lavori nel sostenere la gamification, ma di che fidelizzazione parliamo? (...) il cliente fedele è veramente quello che ha una relazione con me basata sul raggiungimento di livelli e sullo sblocco di badge e reward? Dov’è il riconoscimento di valore? E l’acquisto? O meglio, se un cliente viene da me perché ha vinto dei coupon, quanto semplice è definire il confine tra fedeltà e cherry-picking? (...)
Continua a leggere QUI.
Michele
Di Matteo Sbarra su Innovacloud.it
Innovation Cloud torna ad occuparsi di gamification per gettare uno sguardo critico su un fenomeno in forte espansione, che sta però iniziando a sfiorare il punto di “banalizzazione” da parte di brand e agenzie. Una banalizzazione che riguarda da un lato il principale KPI proposto in relazione alla gamification, vale a dire la fidelizzazione, dall’altro le meccaniche stesse con cui vengono progettati i meccanismi gamified.
In due parole: fare gamification significa utilizzare i meccanismi tipici del gioco – punti, missioni, livelli, etc – per stimolare alcuni istinti primari di un essere umano – competizione, successo, status sociale – modificandone così il comportamento in contesti non-game (...)
Significativa è l’espressione di Antonio Tomarchio, giovanissimo fondatore e CEO di Beintoo, quando afferma che “è infatti dimostrato che le dinamiche di gioco, come la competizione e la collaborazione, possono creare la fidelizzazione dei clienti anche verso un brand commerciale”. La fidelizzazione è infatti la principale “motivazione di marketing” che viene addotta da agenzie e addetti ai lavori nel sostenere la gamification, ma di che fidelizzazione parliamo? (...) il cliente fedele è veramente quello che ha una relazione con me basata sul raggiungimento di livelli e sullo sblocco di badge e reward? Dov’è il riconoscimento di valore? E l’acquisto? O meglio, se un cliente viene da me perché ha vinto dei coupon, quanto semplice è definire il confine tra fedeltà e cherry-picking? (...)
Continua a leggere QUI.
venerdì 31 agosto 2012
NUOVO CONCORSO DI IDEE PER PUBBLICITA' PROGRESSO
Oggi vi segnalo questa iniziativa interessante sia per il suo scopo sociale sia per la capacità e la voglia di stimolare il talento dei giovani italiani. Tenetela d'occhio!
Michele
Al via la sesta edizione di "On the move", concorso di idee lanciato dalla fondazione Pubblicità Progresso. L'iniziativa, realizzata con il sostegno della fondazione Cariplo in collaborazione con l'ufficio d'informazione a Milano del Parlamento Europeo, si rivolge, come già nelle precedenti edizioni, agli studenti di università, accademie, scuole di specializzazione, master e giovani laureati da non più di un anno. Il bando è rivolto a ragazzi under 30, che non abbiano maturato esperienze superiori a un anno nell'ambito della pubblicità o del giornalismo. Ai partecipanti si chiede di immaginare di essere un giornalista o un pubblicitario nel 2021, anno in cui la fondazione Pubblicità Progresso festeggerà 50 anni. Come sarà cambiata la società? Quali nuove soluzioni avranno migliorato la vita delle persone e del pianeta? Al bando si può rispondere con articoli, interviste, video interviste, inchieste e rubriche nel caso ci si metta nei panni di un giornalista e con spot, pagine pubblicitarie e banner qualora, invece, si immagini di essere un pubblicitario. Gli elaborati possono essere frutto di un lavoro individuale o di gruppo, fino a un massimo di tre persone. La partecipazione è gratuita e per rispondere al concorso c'è tempo fino al 12 ottobre 2012. Gli elaborati saranno quindi valutati da un'apposita giuria, guidata da Alberto Contri, presidente della fondazione Pubblicità Progresso. In palio ci sono un viaggio a Strasburgo a visitare il Parlamento Europeo e la pubblicazione delle opere migliori sul numero speciale di novembre di della testata digitale BuoneNotizie.it.
Michele
Al via la sesta edizione di "On the move", concorso di idee lanciato dalla fondazione Pubblicità Progresso. L'iniziativa, realizzata con il sostegno della fondazione Cariplo in collaborazione con l'ufficio d'informazione a Milano del Parlamento Europeo, si rivolge, come già nelle precedenti edizioni, agli studenti di università, accademie, scuole di specializzazione, master e giovani laureati da non più di un anno. Il bando è rivolto a ragazzi under 30, che non abbiano maturato esperienze superiori a un anno nell'ambito della pubblicità o del giornalismo. Ai partecipanti si chiede di immaginare di essere un giornalista o un pubblicitario nel 2021, anno in cui la fondazione Pubblicità Progresso festeggerà 50 anni. Come sarà cambiata la società? Quali nuove soluzioni avranno migliorato la vita delle persone e del pianeta? Al bando si può rispondere con articoli, interviste, video interviste, inchieste e rubriche nel caso ci si metta nei panni di un giornalista e con spot, pagine pubblicitarie e banner qualora, invece, si immagini di essere un pubblicitario. Gli elaborati possono essere frutto di un lavoro individuale o di gruppo, fino a un massimo di tre persone. La partecipazione è gratuita e per rispondere al concorso c'è tempo fino al 12 ottobre 2012. Gli elaborati saranno quindi valutati da un'apposita giuria, guidata da Alberto Contri, presidente della fondazione Pubblicità Progresso. In palio ci sono un viaggio a Strasburgo a visitare il Parlamento Europeo e la pubblicazione delle opere migliori sul numero speciale di novembre di della testata digitale BuoneNotizie.it.
mercoledì 29 agosto 2012
FERNANDITO E IL SAPIENTE UTILIZZO DI SOCIAL E UNCONVENTIONAL
Distillerie Branca ha deciso di lanciare un nuovo prodotto in Italia, Fernandito, cocktail
tanto popolare in Argentina (dove è nato nel 1995) da essere definito
il "cuba libre argentino". Il lancio del prodotto è stato per Branca
l'occasione per attuare una strategia di marketing e comunicazione molto
innovativa, totalmente non conventional che fa leva sui social network,
il web e il guerrilla marketing. Obiettivo più o meno dichiarato: ringiovanire il brand, ad oggi ancora molto legato all'immagine Fernet. Vi riporto una sintesi del progetto a dimostrazione del fatto che quando si hanno le idee chiare e un pò di coraggio è possibile raggiungere i propri obiettivi di posizionamento pur utilizzando tecniche e strumenti differenti.
Michele
Fernandito, il drink con la Mezcla inside, è il cocktail lanciato da Distillerie Branca in Italia con una strategia tutta digitale. Perché il web è quel mondo dove è possibile vivere nuove esperienze, dove le tendenze si incontrano per fondersi assieme, proprio come la Mezcla.
Da Aprile a Maggio la campagna di comunicazione di Fernandito ha adottato una strategia “teaser”: attraverso un profilo Facebook e Twitter e un sito dedicato (www.fernandito.it), Fernandito ha parlato ai suoi fan della Mezcla, quella forza creativa che unisce elementi tra loro diversi, il cui risultato è migliore delle singole parti. Inoltre la campagna ha promosso una nuova lingua, il Fernando, un irriverente mix di Italiano, Inglese e Spagnolo, senza svelare che Fernandito fosse in realtà un cocktail, a base di Fernet-Branca. I profili dei social network hanno riscosso subito molto successo, in particolar modo il Fernando Translator, la app di Facebook che permette di tradurre le frasi dall’italiano al Fernando. Ad integrazione della strategia digitale, nei mesi scorsi, si sono svolte attività di guerrilla marketing, per promuovere il Fernando, la Mezcla e Fernandito, in modo originale e coinvolgente. In Aprile a Milano, Torino, Bologna, Firenze e Roma, è andato in scena Mezcla Stickers: i passanti hanno avuto occasione di imparare il Fernando, grazie a delle cartoline stickers con le quali era possibile comporre frasi in Fernando. Milano, Firenze e Roma hanno invece conosciuto i Mezcla Lovers: quattro coppie di ragazzi, vestiti e truccati secondo le ultime tendenze del mix and match, hanno animato le vie e le piazze delle città, trasmettendo tutta l’energia della Mezcla. Da ultimo, in concomitanza con la Milano Design Week, Fernandito è stato offerto, per la prima volta, in degustazione a tutti coloro che passavano da via Tortona, grazie ad una attività divertente che ha riscosso molto successo.
Michele
Fernandito, il drink con la Mezcla inside, è il cocktail lanciato da Distillerie Branca in Italia con una strategia tutta digitale. Perché il web è quel mondo dove è possibile vivere nuove esperienze, dove le tendenze si incontrano per fondersi assieme, proprio come la Mezcla.
Da Aprile a Maggio la campagna di comunicazione di Fernandito ha adottato una strategia “teaser”: attraverso un profilo Facebook e Twitter e un sito dedicato (www.fernandito.it), Fernandito ha parlato ai suoi fan della Mezcla, quella forza creativa che unisce elementi tra loro diversi, il cui risultato è migliore delle singole parti. Inoltre la campagna ha promosso una nuova lingua, il Fernando, un irriverente mix di Italiano, Inglese e Spagnolo, senza svelare che Fernandito fosse in realtà un cocktail, a base di Fernet-Branca. I profili dei social network hanno riscosso subito molto successo, in particolar modo il Fernando Translator, la app di Facebook che permette di tradurre le frasi dall’italiano al Fernando. Ad integrazione della strategia digitale, nei mesi scorsi, si sono svolte attività di guerrilla marketing, per promuovere il Fernando, la Mezcla e Fernandito, in modo originale e coinvolgente. In Aprile a Milano, Torino, Bologna, Firenze e Roma, è andato in scena Mezcla Stickers: i passanti hanno avuto occasione di imparare il Fernando, grazie a delle cartoline stickers con le quali era possibile comporre frasi in Fernando. Milano, Firenze e Roma hanno invece conosciuto i Mezcla Lovers: quattro coppie di ragazzi, vestiti e truccati secondo le ultime tendenze del mix and match, hanno animato le vie e le piazze delle città, trasmettendo tutta l’energia della Mezcla. Da ultimo, in concomitanza con la Milano Design Week, Fernandito è stato offerto, per la prima volta, in degustazione a tutti coloro che passavano da via Tortona, grazie ad una attività divertente che ha riscosso molto successo.
lunedì 27 agosto 2012
BRANDING E LA SINDROME DI PIRANDELLO
Rieccomi di ritorno dalle vacanze! Come primo post vi propongo un' avvincente chiave di lettura del celebre romanzo Uno, Nessuno, Centomila in ottica branding, pubblicata da Fabrizio Senici all'interno del gruppo di discussione Branding Intelligence su Linkedin. Buona lettura!
Michele
Pirandello l'ho letto molti anni fa, e fra tutti i romanzi, me ne ricordo uno che, per la geniale semplicità del concetto di base, mi ha sempre accompagnato nel mio lavoro di consulente in comunicazione.
Il romanzo in questione e' "Uno, nessuno, centomila", pubblicato negli anni venti e che, come molti romanzi e commedie di Pirandello, raccontava dal lato della psiche umana il normale svolgersi di fatti quotidiani di personaggi che potrebbero definirsi della " porta accanto".
In sintesi la morale del romanzo ci spiega come noi siamo unici (UNO), perché e' chiaro che esprimiamo valori e comportamenti prodotti da un unico cervello e corpo.
Purtroppo o per fortuna viviamo immersi in una rete di rapporti e convenzioni sociali che fanno si che questa nostra unicità sia per così dire "interpretata" dalle molte persone con Cai veniamo in contatto. Basta una parola, un vestito, un atteggiamento, perché ciò sia accollato uno status sociale, una fede politica o una appartenenza che non sono nostri.
Ecco che allora la nostra unicità si frantuma in un gioco di specchi in molteplici unicità, ipoteticamente una per ogni persona con cui intratteniamo una relazione (CENTOMILA).
Ma, e qui sta la genialità di Pirandello, se siamo unici e veniamo visti in centomila forme diverse, il rischio e' che noi non siamo più NESSUNO.
Bello semplice e lineare, ma cosa c'entra questo con l'orientamento al brand?
Faccio un passo indietro e ricordo, a me stesso per primo, che la COERENZA e' la keyword che meglio definisce la somma delle azioni che una Azienda deve compiere per costruire e mantenere una propria IDENTITÀ DI MARCA.
Non basta enunciare valori, scriverli in una brand strategy, rappresentarli con un brand design azzeccato ecc. Ci vuole coerenza tra linguaggio e comunicazione, tra comunicazione scritta e verbale, tra comportamenti dei singoli e comportamenti aziendali.
Se questo discorso e' già abbastanza affermato nel mercato BtoC, provate a fare mente locale su quante e quali aziende che operano nel mercato BtoB, pensano alla loro immagine aziendale come fatto estetico e non rappresentativo di una coerenza di linguaggio tra valori enunciati e valori espressi.
Troppo difficile?
E' qui che sta la differenza tra un'azienda PRODUCT ORIENTED, che ha successo quando il mercato tira, quando vince la battaglia quotidiana sul prezzo, quando la valuta nazionale e' svalutata (vedi fautori del ritorno alla Lira), e una azienda BRAND ORIENTED che si vede proiettata in una competizione internazionale e che e' destinata a costruire nel tempo un successo commerciale che attraverserà mode e crisi perché avrà sempre ben chiara la rotta tracciata e da seguire.
Fabrizio Senici
Michele
Pirandello l'ho letto molti anni fa, e fra tutti i romanzi, me ne ricordo uno che, per la geniale semplicità del concetto di base, mi ha sempre accompagnato nel mio lavoro di consulente in comunicazione.
Il romanzo in questione e' "Uno, nessuno, centomila", pubblicato negli anni venti e che, come molti romanzi e commedie di Pirandello, raccontava dal lato della psiche umana il normale svolgersi di fatti quotidiani di personaggi che potrebbero definirsi della " porta accanto".
In sintesi la morale del romanzo ci spiega come noi siamo unici (UNO), perché e' chiaro che esprimiamo valori e comportamenti prodotti da un unico cervello e corpo.
Purtroppo o per fortuna viviamo immersi in una rete di rapporti e convenzioni sociali che fanno si che questa nostra unicità sia per così dire "interpretata" dalle molte persone con Cai veniamo in contatto. Basta una parola, un vestito, un atteggiamento, perché ciò sia accollato uno status sociale, una fede politica o una appartenenza che non sono nostri.
Ecco che allora la nostra unicità si frantuma in un gioco di specchi in molteplici unicità, ipoteticamente una per ogni persona con cui intratteniamo una relazione (CENTOMILA).
Ma, e qui sta la genialità di Pirandello, se siamo unici e veniamo visti in centomila forme diverse, il rischio e' che noi non siamo più NESSUNO.
Bello semplice e lineare, ma cosa c'entra questo con l'orientamento al brand?
Faccio un passo indietro e ricordo, a me stesso per primo, che la COERENZA e' la keyword che meglio definisce la somma delle azioni che una Azienda deve compiere per costruire e mantenere una propria IDENTITÀ DI MARCA.
Non basta enunciare valori, scriverli in una brand strategy, rappresentarli con un brand design azzeccato ecc. Ci vuole coerenza tra linguaggio e comunicazione, tra comunicazione scritta e verbale, tra comportamenti dei singoli e comportamenti aziendali.
Se questo discorso e' già abbastanza affermato nel mercato BtoC, provate a fare mente locale su quante e quali aziende che operano nel mercato BtoB, pensano alla loro immagine aziendale come fatto estetico e non rappresentativo di una coerenza di linguaggio tra valori enunciati e valori espressi.
Troppo difficile?
E' qui che sta la differenza tra un'azienda PRODUCT ORIENTED, che ha successo quando il mercato tira, quando vince la battaglia quotidiana sul prezzo, quando la valuta nazionale e' svalutata (vedi fautori del ritorno alla Lira), e una azienda BRAND ORIENTED che si vede proiettata in una competizione internazionale e che e' destinata a costruire nel tempo un successo commerciale che attraverserà mode e crisi perché avrà sempre ben chiara la rotta tracciata e da seguire.
Fabrizio Senici
venerdì 3 agosto 2012
BUONE VACANZE!
Da oggi il blog si ferma per circa due settimane. Il sole è caldo, il mare chiama e dunque il mio povero cervello necessità di un pò di riposo sul comodino. Vi lascio con un interessante esempio di proximity marketing abbinato a Twitter. Buone vacanze a tutti!!!!
Tratto da: Bloguerrilla
In Sud Africa basta un tweet per ricevere una lattina di tè da un distributore, è l’idea della BOS Ice Tea, che per promuovere il suo brand ha pensat a questo innovativo modo per dissetarsi.
Una volta posizionati di fronte alla vending machine, basta inviare un tweet con #BOSTWEET4T e un sistema riconoscerà la vostra presenza ringraziandovi con una lattina di tè, mentre su un display lampeggerà il vostro nome account da cui è partito il tweet stesso.
Tratto da: Bloguerrilla
In Sud Africa basta un tweet per ricevere una lattina di tè da un distributore, è l’idea della BOS Ice Tea, che per promuovere il suo brand ha pensat a questo innovativo modo per dissetarsi.
Una volta posizionati di fronte alla vending machine, basta inviare un tweet con #BOSTWEET4T e un sistema riconoscerà la vostra presenza ringraziandovi con una lattina di tè, mentre su un display lampeggerà il vostro nome account da cui è partito il tweet stesso.
mercoledì 1 agosto 2012
WEB STORYTELLING (lettura consigliata)
Oggi vi propongo una libro molto piacevole per il vostro lifetime sotto l'ombrellone. Si parla di "storytelling" ovvero quella tecnica comunicativa che deve spingere una marca a raccontare se stessa utilizzando uno stile narrativo e creando storie in grado di conquistare l'interesse dei propri consumatori. Molte case history di successo nei social media sono proprio legate alla capacità di un brand di utilizzare questo stile di comunicazione per costruire storie di marca e duqnue meglio approfondirlo con una lettura ad hoc.
Michele
Lo sviluppo travolgente del web e dei social media sta sconvolgendo molte certezze acquisite in tema di fenomeni mediali e logiche di marketing. La velocità di cambiamento è tale da lasciare indietro non solo molti manager aziendali ma anche molti analisti. In questo quadro, mentre gran parte dell'attenzione è rivolta alla novità che i social media rappresentano dal punto di vista tecnico, tende a essere trascurata un'area tematica non meno rilevante al fine di creare comunicazioni online di successo: quella dei contenuti.
Il libro interviene precisamente su questo terreno, concentrandosi su una dimensione della comunicazione di marca che è il filo rosso dell'argomentazione: lo storytelling, o meglio, tenuto conto del contesto, il web storytelling. In altre parole, l'arte e la pratica di sviluppare contenuti per la comunicazione di marca sulla rete che abbiano profondità simbolica, valore narrativo e capacità di appellarsi all'immaginario del pubblico.
L'assunto di base è che nel nuovo mondo dei social media, caratterizzato da libertà di scelta, dialogo e partecipazione, le storie conservino tutto il loro potere e lo storytelling di marca abbia nuove opportunità di ispirare i consumatori. Le aziende tuttavia devono reinterpretare profondamente il loro ruolo. L'epoca in cui storie di marca precostituite e di carattere invasivo potevano spingere in modo soddisfacente le vendite si sta esaurendo. Gli utenti del web sono sempre meno interessati a racconti unidirezionali e vogliono essere coinvolti in forme nuove di "condivisione narrativa".
Fonte: FrancoAngeli
Michele
Lo sviluppo travolgente del web e dei social media sta sconvolgendo molte certezze acquisite in tema di fenomeni mediali e logiche di marketing. La velocità di cambiamento è tale da lasciare indietro non solo molti manager aziendali ma anche molti analisti. In questo quadro, mentre gran parte dell'attenzione è rivolta alla novità che i social media rappresentano dal punto di vista tecnico, tende a essere trascurata un'area tematica non meno rilevante al fine di creare comunicazioni online di successo: quella dei contenuti.
Il libro interviene precisamente su questo terreno, concentrandosi su una dimensione della comunicazione di marca che è il filo rosso dell'argomentazione: lo storytelling, o meglio, tenuto conto del contesto, il web storytelling. In altre parole, l'arte e la pratica di sviluppare contenuti per la comunicazione di marca sulla rete che abbiano profondità simbolica, valore narrativo e capacità di appellarsi all'immaginario del pubblico.
L'assunto di base è che nel nuovo mondo dei social media, caratterizzato da libertà di scelta, dialogo e partecipazione, le storie conservino tutto il loro potere e lo storytelling di marca abbia nuove opportunità di ispirare i consumatori. Le aziende tuttavia devono reinterpretare profondamente il loro ruolo. L'epoca in cui storie di marca precostituite e di carattere invasivo potevano spingere in modo soddisfacente le vendite si sta esaurendo. Gli utenti del web sono sempre meno interessati a racconti unidirezionali e vogliono essere coinvolti in forme nuove di "condivisione narrativa".
Fonte: FrancoAngeli
lunedì 30 luglio 2012
LA RICERCA BLOGMETER SULLE FANPAGE AZIENDALI
Oggi vi riporto alcuni dati emersi da un'analisi che BlogMeter, importante società di monitoraggio delle conversazioni online, ha elaborato tenendo sotto il proprio occhio vigile per circa 2 mesi ben 200 pagine Facebook italiane afferenti a sei diverse categorie di prodotto.
Le pagine Facebook aperte da più tempo appartengono al settore Baby Products dove le mamme sono da sempre alla ricerca di informazioni utili per i propri bimbi. La palma del settore più "assiduo" nel generare contenuti spetta invece al Personal Care mentre con circa 82 like in media per ogni post il mondo Food si conferma il segmento più interessante se parliamo di engagement.
In termini generali la strategia dei brand su Facebook tende a privilegiare prima di tutto l'aggiornamento di status (57%), seguita dall'inserimento di foto (25%) e di link (14%).
Vanno in particolare segnalate le strategie di comunicazione messe in atto nel segmento Home Care dove le pagine più premiate dagli utenti sono quelle in cui il brand si rivolge a loro con il tono dell'aiutante magico, della fatina o della "Tata Lucia".. facendo leva sul nostro essere un pò tutti "casalinghe/i disperate/i".
Tra le case history più interessanti segnalate da questa ricerca e che consiglio vivamente di seguire come fonte di ispirazione ci sono:
- SoleDetersivo (Reckitt Benckiser) con i consigli domestici di Bice
- Decathlon con la sua passione per lo sport senza tanti riferimenti commerciali
- Kiko Milano con le continue news sul mondo cosmetico rivolte alle oltre 300.000 make up lover
- Dash (P&G) con la sua spiccata indole all'interazione sociale (150 like e 30 commenti di media per ogni post)
I miei complimenti pubblici vanno a tutte queste aziende e ai loro team social per aver saputo cogliere l'essenza dello strumento utilizzato attuando strategie basate su contenuti ed interazione senza compromessi.
Michele
Fonte: Gdoweek
Le pagine Facebook aperte da più tempo appartengono al settore Baby Products dove le mamme sono da sempre alla ricerca di informazioni utili per i propri bimbi. La palma del settore più "assiduo" nel generare contenuti spetta invece al Personal Care mentre con circa 82 like in media per ogni post il mondo Food si conferma il segmento più interessante se parliamo di engagement.
In termini generali la strategia dei brand su Facebook tende a privilegiare prima di tutto l'aggiornamento di status (57%), seguita dall'inserimento di foto (25%) e di link (14%).
Vanno in particolare segnalate le strategie di comunicazione messe in atto nel segmento Home Care dove le pagine più premiate dagli utenti sono quelle in cui il brand si rivolge a loro con il tono dell'aiutante magico, della fatina o della "Tata Lucia".. facendo leva sul nostro essere un pò tutti "casalinghe/i disperate/i".
Tra le case history più interessanti segnalate da questa ricerca e che consiglio vivamente di seguire come fonte di ispirazione ci sono:
- SoleDetersivo (Reckitt Benckiser) con i consigli domestici di Bice
- Decathlon con la sua passione per lo sport senza tanti riferimenti commerciali
- Kiko Milano con le continue news sul mondo cosmetico rivolte alle oltre 300.000 make up lover
- Dash (P&G) con la sua spiccata indole all'interazione sociale (150 like e 30 commenti di media per ogni post)
I miei complimenti pubblici vanno a tutte queste aziende e ai loro team social per aver saputo cogliere l'essenza dello strumento utilizzato attuando strategie basate su contenuti ed interazione senza compromessi.
Michele
Fonte: Gdoweek
venerdì 27 luglio 2012
BELLISSIMA CAMPAGNA CONTRO LA PEDOFILIA
Prendo spunto da un articolo sulle "Pubblicità che hanno scioccato il mondo" apparso sul sito Linkiesta per postare questa campagna americana contro la violenza sui minori. Da sempre la comunicazione sociale è fortunatamente un'ottima valvola di sfogo per le idee creative più originali e convincenti. Questa ne è sicuramente uno straoridinario esempio.
Michele
Michele
giovedì 26 luglio 2012
UNITED BREAKS GUITARS (LETTURA CONSIGLIATA)
Michele
martedì 24 luglio 2012
UNA REASON WHY CHE NON CONVINCE
In questi giorni ho notato in TV lo spot del Tour Operator Yalla Yalla che al di là dell'opinabile nome arabeggiante, si propone al pubblico italiano con uno spot di dubbio gusto. Per carità l'idea delle paperelle che richiamano la personalità del singolo turista non è da gettare via, anzi, ciò che NON mi convince è la frase: "Yalla Yalla ti fa sentire ovunque come a casa tua". Non so voi ma per me scegliere di intraprendere un viaggio significa voglia evadere dalla quotidianità per rilassarsi o divertirsi eccc.. se voglio sentirmi come a casa me resto a casa.. o no?
Dunque non è forse sbagliata la reason why scelta dall'azienda?
Michele
Dunque non è forse sbagliata la reason why scelta dall'azienda?
Michele
lunedì 23 luglio 2012
SOCIAL NETWORK E CUSTOMER SERVICE
Circa un mese fa è apparso su GDOWeek il resoconto di un'indagine condotta da Oracle sul rapporto customer service - conumatori e social network. Vi riporto di seguito i dati più significativi.
LA TENDENDA
I consumatori sono sempre più inclini a contattare il Customer Service tramite il canale online e in particolare, gli utenti dei social media si aspettano servizi di assistenza live rapidi.
LO SCENARIO
Il 49% dei consumatori a livello globalbe naviga e ricerca prodotti online quotidianamente. Il 55% usa i numeri verdi mentre i 55% ha utilizzato Live Chat o click to call. Oltre il 40% utilizza piattaforme come Facebook per accedere al servizio clienti.
LE ASPETTATIVE DEI CONSUMATORI
I consumatori si aspettano di poter fare affidamento su servizi di Live Help nel momento in cui si collegano al sito di un'azienda; gli altri due aspetti ritenuti essenziali sono la disponibilità di informazioni dettagliate relative al prodotti e le possibilità di accesso ai dati del proprio account personale.
INTERAZIONE SOCIAL
Un consumatore su tre si aspetta che l'azienda gli fornisca un accesso diretto al supporto clienti e agli esperti di prodotto. Pe questi consumatori nella pagina aziendale sui social media è essenziale poter fare affidamento sulla presenza di un responsabile del Customer Service in grado di fornire informazioni e aiuto dove necessario.
Michele
LA TENDENDA
I consumatori sono sempre più inclini a contattare il Customer Service tramite il canale online e in particolare, gli utenti dei social media si aspettano servizi di assistenza live rapidi.
LO SCENARIO
Il 49% dei consumatori a livello globalbe naviga e ricerca prodotti online quotidianamente. Il 55% usa i numeri verdi mentre i 55% ha utilizzato Live Chat o click to call. Oltre il 40% utilizza piattaforme come Facebook per accedere al servizio clienti.
LE ASPETTATIVE DEI CONSUMATORI
I consumatori si aspettano di poter fare affidamento su servizi di Live Help nel momento in cui si collegano al sito di un'azienda; gli altri due aspetti ritenuti essenziali sono la disponibilità di informazioni dettagliate relative al prodotti e le possibilità di accesso ai dati del proprio account personale.
INTERAZIONE SOCIAL
Un consumatore su tre si aspetta che l'azienda gli fornisca un accesso diretto al supporto clienti e agli esperti di prodotto. Pe questi consumatori nella pagina aziendale sui social media è essenziale poter fare affidamento sulla presenza di un responsabile del Customer Service in grado di fornire informazioni e aiuto dove necessario.
Michele
mercoledì 18 luglio 2012
JEAN LOUIS DAVID CERCA SU FACEBOOK I NUOVI COIFFEUR
Oggi vi parlo di un originale modo di utilizzare la community Facebook di un brand. Si tratta di "Job@JeanLouisDavid" un'applicazione Facebook dedicata alla pubblicazione di domande e offerte di lavoro relative alla storica catena francese.
Attraverso questa nuova tab, è possibile consultare direttamente sulla fan page aziendale le posizioni aperte, la tipologia di lavoro richiesta ed eventualmente proporre la propria candidatura per entrare nel team di coiffeur Jean Louis David.
In questo periodo di crisi economica è interessante vedere che esistono settori dinamici e alla costante ricerca di nuovi talenti da scoprire. Inoltre, credo che il progetto dimostri come la marca ha profondamente capito lo spirito dei social utilizzando la propria casa 2.0 non solo come luogo per fare community ma come vero e proprio strumento di servizio per i propri affiliati e per i propri fan.
Ancora una volta l'integrazione tra mondo reale e mondo online si dimostra essere un asset strategico nelle attività di social media marketing.
Conoscete altri esempi simili?
Michele
Attraverso questa nuova tab, è possibile consultare direttamente sulla fan page aziendale le posizioni aperte, la tipologia di lavoro richiesta ed eventualmente proporre la propria candidatura per entrare nel team di coiffeur Jean Louis David.
In questo periodo di crisi economica è interessante vedere che esistono settori dinamici e alla costante ricerca di nuovi talenti da scoprire. Inoltre, credo che il progetto dimostri come la marca ha profondamente capito lo spirito dei social utilizzando la propria casa 2.0 non solo come luogo per fare community ma come vero e proprio strumento di servizio per i propri affiliati e per i propri fan.
Ancora una volta l'integrazione tra mondo reale e mondo online si dimostra essere un asset strategico nelle attività di social media marketing.
Conoscete altri esempi simili?
Michele
martedì 17 luglio 2012
CHE GRAN PAGINA!
Questa mattina ho aperto la Gazzetta dello Sport e nel vedere questa pagina ho pensato "forse ieri sera ho esagerato"... poi l'occhio mi è caduto sul brand e mi sono detto "non possono averlo fatto davvero?!" E invece si, Molinari ha utiizzato il 90% della costosissima pagina intera acquistata semplicemente per esplodere una creatività a metà tra la campagna sociale e il must del prodotto (la trasparenza). Siamo subito pronti ad eleogiare le grandi campagne americane, olandesi o brasiliane sentenziando che in Italia non sia possibile dare sfogo alle idee più originali. Questa volta dobbiamo ricrederci. Complimenti sinceri ai creativi che l'hanno pensata e all'azienda che ha avuto il coraggio di approvare l'idea.
Michele
Michele
lunedì 16 luglio 2012
UN TESTIMONIAL E' PER SEMPRE
Giusto per smentire la frase "Chi non muore si rivede" arriva dal Cile una pubblicità a dir poco discutibile dove alcuni VIP ormai defunti tornano alla ribalta seppellendo altre celebrities ancora in vita. Ora, probabilmente dietro a questi concept c'è un ragionamento profondo ed un messaggio socio-culturale di altissimo livello, io però non riesco a decifrarlo. La domanda dunque nasce spontanea: che valore ha una creatività fuori dagli schemi che si accontenta di stupire, senza chiedersi se il messaggio è decodificabile con chiarezza dal destinatario?
Michele
Michele
giovedì 12 luglio 2012
QUANDO I GELATI SEMBRAVANO PIU' ITALIANI
Con questo maledetto caldo mangerei continuamente gelati però c'è qualcosa che mi impedisce di farlo. La dieta? No, la pubblicità! Sarà che sono cresciuto negli anni 80 dove tormentoni come il "Cuore di Panna" o "C'è Gigi?" davano ai gelati e all'estate in generale un sapore completamente diverso, non so, ho come la sensazione che quei gelati fossero più italiani, più vicini al mio modo di vivere la stagione calda.
Oggi i gelati vengono comunicati in modo strano (Sammontana) o terribilmente globale (Algida) e la cosa mi lascia abbastanza perplesso. Prendete il Maxibon Motta (Nestlè) come esempio.
Queto è lo spot 2012
questo è lo spot storico
Stessa spiaggia, stesso mare (forse) ma uno story telling completamente diverso che cerca di comunicare il MaxiBon con una sceneggiatura a metà tra la Vigorsol e l'Aperol Spritz.
Io non credo che sia una scelta vincente, voi cosa ne pensate?
Michele
Oggi i gelati vengono comunicati in modo strano (Sammontana) o terribilmente globale (Algida) e la cosa mi lascia abbastanza perplesso. Prendete il Maxibon Motta (Nestlè) come esempio.
Queto è lo spot 2012
questo è lo spot storico
Stessa spiaggia, stesso mare (forse) ma uno story telling completamente diverso che cerca di comunicare il MaxiBon con una sceneggiatura a metà tra la Vigorsol e l'Aperol Spritz.
Io non credo che sia una scelta vincente, voi cosa ne pensate?
Michele
mercoledì 11 luglio 2012
PINTEREST: I NUOVI CONSIGLI DI JEFFBULLAS
Il mitico Jeff Bullas torna a parlare di Pinterest e lo fa proponendoci 10 nuovi consigli semplici semplici per incrementare la propria visibilità personale e/o quella del proprio brand. Leggendoli con attenzione mi vien da pensare che ancora una volta il fattore "tempo a disposizione per" e l'asset "contenuti interessanti" siano croce e delizia della vita sul pianeta Pinterest.
Vi riassumo i miei preferiti e vi rimando all'articolo originale per una lettura più approfondita.
Michele
PINNATE I VIDEO
Non limitate la pubblicazione dei vostri video su Youtube o Vimeo. Create un link anche su Pinterest dedicandogli un board specifico. Meglio se i video pubblicati sono veri e propri tutorial.
CREATE UN PINBOARD "DIETRO LE QUINTE"
Coinvolgete tutto il team di lavoro nella condivisione di immagini che li ritraggono durante la quotidiana vita da ufficio per mostrare al mondo cosa si nasconde dietro al brand
CREATE DEI PINBOARD DEDICATI AGLI EVENTI
Se organizzate eventi per il vostro brand ricordatevi di farli vivere anche su Pinterest pubblicando le immagini più belle e significative
PINNATE LE IMMAGINI DEI VOSTRI BLOG POSTS O NEWS
Se avete un blog aziendale o pubblicate periodicamente news e newsletter utilizzate il patrimonio fotografico di quei contenuti per creare un board "news" o "social media" sul vostro account Pinterest.
CREATE UNO STAFF BOARD
Mettetici la faccia e mostrate a tutti chi lavora dietro ad un prodotto/servizio creando un board deidcato al vostro staff.
Vi riassumo i miei preferiti e vi rimando all'articolo originale per una lettura più approfondita.
Michele
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Mettetici la faccia e mostrate a tutti chi lavora dietro ad un prodotto/servizio creando un board deidcato al vostro staff.
lunedì 9 luglio 2012
LE DONNE PREFERISCONO FACEBOOK
Oggi vi propongo alcuni passaggi dell'analisi condotta dal centro media Starcom Italia. Molto interessante è il dato sulle differenti aspettative che i tre macro target indagati, uomini-donne-teen ripongono nei confronti dei brand che desiderano coinvogerli attraverso attività di comunicazione "social". Sul fatto che le donne preferiscono Facebook, basta controllare le principali aziende del mondo fashion & beauty per rendersi conto di quali potenzialità di branding sono collegate ad un utilizzo strategico di questo strumento.
Michele
Le donne in genere preferiscono Facebook, gli uomini twitter e YouTube, mentre google+ e LinkedIn sono utilizzati principalmente da un pubblico adulto, che comunque è quello più numeroso: insomma per ogni tipo di consumatore si può trovare un social network di riferimento. Un universo, questo, in cui i brand possono farsi pubblicità, a patto di calibrare il proprio stile di comunicazione (...).
Gli utenti dei social network si dividono equamente tra donne e uomini online, e tutti condividono la predilezione, a livello di contenuti, per amicizia, musica e video (per il pubblico maschile si aggiunge lo sport), ma c'è qualche differenza per quanto riguarda le preferenze in fatto di comunicazione dei brand. Il 48% degli uomini utilizzatori di social network pensa infatti che la pubblicità sul web debba essere coerente con il sito che la ospita, mentre il 34% delle donne apprezza la comunicazione dei brand quando è semplice e immediata. Per i 14-19enni i messaggi dei marchi devono essere divertenti e ironici; per i 18-24enni quello che conta è invece la proposta di offerte speciali e promozioni. «Non a caso abbiamo riscontrato che il 29% degli utenti che usa i social network ritiene, grazie a essi, di informarsi meglio sugli acquisti e di essere un consumatore più esperto» (...)
Dice Sara Buluggiu, digital director di Starcom Italia. «Un fatto interessante per i brand che comunicano su questi media è che se è vero che i giovani 14-29enni sono i più social, è da notare che la maggiore crescita nella penetrazione si è registrata tra i 45-54enni e fra gli over 55, ovvero fasce molto importanti». (...)
Continua a leggere su Italiaoggi
Michele
Le donne in genere preferiscono Facebook, gli uomini twitter e YouTube, mentre google+ e LinkedIn sono utilizzati principalmente da un pubblico adulto, che comunque è quello più numeroso: insomma per ogni tipo di consumatore si può trovare un social network di riferimento. Un universo, questo, in cui i brand possono farsi pubblicità, a patto di calibrare il proprio stile di comunicazione (...).
Gli utenti dei social network si dividono equamente tra donne e uomini online, e tutti condividono la predilezione, a livello di contenuti, per amicizia, musica e video (per il pubblico maschile si aggiunge lo sport), ma c'è qualche differenza per quanto riguarda le preferenze in fatto di comunicazione dei brand. Il 48% degli uomini utilizzatori di social network pensa infatti che la pubblicità sul web debba essere coerente con il sito che la ospita, mentre il 34% delle donne apprezza la comunicazione dei brand quando è semplice e immediata. Per i 14-19enni i messaggi dei marchi devono essere divertenti e ironici; per i 18-24enni quello che conta è invece la proposta di offerte speciali e promozioni. «Non a caso abbiamo riscontrato che il 29% degli utenti che usa i social network ritiene, grazie a essi, di informarsi meglio sugli acquisti e di essere un consumatore più esperto» (...)
Dice Sara Buluggiu, digital director di Starcom Italia. «Un fatto interessante per i brand che comunicano su questi media è che se è vero che i giovani 14-29enni sono i più social, è da notare che la maggiore crescita nella penetrazione si è registrata tra i 45-54enni e fra gli over 55, ovvero fasce molto importanti». (...)
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